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Appunti sul concetto di cult e sui cult movies
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Cult - è quasi inutile dirlo - viene dalla parola inglese che traduce l’italiano culto. Quello che non è così scontato è che in inglese però la parola ha un’accezione leggermente diversa dalla nostra. Cult in inglese - fuori dal contesto specifico di “un oggetto diventato cult” - è vagamente negativa. I cults sono le idolatrie, i culti delle sette, cose così. Sono cose pericolose: lavaggi del cervello, deviazioni dalla retta via... Non serve molto qui e ora ma vale la pena saperlo e tenerlo lì. 

Un aneddoto curioso. Un tempo lavoravo alla realizzazione per DeAgostini di un prodotto sulla serie classica di Star Trek©: producevo e curavo il fascicolo che andava abbinato alle VHS con la collezione degli episodi. Star Trek© - che è assolutamente oggetto di culto e che in effetti ha generato una vera e propria setta di adorabili pazzoidi, i trekkies, - è proprietà della Paramount che esercita un controllo totale su qualsiasi cosa venga prodotta che riguardi l’universo di Star Trek©. Noi dovevamo scrivere, impaginare i fascicoli e poi li facevamo tradurre e li mandavamo a loro per l’approvazione. In uno di questi una volte scrivemmo qualcosa tipo: “La serie cult”. Loro ci vietarono tassativamente l’uso della parola cult in abbinamento a Star Trek©. In nessun modo quella parola doveva apparire (e vagli a spiegare che noi la usavamo in inglese e che quindi non c’era nessuna connessione reale semantica in italiano con il “culto” religioso). Ma la paura di essere associati a una setta in America è una cosa seria, forse dalla setta di Moon in poi, chissà. (ah tra le altre cose Star Trek© doveva essere scritto ogni santa volta così... mi è rimasto: poi parlano di lavaggi del cervello).

Comunque sia questa cosa ci introduce a un primo ottimo, eccezionale esempio di oggetto di culto. Star Trek (e da ora in poi, sorry Paramount, niente più trademark) è stato un eccezionale oggetto di culto per una intera generazione. Non so se sia stato il primo esempio di “oggetto di culto” (nel senso che indaghiamo), ma di certo è stato eccezionale, per ampiezza, forza e portata. Al punto che ancora oggi, dopo quasi 50 anni, ancora si producono film di Star Trek. 

Osservare Star Trek ci permette di fare molte considerazioni sulla natura dei fenomeni Cult. La prima è questa.

GLI OGGETTI CULT SONO IMPREVEDIBILI

Nessuno può sapere cosa diventerà Cult. Il successo magari si costruisce a tavolino. Il Cult no: arriva. La serie classica di Star Trek nacque nel 1966 e non fu un grande successo all’inizio. Al punto che dopo due stagioni la NBC pensò di cancellarla. Ma il gruppo che era diventato agguerritissimo (anche se non ancora così esteso) dei fan fece un tale baccano, manifestando per le strade e facendosi sentire e vedere in ogni modo, che i dirigenti rinunciarono alla cancellazione (forti anche della pubblicità che così si era generata). E i fan con le orecchie a punta tipo Spock ebbero vinta la loro battaglia. La cosa oggi ha preso anche dimensioni incredibili. Roba che in confronto i trekkies con i loro cartelli erano dei dilettanti. I fan possono addirittura riunirsi per far nascere un film dalla loro serie preferita. È il caso di Veronica Mars, ad esempio, con i fan che si sono associati hanno raccolto 5.000.000 (CINQUE MILIONI) di dollari per fare uno spin-off dalla loro serie preferita. 

Questa vicenda ci permette anche di vedere un’altro aspetto dei fenomeni cult, o almeno di quelli di un certo tipo. È l’aspetto che sotto sotto la Paramount teme - pur alimentandolo (e mangiandoci sopra, of course). 

Alcuni “oggetti Cult” creano identità. 

Diventano icone che generano appartenenza. Non vale per tutti. È vero. Ma vale per i più forti tra loro, per quelli che danno più coesione. Questo è vero forse a più livelli. L’appartenenza può essere identificata da una semplice pin su una giacca (la immagino di pelle in questo momento). Può essere la condivisione di alcuni momenti. Può essere anche solo l’acquisto di una fanzine. Ma può invadere l’intera vita del soggetto, che rinasce all’interno del gruppo dei fans. Certo quando diciamo fans ci dimentichiamo un po’ che la parola viene da fanatico e da fanatismo. I fanatici fanno paura, i fans molta meno. Non parleremo qui di fanatismo non ci interessa. Ma non si può non dimenticare che a volte la differenza è di grado. I fans giocano, i fanatici spesso no, ma a livello puramente strutturale sono un po’ la stessa cosa. Idolatrano. 

