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Gli incontri del Circolo Providence: Geografie Immaginarie e Città Fantastiche
di GIANNISV66 ultimo aggiornamento
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Prima che arrivi la stagione calda e ci impedisca di sfruttare il nostro vecchio cinema - teatro (che come ogni sala di vecchia concezione non è certo dotata di aria condizionata) e ci costringa, come accaduto l'anno scorso, a traslocare sotto le stelle, decidiamo di ritrovarci ancora per un incontro organizzato dal nostro Circolo Providence

Impegni vari ci hanno impedito di mantenere una certa continuità nelle nostre frequentazioni, sono trascorsi un pò di mesi dall'ultima volta che abbiamo avuto modo di riunirci. Ma non importa! Non importa perché non sono certo gli argomenti a mancarci, non importa perché comunque ogni volta che si riesce a  organizzare una serata del Circolo non può che essere una piccola festa.

Dunque l'ultima volta avevamo abbandonato le solite rotte degli scrittori fantastici per addentrarci nel mondo dei libri maledetti. Restiamo sulle stesse coordinate (ma, lo dico ai soci che attendevano magari una serata dedicata a uno dei loro autori preferiti, non temete che torneremo ancora a solcare le acque del mare magnum della scrittura) e orientiamo il timone su un argomento che, speriamo davvero, sappia solleticare la curiosità intellettuale dei nostri adepti.

L'uso di termini geografici non è affatto casuale perché questa sera parleremo di geografie immaginarie e luoghi di fantasia, utilizzati come sfondo per storie di segreti, di mistero e di avventura.

 

Introduzione (.....come d'abitudine)

 

Buona sera a tutti, i primi caldi si sono già fatti sentire ma, almeno questa sera, la meteorologia ha deciso di darci una mano e la pioggia sta scrosciando. Eccoci qui, qualcuno con l'impermeabile che gocciola, tutti seduti su queste poltroncine che sono ormai la nostra casa. La casa dei soci del Circolo Providence.

La sala come è naturale non è piena, ma non importa perché i nostri soci sono qui presenti, e non manca come sempre qualche curioso, qualcuno che ha sentito parlare di noi. Bene!

Certamente sappiamo che, quando si racconta una storia, l'ambientazione risulta di fondamentale importanza per la riuscita della stessa. 

Una storia, per quanto sia fantastica, può anche svolgersi in luoghi assolutamente reali. Pensiamo, giusto per fare un esempio, al successo che ebbe alcuni anni fa una semisconosciuta cittadina del Maryland dopo che i boschi che la circondavano fecero  da sfondo a una pellicola sulla vicenda di una strega che faceva sparire bambini. La storia ovviamente era inventata, anche se in molti pensarono all'inizio il contrario, ma quei luoghi erano reali.

In molti casi però l'autore opta per dare alla propria narrazione una collocazione geografica di fantasia. Questo è accaduto spesso in letteratura e gli esempi si sprecano.

Proprio il nume tutelare di questo circolo, l'immortale Howard Phillips Lovecraft ridisegnò completamente il New England creando cittadine e entità geografiche che nella realtà non esistevano. E'inutile elencarli, li conoscete benissimo e qualche nome lo ritroveremo più avanti nella serata.

Il nostro non si limitò al New England: nei fondali marini dell'area antartica collocò la città di R'lyeh, fornendone addirittura, nel racconto Il Richiamo di Cthulu, le coordinate (per i curiosi: 47°9'S-126°43'W)

 

 

 

Ora questo nostro circolo, pur partendo dalla letteratura fantastica, si occupa di cinema e dunque questa sera faremo una panoramica di alcuni film per i quali i registi, spesso partendo da romanzi preesistenti, hanno creato mondi immaginari o ridisegnato luoghi realmente esistenti modificandone però completamente le caratteristiche.

Parleremo ovviamente di luoghi del nostro pianeta perchè appare fin troppo ovvio il fatto che quando un vicenda venga ambientata su un mondo alieno sia fin troppo facile crearne la geografia, non avendo alcun vincolo da rispettare.

 

Mondi preistorici e isole sperdute

 

Anni 30 del ventesimo secolo: una spedizione parte da New York finanziata e capeggiata da Carl Denham, produttore cinematografico alla ricerca di un successo. La sua intenzione è trovare un'isola non segnata su alcuna mappa situata al largo delle coste di Sumatra, un mondo fantastico dove il tempo si è fermato. Denham è riuscito ad avere notizie di questo luogo da un marinaio che gli aveva venduto a Singapore una mappa tracciata sulle indicazioni di un indigeno moribondo. 

A questo punto saranno ben pochi coloro che non abbiano capito di quale film stiamo parlando, un autentico mito nella storia della cinematografia fantastica: King Kong (King Kong, 1933)

 

 

Quando la spedizione raggiunge l'isola trova una popolazione ridotta allo stato primitivo e terrorizzata da una misteriosa entità, che poi si rivelerà essere il celeberrimo gorilla gigante. E sì che di creature in grado di terrorizzare i poveri indigeni l'isola è piena: la fauna si è infatti fermata dal punto di vista evolutivo all'epoca dei dinosauri, e così stegosauri, tirannosauri e altri appartenenti alla famiglia dei grandi rettili passeggiano per le giungle di quel lembo di terra dimenticata dall'evoluzione. Che ha un nome: Isola del Teschio, dalla conformazione della montagna che la domina.

