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Wes Craven
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Wes Craven

80 anni fa nasceva Wes Craven, uno dei Registi più celebri nell'Horror statunitense, Autore di Cult del Genere come "A Nightmare on Elm Street" e "Scream", nonché di Perle come "The Serpent and the Rainbow", "The People Under the Stairs", "Wes Craven's New Nightmare" e così via, ma anche di film (molto) meno validi come "The Hills Have Eyes Part II" o "Red Eye", spesso però associati a lavori "alimentari" o a produzioni particolarmente travagliate.
Evolvendo spesso il suo stile visivo, Craven ha più volte trasformato i codici espressivi dell'Horror, a volte rifacendosi ai toni delle Fiabe (dark), altre volte riflettendo sulla propria Arte con trovate metacinematografiche.
Si potrebbe parlare molto del suo Stile, ma oggi non riuscirei a proporre delle osservazioni che non siano trite e/o banali. Comunque, come con altri Autori, ho deciso di omaggiare anche Craven con una playlist retrospettiva dedicata alla sua Filmografia: ne avevo già pubblicata un'altra dopo la sua morte, ma era molto scarna e, non avendo all'epoca ancora visto tutti i suoi lungometraggi, contemplava soltanto 10 titoli. Purtroppo, causa una mia pessima gestione delle tempistiche, non mi ritengo completamente soddisfatto delle varie riflessioni proposte. Spero comunque che riescano a stimolare qualche dibattito. In ogni caso, comunque, forse prossimamente apporterò delle modifiche ai vari commenti, cercando di migliorare eventuali debolezze. 
Concludendo l'introduzione, avverto che nella playlist ho deciso di proporre soltanto i Lungometraggi cinematografici (stando alla catalogazione di Imdb) di Wes Craven, escludendo così i suoi lavori in ambito televisivo. Ho escluso anche "The Fireworks Woman" perché, in quanto esplicitamente porno e con il regista accreditato con uno pseudonimo, non l'ho reputato pertinente con la lista proposta.

Playlist film

L'ultima casa a sinistra

  • Horror
  • USA
  • durata 84'

Titolo originale The Last House on the Left

Regia di Wes Craven

Con Sandra Cassel, Lucy Grantham, David Hess, Fred J. Lincoln

L'ultima casa a sinistra

In streaming su Plex

THE LAST HOUSE ON THE LEFT
Esordio ufficiale di Craven alla Regia di un Lungometraggio, "The Last House on the Left" è diventato un signor Cult col tempo, tanto da ottenere anche lui il discutibile "onore" di un remake nel nuovo millennio.
Molte persone hanno sottolineato come la resa tecnica delle immagini (dalla fotografia la montaggio), della messa in scena e in generale della costruzione del Film sia acerba, simile a quella del successivo "The Hills Have Eyes", rispetto a Capolavori successivi del Regista come "Nightmare". Ad essere onesti, non si può evitare di notare la patina grezza, quasi rozza della Pellicola, così come non si può definire il montaggio "pulito" rispetto ai canoni del Cinema "ufficiale": stacchi repentini da una scena all'altra, inquadrature "stonate" (come il cadavere di Mari sul divano inserito nel dialogo tra la Madre della ragazza e Fred), apparenti buchi narrativi... Tutti elementi che rendono "The Last House on the Left" visibilmente più acerbo rispetto alle evoluzioni stilistiche di Craven.
Ma questi ed altri "difetti tecnici", più che sembrarmi frutto di estrema ingenuità e/o di fretta produttiva da B-Movie d'exploitation (anche se forse, se non probabilmente, questi elementi possono essere effettivi), mi danno l'idea di uno spirito sperimentale in linea con quei movimenti di decostruzione linquistica dei canoni cinematografici (soprattutto hollywoodiani) all'epoca molto attivi. La "sgradevolezza" e la "sgrammaticatura" infatti mi paiono voler unire consapevolmente i limiti produttivi ad un desiderio di Ricerca stilistica: Craven rende così palpabile lo shock delle brutali violenze ed umiliazioni subite dalle due ragazze e, allos tesso tempo, mette anche il dito nella "piaga" sociale, ovvero l'ipocrisia borghese, da un lato ostentatrice di una arrogante pretesa di superiorità civile ma sotto la superficie caratterizzata da istinti di violenza animalesca (in quanto umana). I siparietti comici della polizia certamente stonano con la morbosità della vicenda, ma sono in linea con le spinte sperimentali del Film e con la sfiducia di Craven nelle istituzioni (sbirresche).
La Colonna Sonora di Hess, tra pezzi drammatici ("Wait for the Rain" e variazioni, ma anche "Now You're All Alone", usata da Tarantino in "The Hateful Eight") e brani comici, crea un ottimo contrappunto con le Immagini, mentre il Cast, soprattutto nel gruppo di "cattivi", è straordinario già dal look (e in questo Hess spicca ancora).
Dunque, un Cult che merita il suo status, e che se magari non raggiunge la vetta del "Capolavoro" ci si avvicina, a parer mio.

Rilevanza: 1. Per te? No

Le colline hanno gli occhi

  • Horror
  • USA
  • durata 90'

Titolo originale The Hills Have Eyes

Regia di Wes Craven

Con Susan Lanier, Robert Houston, Martin Speer, Dee Wallace, Michael Berryman

Le colline hanno gli occhi

In streaming su Amazon Video

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THE HILLS HAVE EYES
Secondo Lungometraggio di Craven (a meno che non si voglia contare anche il porno "The Fireworks Woman").
L'Autore continua il suo percorso di formazione stilistica, sempre all'insegna di una visione "sporca", "cruda", per certi versi anche "grezza" dei rapporti sociali, narrando uno scontro tra famiglie e fra civiltà. Ottime le Inquadrature scelte, sia in quelle 'devianti' dalla trama (ma fondamentali nella creazione dell'Atmosfera) come la Luna o varie porzioni di Paesaggi, sia in quelle dove si sottolineano certi particolari, come il coltello cercato disperatamente dalla mano di Pluto nella lotta contro Beast (la cui compagna non poteva non chiamarsi Beauty*). Il Montaggio costruisce superbamente la Tensione, calibrando i dettagli mostrati e conferendo un ritmo avvincente alle varie sequenze (e spesso alternandole anche tra di loro). Ottimo il Cast, d'impatto il Sonoro (nelle Musiche e nei Rumori) e magnifica la Messa in Scena di Craven.
È interessante notare come gran parte della Brutalità della Pellicola si poggi non solo sulla Violenza esplicita ma anche su quella implicita, suggerita, come lo stupro di Ethel. Non mancano intriganti spunti di Riflessione: la Lotta per la Sopravvivenza viene mostrata in tutta la sua Crudeltà, tanto da parte della famiglia di Cannibali quanto dalla famiglia borghese. La società creata da Jupiter è apparentemente primitivista e brutale, e le azioni compiute da lui e i suoi figli maggiori non si possono definire propriamente condivisibili, ma è una società fondata sul patriarcato esattamente come quella della famiglia del poliziotto, che spesso tradisce una visione maschilista e machista della società. L'unica vera differenza tra i due nuclei è l'ipocrisia perbenista dietro cui si nascone la famiglia borghese, ma l'attacco da parte dell'altro gruppo strapperà questo velo, e finalmente la Lotta per la Sopravvivenza potrà liberarsi da ogni freno, fino a giungere, nell'Epilogo, a una completa uniformazione del borghese al "selvaggio". Memorabile il fermo-immagine finale, con l'immagine 'congelata' sul volto di Doug dopo il suo brutale omicidio di Mars: nello sguardo 'disperato' del personaggio si può leggere una presa di consapevolezza della propria somiglianza al gruppo dei Cannibali... E Mercury, l'uomo fatto precipitare da Beast, pare essere affetto da qualche disabilità mentale, e potrebbe essere stato uno dei membri 'innocui' della Famiglia di Jupiter.
Un altro Classico del Cinema crudo 70iniano, e un ulteriore tassello fondamentale nel percorso artistico di Craven.

