Espandi menu
cerca
Un attore "contro" : Gian Maria Volontè
di GIMON 82 ultimo aggiornamento
Playlist
creata il 19 film
Segui Playlist Stai seguendo questa playlist.   Non seguire più

L'autore

GIMON 82

GIMON 82

Iscritto dal 7 marzo 2012 Vai al suo profilo
  • Seguaci 108
  • Post -
  • Recensioni 466
  • Playlist 23
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Un attore "contro" : Gian Maria Volontè

Con qualche giorno di ritardo ho deciso di rendere omaggio ad un monumento del cinema italiano e mondiale,il 6 dicembre è stato l'anniversario della morte di Gian Maria Volontè,vent'anni fa durante le riprese del film "Lo sguardo di Ulisse" di Theo Angelopoulos un infarto si porto' via un interprete unico,versatile,istrionico.Con lui va via un pezzo storico del cinema italiano e non,simbolo "rivoluzionario" e catartico del ribelle puro,non disposto a scendere a compromessi.Il lavoro dell'attore per Volontè non si sposava solo con l'arte,ma era molto di piu',andava oltre scavalcandone limiti di divismo ed effimeri rotocalchi.Volontè era il corpo,lo sguardo dell'attore impegnato,contro sistemi di potere e corruzione,da militante dichiarato di sinistra si era impegnato ad entrare in personaggi scomodi,dal questurino fascista al giornalista reazionario,fino all'operaio alienato per poi immedesimarsi in simboli di martirio umano contro il sistema,vedi lo struggente Vanzetti del film di Montaldo oppure "l'eretico" Giordano Bruno.

Una parabola umana unica, cominciata a Milano nel 1933,segnata da un infanzia povera e stentata,i cui segni formeranno il carattere duro e spigoloso che contraddistingueva Gian Maria.Figlio di un milite fascista incarcerato e "suicidato" dai partigiani,Volontè rimane solo con la madre e il fratello,abbandonando gli studi a 14 anni e dedicandosi ai lavori piu' umili e disparati,come il raccoglitore di mele in Francia.

 

Rientrato in Italia Gian Maria vive di espedienti,tutto cio' pero' non scalfisce una forte tempra che lo porta ad appassionarsi di letteratura,incendiandosi di passione nelle opere di Camus e Sartre e sopratutto dando la spinta ad un talento da autodidatta che ben presto rivelera' al mondo intero.Dalla letteratura alla recitazione il passo è breve,Volontè per necessita' economiche si aggrega ad una scalcinata compagnia teatrale denominata "I carri dei tespi".Qui svolge la mansione di guardarobiere e factotum,ma la vicinanza con il teatro e l'arte recitativa lo spinge ad iscriversi all'Accademia di arte drammatica a Roma.Siamo nel 1954 e Gian Maria mostra un talento enorme ai membri dell'Accademia,sbalzando alla notorieta' nel 1959 nello sceneggiato televisivo "L'idiota" tratto da Dostoevskij e interpretando Caravaggio.

Ma è il fuoco sacro del teatro ad alimentare le capacita' istrioniche del giovane attore,tra il 60 e il 64 Gian Maria è in scena con opere come "Romeo e Giulietta","La buona moglie" e "Sacco e Vanzetti".Nel 1964 tentera' di inscenare la controversa opera "Il Vicario" di Rolf Hochhuth,una storia tagliente che parla dei legami tra chiesa e regime nazista.La polizia ne impedira' lo svolgimento presso un teatrino in via Belsiana a Roma per violazione di un articolo del concordato.

 

 

Queste vicende  controverse portano alla ribalta non solo il talento cristallino di Gian Maria,ma anche l'incedere nell 'impegno civile che sara' la caratteristica predominante di vita e carriera,Volontè gia' nei primi anni 60 era apparso in piccole parti al cinema,in film come "a Cavallo della tigre" (1962) di Luigi Comencini o "La ragazza con la valigia" di Zurlini,ruoli  pero'  marginali, da puro "caratterista"  che mostra una forte ascendenza col mestiere dell'attore.

Il primo ruolo da protagonista gia' "impegnato" avviene nel 1962 sotto l'egida dei fratelli Taviani, nel film "Un uomo da bruciare",storia dai risvolti sociali ed ispirata alle gesta del sindacalista siciliano Salvatore Carnevale-

Gia' da questa interpretazione Volontè mostra l'afflato sociale dei suoi personaggi,dotato di un magnetismo naturale Gian Maria' s'immerge col cuore in queste figure,assimilandone dialetti e cadenze,diventandone a tutti gli "effetti" il personaggio.I fratelli Taviani nel corso di un intervista ricordarono con nostalgia la dedizione assoluta di Volonte' al ruolo,per prepararsi al meglio era "sceso" tra il popolo,assorbendone idiomi e gestualita',per poterli trasporre al meglio nel "suo" sindacalista.I Taviani ribadirono inoltre che Volontè era il classico attore che "riempiva" con la sola presenza scena e telecamera,un carisma naturale dunque,accompagnato da una forte sensibilita' sottolineata dai due registi in un annedoto particolare: durante le riprese del funerale del sindacalista,Gian Maria era appartato dietro un muro ad assistere alla scena,si trovava in lacrime dunque,quasi a voler dare l'estremo saluto ad un "alter ego" al quale si era affezionato.

 

Questo importante e simbolico ruolo non basto' a toglierlo "dall'ombra",ci vorra' l'epica di Sergio Leone per strappare Volontè dall'anonimato,il grande regista romano lo vuole per interpretare il cattivo Ramon Rojo nel suo "Per un pugno di dollari",primo segmento del trittico della "Trilogia del dollaro" che esportera' il genere "Spaghetti western" nel resto del mondo.

Un successo planetario bissato dal secondo capitolo della trilogia,ovvero "Per qualche dollaro in piu' " del 1965,con Gian Maria' che ancora una volta veste i panni da "villain" ispanico,ovvero "El Indio",bandito psicotico e dallo sguardo spiritato contrapposto alla figura statuaria del biondo solitario Eastwood Volontè da vita a due caratterizzazioni che rimarrano scolpite nel tempo.Nonostante la viscerale "antipatia" verso il doppiaggio nelle figure di Ramon ed "El indio",Volontè crea due "villain" molto fisici: formati di espressione e "corpo",quasi a voler esaltare nell'enfasi dei gesti la carenza di una "voce" che non è sua,ma del doppiatore Nando Gazzolo.Due personaggi controversi come trampolino di lancio di una carriera cinematografica senza eguali,dopo Leone recitera' nel western a sfondo politico "Quien Sabe" (1966) per la regia di Damiano Damiani e nel capostipite del "poliziottesco" all'italiana,ovvero quel "Banditi a Milano" (1968) in cui è il bandito

torinese Pietro Cavallero.

 

 

 

Ma è nel 1970 che interpreta il ruolo che lo lancia nell'olimpo dei miti,il personaggio nevrotico del "dottore",in "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" per la regia di Elio Petri.Una storia costruita su binari tra indagine "all'americana",paradosso kafkiano e vena grottesca,il commisario di polizia di Volontè rappresenta l'apologia precostituita di un potere immune alla punizione.Il delitto commesso dal commissario è quello di un immaturo e disadattato che "sfida" organi e leggi comprovandone la mollezza nei sistemi,caratterizzati da un forte protervio servile e di stampo fascista.Volontè da vita a una figura simbolica,strumento di potere del quale asservirsi per biechi scopi,una maschera italica scomoda,molto realistica ed ispirata senz'altro ai questurini fascisti che imperversavano nella capitale di allora e nella Milano in piena strage di "Piazza fontana".