 

 

Uffcialmente l'idea del film venne data a Merian C. Cooper (co-regista insieme a Ernest B. Schoedsack) dalla notizia del ritrovamento, sull'isola di Komodo in Indonesia, del Varano gigante (detto anche Dragone di Komodo) una sorta di fossile vivente di ere più antiche (anche se non è un parente dei dinosauri come pensa erronaneamente qualcuno). Per studiare la nuova specie il Museo di Storia Naturale di New York organizzò una spedizione nel 1926 che tornò, tra l'altro, con due esemplari vivi.

In realtà noi appassionati di letteratura fantastica ben sappiamo che almeno due autori avevano parlato in loro romanzi della possibilità di trovare un lembo di mondo rimasto intatto dall'epoca dei dinosauri: Arthur Conan Doyle ed Edgar Rice Burroughs (al quale avevamo dedicato qualche tempo fa uno dei nostri incontri).

Conan Doyle, creatore del famosissimo  Sherlock Holmes, ambientò il suo Il Mondo Perduto su un altopiano sperduto nella foresta sudamericana. Da questa opera venne tratto un film già nel 1925 (The Lost World, 1925) e successivamente ispirò svariate pellicole tra cui il celebre Jurassic park (Jurassic Park, 1993), tratto da un romanzo di Michael Crichton il quale comunque ammise esplicitamente il suo debito nei confronti dello scrittore inglese (tanto è vero che intitolò il seguito Il Mondo Perduto).

 

 

 

Burroughs, celebre per il personaggio di Tarzan e le avventure fantascientifiche di John Carter, nel 1924 scrisse La Terra Dimenticata dal Tempo da cui venne tratto mezzo secolo più tardi l'omonimo film  (The Land That Time Forgot, 1975) . Come in King Kong anche qui la terra sperduta (e immaginaria) è un'isola, Caprona, situata nei pressi dell'Antartide e rimasta come ultima casa dei dinosauri.

Inutile aggiungere che nessuno dei film sopra citati per qualità artistica, successo di pubblico e soprattutto per aver saputo fare breccia nell'immaginario di generazioni di spettatori, è paragonabile a King Kong. Che, come risaputo, ha avuto due remake, uno nel 1976 prodotto da Dino De Laurentis e diretto da John Guillermin (e Carlo Rambaldi premio Oscar per gli effetti visivi) e uno nel 2005 diretto da Peter Jackson, di grande impatto visivo e assai più fedele all'originale rispetto al precedente.

Originale che però, a modesto avviso del relatore, rimane insuperato.

 

Geografie dal Fantasy

 

E proprio con Peter Jackson riprendiamo il nostro cammino, visto che il regista neozelandese ha avuto l'indiscutibile merito di saper portare sul grande schermo l'intricato e complesso universo de Il Signore degli Anelli.

 

 

Le avventure di Frodo Baggins  e dei suoi alleati contro l'oscuro Sauron si svolgono nella Terra di Mezzo, una regione di Arda, il mondo immaginario creato dallo scrittore John R.R. Tolkien, e che altro non è che la nostra Terra "ad un differente stadio dell'immaginazione" per usare le parole dello stesso autore. 

In maniera più semplificata possiamo dire che la Terra di Mezzo è collocata in un immaginario passato del nostro pianeta. Tolkien elaborò una complessa geografia, tracciando mappe, creando l'orografia e l'idrografia di questo continente immaginario, e soprattutto facendone la residenza di popolazioni fantastiche.

 

 

 

Peter Jackson, neozelandese, ha trovato proprio nella sua terra d'origine così selvaggia l'ambientazione ideale per dare forme concrete ai luoghi nati dalla fantasia di Tolkien (che, ironia della sorte, proveniva anch'egli dall'emisfero australe, essendo originario del Sudafrica).

 

Ci fu un altro scrittore che seppe creare con altrettanta maestria la geografia immaginaria di un passato alternativo della Terra: Robert Ervin Howard, di cui ci siamo già approfonditamente (e doverosamente) occupati in un nostro precedente incontro.

 

Conan il Barbaro, la creazione più famosa dello scrittore texano, vive le sue avventure in un'epoca lontana, l'Era Hyboriana, che Howard colloca fra il cataclisma che spazzò via le civiltà di Atlantide e Lemuria e la nascita delle antiche culture mediterranee.

Anche qui troviamo una minuziosa cura per i dettagli con descrizioni delle popolazioni, dei loro usi e delle loro divinità; Howard scrisse addirittura un saggio, The Hyborian Age, dove delineò l'evoluzione storica del suo universo fantastico.

