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Most Underrated Movies : recent years
di BobtheHeat ultimo aggiornamento
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Most Underrated Movies : recent years

Playlist gemella di quella della scorsa settimana.

  

Altri titoli del "Mio Cinema" , di alcuni registi che seguo sempre con interesse, e usciti in sala negli ultimi anni che , chiaramente ai miei occhi, hanno colpito troppo poco critica e pubblico.

 

Io , per un motivo o per l'altro, li amo assai .

 

E li riguardo sempre volentieri.

 

Questa volta ne indico.... 10 ( -1).

  

Perchè ne aggiungerò probabilmente uno nel corso di quest'annata.

Playlist film

L'ultima missione

  • Poliziesco
  • Francia
  • durata 121'

Titolo originale MR 73

Regia di Olivier Marchal

Con Daniel Auteuil, Olivia Bonamy, Catherine Marchal, Francis Renaud, Gérald Laroche

L'ultima missione

Colpevolmente sottostimato da una critica italiana ogni giorno evidentemente sempre piu’ miope, “L’ultima missione” e’ un grande film noir, con una regia asciutta e appassionata, avvolto magistralmente da una fotografia sporca e buia, perfetta per esaltare le sue atmosfere torbide, cupe e disperate. Qualche piccolo eccesso e alcune situazioni sin troppo esasperate e ridondanti, nulla tolgono al suo valore finale che, per inciso,  rimane altissimo. Parafrasando un dialogo del film, "L'utima missione" e’ come la “MR 73” , modello di una pistola del tutto speciale (e titolo originale del film): "molto meglio anche di una bella donna"

Rilevanza: 1. Per te? No

Miami Vice

  • Poliziesco
  • Germania, USA
  • durata 134'

Titolo originale Miami Vice

Regia di Michael Mann

Con Colin Farrell, Jamie Foxx, Gong Li, Naomie Harris, Ciaran Hinds, Justin Theroux

