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Sapore di Virna
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Due o tre cose su Virna Lisi. Certo è stata bellissima, forse è stata la più bella tra le nostre attrici del secondo dopoguerra per quello scandaloso equilibrio di malizia e distensione, sensualità e quotidianità. Forse, però, la sua caratteristica preminente è stata l’indipendenza professionale. È stata l’attrice più autonoma del nostro cinema. La meno legata a vincoli produttivi, ad autori di riferimento e a generi prestabiliti. (Ed escludo, per vari motivi, l’ultimo periodo prettamente televisivo, in cui fu protagonista di molti melodrammoni trash sotto l’egida della coppia Tarallo-Losito).

 

 

Virna Lisi nasce attrice con i Napoli-movie dei Rondinella e i drammi popolari dei vari Bianchi Montero e Capuano e poi spicca il volo con la stranissima accoppiata Citto Maselli (La donna del giorno) e Carosello («con quella bocca può dire ciò che vuole»). Lungo gli anni sessanta si presenta come domestica femme fatale di Mastroianni (Casanova ’70), Manfredi (il mitico episodio censuratissimo de Le bambole) fino al ruolo chiave della cassiera nel memorabile Signore & signori di Pietro Germi, in cui fa perdere la testa al goffo e represso Gaston Moschin. Finisce in America, recita in un film con Jack Lemmon e torna in Italia stanca delle solite proposte degli studios, che la vogliono bionda e scema.

 

Il post-America di Virna Lisi è costellato di interpretazioni maiuscole, ma l’elemento più importante, lo ribadisco, è l’autonomia recitativa, che la porterà ad esplorare qualunque genere e qualunque produzione, anche la più modesta. E così, accanto a lacrima-movie con divi in disarmo (L’albero di Natale), grosse produzioni un po’ sguaiate (Il segreto di Santa Vittoria, Barbablù) e film per ragazzi buoni per tutte le stagioni (Zanna bianca), ecco una serie di lavori d’altissimo profilo.

 

 

Mi piace sempre ricordare il dimenticato Tenderly, tentativo in parte più che riuscito di commedia sofisticata all’americana, regia di Franco Brusati e cast pazzesco (George Segal, Lila Kedrova, Akim Tamiroff, Paola Pitagora) tra trip sessantottini e romanticherie buffe. Roma bene di Carlo Lizzani, sorta di Grande bellezza ante litteram in cui è una nobildonna romana che anticipa il cafonal dei giorni nostri. E gli anni settanta sono dominati dall’incredibile caratterizzazione dell’instabile sorella di Nietzsche in Al di là del bene e del male, con cui, per la prima volta, sacrifica la sfacciata bellezza per lasciar emergere le tinte oscure d’una recitazione per certi versi inattesa.

 

Nel corso degli anni ottanta, altri quattro ruoli da ricordare. La spettacolare Wilma Malinverni, cantante decaduta e decadente del melodrammissimo di Alberto Lattuada La cicala. Adriana, la signora Robinson de’ noartri, seduttrice involontaria e poetessa discutibile, del più bel film dei fratelli Vanzina, Sapore di mare. La struggente madre di Ettore Majorana nel bellissimo I ragazzi di via Panisperna di Gianni Amelio. E l’anziana moglie che deve forzatamente separarsi dal marito nel delicato epilogo di Luigi Comencini, Buon Natale… buon anno.

 

 

La consacrazione mondiale avviene nel novantaquattro, con l’inaspettato trionfo a Cannes con La regina Margot, nel tremendo ruolo di Caterina de’ Medici, rifiutato da Monica Vitti e Giulietta Masina. Qui Virna Lisi offre il meglio di sé e la sintesi del suo percorso: immolazione della bellezza sull’altare dell’arte recitativa, inquietudine che si palesa tra le rughe d’un volto elegantissimo, sottile follia che emerge nei mezzi toni e negli acuti della sua voce roca e caldissima. Cristina Comencini le offrirà due parti prima nel mediocre Va’ dove ti porta il cuore, in cui è tuttavia meravigliosa come straziante nonna col complesso di colpa, e nell’irrisolto Il più bel giorno della mia vita, ultima matrona sul grande schermo prima di Latin lover, che uscirà postumo a marzo.

 

Commedia romantica, tragedia biografica, film per ragazzi, commedia all’italiana, lacrima-movie, melodrammi familiari, drammi storici. Germi, Brusati, Lizzani, Comencini, Lattuada, Losey, Amelio, Chéreau, Festa Campanile, Bolognini, Fulci, Kramer, Young. Mastroianni, Manfredi, Moschin, Sordi, Franciosa, Albertazzi, Ferzetti, Totò, Rascel, Fabrizi, Serrault, Burton, Brynner. Non ha mai avuto bisogno di relegarsi in un mondo chiuso, ha sempre viaggiato nel cinema con la curiosità e la professionalità delle vere dive d’altri tempi. Un’attrice grande.

 

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