Espandi menu
cerca
quel cane di Dario Argento...
di maghella ultimo aggiornamento
post
creato il

L'autore

maghella

maghella

Iscritto dal 15 aprile 2010 Vai al suo profilo
  • Seguaci 191
  • Post 321
  • Recensioni 456
  • Playlist 103
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

Cani, uccelli, insetti... ci sono sempre animali nei film di Dario Argento, quasi sempre ricoprono una parte fondamentale, decisiva e spesso e volentieri commettono omicidi efferati.

Superati i primi tre film della trilogia degli animali, Argento prosegue il proprio rapporto con essi, utilizzandoli in maniera originale, mai banale.

In verità nella tanto celebre trilogia, gli animali non sono presenti. Ne “L'uccello dalle piume di cristallo” si ode solo il verso del fantomatico Hornitus Novalis (in realtà una comunissima gru), ne “Le quattro mosche di velluto grigio” le mosche stanno solo ad indicare l'ultima visione che la vittima ha dell'assassino impresse nella retina dell'occhio, ed infine “Il gatto a nove code” indica l'intreccio da districare per arrivare alla soluzione delle indagini...Quindi gli animali sono in questo caso utilizzati solo in maniera figurata.

 

Sarà con “Profondo rosso” che entreranno in scena animali in “carne ed ossa”: come non ricordarsi della piccola lucertola infilzata di spilli dalla “bimba disturbata” (interpretata da Nicoletta Elmi)? O del cane guida per ciechi che azzanna il suo padrone in “Suspiria”?

 

Dario Argento ha riportato nei suoi film le proprie paure e i propri incubi, e gli animali hanno sempre rappresentato un mondo fantastico e misterioso dal quale il regista è molto affascinato. Gli animali portano con sé linguaggi incomprensibili, hanno forze e “talenti” che li rendono superiori anche al più efferato omicida.

Come non pensare ai tanti corvi neri di “Opera”? A loro volta citazione nemmeno troppo velata de “Gli uccelli” di Hitchcock, maestro indiscusso per quanto riguarda questo aspetto omicida animalesco.

Nel caso di “Opera”, Dario Argento ci fa volare in tondo sopra il palco e la tecnica della soggettiva rende complice lo spettatore di un attacco furioso da parte dei corvi dentro al teatro.

In "Phenomena" invece gli insetti, solitamente utilizzati nei film horror anni '50/'60 per impaurire ingigantendoli a dismisura, sono piccolissimi (larve e mosche) e sono complici ed aiutanti dei protagonisti, insieme ad una coraggiosissima scimpanzé di nome Inga .

Per questo film molto complesso, sia per la forma che per il contenuto (non solo horror, forse più una favola nera), Dario Argento utilizzò milioni di larve che lasciò per giorni all'interno di un capannone in compagnia di carne avariata. Non oso immaginare cosa deve essere stato entrare in quel capannone, un horror nell'horror, fatto sta che la popolazione di mosche in Svizzera è aumentata molto dopo il 1985.

Ma la scena sulla quale mi voglio concentrare è una... e una soltanto, è forse quella per cui ho effettivamente fatto questo post.

 

La scena del dobermann in “Tenebre”.

Il dobermann appare improvvisamente, improvvisamente abbaia in modo minaccioso alla povera Maria (Lara Wendel), rimasta sola per una via deserta di Roma.

Senza spiegazione logica il cane aggredisce la ragazza, non solo, scavalca la recinzione di metallo che lo separava da lei e comincia uno degli inseguimenti più inquietanti del genere. Come ho detto Argento è un maestro nel trasmettere le proprie (?) angosce, spesso la paura non sta tanto in quella di essere azzannato quanto in quella di essere raggiunto, la superiorità di un cane, e di un dobermann nello specifico, è indiscutibile, e il maestro dell'horror in questo caso ce la mostra in tutta la sua “diabolica bellezza”. Il dobermann raggiunge senza difficoltà la poveretta che così viene atterrata e aggredita, il gioco di sguardi tra vittima e carnefice è data dall'uso della soggettiva, tecnica alla quale Argento è legato e che sa usare in maniera sempre appropriata. Complice della tensione la colonna sonora dei Goblin, particolare non da poco.

 

Maria riesce a liberarsi e scappa. Qui entra in gioco un'altro aspetto della paura: l'irrazionalità, il cane diventa un ostinato killer, c'è una incomprensibile volontà da parte dell'animale di uccidere. La bestia come l'uomo?

Paiono questi i quesiti che il film pone: c'è sempre un motivo psicologico per voler uccidere? E' la parte animale che esiste nell'uomo a rendere violenti assassini?

Animale-killer e uomo-killer si confondono, e alla fine la ragazza per sfuggire da uno finisce nelle grinfie dell'alltro, la sorte della vittima non cambia mai.

 

 

Lascio il post con una delle fotografie più belle degli animali “argentani”: il gatto della Mater Lacrimarum.

 

Ti è stato utile questo post? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati