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La danza macabra nel campo di giunchiglie
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I ruscelli del nord sono neri. Neri di carbone, di torba. Ma non interessa a nessuno oramai. Come di noi. Ci tradirono tutti: lo fecero i Laburisti, insaguinati da lotte interne, oramai nel pieno di una svolta a destra. Lo fecero, a guardar bene, pure le Trade Unions. Ci battemmo fino all'ultimo. E oltre, in quel inizio Marzo del 1985, quando lo sciopero finì ma nello Yorkshire, ed in Scozia, non si volle tornare ancora al lavoro: la speranza non poteva morire. Morì, invece. Bruciammo il legno dei nostri mobili nelle stufe, mangiammo per mesi solo paTate, raccogliemmo fondi per i più bisognosi. Le nostre donne smossero le coscienze, in patria e all'estero, tennero conferenze, sfilarono a Londra gridando la propria frustazione. Picchettammo, sì, fummo aggressivi, ma nessuno ci trattò certo con i guanti. Ma non bastò. Non credete, non fu solo e tanto politica. Almeno non lo fu per noi. Altri ci presero ad esempio, altri ragionarono sulle grandi teorie. Per noi, era la vita. La nostra. Giù, nelle viscere della terra, con la faccia sporca e le mani rovinate, le schiene curve e il respiro affannato. Era comunque la nostra vita. Ce la tolsero. Lasciandoci, alla fine e solo allora, con le sole ideologie. Ma non bastò. Non bastarono le parole pesanti del vescovo di Durham, dal pulpito della sua bella cattedrale gotica. Non bastarono i due morti, i tanti processi. Forse, era una battaglia persa in partenza. Oggi lo sappiamo. Credemmo in un futuro diverso per la nostra terra, qui, dove secoli fa ebbe inizio la Rivoluzione Industriale. Fummo precursori allora, lo fummo in quel 1985: del carbone, non importava più a nessuno. Come della nostra industria automobilistica, e della nostra industria dell'acciaio e di quella dell'alluminio. La City vinse, oggi ne vediamo gli esiti. Fu male, fu bene? Agli esperti discuterne. La Lady di Ferro lo volle, ma con tacito accordo generale. Nessuno guardò poi più indietro. Alle macerie della nostra società e della nostra economia. Sembra una narrazione antica, sono passati pochi anni. Ed il mondo certo è cambiato: la globalizzazione, la Cindia, la crescita sudafricana, il mercato brasiliano, gli affanni europei ed americani. Difficile dire se, in prospettiva, avessimo ragione, o no. Siamo comunque in qualche modo sopravvissuti, in nuove vite che a volte non ci appartennero più. Quella che fu la nostra stora il tempo trasformò in leggenda, a tratti, in commedia. Forse, solo due facce della stessa moneta.

 

Com'era verde la mia valle (1941)

Back to the future ... La storia di una famiglia di minatori gallesi raccontata in sessant'anni di vita da Huw Morgan, tra amori, tradimenti, sermoni e comizi politici, partite di rugby ed emigrazione, all'ombra di una valle sempre più invasa da scorie e detriti della lavorazione del carbone. Difficile riassumere gli accadimenti: il romanzo ebbe un enorme successo e diede voce, più che mai, all'identità culturale e linguistica dei gallesi. Paternalistico, a volte stucchevole, ma di straordinario impatto emotivo (perde molto, nella traduzione). Il film di Ford, che vidi tanti anni fa, ne succhia l'essenza nelle luci ed ombre del bianco e nero. Una buona aderenza al testo, con un taglio (impossibile non darlo) preciso, nella predominanza, sullo schermo, della figura imponente del reverendo Gruffydd: battagliero, carismatico, profondamente giusto, capace di orgoglio e carità. Ma travolto, nel suo essere uomo, dall'amore impossibile per la giovanissima Angharad, dagli occhi di cielo. Spinta alla rinuncia, attraverso un matrimonio vantaggioso economicamente ma infelicissimo. Attorno a loro, un mondo che respira, di gioie, dolori, passioni represse, ingiustizie. Sullo sfondo, il vittorianesimo ed il nuovo secolo che avanza. Poesia e malinconia.

Molti i contributi in rete, più che altro in lingua inglese ... "How green was my valley"

 

"Which side are you on?" - non un film, non un documentario. Firmato Ken Loach il "rosso". Come sempre schieratissimo, senza nessuna remora nel nasconderlo. Ne ho trovato in rete dei riferimenti (non moltissimi) tutti in lingua inglese

"Faith" - mi capitò nel 2005 di imbattermi in questo film sulla televisione inglese. Vicente personali sullo sfondo dello sciopero dei minatori. In verità, questa è però più una segnalazione che altro. Quello stralcio resta oggi ciò che mi resta di quella pellicola (non ho trovato riferimenti in rete)

 

Charbons Ardents - altra (sola) citazione. Film francese del 2000. Lo trovai citato in un articolo che lessi tempo fa ma anche in rete non ho trovato granchè. Mi pare possa essere interessante, chissà mai e riuscirò a vederlo in futuro.

 

"Billy Elliot" (2000) - "c'è una miniera in sciopero in una città dell'Inghilterra del nord" - questo l'esordio della recensione di film.tv. Mi dispiace, mi permetto, sbagliatissimo. Non "c'è una miniera in sciopero nell'Inghilterra del nord" bensì c'è lo Yorkshire, ed il Derbyshire, la Scozia, a ferro e fuoco per uno fra i più tragici scioperi che l'occidente contemporaneo ricordi. Nei numeri: 180.000 erano i minatori agli inizi anni Ottanta in UK. Nelle modalità: avanti, senza soste, sempre. E le conseguente: lo smantellamento progressivo dell'industria manifatturiera inglese a vantaggio della vocazione terziaria e finanziaria dell'isola. Nella periferia di Durham, la vita è durissima, per il giovane Billy. Il padre ed il fratello in sciopero, arrabbiati e preoccupati; la mamma scomparsa qualche anno prima per una malattia; la nonna con la demenza senile da tenere d'occhio. Ma Billy è duro, e sognatore. Sà che nessuno gli regalerà mai nulla, e dovrà lottare con i denti per ottenere ciò che desidera. Contro tutti. Anche contro chi gli vuole bene, apparentemente cieco, preso dai propri problemi, davanti alla forza dirompente e salvifica di una passione. Bella sceneggiatura, dialoghi perfetti, ottimi attori, il dipinto di un'epoca forse un po' furbo, forse un po' ingenuo, ma il risultato resta equilibrato, commovente, lieve. Un film che dice molto, di un tempo e di un luogo, al di là delle immagini e delle parole. Da vedere, e rivedere.

 

"Grazie Signora Thatcher" (1996) - "Brassed off" come titolo, funziona decisamente meglio. In riferimento evidente alla banda (tipo brass band) della miniera: perché è passato qualche anno da quello storico sciopero del 1984-1985 ma lo smantellamento del sistema minerario inglese (e relativa sostituzione del carbone con altre tipologie di energia) prosegue. E se la miniera chiude, chiude pure il mondo che gli stà attorno. Banda inclusa. Il destino è segnato, non c'è guerra, neppure battaglia, la si è già persa. Ma ci sarà comunque un guizzo di orgoglio finale. Discretamente recitato ma didascalisco e forzatamente politico, leggero negli intenti, pesante nella realtà. Soprattutto nella seconda parte. Regia così così. Nel complesso sotto la sufficienza

 

Mettemmo sul tavolo anche quella moneta, nel Marzo del 1985. Ci giocammo il tutto per tutto, fino all'ultimo, oltre l'ultimo. Perdemmo.

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