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Il piccolo schermo racconta - Il giorno del destino
di Neve Che Vola
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PREFAZIONE (liberamente da Ferruccio B. Busoni)

 

Riducendo a breve racconto - solo uno schizzo - queste opere dell'ingegno umano al suo meglio, l'autore è stato animato molto meno dall'intenzione di fornir un saggio dell'arte del tratteggiare con brevi ma decisi colpi di pennello, che dal desiderio di interessare il gran pubblico - in particolare i giovani in formazione - a questi memorabili capolavori così densi di arte, emozione e fantasia dei maestri del racconto visivo, e nel contempo di destare poco a poco nella cerchia di coloro che amano il grande cinema il desiderio di conoscere ugualmente le altre opere di questo genere, che superano certamente il centinaio.

 

N. C. V.

 

 

Se siete sopravvissuti in posti dove il Signore non ha mai messo piede.... se siete sopravvissuti ai sicari che la mafia vi ha messo alle calcagna.... se siete dei coraggiosi pronti ad affrontare ogni triste realtà... allora forse siete pronti ad affrontare

 

IL GIORNO DEL DESTINO

 

Un giorno come tanti del 1963, a New York.

Clete Vine ha appena comprato una copia del New York Sentinel. Si ferma incapace di proseguire. Ha posato gli occhi sulla prima pagina, sul titolo a grossi caratteri:

 

"Il boss di una banda di Brooklin ucciso da una banda rivale".

 

 

- Ecco qual'è stata la sua fine: è stato ucciso al volante della sua grossa macchina, il re dei rackets ! E' morto la notte scorsa, ma il destino aveva premuto il grilletto di quell'arma 35 anni fa. Accadde esattamente 35 anni fa, a Brooklin, io ero ancora un ragazzo...

 

 

35 anni prima Ignace Kovacs e Clete Vine stavano ammirando la bella auto del signor Rose, un pericoloso gangster. Ignace era un ragazzo basso e grassottello, un umile immigrato di origini italiane, mentre Clete era assai più alto e di bell'aspetto. Erano molto amici, e furono beccati insieme quel giorno, mentre gironzolavano intorno a quell'auto.

 

 

Joe, l'autista di Rose, li stava tenendo per la collottola, ma il gangster gli disse che poteva bastare, e di lasciarli andare.

 

- Provate solo a mettermi una mano addosso e lo dico a mio padre!

 

Al gangster non dispiaque il temperamento del piccolo immigrato.

I due ragazzi incontrarono il padre di Iggy poco dopo, e senza rivelare l'accaduto, Iggy gli chiese

- Papà, se ci fosse qualcuno che volesse darmele, tu lo conceresti per le feste, vero? E metti il caso che fossero in due, due persone grandi...che faresti?

- Be', non permetterei a nessuno di farti del male.

 

 

Il padre di Iggy era un ottimo giocatore di baseball, ed Iggy lo ammirava.

 

Quella sera, i due ragazzi andarono al campo di golf per vedere se riuscivano a trovare delle palle perdute nel torrentello lì vicino: potevano valere anche 15 cents l'una. Fu proprio mentre si trovavano li', che videro, non visti, Rose ed il suo autista picchiare selvaggiamente un uomo, per poi abbandonarlo malconcio e svenuto sul terreno. Quindi se ne andarono.

 

 

Iggy aveva un animo naturalmente disposto alla giustizia, e si lasciò trasportare dai sentimenti.

 

- Non è giusto , non può difendersi, sono due contro uno ! Sono dei vigliacchi, delle sporche carogne !

 

Clete se ne stava già andando, quando Iggy lo rimproverò: - Vorresti lasciar li' quel poveraccio senza aiutarlo?

- Si è messo nei guai de sè !

- Ti pare giusto picchiare una persona in quel modo?

- No, però non voglio immischiarmi in questa faccenda !

- Lo dici perchè te la fai sotto dalla paura !

 

Iggy accorse, ma l'uomo, che si stava riprendendo, gli rispose stizzito.

 

- Fatti gli affari tuoi !

 

Iggy, sempre più preda dell'odio per le ingiustizie e la violenza, non voleva demordere, e dopo essersi allontanato con l'amico, si sfogò: - Quello ha paura. Non denuncerà mai l'accaduto perchè ha paura ! Io sono un testimone, ho visto tutto quel che è successo. Io non ho paura, e non permetterò che il signor Rose continui a fare il prepotente con quelli che non si possono difendere !