IL CULT SONO IO 

Il tema dell’appartenenza si adatta bene ad alcuni oggetti di culto, meno ad altri. Il fatto è che definire esattamente la categoria “Cult” non è un compito facile: si tratta di un genere davvero eclettico. Di certo c’è un fattore di appartenenza per tutte le opere che sono state di riferimento per una generazione. Per i film è facile vedere questo in pellicole come La rabbia giovane (Badlands 1973, straordinario primo film di Terrence Malick, al primo posto nella classifica dei film cult stilata da RottenTomatoes.com, uno dei siti di riferimento mondiali del cinema). Vale anche per i deanager (gioco di parole tra James Dean e teenager), che impazzirono per Gioventù bruciata, per quelli che videro nel Brando di Fronte del porto un mito di riferimento, ma anche per Grease e La febbre del sabato sera, per stare più leggeri. E via dicendo: la lista è interminabile.

Lo stesso si può dire per i libri, anche se con i libri il rapporto è forse più personale. Ma Il giovane Holden è stato un viatico generazionale e un intramontabile libro di culto. Anche On the Road fa parte di questo filone. E pure Lo zen e l’arte di manutenzione della motocicletta e il ciclo dei romanzi/saggi sullo sciamanesimo yaqui di Carlos Castaneda. Ma se ci spingiamo al di là dei romanzi per esempio c’è stato un celebre libro di puericultura, Il bambino. Come si cura e come si alleva, del 1946, che è stato un vero cult tra le mamme dei baby boomers. Al punto che in questo caso l’appartenenza, magari non desiderata, è quella dei figli che sono stati tirati su seguendo il suo permissivo metodo (messo poi in grande discussione, anche da lui stesso). Per la musica poi la questione identitaria è vera a tal punto che vale quasi per tutti i gruppi rock e dei suoi sottogeneri e derivati. E vale sia per i singoli artisti (forse un po’ meno, ma insomma) sia soprattutto per i gruppi. A un concerto dei Kiss è facile vedere gente truccata come i musicisti, e i ragazzi di certi gruppo punk sono una nerovestita massa omogenea. Ma mi sono stupito assai a un concerto dell’ex band di Zappa che suonava con il figlio di Zappa, Dweezil. Girandosi verso il pubblico anziché verso il palco, saltavano fuori pian piano tutti i believers, i credenti: capelli lunghi, codino, pizzo. Quando vedi tutti insieme i vecchi fan di Zappa capisci che alcuni di loro hanno tentato l’operazione estrema: divenire il loro stesso oggetto di cult. Trasformarsi in Lui. Roba davvero mistica. 

ECLETTICA 

La verità è che se si va a vedere cosa è diventato “cult” si capisce che un vero e proprio genere non c’è. Anzi, c’è praticamente di tutto. E allora lo sforzo semmai, in questa gigantesca accozzaglia di oggetti differenti, è cercare di rinvenire delle regolarità Prendiamo il cinema che in questo è imbattibile. Prima ancora di parlare di singoli film, pensiamo ai generi e ai sottogeneri che spesso raccolgono un alto numero di opere “cult”. Si nota subito che c’è anche tantissima “robaccia”, non esattamente cose da educande.

  • film horror in genere
  • film di fantascienza in genere
  • splatterpunk
  • i cosiddetti “mondo” film (pseudodocumentari anni ’70 che con la scusa di far vedere lo strano e l’orribile mescolavano sesso, crudeltà, cannibalismo e altre cose terribili
  • film di arti marziali (ma non i wuxia laccati e fighi di oggi e del dopo-Matrix, quelli vecchi, giapponesi anni ’60 e ’70)
  • film di mostri e robot assurdi
  • film “andati a male”, opere talmente brutte da essere considerate ridicolmente geniali
  • film softcore (ma anche Gola profonda che certo soft non era, ci sta dentro).