Rilevanza: 2. Per te? No

Benedizione mortale

  • Horror
  • USA
  • durata 100'

Titolo originale Deadly Blessing

Regia di Wes Craven

Con Michael Berryman, Maren Jensen, Susan Buckner, Sharon Stone, Ernest Borgnine

Benedizione mortale

In streaming su Plex

DEADLY BLESSING
Film di passaggio tra i primi esperimenti dal sapore crudo 70iniano (The Last House on the Left" e "The Hills Have Eyes") e la sostanzialmente raggiunta sicurezza espressiva di "A Nightmare on Elm Street", del quale sembra anticipare qualche squarcio onirico.
"Deadly Blessing" è un film in bilico tra due decenni assai diversi e discordanti tra loro, e questo superbamente si sposa col tema trattato, ovvero la coesistenza astiosa di due "tempi" (20° e 18° secolo) estremamente diversi tra loro e discordanti: da una parte abbiamo la frenesia dell'epoca contemporanea e dall'altra la quiete dell'America pionieristica, da un lato la Liberazione (parziale) dell'Individuo a partire dalla sfera affettiva e sessuale e dall'altro la chiusura mentale di un passato estremamente bigotto. Due mondi contrapposti, ma forse più vicini di quanto vogliano ammettere, nel bene come nel male: i Sentimenti di Amore e Dolore sono forti e sinceri tanto nel mondo contemporaneo della Protagonista quanto nel mondo antiquato di Isaiah; la Morte colpisce tanto i mentalmente aperti (o maledetti) contemporanei gli "idealisti" (o bigotti) Hittites; la Pazzia omicida e la chiusura mentale attecchiscono tanto nel mondo vecchio quanto in quello odierno. È questo che rende sia concettualmente sia artisticamente (e pure narrativamente) intrigante e originale quest'Opera "minore" di Craven: non c'è una distinzione netta tra mondo buono e cattivo e, dopo aver concentrato l'attenzione negativa sulla comunità agricola-religiosa, alla fine le killer provenivano dal vicinato "normale". Nell'ambiguità che lega le due antagoniste si potrebbe vedere una morale anti-lesbica, ma io credo che ciò sia altamente improbabile visti i successivi Lavori del Regista. Inoltre, anche qui il giudizio rimane sospeso, e il cliffhanger finale, che potrebbe far storcere i nasi (come quello di "Macabro" di Bava jr.) ribalta tutte le possibili certezze, inesistenti come nella realtà.
Un Cast in parte, con Borgnine mattatore nei panni del capo degli Hittites Isaiah, una Colonna Sonora intrigante composta da James Horner e una confezione dell'immagine solida contribuiscono a rendere "Deadly Blessing" un'opera degna di nota nella Filmografia craveniana, nonostante qualche imperfezione qua e là.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Il mostro della palude

  • Horror
  • USA
  • durata 91'

Titolo originale Swamp Thing

Regia di Wes Craven

Con Adrienne Barbeau, Louis Jourdan, Ray Wise, David Hess, Dick Durock, Nannette Brown

Il mostro della palude

In streaming su Plex

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SWAMP THING
A Wes Craven, ormai ben avviato nella professione registica, viene affidato l'adattamento di Swamp Thing, serie a fumetti della DC con protagonista un mutante mezzo umano e mezzo pianta. Il Personaggio, nella sua versione cartacea, verrà riadattato, pare nella versione più apprezzata, da Alan Moore, Autore di "V for Vendetta" e "Watchmen", ma questo qualche tempo dopo l'uscita del film di Craven.
Tornando dunque alla pellicola dell''82, essa è sicuramente uno dei lavori più particolari del Regista: avventuroso e praticamente per nulla orrorifico, "Swamp Thing" è caratterizzato da toni estremamente leggeri e facilmente fruibile da un pubblico di ragazzini, anche se non manca qualche momento di violenza e persino un accenno di nudità (che provocò dei tagli per alcune edizioni). Purtroppo, come altri lavori extra-horror dell'Autore (in particolare "Music of the Heart"), anche qui ci troviamo di fronte ad una delle sue pellicole meno memorabili: la leggerezza del tono scade più volte in una semplicità quasi banale, l'ingenuità di certe trovate risulta spesso poco credibile, il make up della Creatura sa un po' troppo di finto e, in generale, il film si rivela invecchiato piuttosto male. Sul piano etico si potrebbero trovare ulteriori motivi di fastidio, in particolare (parlo soggettivamente) per via di una fiducia troppo ottimistica nelle manipolazioni genetiche, ma qui è evidente che il tutto risponde a vari cliché del genere supereroistico.
Comunque, Craven mantiene una mano tecnica piuttosto efficiente, il cast propone delle buone interpretazioni (specialmente Barbeau), la musica di Manfredini funziona e alla fine un paio di visioni rilassate si riesce a darle senza particolari problemi.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Le colline hanno gli occhi II

  • Horror
  • Gran Bretagna, USA
  • durata 86'

Titolo originale The Hills Have Eyes Part II

Regia di Wes Craven

Con Tamara Stafford, Kevin Spirtas, John Bloom, Colleen Riley, Michael Berryman

Le colline hanno gli occhi II

In streaming su Amazon Video

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THE HILLS HAVE EYES PART II
Girato velocemente e in economia per sfruttare il successo del predecessore, "The Hills Have Eyes Part II" è uno dei lavori più sfacciatamente "alimentari" nella carriera di Wes Craven.
Le debolezze sono numerose e paragonato al Cult originario questo sequel perde sotto tutti i punti di vista: non a caso le scene migliori di questo film sono i flashback, tra cui uno del cane, copincollati dal Cult del '77. Qua la patina grezza è meno "incisiva" e anche la Cattiveria pessimistica dell'Originale latita in favore di una visione molto più tradizionale e commerciale del genere horror, cadendo inoltre in praticamente tutti i cliché dei sequel horror (boogeyman "resuscitati", tentativi di emulazione del predecessore e così via). Non approfitta nemmeno della sua condizione di seguito per ingranare subito la marcia! Insomma, tanti bei cliché, che assieme alla realizzazione tecnica sì professionale ma non proprio artisticamente intrigante e/o personale (Craven si riconosce a stento e Manfredini riprende in alcuni punti la sua colonna sonora di "Friday the 13th"), basterebbero per fare di "The Hills Have Eyes Part II" un filmetto piuttosto mediocre. Se aggiungiamo anche la sensazione che la pellicola non sappia bene che strada prendere il risultato si affossa ulteriormente.
Nonostante la sua sostanziale scarsità qualitativa, il film è riescito, grazie anche alle aspettative molto basse, a lasciarmi discretamente soddisfatto sul piano dell'intrattenimento horror: si dimentica piuttosto in fretta, anche dopo una seconda visione, ma riesce a non far pesare la sua visione divertendo per 1 oretta e mezza in modo "leggero".
In definitiva un film medio-basso (probabilmente anche mediocre), ma comunque potenzialmente "simpatico".

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Nightmare - Dal profondo della notte

  • Horror
  • USA
  • durata 91'

Titolo originale A Nightmare on Elm Street

Regia di Wes Craven

Con Robert Englund, Heather Langenkamp, Ronee Blakley, John Saxon, Amanda Wyss, Jsu Garcia

Nightmare - Dal profondo della notte

In streaming su Amazon Video

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A NIGHTMARE ON ELM STREET
Craven raggiunge una decisa maturità stilistica realizzandoun Classico del Cinema Horror moderno.
Apparentemente il Film, come il Carpenteriano "Halloween", si presenta come un teen-slasher disimpegnato volto a cercare un intrattenimento macabro e spaventoso all'interno di un pubblico, appunto, di adolescenti e pre-adolescenti. In realtà "A Nightmare on Elm Street", secondo me, è un'Indagine inquietante nei Misteri del Sogno il cui percorso tematico viene messo in scena tramite una sorta di concretizzazione dell'Incubo: il Sogno sembra reale, anche se suggerito da diversi indizi (soprattutto sonori), e noi individui spettatori, come la Protagonista Nancy, scivoliamo dentro il Dominio onirico di Fred Krueger. Questi, interpretato magistralmente da Robert Englund nel suo ruolo più iconico, viene spesso occultato tramite squisiti giochi di Ombre, le quali contribuiscono a rendere ancora più minaccioso e occulto il Boogeyman. Krueger è innegabilmente uno dei Mostri cinematografici più intriganti e memorabili di sempre ma, a parer mio, non è solo un 'Villain' da 'pop corn horror', un Orco da prodotto orrorifico il cui fine è spaventare il pubblico adolescenziale per ottenere un effetto catartico: egli potrebbe incarnare la pericolosità e le inside del mondo Adulto per chi sta attraversando il periodo di passaggio dall'infanzia alla maturità. Krueger forse è il Simbolo dell'Uccisione dell'Innocenza, e in questo senso la sua Origine di infanticida seriale (e forse anche pedofilo, cosa che però saggiamente non viene esplicitata, a differenza del brutto remake) parrebbe essere una conferma. Però anche la Vendetta privata operata dai genitori di Elm Street è parte della Mostruosità, non tanto per la sua brutalità e la violazione 'della legge' quanto per il modo in cui gli adulti cercano di nascondere le proprie colpe (ipocrisie, meschinità, autoritarismo...) prendendosela col 'peggiore' per sentirsi meglio, ma poi nella vita quotidiana essi sono i primi responsabili della disillusione giovanile in nome di un realismo spesso idealisticida. La società adulta, con la sua incredulità, causa la morte dei propri figli e delle proprie figlie, e le sue istituzioni, come la polizia (sempre o quasi sbeffeggiata nel Cinema di Craven o comunque dipinta come poco affidabile) o la religione (presente un po' dappertutto, ad esempio nel crocefisso appeso in camera di Tina), si rivelano impotenti nei confronti di Krueger, forse proprio perché parte del Mondo (adulto) che egli rappresenta (sempre secondo questa mia tesi).
Chiudendo le interpretazioni tematiche, "A Nightmare on Elm Street" è comunque, un Classico dell'Horror che merita tutta la Popolarità e il Rispetto ottenuto finora: un Classico da studiare con grande attenzione per imparare l'Arte Cinematografica.

Rilevanza: 2. Per te? No

Dovevi essere morta

  • Horror
  • USA
  • durata 88'

Titolo originale Deadly Friend

Regia di Wes Craven

Con Matthew Labyorteaux, Kristy Swanson, Michael Sharrett, Anne Twomey, Anne Ramsey

Dovevi essere morta

DEADLY FRIEND
Tratto dal romanzo "Friend" di Diana Henstell (da me ancora non letto), in un primo montaggio "Deadly Friend" doveva focalizzarsi maggiormente sullo sviluppo dei personaggi e sulla particolare storia d'amore tra il ragazzo e la ragazza protagonisti: dopo una proiezione di prova, però, la warner "impose" la riscrittura e realizzazione di nuove scene maggiormente in linea con la natura orrorifica dei precedenti film del Regista.
Questa mancanza di autonomia probabilmente ha inciso sul risultato finale, lontano dalle Migliori Opere di Craven.
Comunque, a parer mio il film riesce a farsi apprezzare piuttosto facilmente: lo stile dell'Autore, seppure forzato a "riecheggiarsi", si vede e la Riflessione sull'Amore, per quanto ridotta rispetto alle intenzioni originarie, è struggente. La 'lotta' tra Informatica e Umanità, inoltre, è un tema oggi più attuale che mai: l'Umano è man mano sostituito dall'Artificiale, e l'epilogo, anche se presumibilmente imposto dalla produzione, potrebbe essere visto come un sottolineamento, magari grossolano, di questo problema.
Uccisa per la seconda volta dallo sbirro, come sempre pasticcioni e/o dannosi nel Cinema di Craven, il lato umano di Sam muore definitivamente, proprio quando stava per riemergere in tutto il suo spessore, lasciando in vita solo l'immortale, perché artificiale e quindi non biologiamente vivo, BB.
Sul piano tecnico il Regista di "A Nightmare on Elm Street" mantiene una regia piuttosto salda e pulita, costruendo anche delle affascinanti scene di morte e di sogno (seppure, come già detto più volte, probabilmente imposte in buona parte "dall'alto"), le musiche di Bernstein catturano sapientemente la drammaticità della vicenda narrata e il cast, anche quello più giovane, propone delle interpretazioni convincenti.
Un Craven minore, ma molto interessante: si spera che, prima o poi, venga distribuito anche il cut originario.