Non stupirà certo sapere che delle pellicole  tratte dai suoi romanzi, l'unica che sia riuscita a rendere in maniera tangibile l'immaginario howardiano è Conan il Barbaro (Conan The Barbarian, 1982) diretta da John Milius.

 

 

Città immaginarie

 

 

Se Tolkien e Howard si sono sbizzarriti nel creare un intero universo fantastico, c'è chi si è limitato a una città. Gli esempi sono numerosi, e come sanno i nostri soci non è certo scopo di questi incontri proporre elenchi che rischiano di risultare solamente noiosi.

Solo qualche citazione, lasciano poi a ciascuno la libertà di approfondire. E la prima, e a nostro avviso più doverosa, è per Gotham City, la città di Batman

Doverosa perché la figura del Cavaliere Oscuro, con le sue contraddizioni e le sue inquietudini, rappresenta sicuramente un riferimento nell'immaginario di molti dei presenti. Batman è in qualche misura un eroe lovecraftiano, e non è certo un caso se il manicomio di Gotham, luogo di detenzione di pericolosi criminali e menti contorte, si chiama Arkham Asylum.

Sul grande schermo la più bella Gotham City è senza dubbio quella di Tim Burton: una città oscura e spietata, in bilico fra il futuro ed il passato, fra il gotico e la fantascienza. 

 

 

Con tutto il rispetto per l'ottimo lavoro di Christopher Nolan, la vera Gotham City è quella vista nei primi due Batman. Sarebbe ingeneroso non ricordare in questa sede il vero ideatore di quell'inquietante città, lo scenografo Anton Furst, morto suicida appena un anno dopo aver ricevuto l'Oscar proprio per il lavoro svolto per Batman.

 

 

 

Facciamo un salto dalle nostre parti e incrociamo la strada di una nostra vecchia conoscenza: Dario Argento. Il regista romano ambientò il suo capolavoro Profondo Rosso in una città.......che non esisteva. 

 

 

Infatti Argento girò il suo film in tre diverse città, ovvero Roma, Torino e Perugia (quest'ultima, a dire il vero, utilizzata solo per la scena al cimitero ebraico). Senza voler fare torto alle splendide location, scelte con grande accuratezza e tutte fondamentali per la riuscita di questa pellicola straordinaria, una menzione particolare va fatta per la scena del dialogo davanti alla fontana di Piazza CLN: con l'aiuto delle tenebre Argento riesce a estrapolare questo luogo dalla sua consistenza reale per farlo diventare un'entità astratta, fuori dal tempo. Un luogo assolutamente irreale.

 

 

 

Terminiamo il giro delle città immaginarie citando Franklyn (Franklyn, 2008), thriller misconosciuto di Gerald McMorrow che merita, a nostro parere, assolutamente di essere riscoperto. la vicenda si svolge su due piani paralleli, da una parte la Londra reale e dall'altra una immaginaria Città di Mezzo, la cui realizzazione è semplicemente straordinaria e da sola vale la visione di questo film, comunque molto interessante.

 

 

Chiusura con Carpenter

 

Non potevamo concludere il nostro incontro senza un richiamo a un altro dei nostri numi tutelari, il Maestro John Carpenter. Fin troppo facile citare la cittadina immaginaria di Hobb's End che fa da sfondo alle vicende narrate ne Il Seme della Follia (In the Mouth of Madness , 1994), collocata in un New England fantastico di derivazione lovecraftiana. Poniamo invece l'attenzione su due metropoli reali ridisegnate dal regista americano in maniera straordinaria: New York e Los Angeles.

La Grande Mela nelle mani di Carpenter diventa un gigantesco carcere di massima sicurezza, circondata da un muro alto 15. Una terra di nessuno dove i criminali hanno creato una società parallela tra le rovine di quella fu una delle città simbolo del progresso umano. Ovviamente stiamo parlando di 1997: Fuga da New York (Escape from New York, 1981).

 

 

 

In una chiesa di Los Angeles si svolge invece Il Signore del Male (Prince of Darkness, 1987), altro film di impronta lovecraftiana (e si rimanda in merito al primo dei nostri incontri, quello dedicato alla cinematografia ispirata al Solitario di Providence). Dimenticatevi La L.A. calda e solare presentata in decine di film e telefilm, Carpenter si diverte a ridisegnarla, concentrandosi esclusivamente sul quartiere che ospita il quanto mai bizzarro luogo di culto. Una zona fredda e desolata, dipinta con colori oscuri, che trasmette un senso di disperazione e di malvagità.

 

Ci sarebbero invero molti altri luoghi immaginari di cui parlare, ma come detto più sopra, la nostra serata non voleva certo proporre elenchi o quant'altro, piuttosto stimolare la curiosità dei nostri soci (che comunque curiosi lo sono per loro natura, altrimenti non sarebbero qui con noi ogni volta!) e di chi, anche solo per una volta, ha voluto ascoltarci.

 

Buona serata a tutti

 

Per accedere alle precedenti puntate del Circolo Providence potete cliccare qui

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