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Kaneto Shindô - "Un fiore può recitare"
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Il 29 Maggio scorso è scomparso l'autore di L'isola nuda (1961), Onibaba-Le assassine (1964), Kuroneko (1968), Children of Hiroshima (1951), Tree Without Leaves (1986).

Nato il 22 Aprile di cento anni fa ad Hiroshima, era stato assistente di Mizoguchi.

 

 

 

Nel  1951 diresse il suo primo film, Story of a Beloved Wife, con Nobuko Otowa, l'attrice destinata a diventare la musa e la moglie del regista, della quale non farà più a meno fino alla morte della stessa, avvenuta nel 1994.

 

Frammenti da una intervista di Seijiro Toyama, assistente per più di trent'anni del grande regista:

 

La mia famiglia fece bancarotta, quando ero giovane, e mio fratello si prese cura di me.

 

Vidi un film, Bangaku no issho (1933) di Sadao Yamanaka. Divenni un fan di Yamanaka. Ero un amante dei film e un fan di Yamanaka. (...) Aver visto quel film, improvvisamente, mi fece desiderare di fare il regista.  

 

Kaneto tentò di fare l'aiuto regista, a Kyoto, ma la concorrenza era numerosissima. Così iniziò a fare lo sviluppatore dei film, dai negativi.

All'epoca, arrivavano i copioni, insieme ai negativi, ma nessuno li leggeva: li mettevano in bagno, come carta igienica. Un giorno Kaneto ne guardò uno. C'era scritto: "inserire qui una scena di lotta con la spada", oppure "inserirne qui una scena d'amore". 

 

Cominciai a rendermi conto di quanto una sceneggiatura fosse importante. (...) Allora decisi di diventare sceneggiatore. Diventare regista sembrava impossibile, dal momento che la maggior parte dei giovani aveva tale aspirazione. Erano in troppi. Non si sarebbe potuto diventare neppure assistenti. (...) In ogni modo, divenni ossessionato dalle sceneggiature, che iniziai a raccogliere dai bagni, e iniziai a studiarle. Speravo di diventare sceneggiatore, ma fui chiamato a combattere in guerra.

 

Fortunatamente, Shindô tornò in patria alla fine delle ostilità. Descrisse la difficile vita dello sceneggiatore nel film Story of a Beloved Wife, distribuito quando il giovane regista aveva 39 anni.

Prima di dirigere un film, continuò a lungo a lavorare per lo studio Shochiku's Ofunascrivendo sceneggiature tagliate su misura per le attrici dello studio e le richieste della casa.

 

Kenji Mizoguchi mi aveva detto che non sapevo come scrivere un dramma. Mi disse:  -Tu scrivi sceneggiature, ma non drammi -. Così, per capire cosa fosse un dramma, decisi di leggere Collected Modern Theater

 

La lettura dell'intera opera, in 43 volumi, richiese un anno e mezzo di tempo.

 

La moglie morì dopo quattro anni di matrimonio. 

 

Lei mi salvò la vita. Se non ci fosse stata lei, non sarei riuscito a sopportare la mia miserabile situazione.  

Quando Kenji Mizoguchi mi disse che le mie sceneggiature erano semplici storie, e non sceneggiature, le mie gambe tremavano talmente che non mi reggevo in piedi. Da allora, persi fiducia in me stesso. Ma mia moglie era lì, per supportarmi. (...) Sentii la necessità di scrivere su di lei. (...) Così scrissi Story of a Beloved Wife (1951). Ma quando finii la sceneggiatura, non avrei potuto permettere a nessun altro di dirigerlo. Era la mia storia. Si trattava di un 30 per cento di finzione,  e il 70 di realtà. Avevo scritto della mia moglie scomparsa, (...) così volli essere io a dirigere questo film. 

 

Lo studio non voleva, anche se passò l'esame degli assistenti registi. Così fece gli storyboards, ma anche dopo averne preso visione, i dirigenti continuavano ad opporsi. Allora Kaneto fondò una casa di produzione indipendente, la Kindai Eiga Kyokai, con la quale fece il film. L'intenzione era di tornare agli scripts, ma la poca soddisfazione per il film lo spinse a ritentare una regia, e fece Children of Hiroshima, storia di una maestra sopravvissuta alla bomba che torna nella città natale per visitarla.

 

 

Children of Hiroshima (1952)

di Kaneto Shindô con Nobuko Otowa, Tsuneko Yamanaka, Shinya Ofuji, Tsutomu Shimomoto, Osamu Takizawa, Takashi Ito, Niwa Saito, Chikako Hosokawa, Masao Shimizu, Yuriko Hanabusa, Tanie Kitabayashi

 

 

 

Mizoguchi si concentrava intensamente nel rappresentare gli esseri umani. Per esempio, in La vendetta dei 47 ronin, (1941) , che fu girato durante la guerra. Ero art director in quel film. 

Nella sceneggiatura è scritto: "Oishi fissa un fiore bianco". E' un espediente comune, usare un fiore per simboleggiare i sentimenti di un personaggio.  E' una rappresentazione visiva. Ma a Mizoguchi non piaceva. Avrebbe detto "Un fiore non può recitare, che diavolo è questo?"

La sceneggiatura fu scritta da Yoshikata Yoda (...). comunque, spesso scrivevamo scene usando metafore visive , come "guardando il cielo durante il tramonto", etc.  Tali mezzi cinematografici spesso funzionano, per rappresentare i pensieri intimi di qualcuno (...). Mizoguchi non lo faceva. "Un fiore non può recitare". Ma se chiedevi cosa volesse, avrebbe detto "fallo col cuore". (...). Penso che Mizoguchi credesse nel creare ogni cosa da sè. Non usava il potere della natura. Creava troppa ambiguità. Pensava che i film avessero già troppi elementi ambigui. Non aveva una mente molto teorica, così avrebbe detto solo "Un fiore non può recitare". Io credo l'opposto. Credo che un fiore possa recitare. Se ne vedono esempi in Story of a Beloved Wife e Children of Hiroshima. 

 

 

Gli attimi appena precedenti all'esplosione.

 

 

 

 

Durante l'esplosione.

 

 

 

Una delle ex allieve che la maestra Nobuko Otowa visita, cui restano pochi giorni di vita, vive nella convinzione di raggiungere i suoi cari scomparsi.

 

Naturalmente non si può mostrare il vero bombardamento, persone che vanno in pezzi. (...) C'è bisogno di descriverlo in certo modo simbolicamente, e questo è quello che fanno le immagini. Senza descrizioni simboliche, non puoi comprimere il tempo. Senza alcuni elementi simbolici, il realismo delle immagine non sorge. 

 

 

 

Un bel primissimo piano di Nobuko Otowa.

Guardano in cielo, impaurite, dopo aver sentito passare un aeroplano.

 

Pensavo che se avessi seguito la via di Mizoguchi, non sarei mai andato oltre quello che aveva fatto. Così volli esplorare la possibilità di quegli elementi visivi. Lo feci ne L'isola nuda

 

Fu pronto anche a sciogliere la compagnia, se avesse fallito finanziariamente nell'ardito compito di fare un film senza dialoghi. Il film fu un successo, vinse dei premi e fu distribuito in tutto il mondo. Era a corto di soldi, e per questa ragione usò solo 13 persone, il minimo indispensabile per una troupe cinematografica, più due attori. Sull'isola non c'era niente. Abitarono nelle case delle persone, e usavano i loro spazi di deposito per cucinare e mangiare. 

 

Avevo sempre desiderato fare un film del genere, perchè come ho detto prima, volevo esprimere le cose visivamente. Le immagini sopra tutto il resto.  

 

 

 

Tre immagini di Nobuko Otowa da L'isola nuda.

 

Dopotutto, i film usano le immagini come mezzo di espressione. Non c'è bisogno di parole. Anche se ci sono dei dialoghi, è in riferimento alle immagini. Supportano le immagini. 

La memorabile colonna sonora del film.

 

 

Opinione di alan smithee su L'isola nuda (1960) Film.tv.it

Opinione di alan smithee su L'isola nuda (1960)

 

 

 

I miei temi sono di solito basati sulle mie stesse esperienze. La mia famiglia fece bancarotta, e ci separammo. Quando una famiglia si rompe, alloggiare diventa un problema. Quando hai una casa, genitori, bambini, e fratelli e sorelle, vivono tutti insieme. Ci possono anche essere zie e zii. Senza una casa, cosa accade? La famiglia si disperde.  (...)

 

La madre morì al tempo della bancarotta.

 

Feci in sguito un film, Tree without Leaves (1986), una storia su me e mia madre. Penso che ogni scrittore scriva la sua propria storia. Ogni cosa deriva dalla storia personale. 

 

 

 

Dall'alto: Nobuko OtowaMeiko Kaji e Keiju KobayashiMeiko Kaji.

 

Il film è una sorta di racconto autobiografico incentrato sui ricordi di uno sceneggiatore che vive da solo in una casa isolata in montagna, raggiunto solo da una donna (interpretata da Meiko Kaji) che lo rifornisce di viveri a scadenze regolari.  

 

Tree Without Leaves (1986)

di Kaneto Shindô con Keiju Kobayashi, Nobuko Otowa, Ichirô Zaitsu, Kotoe Hatsui, Meiko Kaji, Mami Okamoto, Taiji Tonoyama, Rokko Toura, Hideji Ôtaki

 

 

 

La gente pensa che gli anziani abbiano vissuto tali lunghe, piene vite, che sono stabili  e soddisfatti.  Usualmente hanno capelli bianchi, e sembrano delle specie di buddha. Quando si è anziani, si pensa che non si combatta molto con gli altri. Ognuno chiama le persone che si curano dei più anziani "buoni figli e figlie" - è solo la moralità Giapponese. (...) Bè, c'è ancora molto che si vuole fare. 

 

Da quando Nobuko Otowa morì, ho vissuto da solo in Akasaka. Ho anche una casa a Zushi, in cui vivono mio figlio e i miei nipoti. Vogliono che viviamo tutti insieme, ma io non voglio. Sono egoista, e voglio essere solo. 

 

Per il tempo che vivono, le persone vogliono fiorire.

 

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