Miami Vice

IN TV Sky Cinema Action

canale 305 vedi tutti

Michael Mann non aveva nessuna intenzione di fare di "Miami Vice" (solo) un (semplice) nostalgico remake della celebre serie televisiva, di cui ai tempi, come sappiamo, era stato produttore esecutivo. E così è stato. Perchè nella sua personalissima versione cinematografica, della vecchia serie, a parte i nomi dei due protagonisti, non vi ritroviamo nulla. Un brutto colpo da digerire per i molti fans, specie in America, del telefilm ma sicuramente una buona notizia invece per tutti gli altri, specialmente per gli estimatori di Mann, maestro indiscusso da anni del cinema notturno e urbano.Quella che vediamo sullo schermo è infatti una Miami agli antipodi da quella assai piu convenzionale vista tante altre volte. Non è la Miami dunque che conosciamo, solare e vacanziera, con il suo quartiere Art Decò e le sue spiagge, le sue innumerevoli palme e suoi tramonti mozzafiato sull'oceano. "Miami Mann" è oggi una città ancor più affascinante, ricca di numerosi e stilizzati grattacieli che, come la sua Los Angeles di "Heat-La sfida" e soprattutto "Collateral", vive di notte, senza regole e senza legge. Cupa e spietata, cinica e violenta, attraente e minacciosa, ennesimo tassello di una nazione dove il male si annida ovunque e in cui ,ogni giorno, è per chiunque sempre più facile smarrirsi e dare un senso alla propria vita. Mann dunque rifà evidentemente il proprio Cinema. Forse anche troppo dirà qualcuno: anche se con straordinaria classe e impareggiabile stile. Perchè se è vero che il soggetto è (specie in questo caso) solo un pretesto, è anche vero che dopo un avvio palpitante (la seducente scena in discoteca sulle note pompate di "Numb" dei Linkin Park, quasi un ideale prolungamento di quella memorabile vista in "Collateral"), il ritmo del film rallenta un po' troppo e taluni situazioni tendono a ripetersi. Era dai tempi di "Heat -La sfida" che Mann non scriveva un film completamente da solo: il risultato finale è non meno incisivo, a tratti elettrizzante. Solo un gradino sotto a "Heat-La sfida" e "Collateral", tanto nella costruzione dei dialoghi, che in quella dei personaggi principali, i quali hanno minore forza che in passato. Il flusso martellante delle informazioni e dei dettagli legati all'operazione in cui i due protagonisti vengono trascinati è sin troppo minuzioso. La rappresentazione del crimine organizzato e globalizzato di Miami è autentica, ma toglie un po' spazio all'azione e al rapporto tra i due protagonisti. E questo nonostante Colin Farrell (Sonny Crocket) e Jamie Foxx (Rico Tubbs, in verita', un po' sottoutilizzato) formino una coppia di sicuro fascino. Eccellente la descrizione di tutti gli antagonisti maschili, e bravissimi tanto John Ortiz (Jose Yero) che Luis Tosar (Montoya), signori del male decisamente inquietanti. E una meraviglia è il personaggio interpretato magnificamente da Gong Li, Isabel, algida business woman del crimine organizzato, capace di trasformarsi in una donna tremendamente passionale e sensuale; sprezzante del pericolo ma anche vulnerabile davanti all'amore improvviso per Sonny. Sotto questo aspetto bisogna dire che Mann rischia moltissimo. Perchè saranno in molti a trovare assurda e folle la loro storia o quanto meno inverosimile la spregiudicata scintilla iniziale. Ma il romanticismo e la passionalità sono un altro dei tratti comuni al Cinema di Mann ("L'ultimo dei Mohicani"). Lui ci crede veramente e osa, sotto questo aspetto, andare ben oltre la logica delle situazioni. Cinematograficamente parlando, il risultato finale è a dir poco coinvolgente. Impossibile non definire che così la sequenza dell'improvvisa fuga dei due in motoscafo, addirittura verso l'Havana, per (tanto per iniziare) sorseggiare "il miglior Mohito dei Caraibi". Ed ancora, quelle subito seguenti, con i nostri impegnati in una sensuale danza caraibica prima e in una calda notte d'amore poi. E cosa dire di quel sorriso solamente accennato che Farrell/Sonny lancia a Gong Li/Isabel durante il carico della nave? Solo una cosa, che e' una meraviglia. Scene da applauso ed emozionanti quanto quella del vertiginoso e sanguinoso scontro a fuoco finale, dove la maestria di Mann emerge ancora travolgente e alla cui riuscita contribuisce non poco il lavoro del "magico" direttore della fotografia Dion Beebe, che grazie ad un mirabile uso del digitale, colora ed illumina la notte con risultati ancor piu' sorprendenti che in "Collateral". Il digitale permette poi a Mann di avvicinarsi moltissimo agli attori, e questo lo si vede più volte nel film, non solo durante le scene d'azione ma anche ad esempio in quelle (splendide) d'amore. L'operatore pedina, quasi si incolla al viso degli attori, ne coglie anche la minima occhiata, ne cattura al meglio le loro reazioni. E noi spettatori siamo lì con loro, proprio al centro dell'azione. Grandissimo Mann. "Miami vice" dunque, pur (forse) nella sua imperfezione, riesce a regalarci atmosfere e immagini fuori dal comune, innovative,enfatizzate da una colonna sonora eccezionale e tipicamente manniana (Moby,Audioslave,Linkin Park, ma la migliore e' "Auto Rock" by Mogwai, sottofondo di tutto l'emozionate finale) che scandisce alla perfezione ogni momento della storia. E questo sino ai titoli di coda, quando la potente e metallica cover di "In the air Tonight" di Phil Collins, fatta dai rabbiosi "Noonpoint", chiude alla grande un film duro e spiazzante e quindi meno semplice da amare: ma che mette i brividi sulla pelle.

Rilevanza: 2. Per te? No

The Ward. Il reparto

  • Horror
  • USA
  • durata 88'

Titolo originale The Ward

Regia di John Carpenter

Con Lyndsy Fonseca, Amber Heard, Danielle Panabaker, Mika Boorem, Mamie Gummer, Jared Harris

The Ward. Il reparto

In streaming su Amazon Video

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"The Ward" è a mio avviso il miglior Carpenter da molti anni a questa parte. Nella messa in scena, nella capacità di creare tensione sempre  e comunque, nel consueto splendido uso del sonoro, si riconosce immediatamente la mano del regista.

Egli vive.

 

Rilevanza: 1. Per te? No

Un sapore di ruggine e ossa

  • Drammatico
  • Belgio, Francia
  • durata 115'

Titolo originale De Rouille et d'Os

Regia di Jacques Audiard

Con Marion Cotillard, Matthias Schoenaerts, Bouli Lanners, Céline Sallette, Corinne Masiero

Un sapore di ruggine e ossa

In streaming su Rai Play

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Il melodramma secondo Audiard. Dopo "Un Prophete" ora sappiamo che la prigione, a volte, è la vita stessa. Un film potente, fatto di corpi e menti lacerate dalla sofferenza. Da non mancare, se si ha uno stomaco forte. E Marion Cotillard è sublime.

