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Dizionario del turismo cinematografico: nowhere Oklahoma
di Lehava
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 Il viaggio è cominciato male, e stà proseguendo anche peggio, siamo in aria su questo giocattolino e balla tutto. Ma partiamo dall'inizio. A Memphis arriviamo in orario, ma per problemi "tecnici" bloccano il volo. Restiamo lì al gate per 4 ore circa, speranzosi. Alla fine, cancellato. Di opzioni ce ne sono veramente poche, vada per Houston. Fortuna che, almeno stavolta, non sono sola. Mi sento stanca, e persa. Il fusorario pesa, sono arrivata solo ieri ad Atlanta e ho dormito veramente poco, e male. Ok, dunque, ci imbarchiamo per il Texas. Arriviamo che è notte, l'hotel (prenotato per telefono in fretta e furia) è all'interno dell'aeroporto, tanto, ripartiremo prestissimo. Sveglia alle 05:00, la città è già in movimento. Una coltre grigia, non si capisce bene se nuvole o inquinamento, avvolge tutto. Al check-in mi fermano per una ispezione (no, fortunatamente non quella intensiva americana, diciamo una versione "soft"). Ma perchè proprio a me? Rispondo in inglese, ma questa poliziotta non capisce. No, non sono io a non capire, è lei che parla solo uno slang strano, mezzo ispanico, mezzo inglese, mezzo "non so che". Ho sonno! Lasciami andare dai! Ci imbarchiamo su un piccolo jet. Adesso sono qui, seduta e traballante, e poi la gente ti dice pure "ma che fortunata che sei a viaggiare!". Atterriamo ad Oklahoma City on time, una corsa a prendere l'auto e ci immettiamo subito in autostrada. Com'è l'Oklahoma? Non lo so, grande direi. Piatto. Omogeneo. Verde. Ma non ha una identità precisa, sembra il nulla fatto stato. Il bestiame pascola tranquillo, il mio sguardo si perde all'orizzonte, nel vuoto. Oltre, altro vuoto. Ci dirigiamo in questo villaggio sperduto dal nome inequivocabilmente indiano. Chiedo al mio collega americano se conosce la tribù che occupava queste zone, prima dell'avvento dell'uomo bianco. Non lo sa. Siamo a C., povertà e desolazione ovunque, edifici bassi dal tetto piatto e dai colori slavati. Un armadillo schiacciato al bordo della strada. Mi fermo incuriosita, a guardare quella bestiola strana. E' grosso, pensavo fosse poco più di un topo invece ha le dimensioni di un cagnolino. "E' buono, sai, l'armadillo" - mi dice il collega. Lo guardo stranita. "Da mangiare, s'intende. Sembra pollo". Sono stanca, mi aspetta una riunione fiume nell'unica fabbrica del luogo (come poi l'abbiano impiantata qui, è difficile a capirsi!) mi viene da vomitare. Fa già caldo, e dire che è Maggio. La sera, ci segnalano una tavola calda, c'è poco da fare gli schizzinosi. Non mangio carne, e che mangio? Ordino delle uova strapazzate, e acqua naturale. Mi guardano come fossi una marziana. Il cameriere arriva orgoglioso con il bicchiere (neanche la bottiglia sigillata, un bicchiere pieno di acqua, o meglio pieno di ghiaccio con una goccia d'acqua!) e mi dice: "E' la prima volta che me la ordinano, l'acqua. Naturale. In due anni che sono qui. Sono quasi emozionato". Mah...Almeno l'hotel è standard. Quelle orribili catene, sempre uguali. Poteva andarmi peggio, è pulito, c'è pure la televisione. Tre giorni, tre giorni devo stare qui! Devo farcela, devo farcela, continuo a ripetermi. Alla fine, non è stato poi tanto male. Rientriamo nel capoluogo. Lo visitiamo (non che pulluli di attrazioni). Ma questa, è un'altra storia. L'Oklahoma è la sterminata provincia americana. Senza nessun fascino, a parte il fatto che da qui (qui è generico, per esempio da El Reno) passa la mitica Route 66. E' ancora oggi uno fra i  mercati di bestiame più importanti di tutti gli Stati Uniti. E soprattutto, la regione dei tornado. Credo per la vicinanza (relativa) al Golfo del Messico, lo scontro di correnti d'aria...Qui tutte le case hanno quei piccoli campanelli d'allarme. Di cemento, neppure l'ombra. Ovunque legno, costruzioni prefabbricate. I "malls" ai bordi dell'autostrada. Molti bianchi, qualche indiano, qualche ispanico. Mi assale una nostalgia struggente di casa, Lombardia, Italia, Europa. Già mi sento fuori posto lì, figuriamoci qui, nello sconfinato west. E' che non mi sento parte di questo. Un conto è vederla sugli schermi, l'America, un conto esserci dentro fino al collo.

"Twister" Oklahoma sia nella finzione che nella realtà. A volte, coincidono. Innanzi tutto la piccola citta, dove vive zia Meg, punto di riferimento per i Twisters hunters: è Wakita. Potrebbe essere qualsiasi altro villaggio o community, si assomigliano tutti. Parte degli inseguimenti nel tentativo di far volare Dorothy sono invece stati girati nei pressi di Ponca City. Tutta la sequenza del tornado con i protagonisti nel mezzo, con la fattoria che vola, l'interno con i coltelli ...è stata girata nei pressi di Fairfax (Osage County, nel nord dello stato), il fiume che viene inquadrato all'inizio del film (quando viene passato un ponte) è l' l'Arkansas river. Il drive-in "volante" venne invece costruito specificamente per la pellicola, a Guthrie. E smontato alla fine delle riprese. Tutto sommato, nel suo genere, non è neanche un brutto film. Quanto meno, rilassa e diverte per un paio d'ore.

 

Le locations di "Rainman" sono veramente parecchie sparse qua e là negli US, dall'Iowa a Cincinnati al Nevada. In effetti, Las Vegas è riconoscibilissima. E' la prima parte della pellicola che venne parzialmente girata in Oklahoma. Nei dettagli: 1) quando Raymond viene accompagnato in clinica, le strade inquadrate sono quelle di Guthrie (già nominata per "Twister") 2) Il motel "Amarillo" è in realtà "El Reno Big 8 Motel" a El Reno, giusto sulla route 66, 15 miglia ad ovest di Oklahoma City. Divenne poi DeLuxe Inn e come molti edifici negli US è finito demolito. La stanza inquadrata la numero 117 3) Il distributore, dove Raymond e Charlie si fermano per fare una telefonata, era una stazione in disuso W.S. Kelly Gas Station and Store, a Cogar, Caddo County, circa 10 miglia a sud di El Reno 4) A circa 20 miglia ovest da El Reno, c'è la cittadina di Hinton, dove Raymond si mette a guardare alla TV "Il giudice Wapner" 5)A circa 20 miglia a nord di Oklahoma City c'è la cittadina di Guthrie, dove Charlie porta Raymond a vedere il dottore, proprio alla Clinica Guthrie, che stà sull'angolo fra Oklahoma Street e Division Street.

 

Ho visto questo film più volte. Successo di pubblico e critica, ebbe il grande merito di portare alla conoscenza dei più una problematica come quella dell'autismo. Però, studiato così ad hoc per Hoffman, con un comprimario così-così come Cruise, ed una Golino molto bella ma, non poteva farsi doppiare anche in italiano?, è una pellicola che negli anni ha perduto molta della allure originale. Mi piacque molto quando uscì (corsi a vederlo al cinema allora adoravo Cruise, l'ingenuità dell'adolescenza!), non so esattamente perchè, oggi, mi convince assai meno.

Qui più che mai, l'Oklahoma è l'altrove. Fuori dal mondo, abbandonato. Il viaggio in auto, intrapreso dai due fratelli verso nord, li  riporterà nella "civiltà" e nella società, nel vivere civile e partecipato. Esattamente come Raymond, per anni lasciato in un ospedale, rientrerà in "famiglia", riallaccerà un rapporto, secondo i propri parametri di "non normalità".

 

E' l'imbrunire, ed il porto veneziano di Chania si stà animando per l'aperitivo. Accenderanno a breve l'illuminazione sulla moschea seicentesca, l'aria si farà magica, come ogni sera. Stò sorseggiando un drink, un ragazzo attacca bottone."You don't look greek, where are you from?" "Can't you hear my strong Italian accent" "Oh, yes, you are right! Italian. I was at Naples few years ago! "Never been there sorry, but, your accent sounds .... american" "Yes ma'am, I am American! From Oklahoma!" (o chiusa e h molto aspitata). "Really! I was in Oklahoma City years ago. I visited the Memorial, very impressing.." "Oh My God..." Mi guarda come fossi una marziana, proprio come il cameriere della tavola calda anni prima. E' un soldato della US marine mi dice, la sua nave ormeggiata nella Souda Bay. Ride di gusto, nessuno dei suoi amici commilitoni è mai stato in Oklahoma! Non lo troverebbero forse neanche sulla cartina degli USA. "An Italian, gosh, a blonde Italian girl at Chania, talks to me about her visiting the Cattle Market! Unbelievable!" Questa è da raccontare, continua a ripetersi. A volte l'ironia della casualità non è facile da afferrarsi, se non la si è vissuta. E se, quel vuoto assoluto non avesse riempito i mie occhi...e se, quello smarrimento profondo non mi avesse stretto il cuore, anni prima, forse non avrei potuto capire quanto calore avesse potuto dare a quel ragazzone la condivisione con una estranea di un piccolo ricordo di casa, in un paese lontano, fra gente sconosciuta

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