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Gli incontri del Circolo Providence: Omaggio a Ray Bradbury
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Questa sera la nostra sala è piena, c'è molta più gente del solito. Perché questa sera il Circolo Providence si è riunito per omaggiare un grande della letteratura che ci ha appena salutato, Ray Bradbury.

Un incontro organizzato in pochissimo tempo, perché vogliamo che l'affetto degli appassionati sia concentrato in un luogo e chiunque abbia voglia di sognare attraverso le pagine di un libro possa venire qua, anche solo a far sentire la sua presenza, per ricordare il grande Bradbury

 

 

 

Introduzione

 

Ray Bradbury era nato nel 1920 nell'Illinois, ma ancora giovanissimo si era trasferito a Los Angeles,dove poi ha sempre vissuto fino al suo addio a questo mondo. Uno scrittore di fantascienza davvero sui generis il nostro Ray, che detestava gli eccessi tecnologici e rifiutò persino di prendere la patente perché giudicava le automobili una vera disgrazia per il genere umano (né del resto volle mai salire su un aereo).

D'altra parte lui stesso non voleva definirsi scrittore di fantascienza: in una delle sue frasi più famose affermava che la fantascienza narrava cose che potevano accadere, e in tal senso era più giusto inquadrare i suoi scritti nel fantasy, proprio perché parlavano di cose che non potevano accadere.

 

L'unico proprio romanzo che Bradbury si sentiva di qualificare come fantascientifico era Fahrenheit 451 (Fahrenheit 451, 1953) in quanto parlava di cose accadute o che potevano accadere.

 

Il romanzo in cui come è noto si parla di un mondo dominato da un regime in cui è proibita la lettura e destina i libri al rogo (il titolo fa riferimento alla temperatura dell'autocombustione della carta, anche se secondo alcuni si tratta di un'interpretazione forzata ed è, più semplicemente, il numero sull'elemetto di Guy Montag, il protagonista della vicenda) era condizionato dal clima di anti-democrazia che si respirava nel periodo della sua stesura, l'epoca del cosiddetto “maccartismo”.

E le dittature che vogliono controllare la mente dei cittadini ed impedire il libero pensiero, purtroppo sono state nella storia dell'uomo, e sono tutt'ora, una realtà amaramente tangibile.

Il maestro però ci perdonerà se qui, nel nostro piccolo, ci permettiamo dal dissentire dalla sua indicazione di attribuire alla propria produzione letteraria l'aggettivo “fantasy”.

Perché quella di Ray Bradbury era letteratura di altissimo livello, pura poesia.

 

Basta prendere in mano un'altra sua opera tra le più famose, Cronache Marziane (The Martian Chronicles, 1950), per rendersi conto che solo un lettore superficiale può confinare quelle pagine nel riduttivo ambito della fantascienza.

 

 

Qualche anno fa Goffredo Fofi, nell'introduzione ad una edizione del succitato libro, ricordava come Cronache Marziane meritò addirittura la pubblicazione nella prestigiosa collana mondadoriana la “Medusa”, privilegio mai attribuito prima a uno scrittore di fantascienza (almeno ufficialmente) per di più statunitense.

Gli unici precedenti assimilabili a quel genere erano riferiti ad alcuni scrittori inglesi quali Orwell, Huxley e C.S. Lewis (e non parliamo dunque di autori qualunque).

Ma andiamo indietro nel tempo e scopriremo che la sua prima antologia, Dark Carnival, venne pubblicata nel 1947 per i tipi della Arkham House, la casa editrice fondata da August Derleth e Donald Wandrei e ispirata nel nome alla città creata dalla fantasia di Howard Phillips Lovecraft.

Un motivo in più dunque, se pure ce ne fosse bisogno, per voler ricordare il grande Bradbury nell'ambito del nostro modesto circolo.