Naturalmente qui stiamo parlando di veri e proprio cult cinefili, perché se chiedi in giro quali sono secondo la gente i film cult ti vengono restituiti anche titoli assai differenti. Magari uno dice i film di Kubrick, l’altro dice Top Gun, e l’altro ancora Ghost o Nove settimane e 1/2... Ma spesso si confondono con i film cult i film di grande successo. Oppure i film che hanno segnato la storia personale di ciascuno di noi. E spesso si confondono le “scene cult” che sono presenti qua e là in tanti film che poi di per sé, per intero, tanto cult non sono. Un paio di esempi? L’orgasmo simulato di Meg Ryan in Harry, ti presento Sally è indubbiamente cult, ma il film intero è solo una riuscita e datata commedia sentimentale. La scena di Totò e Peppino che chiedono lumi al vigile milanese lo è, come no, ma chi si ricorda davvero in che film è e qual era la trama? Molti meno di quelli che la ricordano. Quindi, tolti di mezzo i “filmoni” che sono una cosa diversa dai cult, ecco che restano i minori, gli strani, gli storti, i sbagliati. In qualche modo i film “diversi”, da scoprire. Idem con la musica. Bob Dylan, Bob Marley, i Rolling Stones, i Beatles... non sono cult. Anche se idolatrati, anche se colossali. Ma nemmeno Vasco lo è. I Joy Division sì. I Magma di Christian Vander pure (magari di questi poi ne parliamo, sono unici). Forse anche i Grateful Dead per dire un nome più noto. E una valanga di altri nomi anche ignoti, appunto perché di culto. Chi li conosce? I pochi che condividono il culto, appunto. E qui allora veniamo a un aspetto davvero importante. L’oggetto Cult è indipendente dal suo successo: anzi, in qualche modo l’oggetto Cult NON deve essere di successo. Deve essere accessibile, magari ci ha pure provato (ad avere successo) ma... non ce l’ha fatta Non almeno nel modo in cui si intende il successo, quello vero: grande distribuzione, tanti soldi. E, se facciamo caso alla lista dei generi dei film che abbiamo citato possiamo anche dire una cosa sorprendente ma vera. L’oggetto Cult è indipendente dalla sua qualità intrinseca. È al di là del bene e del male.

CULT E MAINSTREAM 

L’essere oggetti controversi è spesso quindi una caratteristica del cult. Difficilmente un prodotto “mainstream” può accedere alla categoria Cult. E se lo è è perché ha in sé qualcosa degli aspetti fondamentalmente trasgressivi e antagonisti che gli oggetti Cult possiedono. È il caso, splendido, di Rocky Horror Pictures Show, che fu prodotto dalla 20th Century Fox. Vale anche per Arancia Meccanica. Ma se fate caso anche per Brazil (dove l’antagonismo al sistema e la trasgressione sono fortissimi nella figura splendida di Mr. Tuttle, l’idraulico-terrorista che riempie di merda il mondo scambiando tubi. Del resto i Monthy Phyton - e Terry Gilliam con loro - sono sempre stati assolutamente cult.). Caso forse a parte è Blade Runner. Ma solo di poco perché qualcosa nella sua estetica cyberpunk risuona perfettamente con l’estetica cult. Perché costruì un mondo dove Hopper e Moebius convivevano (e anche se qui non ne parliamo per mia poca conoscenza del mondo dei comics, è chiaro che il fumetto è zeppo di cult: anzi forse il fumetto è addirittura la più cult delle arti). E poi perché Philip K. Dick è scrittore cult per eccellenza. Che poi guarda caso Moebius ha lavorato tantissimo con un altro autore cult eccezionale: Jodorowsky. Una nota al margine: mentre i film cult puri sono in genere indipendenti dal loro valore artistico, i film mainstream divenuti cult, il valore artistico, spesso, ce l’hanno.

QUALCOSA CHE NON POSSIAMO TACERE 

Riguardiamo un po’ queste parole in fila: horror, trasgressione, sesso, arti marziali, rock spesso pesante e scuro, fantascienza, fumetti, splatter, mostri e robot. Dove siamo finiti? Ma è chiaro. È la cameretta di un adolescente maschio. Tutto quello che fin qui abbiamo descritto appartiene a una cultura maschile, in opposizione ai valori domestici, borghesi, di cui è custode la femminilità. Potremmo azzardare ipotesi psicoanalitiche (ma lo hanno fatto in tanti comunque). Ma lasciamo perdere. Solo annotiamolo: il cult è per lo più, soprattutto, una categoria del maschile e della gioventù. Ha in sé una fortissima carica antagonista rispetto alla cultura dominante (vissuta come inautentica, omologata, commerciale, conformista). Se vogliamo il Cult è, guarda caso, il nemico del Pop (che a questo punto se vogliamo possiamo vedere come femminile: televisivo, colorato, ballerino, allegro, gioioso). Il Cult è un prodotto culturalmente categorizzato come maschile Insomma. Titanic non è cult. E ora sappiamo anche perché.

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