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Tre film Iraniani
di laulilla ultimo aggiornamento
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Tre film Iraniani

Sono tre piccoli film, poco noti e poco visti: diretti da registi promettenti, costretti, infine, a espatriare per evitare il carcere. Tra loro, una donna, che ha voluto raccontare una storia del passato per parlare del presente disperato e senza sbocchi.

Playlist film

Donne senza uomini

  • Drammatico
  • Germania
  • durata 95'

Titolo originale Zanan bedoone mardan

Regia di Shirin Neshat

Con Pegah Ferydoni, Shabnam Tolouei, Orsi Tóth, Arita Shahrzad

Donne senza uomini

In streaming su Amazon Prime Video

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Ciò che spinge le quattro protagoniste del film a lasciare Teheran nel 1953, ovvero alla vigilia della caduta di Mossadeq, è il peso di un maschilismo ottuso e violento, che nessuna di loro é più disposta a sopportare. La rivoluzione di Mossadeq aveva riportato vita e speranza a Munis (Shabnam Toloui) Un fratello odioso e prepotente le vorrebbe impedire di partecipare alla lotta per la libertà del suo paese; un marito ottuso tarpa le ali alla moglie Farrokhlagha (Arita Shahrzad), togliendole persino la voglia di cantare; la giovane Faezeh (Pegah Ferydoni) è stata brutalmente stuprata: ora, costretta a prostituirsi è ormai così stanca e umiliata da non distinguere più neppure i volti degli uomini che quotidianamente deve ricevere nello squallore del bordello.
Non resta loro che abbandonare la grande capitale per rifugiarsi in un luogo isolato, un Eden, in cui sentirsi protette, locus amoenus, rifugio ideale, inserito nellaa natura amica, in cui è possibile riposare lo spirito tormentato dalle passioni o dal male di vivere, e riservato a chi ha purificato il proprio corpo grazie all’acqua pura del cristallino ruscello che lo circonda.
Il “meraviglioso” delle fiabe orientali, ben riconoscibile anche nelle favole antiche della nostra cultura, diventa dunque per le quattro donne la condizione per sospendere le angosce individuali isolandosi dalla realtà dolorosa che stanno vivendo.

Il film alterna dunque la storia (realisticamente evocata con le scene dei cortei, dell’organizzazione della lotta, della presenza dei militari e della loro efferatezza) e quello del rifugio in una realtà fantastica: si parla del passato e delle antiche speranze, per parlare del disincanto dopo la rivoluzione, ciò che  per Munis significa la messa in atto di quel proposito di suicidio, da tempo  vagheggiato, ma per le altre segnerà il drammatico ritorno alla condizione precedente.
Parlare del passato è un modo diverso per alludere al presente.

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

I gatti persiani

  • Drammatico
  • Iran
  • durata 106'

Titolo originale Kasi az Gorbehaye Irani Khabar Nadareh

Regia di Bahman Ghobadi

Con Hamed Behdad, Ashkan Koshanejad, Negar Shaghaghi

I gatti persiani

In streaming su Chili

Un gruppo di giovani (fra loro anche una ragazza) di Teheran, dalla faccia pulita e dai mille sogni in tasca, vorrebbe cantare, suonare e ascoltare la musica rock di cui ciascuno di loro è appassionato, come milioni di loro coetanei in altri paesi del mondo. Purtroppo a Teheran, il regime allarga senza tregua e con crescente ottusità il numero dei nemici da reprimere: non solo gli oppositori politici, ma gli intellettuali, i giovani che amano la musica non tradizionale, persino i cagnolini da compagnia, probabilmente anche i gatti, che però, prediligendo le pareti domestiche per loro natura, se la passano un po’ meglio e non vengono sequestrati per strada. In questo quadro, i nostri giovanotti, ritenendo di non avere spazio alcuno per sviluppare il loro talento in patria, decidono di investire i magri risparmi familiari per espatriare. Londra, da sempre amata dagli esuli perseguitati, è l’obiettivo della loro fuga, ma è un difficilissimo traguardo, perché, naturalmente, nessuno può allontanarsi dal paese senza rischiare, a meno di ottenere, dalle autorità pubbliche, un passaporto non contraffatto. Purtroppo, per questi giovani avere un passaporto regolare è impossibile, avendo ciascuno di essi già conosciuto il carcere, senza altra colpa, se non quella di amare la musica.
Un quadro davvero impressionante, quello che emerge da questo terribile film, che denuncia la ferocia repressiva di un regime incapace di offrire una speranza a quei giovani che pur amano profondamente il loro paese e non vorrebbero proprio abbandonarlo, solo che venisse offerta loro qualche chanche. Il mondo immobile dell’Iran contemporaneo non è solo quello delle danze delle spade e delle nenie immutabili, ma quello dell’ignoranza diffusa, della sporcizia e del degrado urbano della capitale, dello smog asfissiante, di un traffico caotico e rumorosissimo, sovrastato continuamente dalle sirene sinistre delle auto della polizia.

Racconto veloce e incalzante, che segue il continuo fuggire dei giovani dagli spazi aperti, dove potrebbero essere visti, alla ricerca di luoghi bui, insonorizzati, catacombali, dove la  passione per il rock possa esprimersi senza troppi problemi.

Film costato l’esilio al regista, che non è tornato in patria dopo averlo presentato a Cannes.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Melbourne

  • Drammatico
  • Iran
  • durata 93'

Titolo originale Melbourne

Regia di Nima Javidi

Con Roshanak Gerami, Mani Haghighi, Negar Javaherian, Vida Javan, Elham Korda, Peyman Moaadi

Melbourne

Il permesso di tre anni – per ragioni di studio – atteso molto a lungo da due giovani sposi iraniani, Amir (Peyman Moaadi)  e Sara (Negar Javaherian), è finalmente arrivato: andranno in Australia, a Melbourne, dove altri amici li hanno preceduti e hanno fatto carriera. Tutto è già pronto: i bagagli ultimati; mobili accatastati in attesa del rigattiere; l’affitto pagato, mentre parenti e gli amici vanno e vengono per i saluti, come si conviene in questi casi, in quell’alloggio sottosopra dove si respira aria di smobilitazione imminente.
Non è facile tuttavia per loro – piccolo-borghesi che non hanno ancora acquisito le abitudini della grande capitale – dove per lo più, ognuno bada ai fatti suoi – abbandonare comportamenti cordiali come lo scambio di cortesie e favori fra vicini di casa

Accade che la baby-sitter dei vicini, mostrando una fretta improvvisa, lasci ai due sposini, sul piede di partenza, una neonata da custodire per breve tempo, e accade che i due sposini accettino la bimba nella loro casa, senza difficoltà, lontani dal comprendere quali responsabilità si assumano, quasi che badare a un bebé fosse la cosa più semplice di questo mondo, soprattutto in assenza di esperienza e dell’attrezzatura minima per sistemarla. Sara la adagia sul lettone matrimoniale e continua a dedicarsi alle complicate e sempre più frenetiche operazioni che precedono la partenza.

La bella piccina, però, continua stranamente a dormire, nonostante l’incessante andirivieni nell’alloggio, nonostante il trambusto e nonostante i tentativi di svegliarla da parte di Amir. Il meccanismo perfettamente studiato nei particolari, che l’ingegner Amir aveva messo in opera per condurre a termine l’operazione della partenza, si inceppa inopinatamente per l’evento tragico e imprevedibile della morte della piccina, che potrebbe avere conseguenze inimmaginabili per loro.
A questo punto il film diventa un thriller angoscioso: la posizione dei due giovani si fa sempre più difficile: il timore di perdere il viaggio, che è anche la grande occasione della vita, li induce ad avvitarsi in una serie di menzogne e contraddizioni dalle quali è sempre più difficile uscire, mentre i sensi di colpa e i rimorsi per ciò che non è stato compreso, o per ciò che avrebbe potuto essere fatto, si impadroniscono delle loro coscienze in un crescendo drammatico, che conferisce al film il senso di un interrogarsi sul caso e sull’impotenza umana a dominarlo, come nelle antiche tragedie.

 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No
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