Un film che ha un successo planetario,vincendo l'Oscar come migliore opera straniera nel 1970,ma Volontè e Petri forse per scelta "politica" non ritirarono il premio,chiarificando cosi' una posizione d'idee molto marcata e sopratutto radicale-

Il sodalizio  tra Petri e Volontè non fu sempre facile,le liti e le asprezze di carattere davano vita a scontri quotidiani che sono riusciti a creare capolavori d'impegno politico e sociale come "La classe operaia va in paradiso"(1972)  o il criptico "Todo Modo"(1976),opere impegnate e coalizzate contro il sistema capitalista o gli organi democratici,che sia il cottimista Lulu' Massa o il ministro M. (chiaro riferimento a Moro) Volontè è un corpo e una voce uniqua,mai equidistante e sempre schierato in  posizioni molto chiare e polemiche.

 

Figure di un cinema che oggi non c'è piu',ma è comunque presente nella nostra realta'  quotidiana che 40 anni fa Volontè e Petri hanno avuto con lungimiranza e coraggio la forza di rappresentare.Sono film unici,schierati contro il "palazzo",trent'anni prima dei Berlusconi,della mafia o dei vari Feltri,Sallusti e Belpietro.Maschere che Gian Maria aveva "creato" a "sua" immagine e somiglianza,come il cinico giornalista Bizanti del fantastico "Sbatti il mostro in prima pagina" di Bellocchio (1972) o come il candido intellettuale Laurana di "A ciascuno il suo" di Petri del (1967),la lista è lunghissima e vi possiamo aggiungere il gia' citato Vanzetti del film di Montaldo,l'Enrico Mattei del regista Francesco Rosi col quale Volontè crea uno splendido sodalizio,dando corpo voce e immagine di figure come il "sovversivo" tenente Ottolenghi di "Uomini contro" (1970),il sinistro "Lucky Luciano" del 1973 o lo splendido Carlo Levi del "Cristo si è fermato a Eboli" (1979).Potrei continuare ancora a lungo ricordando le collaborazioni con Montaldo o rievocando splendide figure come il Vito De Franceso di "Porte Aperte"  (1989),senza tralasciare la sofferta performance dell'Aldo Moro del "Caso Moro" di Giuseppe Ferrara,ma preferisco piuttosto fermarmi a ricordare l'attore e l'uomo,l'ostracismo di cui è stato vittima ieri come oggi,messo ai margini di un sistema del quale era voce "contro",dimenticato dai piu' anche nel ventennale con la parentesi della rete televisiva "Iris" che gli ha dedicato una postuma retrospettiva.

 

Tutto cio' appare pero' insignificante di fronte ad un paese che dimentica le voci coraggiose e illuminate,come quella di un Volontè che rifiuta i Casanova felliniani e i Don Vito Corleone di Coppoliana memoria ritenendoli lontani da esigenze e i  credo personali,meglio scendere in Sudamerica per un film piu' sconosciuto ma necessario come "Actar de Marusia" -"storia di un massacro".Volontè si è contraddistinto per i ruoi mai banali, scelti con cura e centellinati nel  meticoloso studio,creati ad hoc e presentati ad un pubblico che oggi l'ha "voluto" dimenticare,preferendo a lui il cinema di commercio e superficie che addormenta le coscienze non  facendoci riflettere sul nostro "Stato" delle cose.Volontè ha avuto coraggio,lungimiranza e sfrontatezza nel disegnare personaggi come il ritratto del panorama desolante di un Italia (e un mondo) corrotta e collusa,dove mafiosita' e clientelismo sono figlie dell'atavico fascismo,dove televisione e giornalismo sono strumenti di potere e dove il suo mestiere d'attore era come quello di un sognatore che voleva solo un mondo piu' giusto.....Ma noi tutto questo lo abbiamo dimenticato..........

Playlist film (aperta ai contributi)

Contributi di altri utenti

Aggiungi film +

Scrivi lentamente il titolo dei film che vuoi includere nella playlist. Il sistema riconoscerà automaticamente il titolo e te lo proporrà

Commento (opzionale)

Esporta lista
Aggiungi film +

Scrivi lentamente il titolo dei film che vuoi includere nella playlist. Il sistema riconoscerà automaticamente il titolo e te lo proporrà

Commento (opzionale)

Ti è stata utile questa playlist? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati