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Intervista allo sceneggiatore e scrittore Antonio Tentori: da "Un gatto nel cervello" a "Dracula 3D"
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Quando si ha la possibilità di avvicinare il cinema tramite i diretti interessati, tramite “gli addetti ai lavori” e i protagonisti di chi il cinema lo vive e lo fa... non si può rimanere indifferenti, non si può fare solo da spettatrice.

 

Ho avuto la possibilità di organizzare la presentazione di “Evil Tree”, un corto cinematografico di Lorenzo Lepori un giovane regista toscano (il corto in questione farà parte di un lungometraggio a 4 episodi, 2 dei quali diretti da un altro giovane regista toscano: Federico Tadolini), sceneggiatore e attore di questo corto è Antonio Tentori che ci ha fatto l'onore di partecipare alla serata nel nostro piccolo Circolo ARCI.

 

 

 

Prima del corto abbiamo scelto di proiettare il film “Un gatto nel cervello” di Lucio Fulci, primo film che Tentori ha sceneggiato (il primo attribuito, come poi mi racconterà). 

Come poter stare zitta? Come facevo a trattenermi da fare domande a uno dei protagonisti di un genere cinematografico che tanto amo? che mi riempie la vita da sempre? 

Mi sono sguinzagliata (come dicono alcuni miei amici), e Antonio Tentori si è reso più che disponibile a passare del tempo con me rispondendo generosamente alle mie tante domande. 

 

Sono una fan accanita di Lucio Fulci, trovo “Un gatto nel cervello” un film divertente e molto sperimentale per l'epoca (1990), tu hai avuto la fortuna di iniziare la tua carriera accanto ad uno dei maestri del nostro bel cinema, come vi siete conosciuti?

Ho conosciuto Lucio grazie ad una intervista radiofonica per Radio Rai. Da lì è nata subito una intesa, sfociata in seguito in amicizia. Fulci nella seconda metà degli anni '80 lavorava sempre molto, anche se le produzioni erano a basso costo, aveva fatto “Il miele del diavolo”, “Aenigma”, “Quando Alice ruppe lo specchio”, “Zombi 3” e altri. Dopo qualche anno che ci frequentavamo mi chiamò per scrivere con lui il soggetto di “Demonia” e per me è stata una esperienza fondamentale. Collaborai marginalmente alla sceneggiatura, anche se non sono accreditato (ed ebbi comunque il piacere di lavorare insieme a Piero Regnoli, un importante sceneggiatore del cinema italiano di genere, che ricordo come un anziano gentiluomo di altri tempi) e come assistente alla regia. La mia prima sceneggiatura firmata è stata “Un gatto nel cervello”, un film molto particolare, nato da una idea di Lucio. All'inizio il protagonista doveva essere un attore americano, ma in seguito anche Lucio si convinse che solo lui poteva interpretare sé stesso. Questo ha contribuito a rendere il film unico nel suo genere. E la sua presenza come protagonista l’ha fatto diventare un film di culto. 

 

Le scene che vengono utilizzate nel film sono inedite, “spezzoni” di altri lavori di Fulci, di quali film si trattava?

Erano scene tratte da film inediti che Fulci aveva girato per una serie televisiva che si intitolava “Lucio Fulci presenta” o “I maestri del thriller”: c’erano due film di Fulci, ovvero: “Quando Alice ruppe lo specchio” e “Il fantasma di Sodoma”, e altri film diretti da Leandro Lucchetti, Mario Bianchi, Andrea Bianchi, Giovanni Simonelli, Enzo Milioni. L’aspetto più interessante di “Un gatto nel cervello” è questa sorta di varco trasparente tra finzione e realtà che Fulci riesce a creare, una sorta di “effetto notte” versione horror davvero innovativa. Anche se il film era a basso costo Fulci sopperiva alla mancanza di soldi con le idee, con la creatività. Il film è molto conosciuto e apprezzato dai fan del regista e tuttora all'estero continua ad essere ridistribuito in dvd (quest'anno ancora in Germania e negli Stati Uniti),

 

 

 

Il tuo primo lavoro con Lucio Fulci, il tuo ultimo lavoro terminato con Dario Argento. Se di Fulci sono una fan accanita, reputo Dario Argento un parente acquisito, una sorta di “padre putativo”, come è stato lavorare con un maestro come lui? (Tentori è uno degli sceneggiatori di Dracula 3D)

Con Dario Argento c'è stato un lungo rapporto di conoscenza sfociato poi in amicizia. Lavorare con lui è stata un’altra esperienza adrenalinica e indimenticabile. Dario è una persona molto semplice e disponibile, ma piena di idee continue. Con lui è stimolante lavorare ma anche cenare insieme, parlare di cinema e di tante altre cose. Ha questa capacità di trasferire sullo schermo le proprie paure che lo rende sincero e unico con il pubblico, ma anche con chi lavora con lui.

 

Questa è una domanda che mi viene difficile da farti, visto che hai sceneggiato il suo ultimo lavoro.

Argento negli ultimi vent'anni è criticato aspramente per i suoi film, sta avendo un declino artistico irrimediabile?

(questa è la risposta che ho più adorato, e che mi trova concorde in tutto)

Sono un partigiano di Dario Argento. L'errore fondamentale è aspettarsi da lui sempre un nuovo “Profondo Rosso”, questo è sbagliato e anche ingiusto. Argento ha iniziato la sua carriera in un periodo d'oro per il cinema di genere, ma a partire dagli anni '90 il tipo di produzioni cinematografiche sono cambiate molto e anche un maestro come lui si è dovuto adeguare. Per me con l'esperienza della serie “Masters of Horror” negli Stati Uniti ha dato il meglio di questi ultimi anni, è riuscito a fare qualcosa che rispecchiasse l'anima di Argento.

Argento, nonostante in Italia lo si critichi o meno, rimane un grandissimo maestro. Omaggiato in tutto il mondo, gli vengono dedicate retrospettive nei principali Festival, su di lui ci sono una infinità di libri e tesi universitarie, molti registi horror si ispirano ai suoi lavori. Anche nei lavori meno riusciti si nota sempre la mano del maestro, ci sono pagine di grande cinema, con i movimenti della macchina da presa che poi rappresentano il vero linguaggio del cinema. (a questo punto mi sono quasi emozionata).

 

Hai lavorato con i più grandi, ma lavori molto anche con giovani registi italiani esordienti, spesso al loro primo film. Cosa ne pensi del cinema horror in Italia? Ha un futuro?

Penso che nel cinema sia ancora possibile dare e ricevere. Quando lavoro con registi come Argento cerco di apprendere il più possibile e rispondere al meglio alle loro richieste per vedere sullo schermo il risultato finale che ci si aspetta. Quando lavoro con giovani registi cerco di trasmettere la mia esperienza e dare una mano a nuovi talenti che spesso rimangono circoscritti all'interno di un cinema diventato ormai quasi di nicchia. In Italia il cinema indipendente, quello horror soprattutto, è poco (mai? Mi vien da dire) distribuito, ma ci sono comunque molte idee, molto entusiasmo, e quindi trovo sempre interessante lavorare con giovani autori.

 

Quando scrivi i soggetti ti piace più il genere thriller o horror?

Horror, assolutamente, lo trovo più divertente e meno limitativo. Nell'horror ci si può sbizzarrire con le trovate, anche se bisogna sottostare a canoni stabiliti, come è successo per Dracula (o, in parte, con i film di zombi). Il thriller invece impone comunque una sequenza logica che spesso frena la fantasia, mentre con l'horror si possono esorcizzare meglio le proprie paure e le paure collettive (in fondo l'horror serve a questo). 

 

Un film che mi ha molto divertito è “Bloodline” di Edo Tagliavini... lì c'è di tutto, anche lo splatter che mi piace tanto.

Brava, quello è un esempio perfetto. C'è tutto un insieme di generi horror, tenuti insieme da un filo conduttore narrativo. In questo caso c’era una serie di tematiche horror come la famiglia di pazzi maniaci, il serial killer, gli zombi e la bambina fantasma! A volte succede che necessariamente, per motivi logistici, sul set si debba cambiare la sceneggiatura originale. Quando posso mi piace stare sul set mentre c'è la lavorazione di un film che ho scritto, e in alcuni casi faccio anche qualche piccola parte. 

 

Già... questa tua indole recitativa? Hai avuto mai qualche aspirazione attoriale? Oppure è un semplice caso vederti sullo schermo?

A parte “Come una crisalide” di Luigi Pastore, in cui ho una vera e propria parte, quella di recitare è solo un divertimento che mi prendo ogni tanto, anche in film che non ho scritto.