Rilevanza: 2. Per te? No

Frankenweenie

  • Animazione
  • USA
  • durata 87'

Titolo originale Frankenweenie

Regia di Tim Burton

Frankenweenie

"Frankeenweenie" segna senza ombra di dubbio alcuno, il ritorno di Tim Burton alla sua forma migliore, a quella vena creativa smarrita del tutto nell'alimentare  e "Made" (solo) in Disney "Alice in Wonderland" (paradossalmente di gran lunga il suo più grande successo commerciale: "cooose da paaazzi" !) e parzialmente nel pur godibile "Dark Shadows", dove comunque vi si ritrovano quei lampi dissacranti tipici del Suo Cinema (e la macchietta dell'anziana governante? Spiritosissima !) e nel quale la funanbolica e trascinante scena di sesso tra Barnabas/Depp e Angelique/Eva Green, sulle note inconfondibili di Barry White, ripagava ampiamente il prezzo del biglietto!!! Dev'esser stata una gran bella soddisfazione per Burton riprendere in mano, personaggi ed ambienti, del Suo vecchio omonimo cortometraggio, che nel 1984 , giudicato troppo cupo ed oscuro e quindi non "in linea" con il loro "stile", aveva segnato il Suo allontanamento da Casa Disney. SIGH ! Quella di oggi è l’ennesima rivincita per Burton! Forte del successo commerciale di "Alice in Wonderland"  (a qualcosa , e molto, è servito: “il nostro” ha “carta bianca e credito” per almeno 3 film !) è infatti riuscito in questa occasione ad avere nuovamente ampia libertà, a parte l'utilizzo del 3D, uno strumento solo in teoria in grado di far entrare meglio lo spettatore nella narrazione (Di fatto penso sia l'esatto contrario, salvo 3-4 eccezioni, non di più). Quindi ad ottenere che il film fosse girato con la tecnica dello stop motion (fatto non da poco in epoca in cui ormai il digitale ha "vampirizzato" l'immaginazione dei bimbi e non solo) ritenuto perfetto (probabilmente a ragione) per la storia raccontata: e addirittura (e qui forse esagera) che fosse in bianco e nero come il cortometraggio , come omaggio a quel Cinema da lui tanto amato (persino "l'acconciatura" di una "elettrizzata" barboncina diventa una precisa citazione di quella cult di "La moglie di Frankenstein"). Quest'ultima scelta ha però di fatto causato il mancato successo commerciale in USA (e sarà probabilmente così anche in Italia) perchè i ragazzini di oggi (mie figli e loro amici compresi) nella stragrande maggioranza, trovano il bianco e nero “un ostacolo” quasi insormontabile: di certo non come l'occasione di vivere un'esperienza nuova e/o diversa. E credo che ciò sia ampiamente comprensibile se non condivisibile. Burton tra l'altro aveva già omaggiato il bianco e nero con il Suo stravagante ed affascinante "Ed Wood". Utilizzandolo anche in questa occasione, finisce in fondo per ripetersi. Soprattutto per rinunciare a giocare sui contrasti luminosi e cromatici, ovvero a quell'estetica che era stata il punto di forza del Suo meraviglioso "La sposa cadavere", nel quale i vivaci e colorati disegni del "chiassoso" mondo dei morti si contrapponevano a quelli grigi del "silezioso" mondo dei vivi. Il film comunque (privo per fortuna di stucchevoli siparietti musicali) è una fiaba veramente piacevole ed emozionante, merito di una storia che appassiona e commuove sin dall'inizio. La prima mezz'ora in particolare, è veramente bellissima: qui la vena poetica del miglior Burton, supportata al solito dall'efficace colonna sonora del fedele Danny Elfman, emerge con grande intensità. Il finale, seppur avventuroso, movimentato e zeppo di citazioni (dal "primo" Godzilla sino ai Gremlins) rientra in binari più standard: tipico momento da Luna Park. E difatti l'azione lì alla fine si svolge. Splendidi anche gran parte dei personaggi, ad incominciare dai due ruoli principali: ovvero l'esile, malinconico ed emaciato (ovvio) ragazzino Victor (Frankenstein di cognome: ennesimo evidente omaggio del regista al "Suo" Cinema) ed il suo adorato, coraggioso ed impagabile cane Sparky (amorevolmente protagonista dei corti e mini filmini di Victor. Il ragazzo promette bene: diventerà un nuovo Gondry?) Il migliore è però il fiero e geniale professore di scienze, disegnato ad immagine e somiglianza dell'indimenticabile Vincent Price. A lui spetta la miglior scena del film: il Suo irresistibile intervento senza "peli sulla lingua" alla riunione dei genitori, gli costa è vero la definitiva cacciata dalla scuola ma anche (se si potesse) l'applauso convinto dello spettatore in sala. Ma funzionano tutti molto bene. Il livello di scrittura è molto alto. Curatissme anche le ambientazioni, con il paesino di "New Holland" ricostruito ad immagine e somiglianza di quelli californiani anni '60, gia visti nel Suo capolavoro "Edward mani di forbice", solo in versione più grigia e funerea. E non poteva essere diversamente visto la presenza di uno spettrale mulino a vento, sede della caotica resa dei conti finale e dell'adiacente cimitero per "animali domestici" (il momento in cui viene resuscitato "Colossus" strappa un lungo compiaciuto sorriso d'ammirazione) che dalla collina troneggiano minacciosi sull'intera (ottusa) comunità. Un film splendido dunque, che tutti gli amanti di Burton non dovrebbero mancare di vedere in sala. Senza dubbio il miglior cartoon della stagione. Uè l'Oscar non lo vorranno mica dare a "Ribelle"? La Pixar ne ha già vinti: quest'anno "la cosa nonsaddaafaaare" ! Miglior film d'animazione 2012 per il NEW YORK FILM CRITICS e per THE LOS ANGELES FILM CRITICS ASSOCIATION.

