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I bambini li guardano: Gatto nero gatto bianco
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I bambini li guardano è una rubrica settimanale in cui gli autori raccontano, in forma di cronaca dal salotto di casa, la visione di un film per grandi ad altri genitori audaci desiderosi di allargare gli orizzonti cinematografici dei propri figli.

Gatto nero gatto bianco (1998)
regia di: Emir Kusturica
con: Srdjan Todorovic, Florijan Ajdini, Bajram Severdzan, Sabri Sulejman
genere: Commedia

Visto con Lucrezia, 8 anni e mezzo.
Sabato scorso, cogliendo l’occasione di questa nuova rubrica di Cinerepublic, ho cooptato i miei figli Lucrezia, otto anni e mezzo, e Niccolò, 5 anni e mezzo, e insieme abbiamo cominciato a vedere Gatto nero gatto bianco di Emir Kusturica.

Ho scelto Gatto nero gatto bianco perché è una farsa ad alta velocità, molto colorata, ricca di musica e di buonumore con una vicenda abbastanza lineare anche se arricchita da divagazioni folli e surreali. La storia è quella di una vecchia amicizia che viene rinsaldata dopo 25 anni attraverso tutta una serie di casualità che coinvolgono un elevato numero di personaggi appartenenti a generazioni diverse. È il ritratto di un pezzetto di mondo situato attorno al Danubio che, sullo sfondo dei piccoli e grandi traffici a cavallo della frontiera bulgara, racconta la storia di un matrimonio di riparazione per pagare un debito.
Si tratta di una storia discretamente comprensibile e Lucrezia, infatti, alla fine, ha saputo raccontarne, piuttosto precisamente, la trama. Niccolò, invece, ha abbandonato la visione a metà ma c’è stata più di una scena che l’ha attirato e quando ha visto il letto/carrozzella a motore di uno dei personaggi gli si sono illuminati gli occhi e mi ha chiesto che cosa fosse e come funzionasse.

Lucrezia seguiva soprattutto gli animali (mi ha chiesto spesso di quel gatto nero e quel gatto bianco che sono apparsi come un tormentone per tutta la pellicola) e le è piaciuta molto la festa del matrimonio con annessa fuga della sposa.
Quando le ho chiesto quali fossero state le scene che l’avevano più colpita durante il film, a parte il tormentone dei gatti, per prima cosa si è detta stupita della piccola statura della sposa (all’inizio credeva che fosse una bambina e non si spiegava perché si dovesse sposare) e della differenza di altezza tra lei e l’uomo che alla fine del film la rapisce per sposarla, mi ha chiesto lumi sulla resurrezione del nonno dopo che era stato messo sotto un blocco di ghiaccio (“ma non era morto?”) e l’ha colpita il pavimento “a scomparsa” della latrina in cui cade uno dei protagonisti che poi cerca di pulirsi goffamente usando addirittura un’oca viva; una scena che l’ha fatta ridere veramente a squarciagola.

Ha retto tranquillamente le due ore della pellicola senza distrarsi, anche se ogni tanto aveva delle difficoltà ad abbinare i nomi con le persone (difficoltà anche mia del resto). Si è fatta tante, sane, risate e mi ha detto che si è divertita.

D'altronde nei migliori film di Kusturica si ha spesso la sensazione di entrare in un Luna Park e visitarne tutte le attrattive. Credo che la galleria di facce, il collage di situazioni esilaranti e imprevedibili, le trovate visive, la musica costante di accompagnamento, facciano di questo film la perfetta esemplificazione della poetica visiva e sonora di Kusturica: un cinema anarchico e chiassoso per rendere al meglio lo spirito di questi indomiti gitani che lo abitano.

E i bambini li guardano, li possono guardare.


* Si qualifichi!

Due parole sull'autore della settimana: Bradipo68

Mio padre è  stato uno spirito cinefilo continuamente attivo e mi ha sempre insegnato ad apprezzare il buon cinema.

Cominciò a portarmi presto al cinema e se penso che quando vidi con lui "L’albero degli zoccoli" di Ermanno Olmi non avevo ancora compiuto dieci anni, ancora oggi mi viene da chiedermi se sia stato coraggioso, temerario oppure se mi riteneva semplicemente più adulto della mia età dato che mi investiva di una bella responsabilità.

Io da genitore provo piacere nel tramandare questa abitudine ai miei figli e dopo un apprendistato a suon di film per bambini ho cominciato a far vedere loro qualcosa che, a prima vista, pochi ritengono adatto alla loro età.

E così accade sempre più spesso di ritrovarmi a guardare film con mia figlia, non perché la obblighi ma perché lei, quando mi vede assorto di fronte ad un film in tv, si ferma, comincia a guardare lo schermo ed, alla fine, si siede di fianco a me, sul nostro divano extralarge, per continuare nella visione. E sempre più spesso accade che mi proponga di vedere un film insieme.

È un'alta responsabilità perché lei ha 8 anni e mezzo e non è semplice scegliere film che non abbiano bambini come target specifico evitando ovviamente pellicole volgari (anche se a questa età i bambini le conoscono già tutte le parolacce), violente (ma devo confessare che qualche volta lei si è messa anche a vedere horror di nascosto e mi ha detto che il "genere" le piace), e con troppi riferimenti al sesso (al massimo qualche bacio, possibilmente casto) ma soprattutto che abbiano una trama lineare in cui ritrovarsi perché se poi non capisce quello che accade, fatalmente perde di interesse.

In base alla mia esperienza la fotografia e i colori sono molto importanti: se il film ha dei bei colori brillanti e privilegia le tonalità calde ancora meglio. I film in bianco e nero invece sembrano coinvolgerli meno, forse perché li vedono troppo distanti dal mondo in cui vivono.

La cosa che mi colpisce di mia figlia è che separa nettamente quello che vede sullo schermo da quello che è reale. Anche quando capita di vedere una scena che io giudico al limite, sembra capire che è tutta costruzione scenica: fanno per finta, mi dice serena.

 

Ecco perché con sempre maggiore tranquillità la faccio sedere di fianco a me a guardare film, sono sicuro che almeno ne stimolo la curiosità e la sua voglia di fare domande su quello che accade sullo schermo e, dunque, sul mondo.

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