E come ogni fine/inizio anno mi trovo a fare il bilancio dei film che ho gustato nei dodici mesi precedenti alla data di "giudizio". Ricco è stato l'anno trascorso di visioni che hanno ampliato la mia cultura e placato (almeno sempre e solo in parte) la mia sete di cinema. Vi propongo l'elenco dei magnifici sette, confidandovi che, selezionarli, è stato davvero difficile...qui semplicemente perchè l'annata al cinema non è stata poi così ricca come dicono...
Stupefacente. Nel vero senso della parola. Un vortice di parole, musiche e sequenze spasmodiche che drogano lo spettatore. Esci dalla sala e sei dopato, inevitabilmente. È una sensazione strana, che colma piacevolmente. Un’abbuffata di cinema di qualità, solo a tratti deludente.
Con Charlotte Gainsbourg, Stellan Skarsgård, Stacy Martin, Shia LaBeouf, Jamie Bell
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C'è poco altro da dire rispetto a quello che è stato già detto: l'ultimo film del regista danese è un'opera completa. L'unico tassello leggermente fuori posto è l'andamento della pellicola che, a tratti, fa decadere l'attenzione. Bastava qualche piccolo, ma necessario, accorgimento, per renderlo perfetto, comunque, pur senza esserlo, resterà nell'immaginario collettivo come tra i migliori del suo tempo. Di certo superlativo.
Buon film, ben svolto ma soprattutto ben interpretato a tal punto che l’attenzione è catalizzata sul destreggiarsi di Jared e Matthew davvero eccellenti. Un argomento noto già altre volte rappresentato nella settima arte, qui gestito con la giusta dose di umorismo e attenzione lecita.
Comincia quasi con timore, l'ultima opera di quel genio di nome Nolan come a voler mettere le mani avanti, quasi una sorta di monito che sembra dire "l'argomento è ostico, non v'aspettate chissà cosa" e se l'intento del regista era quello di abbassare le aspettative nella prima (quasi) ora della pellicola, per poi regalarci un finale degno del genio associato alla sua figura, sembra esserci riuscito in pieno.
Ormai è evidente la capacità di Özpetek di raccontare l’amore che irrompe nella vita, quell’amore che la alimenta anche quando sembra flebile. Elena, una straordinaria è dire poco, Kasia Smutniak, si lascia coinvolgere dalla passione figurata da un uomo che va contro la sua etica e gli dona gli anni migliori della sua vita. Quella di Ferzan è pur sempre una corsa contro il tempo, il monito, in ogni suo film, sembra essere: vivi finché hai tempo. E in quel "vivi", in quella piccola ma intensa parola, c’è tutto quello che deve esserci, la concentrazione di un’esistenza.
Ma, in fin dei conti, questo film è davvero un capolavoro come dicono? Non mi sento di dare una risposta assoluta ma la parola insomma è quella più appropriata a risolvere il quesito. Insomma perché "La grande bellezza" funziona a tratti, come un ingranaggio arrugginito o non ben oleato.
Pur essendo una pellicola che oscilla tra il surreale (portare in tribunale la propria infanzia e farci qualche minuto di nostalgia davanto ad un giudice e una giuria che deve accusare o meno un uomo d'omicidio, non rientra nella normalità di un qualsivoglia processo) e lo smielato finale (ma, a dire il vero, credevo peggio), riesce a tenere l'asticella dell'attenzione sempre piuttosto alta.
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