Rilevanza: 1. Per te? No

Killer Joe

  • Drammatico
  • USA
  • durata 103'

Titolo originale Killer Joe

Regia di William Friedkin

Con Matthew McConaughey, Emile Hirsch, Thomas Haden Church, Gina Gershon, Juno Temple

Killer Joe

In streaming su Amazon Video

vedi tutti

"La famiglia" secondo Friedkin. Un noir grottesco ed irriverente, girato con sana, folle e acida ironia da un 76enne nuovamente in forma smagliante. Ma è "Un Cinema" solo per pochi, che è lecito rifiutare. Per chi scrive invece, è già un Cult. 

La forza del testo teatrale di partenza è innegabile. La caratterizzazione dei personaggi è uno dei punti di forza del film. Friedkin ci mette di Suo una sfrontatezza inusuale, una direzione (e scelta) degli attori straordinaria, una capacità di ricreare situazioni ed atmosfere del tutto particolari, un mix fiammeggiante di western e favola noir. Grandiosa la messa in scena e la direzione della fotografia di Caleb Deschanel, sì il papà di Zoey, che rimanda chiaramente (vedi la sequenza con Emile Hirsch e Juno Temple disperati ed in fuga lungo la ferrovia) al Suo lavoro in "Twin Peaks".

 

Quanto a Matthew McConaughey la Sua è una prova titanica !

Il suo "Joe" è una costante, sadica minaccia.

Un'icona, sin dalla sua entrata in scena.

Altro "miracolo" di Friedkin.

Rilevanza: 2. Per te? No

Monsters University

  • Animazione
  • USA
  • durata 105'

Titolo originale Monsters University

Regia di Dan Scanlon

Monsters University

In streaming su Disney Plus

vedi tutti

Con "Monsters University" la Pixar ritorna alla forma migliore dopo il mezzo passo falso di "Cars 2" e il discreto e nulla più "The Brave - Ribelle", generosamente premiato con l'Oscar. Film intelligente e di puro divertimento, ricco di decine e decine di trovate comiche, (sono talmente tante che mi è impossibile al momento cercare di elencarne qualcuna) di soave leggerezza e pungente ironia, che scorre via liscio e veloce dall'inizio alla fine. Altro che "Turbo" ! Se non si raggiunge la perfezione è "solo" per la mancanza del "grande" momento "Chapliniano" (su tutti il libro/racconto della vita matrimoniale di Carl ed Ellie in "Up" e buona parte di Wall-E). Per chi scrive, persino superiore al primo episodio.