Rilevanza: 2. Per te? No

Il serpente e l'arcobaleno

  • Horror
  • USA
  • durata 95'

Titolo originale The Serpent and the Rainbow

Regia di Wes Craven

Con Bill Pullman, Cathy Tyson, Zakes Mokae, Paul Winfield, Brent Jennings

Il serpente e l'arcobaleno

THE SERPENT AND THE RAINBOW
Una delle Opere più mature di Wes Craven, dove l'Autore ha modo di piegare il Genere al Discorso Sociale.
Regia maestosa, sia nella messa in scena di Immagini da Incubo degne di "A Nightmare on Elm Street" sia nella messa in quadro, con riprese studiate al dettaglio per dare all'Opera ora un tono documentaristico ora un tono poetico. La sequenza nella bara è da Antologia, con l'Oscurità che circonda noi assieme al protagonista. Cast ottimale per i personaggi interpretati: Pullman cattura l'empatia del pubblico il quale si riconosce nell'occidentalità del protagonista Dennis vivendo con lui il suo percorso di Maturazione, Tyson conquista col suo personaggio di Marielle anche il nostro affetto e la nostra stima e Mokae fa di Peytraud una delle figure di potente più inquietanti e odiose di tutti i tempi. La colonna sonora completa il tutto con le sue sonorità tribali e nel contempo misteriose.
Venendo alla parte riflessiva della recensione, se alla prima visione ritenevo il Finale troppo ottimista per essere apprezzato appieno, col tempo sono giunto a vedere l'Happy Ending come una Catarsi necessaria. Da qui in poi Craven ha solitamente raccontato Fiabe seguendone gli Schemi narrativi: ne consegue che l'Eroe non può perdere poiché la sua Vittoria costituisce il Traguardo di un Percorso Iniziatico. Ad inizio Film Dennis scopre il suo Totem, il Giaguaro, e nel Finale lo diventa, lo accetta, e con esso accetta l'Esistenza dell'Anima.
Degno di nota il sottotesto Socio-Politico: per quanto il termine 'Anarchy' venga citato una sola volta, negativamente, da Peytraud, in un contesto quindi troppo casuale per giustificare un'interpretazione intenzionalmente Anarchica dell'Opera, mi sento in dovere di sottolineare come la Rivoluzione nel Finale, oltre a sottolineare il Legame 'Leoniano' che unisce l'iniziazione e la catarsi del protagonista con il percorso e la Vittoria (forse accentuata) della Storia, rappresenta un Inno alla Libertà (o, meglio, alla "Liberté", come dicono nel Film) che, personalmente, non può non scaldarmi il Cuore. Inoltre, anche se 'giustificata' da una cornice dittatoriale, non manca la solita invettiva Craveniana contro la polizia. La voce narrante del Protagonista non è una strategia che adoro, però qui ci sta con lo Spirito para-documentaristico del Film e, soprattutto, l'intervento fuori campo è limitato ad alcuni passaggi tra sequenze differenti.
Forse non è un Film perfetto, ma per me "The Serpent and the Rainbow" è uno di quei Capolavori il cui Valore artistico è rafforzato proprio dall'Imperfezione, perché è un'Imperfezione naturale, umana, individuale e, alla fine, non è caratterizzata da difetti veri e propri ma da scelte personali, discutibili "per definizione".

Rilevanza: 1. Per te? No

Sotto shock

  • Horror
  • USA
  • durata 106'

Titolo originale Shocker

Regia di Wes Craven

Con Mitch Pileggi, Michael Murphy, Peter Berg, Jessica Craven, Camille Cooper

Sotto shock

SHOCKER
È piuttosto evidente che con questo "Shocker" Craven abbia voluto in qualche modo portare avanti un discorso stilistico-concettuale iniziato proprio con il SuperClassico "A Nightmare on Elm Street". L'impostazione onirica della messa in scena, la brutalità surreale delle uccisioni, la prevalenza di sequenze notturne, la capacità del protagonista di intervenire grazie ai Sogni... Persino il Villain, Pinker, è interpretabile come una sorta di "figlio bastardo" di Freddy Krueger: in vita un serial killer di quelli pessimi, che arrivano quasi a farti "tifare" per la pena di morte come un redneck ultra-reazionario, un massacratore di famiglie indifese nel sonno (non poi così diverso dalla carriera infanticida di Krueger), dopo la morte biologica diventa un boogeyman inafferrabile e potenzialmente onnipresente, in grado di entrare nelle case tramite la tv, "altare" immancabile nel nucleo familiare occidentale. La presentazione del Personaggio avviene durante i titoli di testa inquadrando dettagli come la gamba zoppicante o la passione per l'elettricità, e pure nel carattere, estremamente bastardo nella violenza e nella cattiveria ma al contempo fortemente ironico e a suo modo carismatico, si nota una certa somiglianza con il babau coi guanti armati. Da non sottovalutare poi il modo in cui entrambi vengono sconfitti: anche qui, infatti, il protagonista entra nel Mondo dell'"Orco" combattendolo con le sue stesse armi. Però, se Krueger doveva essere estratto dall'Incubo per ferirlo nella realtà, Pinker necessita invece di essere "rinchiuso" nella tv o, meglio, in una fusione tra realtà e televisione, dove l'eroe potrà controllarne i movimenti tramite telecomando e, infine, distruggerlo togliendo l'energia agli apparecchi televisivi (e non solo) del paese in cui abita.
"Shocker" mette troppa roba sul fuoco senza approfondire al meglio tutti i temi affrontati e, in generale, si avverte una certa debolezza, tra cui la scelta di un attore protagonista secondo me non molto brillante nella prova attoriale. Però, nonostante sia un film sicuramente inferiore rispetto ad altri Lavori di Craven, riesce a catturare l'interesse dell'individuo spettatore, proponendo anche delle scene intriganti come la sequenza d'inseguimento nei programmi televisivi.

Rilevanza: 1. Per te? No

La casa nera

  • Horror
  • USA
  • durata 102'

Titolo originale The People under the Stairs

Regia di Wes Craven

Con A.J. Langer, Brandon Adams, Everett McGill, Wendy Robie

La casa nera

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THE PEOPLE UNDER THE STAIRS
Fiaba Horror dalle atmosfere labirintiche supportata da un ottimo cast.
Parzialmente ispirato, stando ad alcune dichiarazioni del Regista, ad un vero caso di cronaca, come in "The Serpent and the Rainbow" il Genere viene usato da, Craven per parlare del Sociale, in questo caso contestando l'avidità, la violenza, il razzismo del neoliberismo (sdoganato da Reagan): i "mostri" qui sono una coppia di ricchi possidenti immobiliari che vivono in una "fortezza" moderna piena di segreti inquietanti. La brama di guadagno e di possesso che li spinge ad una progressiva gentrificazione del quartiere e ad accumulare (quasi senza mai toccarle) montagne di denaro e oggetti preziosi in una cassaforte nella cantina, con conseguente sfratti degli inquilini proletari e prevalentemente afroamericani, li spinge anche ad un'ossessiva brama di genitorialità, la quale viene soddisfatta tramite il rapimento seriale di ragazzi, i quali vengono obbligati ad obbedire a dispotiche regole domestiche, pena la rimozione di arti incriminati. La regola principale che vige nell'abitazione è "see/hear/speak no evil", ovvero il divieto di indagare e contestare l'oppressivo sistema della casa e le perversioni della coppia, il quale poi si rivelerà essere composta da fratello e sorella.
Il ruolo fiabesco dell'Eroe è rivestito da un ragazzino nero chiamato "Fool" dalla sorella seguendo il significato dei tarocchi: per curare la madre gravemente malata e riscattare l'affitto in via di scadenza, il ragazzino accetta svogliatamente di aiutare un duo di ladri d'appartamento ma, una volta entrati nell'edificio, si trova ad affrontare numerose sfide per guadagnare l'uscita. Nell'esplorazione-fuga della casa Fool scopre i vari segreti della coppia, come la "figlia" reclusa che cerca di aiutarlo, il gruppo di ragazzi mutilati e dall'aspetto zombiesco imprigionati nel sotterraneo (costretti, come suggeriscono le immagini, ad un'alimentazione antropofaga) e un ragazzino reso muto in grado di muoversi con agilità attraverso i muri dell'edificio.
Il Finale, seppure forse apparentemente "sbrigativo" rispetto al resto della pellicola, conferma la vena fiabesca intrapresa ormai da tempo dal Cineasta: i ragazzi prigionieri si liberano uccidendo la "madre" mentre Fool spinge, con un inganno, il "padre" a far esplodere lo scantinato provocando così la sua stessa morte e un'eruzione di denaro sulle teste del vicinato, accorso nel frattempo per dar manforte al Protagonista.
Craven mette in scena il tutto con la sua solita grande classe, costruendo un'Atmosfera inquietante ma adatta anche ad un pubblico (pre)adolescenziale. Un Cult!