In effetti ho cominciato a lavorare nel cinema facendo la comparsa per un film fantasy del 1985, “Yado” di Richard Fleischer, con Schwarzenegger. Un film stile Conan dove facevo un barbaro cattivo (!). Il fatto è che adoro stare sul set di un film, questo è il vero motivo. Nel tempo mi è capitato di fare diverse figurazioni o comparsate in film di registi amici come Avati, Argento, Brass, i Manetti e Gabriele Albanesi.

  

Oltre a scrivere sceneggiature, scrivi molti libri e saggi. E' un “lavoro secondario”?

I libri sono la mia valvola di sfogo, quello per cui mantengo la “sanità mentale” (si ride). Devi sapere che i tempi cinematografici sono lunghi, tra la scrittura e il primo ciak possono passare mesi, per non parlare dei tempi della produzione e infine della distribuzione. In questi intervalli tra un film e l’altro scrivo libri, e questo mi salva, non posso stare senza fare niente.

(la bibliografia di Tentori è lunga e interessantissima, molti titoli che riguardano il cinema di Argento e un bellissimo libro su Tex, “Fantastico Tex” Tutte le storie horror e fantasy di Tex Willer, edizioni Kawama 2013). 

 

Faccio scorpacciate di film horror, ultimamente oltre ai grandi classici, mi sono dedicata al cinema italiano soprattutto degli ultimi anni. Ho notato che molti giovani registi si limitano a citare e omaggiare il cinema del passato, scarseggiando di idee proprie. E' una mia impressione? Ci sono ancora idee per il genere horror o è stato già detto tutto?

Il “citazionismo” nasce con il cinema Americano in primis, ma anche con quello francese, che in effetti hanno entrambi molta più distribuzione. Non ha senso se rimane fine a sé stesso e spesso è la via più semplice per arrivare ad un pubblico più vasto. Però ci sono ancora idee in giro, sono purtroppo poco visibili e il cinema horror rischia di rimanere relegato ad una nicchia per gli appassionati. C'è poco coraggio da parte delle produzioni di “sperimentare” nuove idee (salvo alcune rare eccezioni come i Manetti Bros, tra i pochi a cercare nuovi nomi, nuovi talenti). 

 

Stasera vediamo il corto di Lorenzo Lepori “Evil Tree”, che farà parte di un film a episodi, altri progetti per il futuro?

Un horror con Sergio Stivaletti e un thriller con Edoardo Margheriti, per ora di più non posso dirti.

(in verità io so anche di una sceneggiatura già pronta con Lorenzo Lepori che spero prenda vita al più presto... 

 

Una domanda classica classica: il film che hai scritto al quale sei più legato?

Beh... qui si va sulla sfera personale, perché ogni titolo ha un suo percorso importante. Ti dico però “Un gatto nel cervello”, perché è il primo film che ho firmato come sceneggiatore e perché è il film che ho firmato insieme a Lucio, che per me è stato un maestro e un amico. Mi manca molto. Se ancora faccio questo lavoro lo devo a lui. Un autore che aveva molto da insegnare, proprio per la sua grande esperienza, per aver fatto tanti film spaziando in più generi. Quello che ho sempre ammirato in Fulci è il modo che aveva di esprimersi, con una violenza viscerale, spietata. Un modo completamente differente da Argento, ad esempio, più psicanalitico. Due modi di affrontare il cinema in modo differente e molto personale, da parte di due maestri.

 

Io sono una fifona: se mi taglio svengo, se devo andare dal dentista mi viene un attacco di panico... e tutti mi dicono: “ma se ti vedi tutti quei film di squartamenti”... tu, con tutto l'horror che scrivi, sei uno coraggioso?

Non me ne parlare... devo andare anche io dal dentista e non so come fare. (si ride ancora).

 

Si ride e si parla molto con Antonio Tentori, una persona squisita e disponibile, che ama il cinema, e riesce a trasmetterti tutto l'entusiasmo per uno dei lavori più belli ma anche più difficili e complessi.

 

Vedere il finale di “Un gatto nel cervello”, che è forse la parte più geniale del film, accanto a chi quel film lo ha scritto... beh, non ha prezzo, e non potrò mai trasmettere l'emozione che questa cosa mi ha dato... permettetemi, questo me lo tengo per me.

 

Grazie ad Antonio Tentori e a Lorenzo Lepori.

 

Filmografia:                                      

Demonia (non attribuita)                  

Un gatto nel cervello

Frankenstein 2000

I tre volti del terrore

Orient Escape

Segreti di donna

Segreti di donna 2

The jail

L'isola dei morti viventi

Zombies the biginning

Come una crisalide

Bloodline

My lai four

Dracula 3D

 

 

 

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