Difficile in questa sede dare un resoconto completo delle numerose opere di questo Maestro, una menzione particolare va però fatta  Il Popolo dell'Autunno (Something wicked this way comes, 1962, questo il titolo originale che è un verso del Macbeth di Shakespeare) in cui due adolescenti si trovano a combattere contro il male che per l'occasione si presenta sotto le vesti di un luna park. Un romanzo ricco di malinconia che regala ai lettori momenti di autentica poesia, una storia dove domina l'amarezza per il tempo che scorre inesorabile, ma dove alla fine a spuntarla è quella voglia di giovinezza che del resto ha sempre contraddistinto questo autore.

 

 

 

Questo romanzo insieme a L'Estate incantata (Dandelion Wine, 1957) e a Addio all'Estate (Farewell to Summer, 2006)costituisce la cosiddetta trilogia di Green Town

 

Bradbury e il cinema

 

Molto variegati sono i rapporti tra l'opera dello scrittore e il mondo della settima arte. A cominciare dalla grande amicizia che lo legava a Walt Disney. Proverbiale l'aneddoto in cui Disney aprì per l'amico i suoi inaccessibili archivi e gli consentì di accarezzare i disegni originali dei suoi capolavori (Biancaneve, La Bella Addormentata nel Bosco, Alice nel pese delle Meraviglie). " Sono uscito dallo studio barcollando sotto il peso di questi fantastici disegni sentendomi di nuovo come quando avevo otto anni"

Bradbury lavorò anche come sceneggiatore, cominciò con John Huston per il quale scrisse la trasposizione filmica di Moby Dick, tratto dal capolavoro di Hermann Melville. Nel 1993 vincerà un premio Emmy per la sceneggiatura di un film a cartoni animati per la TV, “The Halloween Tree”.

In tale veste collaborò anche alle serie “Alfred Hitchcock presenta” e “Ai confini della realtà”

Tra i film tratti dai suoi libri la prima menzione va sicuramente al Fahrenheit 451 diretto da Francois Truffaut (Fahrenheit 451, 1966), un titolo immancabile in una ipotetica lista dei migliori film di fantascienza.

 

 

Nel 1969 è la volta de L'Uomo Illustrato (The Illustrated Man) , diretto da Jack Smight con Rod Steiger nel ruolo del protagonista. La pellicola è basata su tre racconti di Bradbury tratti dalla raccolta Il Gioco dei Pianeti (The Illustrated Man, 1951). Prodotto non del tutto ben riuscito a quanto è dato da sapere.

 

 

 

Nel 1983 Jack Clayton gira Qualcosa di sinistro sta per accadere (Something wicked this way comes ) tratto da Il Popolo dell'Autunno, sceneggiato dallo stesso Bradbury. Il film è noto per essere stato il primo della Disney con elementi horror, ed ebbe un'accoglienza abbastanza controversa,per alcuni è una pellicola scialba di poco valore ma per altri è un'opera di culto.

Nel 2005 Peter Hyams realizza Il Risveglio del Tuono (A sound of Thunder) tratto dall'omonimo racconto di Bradbury (in italiano tradotto come Rumore di Tuono). Da questo racconto, basato sui viaggi nel tempo e di come una semplice azione apparentemente insignificante possa produrre effetti devastanti nel futuro, è tratta la famosa espressione “effetto farfalla” usata in relazione alla teoria del caos.

 

 

Conclusioni

 

Si potrebbero scrivere pagine e pagine sull'opera di Ray Bradbury, sulle sue meravigliose qualità e sul fatto che questo uomo vada annoverato a tutti gli effetti tra i grandi della letteratura contemporanea. Tuttavia non è questa la sede, qui si vuole solo offrire un ricordo di uno scrittore che dalle sue pagine ha saputo regalare sogni ai suoi lettori.

Ed è giusto quindi lasciare a lui la parola:

"Il mio lavoro, in realtà, è quello di aiutarvi a farvi innamorare. Innamorare della vita, delle meraviglie del mondo che abbiamo attorno, delle persone che incontrate, delle scoperte meravigliose che ognuno di noi fa nel corso della sua vita".

 

Addio Ray, grazie per averci regalato attraverso in tuoi libri la tua anima di fanciullo e averci di conseguenza fatto scoprire la nostra

 

Per accedere alle precedenti puntate del Circolo Providence potete cliccare qui

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