 

Alla fine riuscì a convincere anche Clete sulla necessità di recarsi al posto di polizia, tanto Clete sarebbe partito il giorno successivo e tutto sarebbe stato presto solo un ricordo, perchè andava a stare in città.

Iggy, spinto dal sentimento offeso, riuscì a convincere anche il capo della polizia, che convocò sia il signor Rose che il padre del piccolo.

- Aspetta che arrivi mio padre, e poi vedrai !

 

 

Il signor Rose si dimostrò molto indulgente verso il ragazzo, e disse che si trattava solo di una ragazzata, fatta per vendicarsi dell'episodio della macchina. Quando Iggy si rivolse a suo padre, aveva le lacrime agli occhi e la voce flebile:

 

- Almeno tu mi devi credere...

 

 

Il padre, dopo aver dato una occhiata timorosa al gangster, assunse un atteggiamento severo.

 

- Iggy, non voglio che si ripeta mai più una cosa del genere ! Voglio che lasci in pace il signor Rose !

 

Udite parole, Iggy si sentì morire, e si sedette in preda allo sconforto. Il signor Rose gli andò accanto e lo consolò con una banconota.

 

- Ecco, vedi Iggy, non ce l'ho con te...anzi, se vuoi guadagnare qualcosa, fatti vedere dalle mie parti: io pago bene chi lavora per me, mi piacciono i tipi in gamba.

 

 

Il poliziotto finì l'opera.

 

- Non ne vale la pena, Iggy, di fare tante storie!

 

In strada, i due amici passeggiavano da soli, senza parlare. Si fermarono, e Clete ruppe il silenzio.

 

 

 

- Allora non ci vedremo più, perchè domani parto. Dovresti essere contento, voglio dire... in fondo per te è andata bene.

- Che cosa?

- Bè, il signor Rose ti ha dato un dollaro. No? È come se avessi trovato almeno venti delle palle da golf. Non è così, forse?

- Sì, è come se avessi trovato una mazza da golf nuova. Accompagnami al negozio, vado a comprarla.

- No, non posso, è tardi, mio padre mi starà aspettando sulla porta. Ma come puoi conprare una mazza da golf per un dollaro? costava dieci dollari.

- quanti sono?

 

Iggy gli mostrò la banconota.

 

 

- Ehi, ti ha dato 10 dollari ! Sono tanti. ti rendi conto, se lo sa tuo padre si arrabbia perchè te ne ha dati troppi.

- Hai detto mio padre? - lo interruppe Iggy con rabbia. - Lo sai cosa faccio se prova a prendermeli? Io glielo dico al signor Rose, e poi vedrai cosa succede a mio padre ! Vedrai come lo metterà a posto !

 

Iggy cominciò a correre via, fermandosi, con cadenza regolare, ad ogni lampione, e continuava a ripetere: - Lo vedrai, lo vedrai ! - fino a che scomparve.

 

 

 

Fu l'ultima volta che Clete vide Iggy.

 

 

- Fu l'ultima volta che lo vidi, ed oggi lo rivedo per la prima volta, qui, dopo tanto tempo, su questo giornale.

 

 

Nella vita di ognuno di noi è segnato il giorno del destino: è già stato scritto da qualche parte, il modo in cui la morte coglierà la nostra vita. 35 anni fa, il destino ha premuto il grilletto dell'arma che doveva uccidere Iggy Kovacs...e il proiettile ha aspettato fin da quel momento prima di raggiungere la sua vittima. E oggi ha colpito! Ma quel giorno, tanto tempo fa... è stato il giorno del destino.

 

 

 

 

Alfred Hitchcock Presenta, St. 5, Ep. 20 (14 Febbraio 1960)

Day of the Bullet  [Il giorno della pallottola]

Regia: Norman Lloyd

 

Bill S. Ballinger (teleplay)

Stanley Ellin (storia)

 

John Craven ... Clete Vine
Barry Gordon ... Ignace 'Iggy' Kovacs
Glenn Walken ... Clete Vine da ragazzo
Dennis Patrick ... Mr. Rose
Biff Elliot     ... Mr. Kovacs
Harry Landers ... Joe
Clegg Hoyt ... Sergente
Sam Gilman ... Poliziotto
David Fresco ... Vittima dell'assalto

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