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Il Semaforo - Numero 15
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Emmanuelle Béart

My Mistress (2014): Emmanuelle Béart

 

Il semaforo nasce come momento di pura evasione. Non c’è critica né approfondimento ma solo la sana e consapevole libidine di ciarlare del nulla, di sfogarsi di seguito ad un’intensa settimana cinematografica fatta di uscite in sala, film in televisione, dichiarazioni sui giornali ed inevitabili polemiche. Ogni fine settimana film o personaggi saranno presi di mira o premiati per qualcosa che li riguarda. Il meccanismo è semplice: tre semafori rossi per qualcosa da bocciare, tre gialli per qualcosa che ci ha lasciati perplessi e tre verdi per qualcosa da premiare. In più, ai semafori potrebbero aggiungersi anche due pass speciali, uno positivo chiamato All Access e uno negativo denominato No Entry, concessi in via del tutto eccezionale a chi si è distinto notevolmente per un verso o per l’altro. Nello spazio commenti, chiunque può contribuire a dire la sua durante l’arco della settimana e vedere il weekend successivo la propria osservazione passare sotto i riflettori per un confronto più ampio.

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Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie: In un momento in cui il mondo è martoriato da una guerra illogica in Medio-Oriente, il blockbuster fantascientifico di Matt Reeves aiuta a riflettere con leggerezza (ma non così tanta come in molti immaginano) sul conflitto tra diverse razze. Hollywood, ogni tanto, ricorda di avere un’etica.

 

Elsa & Fred: Da un po’ si erano perse le tracce di Michael Radford, il regista di Il postino. Dopo le disavventure produttive legate al film spagnolo La mula, il cineasta si ripresenta al pubblico con una commedia girata per gran parte in Italia. Protagonisti ne sono Christopher Plummer e Shirley MacLaine, al centro di una storia d’amore tra ottantenni sullo sfondo di La dolce vita di Federico Fellini: non è mai tardi per amare e per rituffarsi nella Fontana di Trevi.

 

The Assassin: Hou Hsiao-hsien lavora da almeno quattro anni al suo nuovo wuxia. E da quattro anni si rincorrono le voci di una sua partecipazione ai vari festival di mezzo mondo. Con relativa certezza, possiamo anticiparvi che il film si vedrà a breve (forse già a Venezia) e prova ne è la prima foto ufficiale finalmente distribuita dal venditore internazionale.

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Métamorphoses: Christophe Honoré si dà alla letteratura classica. Il regista di Les bien-aimes e di Homme au bain pesca storie dalle Metamorfosi di Ovidio e le adatta in un contesto moderno. L’uscita francese è prevista per il 3 settembre, data che indica un sicuro passaggio veneziano. L’operazione ci sembra sulla carta ardita, aspettiamo di vederne il risultato.

 

Hungry Hearts: Tutti aspettano Saverio Costanzo al varco. Il figlio del più noto Maurizio ha pronto il suo adattamento del romanzo Il bambino indaco di Mario Franzoso ed è dato per certo come terzo italiano in concorso a Venezia. Prima di dedicarsi alla trasposizione di Limonov, Costanzo ha girato talmente in segreto che fino ad oggi nessuno ha ricevuto materiale sull’opera. Nemmeno una foto che sia una.

 

Perfidia: Più che all’opera seconda di Angius (il cui SaGrascia è circolato talmente in poche sale che nessuno ha potuto vederlo), il semaforo è da attribuire alla scarsa rilevanza che i media italiani hanno riservato al Festival di Locarno. Eppure di italiani ce ne sono tanti: da Angius a Pannone, passando per Yuri Ancarani, ogni sezione ha il suo italiano in cartellone.

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Richard Gere: Ora non si capisce perché per parlare dell’attore occorra ripescare una foto degli esordi in cui si mostra come mamma l’ha fatto e senza alcuna censura. Eppure, era ospite al Giffoni Film Festival, un contesto in cui si sarebbe potuto parlare di altro.

 

The Amazing Spider-man: Roberto Orci ha ufficialmente lasciato la saga dell’Uomo Ragno. Sceneggiatore dei primi due capitoli del reboot, Orci ha preferito dedicarsi ad altri progetti, sembra per divergenze legate alla deriva presa dalle storie con il capitolo 2 e alla fredda accoglienza della critica. Speriamo che il suo gesto sia da monito a chi verrà dopo: non basta un super-eroe per fare un buon film.

 

Torneranno i prati: Chi si aspettava di vedere il nuovo film di Ermanno Olmi al prossimo festival di Venezia rimarrà deluso. Nonostante Barbera abbia tentato di convincere il regista per un passaggio fuori concorso, Olmi non ha lasciato speranze: il suo film non si vedrà prima del 4 novembre, data cruciale per la Prima guerra mondiale da lui raccontata. Muller e il festival di Roma adesso ci sperano.

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My Mistress: Ammettiamolo pure. La chirurgia estetica ha deturpato il volto di Emmanuelle Béart ma il suo fascino rimane inalterato. Basta vederla nelle immagini che la vogliono milf sadomaso in My Mistress, intenta a inguaiare un adolescente, per voler da lei molti baci sulla bocca, parafrasando il celebre titolo di Techné di cui è stata protagonista.

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Sharon Stone: Che la bella attrice americana attesa in Un ragazzo d’oro di Avati (in uscita il 18 settembre) se ne faccia una ragione: se non fosse stato per l’accavallamento di gambe in Basic Instinct non sarebbe dov’è oggi. Inutile che a distanza di anni recrimini ancora qualcosa: ci ha marciato sopra – e parecchio – anche lei e tornarci sù per qualche lancio di agenzia in più ci pare più che sciocco e strumentale.

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