Rilevanza: 2. Per te? No

Nightmare - Nuovo incubo

  • Horror
  • USA
  • durata 112'

Titolo originale Wes Craven's New Nightmare

Regia di Wes Craven

Con Robert Englund, Heather Langenkamp, Miko Hughes, Wes Craven

Nightmare - Nuovo incubo

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WES CRAVEN'S NEW NIGHTMARE
Dopo cinque sequel più o meno riusciti (il migliore a mio parere è il III "Dream Warriors", che non a caso vede il coinvolgimento diretto dell'Autore originario in fase di scrittura), Craven ritorna alla sua Creatura più Celebre e Migliore, ovvero a Freddy Krueger. Invece di realizzare un vero e proprio 7° capitolo della Saga (ormai conclusa con il carino "Freddy's Dead"), il Cineasta, riprendendo un'idea scartata per il già citato "Dream Warriors", gira una sorta di spin-off in cui il suo Boogeyman o, meglio, un'Entità ancestrale con le fattezze di Freddy, esce dal mondo della finzione per perseguitare il cast originario, in particolare Heather Langenkamp (interprete di Nancy). In questo modo l'Autore analizza il dietro le quinte del Cinema Horror e la sua importanza nell'esorcizzare le paure, sottolineandone i collegamenti con i codici della Fiaba, come si nota dalla frequenza con cui si cita "Hansel & Gretel".
Forse il Film ha la pecca (per certi versi tipica della Poetica Craveniana) di spiegare troppo e soprattutto a parole il 'messaggio' che intende lanciare, tanto da mettere in bocca al Regista stesso la rivelazione delle "regole" della nuova incarnazione di Krueger e quindi di come sconfiggerlo. Questa "pecca", però, oltre a caratterizzare lo stile dell'Autore, è giustificata dal tono fiabesco dell'Opera: Craven si ritaglia la parte dell'Aiutante, una sorta di figura oracolare in grado di conoscere il mondo ultraterreno mediante i Sogni e la propria Arte.
Focalizzando la sua attenzione su Heather e la sua "vita privata" (ovviamente reinventata), il Film tratta anche il Tema adulto della Genitorialità, ribaltando il punto di osservazione rispetto al primo "Nightmare": se lì infatti la difficoltà di comunicazione tra adulti e adolescenti era osservato dalla prospettiva dei secondi, qui invece assistiamo al dramma con cui l'ex-adolescente, divenuta adulta e madre, cerca di stabilire un contatto autentico con il proprio figlio Dylan (più piccolo rispetto a Nancy del Capitolo originario). Ancora una volta la minaccia onirica che opprime l'infanzia non riesce ad essere compresa (non subito almeno) dalla figura adulta, ma i continui incubi e l'amore profondo per il proprio bambino riescono questa volta a portare la madre alla presa di coscienza della realtà surreale dei fatti, approdando così al guadagnato Lieto Fine: la Sceneggiatura di "Wes Craven's New Nightmare" viene letta da Heather a Dylan come una Fiaba, condensando magnificamente la chiave di lettura Meta-Narrativa e favolistica dell'Opera.
Un Film straordinario, fondamentale nell'Evoluzione della Poetica Craveniana e anticipatrice della Tetralogia di "Scream".

Rilevanza: 1. Per te? No

Vampiro a Brooklyn

  • Commedia
  • USA
  • durata 102'

Titolo originale Vampire in Brooklyn

Regia di Wes Craven

Con Eddie Murphy, Angela Bassett, Allen Payne

Vampiro a Brooklyn

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VAMPIRE IN BROOKLYN
Tra "New Nightmare" e "Scream" Craven realizza questo esperimento di Horror Comedy mescolando il classico filone dei vampiri con la cultura afroamericana (riportando vagamente alla mente "Blacula"), con Eddie Murphy nel ruolo del vampiro antagonista-protagonista.
Paradossalmente pare che la vena ironica sia stata voluta più dal Regista che non dall'attore, il quale invece intendeva affrontare con una certa serietà il proprio personaggio. Forse questo è il motivo principale per cui il risultato finale è visibilmente non completamente riuscito: personalmente preferisco quando Murphy interpreta ruoli da "sfigatello", quindi vederlo in un ruolo "cool" mi sembra funzionare (molto) meno, e per certi versi mi stimola una leggera irritazione, vedendo (magari a torto) una vena divistica che gradisco assai poco. Inoltre i toni orrorifici e quelli comici non si amalgamano bene tra loro, a differenza di quel che accadeva in "Innocent Blood" di Landis, e anzi in diversi momenti i due aspetti danno l'idea di smorzarsi a vicenda. Altro aspetto mal riuscito è la caratterizzazione del Vampiro protagonista, a volte carismatico, a volte tragico, a volte mostruoso, ma senza che queste caratteristiche sfocino in qualcosa di coerente.
Comunque, nonostante la pesante imperfezione generale, "Vampire in Brooklyn" riesce ad intrattenere piuttosto facilmente, regalando squarci sanguinolenti anche piuttosto succosi e proponendo alcune sequenze divertenti, come il discorso "pro-male" del protagonista nei panni di un reverendo. Il cast è tutto sommato in parte, con Angela Bassett straordinaria come Co-Protagonista "destinata" ad unirsi con il Vampiro e Zakes Mokae, rovesciando il ruolo di villain rivestito in "The Serpent and the Rainbow", interpreta con bravura la parte del cacciatore di succhiasangue. Craven, inoltre, conserva una mano tecnica sempre valida.
Concludendo, "Vampire in Brooklyn" è senza ombra di dubbio uno dei lavori minori del Cineasta, ma ciò nonostante si lascia guardare piacevolmente almeno un paio di volte.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Scream

  • Horror
  • USA
  • durata 111'

Titolo originale Scream

Regia di Wes Craven

Con David Arquette, Drew Barrymore, Neve Campbell, Courteney Cox

Scream

In streaming su Paramount+ Amazon Channel

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SCREAM
Dopo "Vampire in Brooklyn" a Craven viene affidata la messa in scena di una sceneggiatura di Kevin Williamson, ispirata ad una serie di omicidi con vittime studenti collegiali: inizialmente intitolato "Scary Movie" (titolo preso poi dall'omonima parodia e relativi sequel), "Scream" ottiene un successo clamoroso influenzando il filone teen-slasher per gli anni a seguire.
Pur partendo da materiale altrui, il Regista ancora una volta riscrive le regole del Genere, proseguendo quel lavoro di "teorizzazione pratica" dei suoi caratteri già ampiamente affrontata con "New Nightmare". I cliché e le atmosfere dello slasher vengono trattate apertamente, sbeffeggiandone apertamente i limiti e la ripetitività ma allo stesso tempo celebrandone il culto. La natura parlata delle citazioni, in linea con l'estetica sdoganata da Tarantino, può forse risultare troppo ridondante se si preferisce un approccio meno verboso al Genere e al Cinema: da un lato penso anche io che troppo "spiegazionismo" esplicito non sia ideale per un'Arte visiva come il Cinema, ma dall'altro ritengo che l'enunciazione orale dei richiami cinefili sia coerente con gli intenti teorici e auto-ironici dell'Opera, rafforzandone la carica dissacratoria.
Oltre che di Cinema, "Scream" e i suoi sequel analizzano il rapporto tra media e realtà, partendo dall'annoso problema della possibile influenza della violenza contenuta nella Finzione sulla violenza praticata nella realtà. Un tema, questo, che ritorna ciclicamente, coccolato golosamente dal giornalismo sensazionalistico, e che in quegli anni era sentito particolarmente: si pensi alle accuse rivolte a "Natural Born Killers" di Stone o dello stesso "Scream" di aver ispirato casi di cronaca nera, così come ogni "caccia all'ispirazione" che scatta ad ogni caso di omicidio con protagonisti giovani. Il Film di Craven affronta l'argomento senza liquidare completamente l'esistenza di un legame, ma poi punta il dito contro la morbosità dei giornalisti nei confronti dei casi di omicidi, suggerendo (senza in questo caso esplicitare a parole) come forse siano più i media specializzati in cronaca nera a fomentare la violenza, puntando i riflettori sui delitti più sensazionali.
Un altro aspetto importante della Pellicola è l'idea di un Boogeyman 'collettivo': chiunque può essere Ghostface, anche più di una persona contemporaneamente, tanto che la maschera di Munchana memoria diventa un personaggio a sé stante, con una sua voce personale, per certi versi impalpabile come altri Villain Craveniani (Freddy Krueger in primis) seppure con modalità evidentemente più realistiche.
Si può parlare di molto altro riguardo al Film, dalla goffaggine (voluta) dei Killer all'estetica ricercata da Craven, ma per ora chiudo qui.

Rilevanza: 2. Per te? No

Scream 2

  • Horror
  • USA
  • durata 120'

Titolo originale Scream 2

Regia di Wes Craven

Con Jada Pinkett Smith, Neve Campbell, Elise Neal, Liev Schreiber, Courtney Cox

Scream 2

In streaming su Paramount Plus

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SCREAM 2
Il successo di "Scream", com'era prevedibile, spinge i produttori (tra cui il comprensibilmente malfamato Harvey Weinstein) a far partire quasi subito un sequel, sempre partendo da una sceneggiatura di Williamson (che pare avesse già abbozzato delle ipotesi di seguiti mentre scriveva il primo capitolo) e sempre affidando la Regia a Wes Craven.
In sintonia con lo spirito meta-cinematografico del predecessore, "Scream 2" non poteva non indirizzare la propria riflessione sul tema dei sequel, soprattutto di Genere. Per prima cosa si inserisce "Stab", ovvero il film fittizio ispirato al libro di Gale in cui si raccontavano i delitti vissuti dalla giornalista, dal poliziotto Dewey, del cinefilo Randy e della Protagonista Sidney. La sequenza d'apertura, con l'omicidio della coppia di studenti collegiali all'interno di un cinema in cui avviene la proiezione d'anteprima del film, è di notevole impatto, trattando in modo brillante il dilemma, presente in tutta la Tetralogia, del rapporto tra violenza cinematografica e violenza reale.
Nella sua prosecuzione, però, questo primo sequel tradisce in generale una minore freschezza rispetto all'Originale: la natura esplicita dell'iper-citazionismo qui sa di ripetitività, cadendo quasi per assurdo nei problemi criticati nella pellicola stessa. Anche i rapporti tra i vari personaggi è meno sentito e ridondante: i salvataggi del Gruppo di Protagoniste e Protagonisti appare scontato, e in questo la morte di Randy, seppure sconvolgente, può sembrare quasi una sorta di "prezzo" da pagare per tenere in vita Sidney e la coppia Dewey-Gale. Non convince in toto nemmeno la scelta dei killer nascosti nel costume di Ghostface: il compagno di Randy nel corso di cinema è scontato, mentre la sorpresa della madre di Billy, l'ex-fidanzato di Sidney co-autore degli omicidi passati, è un colpo di scena che col tempo perde il suo fascino. Un'ultima nota dolente che mi sento di segnalare è il fidanzato attuale di Sidney, poco incisivo caratterialmente, troppo indiziato per essere credibile come sospettato e protagonista di una scena per me molto imbarazzante come il pezzo musicale in mensa.
Nonostante la sua debolezza generale, però, "Scream 2" riesce a tenere fedeli gli appassionati e le appassionate del Cult del '96, regalando scene di morte sempre intriganti, una buona tensione thriller e del sano divertimenti cinefilo, oltre a proporre dei momenti di grande impatto.

Rilevanza: 1. Per te? No

La musica del cuore

  • Drammatico
  • USA
  • durata 126'

Titolo originale Music of the Heart

Regia di Wes Craven

Con Meryl Streep, Aidan Quinn, Angela Bassett, Gloria Estefan

La musica del cuore

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MUSIC OF THE HEART
Colpito dal documentario "Small Wonders" riguardante la vicenda dell'insegnante di violino e del progetto Opus 118 Harlem School of Music, Wes Craven decide di sperimentare fuori dal Thriller-Horror, realizzando un biopic "di formazione".
Purtroppo, anche se il risultato finale riesce a non scadere troppo nel patetico, proponendo anche interessanti riflessioni sul classismo che permea la società statunitense, il film non si eleva dalla media del dramma sentimentale strappalacrime: "Music of the Heart" è quindi un filmetto educativo pregno di tutti i codici retorici del genere (amplificati dalla natura di "true story"), dove la Mano di Craven non riesce a farsi riconoscere, e non per l'assenza di violenza e di sangue.
Però, una volta superata l'irritazione e il sospetto iniziali, la pellicola si lascia guardare senza problemi: la regia, seppure estremamente impersonale, rimane tecnicamente valida, i momenti coinvolgenti non mancano e il cast è piuttosto buono, seppure nessuno e nessuna proponga interpretazioni particolarmente sorprendenti, nemmeno Meryl Streep, il cui ruolo rientra senza particolari guizzi nella media dei "personaggi positivi ispirati a persone realmente esistite/esistenti". Il pregio maggiore della pellicola, però, è senz'altro la Musica classica eseguita dai violini, il cui momento più alto è raggiunto dalla sequenza finale del Concerto, con veri Musicisti celebri: sospendendo la trama convenzionale, in queste Scene sembra di assistere ad una specie di documentario di una performance autentica, dando al film la sua ragione maggiore per essere visto.
Chiudendo, "Music of the Heart" è una parentesi non imperdibile, un esperimento fuori dall'Horror non completamente riuscito da parte di Craven, ma ha la sua importanza nella carriera del Regista e alla fine si lascia guardare (dubito però che lo riguarderò una terza volta).

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Scream 3

  • Horror
  • USA
  • durata 116'

Titolo originale Scream 3

Regia di Wes Craven

Con Neve Campbell, Courteney Cox, Parker Posey, David Arquette

Scream 3

In streaming su Paramount Plus

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SCREAM 3
Dopo la parentesi drammatica di "Music of the Heart", Craven torna al Thriller-Horror con il terzo (e inizialmente conclusivo) capitolo della saga di Scream. A causa di vari impegni Williamson, pur proponendo delle note narrative, cede il posto di sceneggiatore ad Ehren Kruger. Il progetto ottenne però contestazioni già in fase di pre-produzione a causa di eventi come il massacro alla Columbine High School e ad alcune emulazioni dei primi due "Scream", il che spinse la produzione a richiedere una riduzione della violenza in favore dell'ironia, ma Craven respinse questa ipotesi.
L'azione si sposta ad Hollywood, intrecciando i delitti di Ghostface con la produzione di un terzo "Stab", a differenza dei suoi predecessori non ispirato a fatti veri (ovvero a ciò che accade nei primi due "Scream"): come in "New Nightmare", anche qui la finzione si intreccia con la realtà, così il Killer mascherato va a colpire il cast del film e i personaggi reali, ovvero Sidney, Dewey e Gale. Il discorso metacinematografico su cui si regge la Saga quindi si sposta su un altro piano, incentrato più sugli "addetti ai lavori" rispetto al pubblico e, anche se si parla delle "regole" dei capitoli finali delle trilogie, esse vengono messe decisamente in secondo piano rispetto alla dialettica tra film e dietro le quinte.
Ovviamente siamo lontanissimi dalla qualità del primissimo "Scream" o del citato capitolo semi-apocrifo di Nightmare": le varie rivelazioni che ribaltano le informazioni scoperte nei capitoli precedenti, un po' come la madre di Billy nel secondo film, lasciano il tempo che trovano, i personaggi estranei al Trio protagonista (e al cameo video di Randy) non riescono a fare breccia nell'affetto dell'individuo spettatore e la stanchezza del discorso teorico sullo slasher ormai è evidente.
Personalmente, però, non riesco a concordare con chi lo ritiene il peggiore film della serie né tanto meno con chi lo giudica brutto o mediocre: rispetto al secondo, che di fatto ripeteva lo schema della prima pellicola, si cerca di portare avanti qualche discorso diverso, mentre il lavoro di caratterizzazione sui Personaggi principali viene approfondito, rendendo Sidney una Protagonista sfaccettata e complessa. Il Finale, con la porta lasciata aperta, coniuga lo Spirito fiabesco tipico di diverse Opere craveniane alla vena 'realistica' della serie di "Scream". È interessante inoltre notare come qui siano presenti un paio di momenti onirici, dove le apparizioni alla protagonista della madre morta sembrano riproporre certi squarci di "A Nightmare on Elm Street".

Rilevanza: 1. Per te? No

Cursed - Il maleficio

  • Horror
  • USA
  • durata 97'

Titolo originale Cursed

Regia di Wes Craven

Con Jesse Eisenberg, Christina Ricci, Joshua Jackson, Portia De Rossi, Shannon Elizabeth

Cursed - Il maleficio

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CURSED
Sempre partendo da una sceneggiatura di Williamson, Craven dirige questo teen horror sui licantropi: il progetto originario però attraversò svariate fasi di riscrittura e ri-casting, e questa difficoltà produttiva ha sicuramente influito sul risultato finale.
Infatti, pur riconoscendo il Craven post-90iniano e pur avvertendo l'intenzione di non clonare semplicemente "Scream", non si sente una forte convinzione né si recepiscono spunti di riflessione anche leggeri. Pur essendo
anche qui presente una componente MetaCinematografica, manca quella volontà di analizzare il 'Ruolo' dell'Autore Horror che invece era presente nei Film precedenti del Regista.
Sul piano tecnico troviamo una sempre ottima competenza da parte del Regista e della troupe di collaboratori e collaboratrici, ma anche qui non si avverte completamente la presenza Artistica dell'Autore: si capisce che dietro non c'è uno shooter che cerca di copiare il Craven post-90 ma Craven stesso però il suo tocco sembra trattenuto. Anche nelle scene oniriche non si respira affatto la Forza Surreale delle Visioni che l'Autore di "A Nightmare on Elm Street" ci ha spesso regalato,
Riguardo al cast, io l'ho trovato piuttosto buono e non (troppo) irritante, ma non troviamo interpretazioni straordinarie né personaggi particolarmente memorabili.
Riguardo al bullo che si rivela essere un gay 'costretto' dall'apparenza a fingersi 'duro', non mi ha fatto né caldo né freddo: da un lato è sempre bello far crollare le barriere dell'emarginazione ma dall'altro l'approccio "politicamente corretto" è, a parer mio, un modo banalotto e controproducente per proporre certe tematiche.
Riguardo al finale, avrei preferito forse un'accettazione da parte della coppia fratello-sorella della loro natura Licantropa grazie alla 'mediazione' di Jake, però forse tutto sarebbe scivolato in un epilogo smielato... Però,
da 'semplice spettatore', mi spiace che non si sia potuto creare un piccolo branco licantropesco...
Insomma, nel complesso un film di genere divertente e ben fatto, ma purtroppo non rientra tra le Opere pienamente Artistiche ed Autoriali di Wes Craven.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Red Eye

  • Thriller
  • USA
  • durata 85'

Titolo originale Red-Eye

Regia di Wes Craven

Con Rachel McAdams, Cillian Murphy, Brian Cox, Tom Elkins, Kyle Gallner, Amber Mead

