Altro orrore di "capolavoro annunciato" d' autore, oltretutto ucciso da un drogato dopo la realizzazione di questo film. Senza cercare chissà quali metafore socio-politiche il "Salò" di Pasolini è stato un film girato per provocare la reazione della censura italiana del periodo, ritenuta da molti registi intellettuali come quello particolarmente autoritaria, bigotta e repressiva anche se in quel periodo si stava allentando, anche grazie alle vicende di altri film sequestrati, dissequestrati e poi rigorosamente vietati ai minorenni con una distribuzione nelle sale limitata ai cinema delle metropoli. Vada per le allusioni con parolacce e brevi scene di nudo femminile ma certe tematiche come le perversioni sessuali più patologiche, erano ancora dei tabù proibiti. Una trasposizione dei racconti del Marchese De Sade in uno dei periodi più bui e tragici della nostra storia. Il film mostra quattro pedofili sadici e rincoglioniti e quattro vecchie baldracche altrettanto rintronate che nel 1944-45 fanno sequestrare dalle SS e sorvegliare dalla milizia fascista e dalla Decima Mas un gruppo di ragazze e ragazzi e dopo averli sottoposti a delle perversioni sessuali estreme, li uccidono quasi tutti con delle torture medioevali nel cortile della loro villa sul lago di Garda, vicino a Salò.
Il cast del film è composto da attori più o meno professionisti con delle facce di culo che potrebbero ricordare nella migliore delle ipotesi il tipico vecchio pedofilo delle caramelle offerte ai bambini al cinema. Bisogna però considerare che questo film era uscito in un periodo nel quale l'estremismo politico imperava anche nel mondo del cinema ma se voleva ribadire il suo antifascismo militante Pasolini faceva prima a mostrare Mussolini che sodomizzava un mulo e una pecora.
L' ultima degenerazione del regime fascista italiano è stata rappresentata meglio da altri registi. Che ci siano delle attinenze storiche con il film del mal chiaccherato regista è molto relativo, dato che le vittime dei nazifascisti venivano spesso uccise subito dopo la cattura. Probabilmente anche Pasolini, che non era un appassionato di storia contemporanea, sarà stato anche lui suggestionato dalle lugubri storie delle "ville tristi" dove i collaborazionisti italiani dei tedeschi torturavano e uccidevano i partigiani prigionieri di ambo i sessi. Se era indubbio che certi ambienti di entrambe le parti in lotta hanno attirato anche dei degenerati malintenzionati è anche vero che pederasti e stupratori non erano ben accettati anche dai delinquenti riabilitati, specialmente in quel periodo. Aldilà del suo contesto storico e politico, la tematica di questo film di Pasolini sarebbe molto più ampia e simbolica. Le perversioni sessuali in esso mostrate sono uno strumento del potere messo in pratica dai suoi servi per sottomettere e uccidere, anche se il potere costituito, passato o presente che sia, ha usato ben altri mezzi più subdoli e sofisticati per dominare le masse e la mercificazione dell' individuo è una cosa che si comprenderebbe molto meglio se rapprensentata in un altro modo. In questo film si assiste solo all' annientamento dell' essere umano.
Comunque si tratta di un film molto lento e prolisso, talvolta involontariamente grottesco, girato solo per provocare i cosidetti censori borghesi benpensanti e i neofascisti, questi ultimi allora più rari di una mosca bianca. Già il citato racconto di De Sade da cui è tratto il soggetto del film è oggi considerato da molti critici letterari un pesante mattone precursore dei romanzetti pornografici da due soldi. Certe scene di violenza sessuale e perversione estrema sono rappresentate con artifizi palesemente finti, come enormi peni di gomma, stronzi di cartapesta alla cioccolata, etc... Pasolini non era di sicuro un imitatore dell' horror americano come Lucio Fulci, un regista che si soffermava troppo su dei particolari ributtanti. Comunque assistere a certe orrende umiliazioni a cui sono sottoposti ragazzi e ragazze è già di per se uno "spettacolo" poco edificante. Le altre scene sono soltanto tediose e ridicole, come ad esempio quella del più basso dei quattro gerarchi nazifascisti che si masturba di nascosto dopo aver sentito una delle vecchie bagasce da salotto parlare di merda puzzolente come se fosse un cibo prelibato.
La qualità tecnica e artistica è a dir poco mediocre, tipica dei film precedenti dello stesso regista, con dei cast di non professionisti che recitano come possono, salvo qualche rarissima eccezione come il professionista Paolo Bonacelli, avvicinandosi a livelli dilettanteschi simili a quelli di Alberto Tomba. Si trattò di un gruppo di ragazzi italiani e ragazze tedesche (a scanso di equivoci: Tutti/e maggiorenni e consenzienti) scelti solo per la loro presenza fisica più o meno bella. Alcune delle attrici più carine, come Dorit Henke e Renate Moar, si rividero nude in altri filmetti erotici di basso livello, compreso qualcuno del genere nazisadoerotico, un sottogenere commerciale di basso livello artistico generato anche da questo film come da quelli di altri affermati registi come Liliana Cavani e Luchino Visconti. Gli interpreti maschili ebbero ancora meno fortuna recitando in pochissimi altri film di vario genere in ruoli di scarso rilievo. Uno dei più belli morì di overdose e uno dei più brutti finì impiegato in una banca di Roma con moglie e figli. Bonacelli alternò la sua carriera in parti minori in film di vario genere e qualità, film televisivi e opere teatrali ma fu l' unico del cast a proseguire la sua carriera di attore. Per la cronaca l' ultimo film di Pasolini non fu molto visto dal pubblico italiano, grazie all' opera della censura che fece sequestrare e dissequestrare il film più volte, facendolo finire nei circuiti contemporanei dei cinema d' essai francesi. Probabilmente sarà stato applaudito solo da quelli che fingevano di apprezzare anche i film bulgari sottotitolati per poi correre a casa a buttarsi sul letto.
Ovvio che con un regista come quello un film come questo, allora visto da pochi, si sia meritato una fama di “capolavoro maledetto” mentre oggi, se si escludono i giudizi della critica italiana, in questo caso spesso e volentieri scritti per sentito dire e in onore del regista scomparso, oggi per molti è soltanto un catalogo di orrori visivi dietro al quale si nasconde una mente sconvolta dalle proprie ossessioni personali, mentre per chi non piace per niente quel regista e se ne frega altamente della storia e della letteratura erotica, “Salò o le 120 giornate di Sodoma” non è niente altro che un decadente vecchio film erotico per un pubblico di gay sadomasochisti di estrema sinistra, anche se secondo alcuni nessuno si è mai eccitato con questo film e meno male, perchè altrimenti sarebbe più consigliabile vedere un film porno.
In un dizionario illustrato dei film pubblicato alla fine degli anni settanta che lo elenca e lo descrive si legge: "Se è stato inserito in questo elenco di capolavori è solo perchè anche i record negativi hanno il diritto di essere citati" . Infatti comparve di recente nelle classifiche dei film più estremi e violenti della storia del cinema redatte da riviste di film cult e scult come "Nocturno Cinema", gareggiando spesso con horror e film violenti di altro genere molto più commerciali e conosciuti. Ancora oggi molti si ostinano ad esaltare questo fin troppo sopravalutato falso capolavoro annunciato prendendo per verità assoluta e incontestabile tutto quello che i cinecritici hanno scritto su di esso magari senza neanche averlo visto, magari bollando ancora come bigotto, fascista e servo del potere chi osa criticarlo e denigrarlo. Ovviamente se "Salò o le 120 giornate di Sodoma" lo girava qualcun' altro lo avrebbero stroncato in centinaia.
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