Rilevanza: 2. Per te? No

Prisoners

  • Thriller
  • USA
  • durata 146'

Titolo originale Prisoners

Regia di Denis Villeneuve

Con Hugh Jackman, Jake Gyllenhaal, Maria Bello, Terrence Howard, Viola Davis, Melissa Leo

Prisoners

In streaming su FilmBox+

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Denis Villeneuve , regista pluripiemato sin dagli esordi, passa dal "Cinema d'Autore" di "Polytecnique" e "La donna che canta" (film da "10 e lode" , coinvolgenti ed imperdibili per chi scrive) al genere Thriller in quel di Hollywood, al servizio di una Grande Major. E' automaticamente un venduto ? NO ! Ma quando mai ! Certi amori si voglion tenere nascosti: quando diventano di tutti, non è più lo stesso. Film cupo e disturbante,"Prisoners" per chi scrive è uno dei più grandi thriller mai visti in sala : già un classico della paura "recente" insieme a Zodiac. Qualche piccola ingenuità e forzatura, (ve ne erano anche in la "La donna che canta": ma è un un discorso che rientra nella "mano" del regista, lui vuole far tornare ad ogni costo i tasselli del racconto. Ed è in quest'ottica che si dovrebbe vedere il finale, altro che americanata!) ne scalfiscono solo di poco il valore. Atmosfere soffocanti (che per forza drammaturgica richiamano alla mente altri due film da me molto amati, ovvero "Mystic River" e "La promessa"), regia solenne e incalzante, soggetto intrigante, montaggio di precisione matematica, fotografia plumbea e semplicemente perfetta di Roger Deakins, due protagonisti intensi, credibili e convincenti (con il tenace poliziotto Gyllenhall , incapace di piegarsi davanti all'incedere del male, ad avere la meglio) e altri due grandi personaggi a supporto, interpretati da Melissa Leo e Paul Dano. Difficile fare di più: eh no, Villeneuve non si è affatto perso in quel di Hollywood.  Uno di quei film che ti entrano sotto pelle e non ti abbandonano più. 

Rilevanza: 2. Per te? No

C'era una volta a New York

  • Drammatico
  • USA
  • durata 120'

Titolo originale The Immigrant

Regia di James Gray

Con Jeremy Renner, Marion Cotillard, Joaquin Phoenix, Dylan Hartigan

C'era una volta a New York

In streaming su Nexo Plus

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Avevo letto notizie poco confortanti a riguardo del film, di un'accoglienza abbastanza tiepida in quel di Cannes. A caldo non me ne capacito. Personalmente mi è sembrato un grande film, di straordinaria potenza drammaturgica, curato in ogni dettaglio, (molti i richiami al "Il Padrino parte seconda") fotografato da par suo dal Maestro Darius Khondji e recitato meravigliosamente, in particolare da una nuovamente sublime (dopo "Un sapore di ruggine ed ossa") e commovente Marion Cotillard. (x inciso il film era in lingua originale). Ma sono eccezionali anche Joaquin Phoenix e lo stesso Jeremy Renner (dopo "Two lovers" un altro triangolo amoroso pieno di energia e dai toni melodrammatici) in un ruolo minore ma incisivo. Gray riesce a dirigere sempre al meglio gli attori, nessuna novità. Credo che "The immigrant" sia il Suo film più personale ed importante. A dispetto di quanto avevo sentito dire, sono veramente molte le scene di grande impatto emotivo (Lo scontro sul pianerottolo di casa tra Phoenix e Renner, il momento in cui la Cotillard si confessa e, con tono sofferto, disperata, sussurra al prete:"Uso il mio corpo per fare soldi, lascio che lo usino"). E cosa dire della scena finale, con quella inquadratura sapientemente pittorica che incornicia alla perfezione il destino dei protagonisti? Allora mi faccio una domanda (retorica) e (mi)lancio una provocazione: se lo stesso film, il medesimo risultato, fosse stato "firmato" da(i "miei") Scorsese e/o Eastwood, vuoi vedere che l'accoglienza sarebbe stata ben diversa? Sì, nessun dubbio. James Gray è un regista a mio avviso (inspiegabilmente) sottostimato. E i suoi film ("Little Odessa", "I Padroni della notte"...ok cadeva nel finale..ma quante "fiammate" al suo interno, ed il magnifico "Two Lovers") mi regalano sempre momenti di grande Cinema. Pazienza se non vincono quasi mai dei premi ed incassano poco !

Voto: un bel 9 e di tutto il resto, "francamente me ne infischio".

Rilevanza: 2. Per te? No
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