Red Eye

In streaming su Netflix

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RED EYE
Non bruttissimo, purtroppo però non è nemmeno vagamente bello, e chi ha detto che Craven (quasi?) non si riconosce non ha tutti i torti.
Ci troviamo innegabilmente di fronte ad un thriller 'da intrighi' e non 'para-Horror', uno di quei film mezzo spionistici appetibili per il grosso pubblico con tanto di morale patriottica, dove l'americana media, ritrovatasi coinvolta in giochi di potere, terrorismo e sicurezza nazionale sotto minaccia personale, deve "salvare capra e cavoli", ovvero la propria sfera personale/familiare e il bravo politico impegnato a difendere l'america dalla gente cattiva (qua, però, non si notano riferimenti diretti alla "minaccia del momento": almeno, non mi pare di aver visto gente identificabile come "terrorista islamico"). Insomma, il tipico thriller annacquato, privo di tensione anche solo vagamente horror (ma anche di tensione qualsiasi) costruito ad hoc per il pubblico medio, quello che trova avvincente i thrillerini fatti con lo stampino. Si sente che Craven è emotivamente poco coinvolto, oppure che non riesce a far sentire una sua Personalità, condannando la pellicola ad essere un prodottino anonimo che si lascia guardare molto facilmente (più per la durata che per altro) ma molto facilmente si lascia dimenticare.
Tra i film minori in assoluto del Regista, seppure costruito decentemente sul piano tecnico (trama esclusa). Tutto è svolto senza molta personalità e con risultati sostanzialmente anonimi, ma l'impegno, per lo meno professionale, non si può secondo me contestare. Però questo è, sicuramente, il minimo che ci si può aspettare da un film hollywoodiano il cui budget è stimato sui 26 milioni e con un reparto tecnico guidato da un Regista del calibro di Craven.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

My Soul to Take

  • Horror
  • USA
  • durata 107'

Titolo originale My Soul to Take

Regia di Wes Craven

Con Max Thieriot, Frank Grillo, Emily Meade, Denzel Whitaker, Zena Grey, Nick Lashaway

My Soul to Take

MY SOUL TO TAKE
Cinque anni dopo "Red Eye", Craven torna alla regia di un lungometraggio thriller-horror.
Rispetto ad altri lavori del Cineasta, anche quelli generalmente meno apprezzati, "My Soul to Take" mi pare essere passato quasi in sordina: inoltre, in molti sembrano concordare sulla sua scarsa qualità.
Personalmente ho apprezzato anche molto questo film, forse perché mi aspettavo qualcosa di più mediocre.
Il gruppo di teenager protagonista della vicenda, per quanto non composto da personaggi memorabili come in "A Nightmare on Elm Street" (ma il paragone per forza è impietoso) o "Scream", mi è parso credibile. Le morti non sono particolarmente fantasiose ma riescono a far entrare in discreta empatia con i vari personaggi uccisi, mostrando negli ultimi attimi di vita dei caratteri e delle emozioni piuttosto intriganti. Ho pure trovato degli spunti di riflessione sì adolescenziali (e semplici) ma piuttosto interessanti, da racconto di formazione, con il Protagonista che, scoprendo di non essere il Villain, riunisce in sé la figura classica dell'Eroe con quella "spirituale" del Custode di Anime, trovando nel Condor Californiano una sorta di Animale Totem (come il Giaguaro lo era per il Protagonista di "The Serpent and the Rainbow").
I "difetti", comunque, non mancano, e dopo una seconda visione essi pesano maggiormente. Il film di per sé non arriva mai a suscitare davvero paura, utilizzando un po' troppo gli spaventi. Anche il look del Ripper non brilla per particolare carisma o memorabilità, rendendo ancora meno inquietante il tutto. Manca, inoltre, un'Atmosfera particolare, che dia all'opera un aspetto unico e memorabile, mentre i vari colpi di scena, col tempo, perdono la loro efficacia, rivelando anche una certa ovvietà di fondo.
Nonostante tutto, però, "My Soul to Take" è secondo me un titolo assai sottovalutato nella Filmografia di Craven: ancora una volta l'Autore propone una Fiaba oscura, riflettendo sulle enormi difficoltà della Crescita, visto come un periodo in cui l'individuo è minacciato dalla violenza degli adulti e dalle sue menzogne, e in cui il pericolo maggiore è "diventare grandi" uccidendo la propria Innocenza. Non un film imperdibile, e nel complesso non riuscito del tutto, ma interessante.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Scream 4

  • Horror
  • USA
  • durata 103'

Titolo originale Scream 4

Regia di Wes Craven

Con David Arquette, Neve Campbell, Courteney Cox, Emma Roberts, Hayden Panettiere

Scream 4

In streaming su Amazon Video

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SCREAM 4
Dopo più di 10 anni, Craven torna sulla Saga di Culto "Scream", riportando il cast protagonista originario e Williamson alla sceneggiatura.
Le "regole", questa volta, si focalizzano sui remake, e così il film stesso, pur essendo tecnicamente un sequel, diventa, anche a causa della distanza temporale dalla trilogia originaria, una sorta di reboot consapevole. Come nel terzo capitolo, in realtà, la "scusa delle regole" serve all'Autore per riflettere sul Cinema Horror e la sua evoluzione nel primo decennio del terzo millennio, dominato infatti, in ambito soprattutto mainstream, dalla produzione quasi incessante di remake vari. Il film gioca sulla nostalgia, col tempo divenuta sempre più importante nelle strategie di vendita, anche fuori dal Genere: per questo motivo l'autoreferenzialità, già presente nelle tre parti precedenti, si fa qui ancora più pressante, causando un senso quasi di "smarrimento" e di ridondanza che, però, danno l'idea di essere ricercati intenzionalmente. L'impressione generale che il cinema e il pubblico contemporaneo guardino più al passato non trovando quasi nulla di particolarmente straordinarie nel presente impregna tutta la pellicola, tra citazioni (apparentemente) molto più numerose ai Cult pre-novantiniani, critiche a certe derive sensazionalistiche (come il cosiddetto torture porn) e insistenza sulla struttura del remake.
Uscendo dalla dimensione metacinematografica, l'opera ancora una volta indaga il rapporto tra i media e la società, soffermandosi sull'iper-connettività del mondo moderno: Gale Weathers approda alle notizie riservate dopo che queste sono largamente diffuse su internet, gli individui si creano da soli i propri spettacoli trasmettendoli su varie piattaforme virtuali e la voce di Ghostface può essere replicata con una semplice app. Ma, soprattutto, i killer questa volta non puntano sulla narrazione dei loro delitti tramite film, perché il film lo girano in diretta (e qua si aprono parallelismi con la moda del mockumentary): la distinzione tra reale e finzione è rotta dall'indiscrezione del video, la cui accessibilità è aumentata a livelli quasi totalizzanti.
Il finale vede ancora una volta sopravvivere il solito Trio mentre la killer finale soccombe, ma il tono è meno lieto: Jill, la cugina di Sidney, ottiene, seppure temporaneamente, il ruolo della Vittima-Eroina, e il film si chiude non sul sollievo dei superstiti ma sullo sguardo vuoto del cadavere dell'assassina.
Un'ottima chiusura definitiva della Tetralogia di "Scream": neanche qui ci troviamo di fronte ad un Capolavoro (certi aspetti mi lasciano ancora dubbioso), però il Discorso (auto)critico di Craven sull'Horror e sulla società resta sempre interessante e l'intrattenimento è ancora una volta raggiunto con facilità.

Rilevanza: 2. Per te? No
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