Espandi menu
cerca
DIECI PICCOLI (GRANDI) VENEZIANI
di alan smithee ultimo aggiornamento
Playlist
creata il 10 film
Segui Playlist Stai seguendo questa playlist.   Non seguire più

L'autore

alan smithee

alan smithee

Iscritto dal 6 maggio 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 315
  • Post 214
  • Recensioni 6383
  • Playlist 21
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
DIECI PICCOLI (GRANDI) VENEZIANI

Dopo sette giorni di passione (nella sua accezione completamente positiva) e 48 (se ben ho contato) film visionati, concludo questa mia intensa fantastica seconda esperienza festivaliera con una playlist ove elenco, in ordine di preferenza relativa e privata, le mie dieci perle veneziane di quest'anno. Sono giudizi del tutto personali, che escudono a priori, e per ovvie ragioni, tutti i film non visti. E a proposito di ciò, va tenuto anche conto che la mia assenza nei primi e soli tre giorni del concorso, mi ha impedito di vedere ben sei film della sezione principale, tra cui il favorito fino alla fine The look of silence di Oppenheimer e l'iraniano Ghesseha, entrambi insigniti di premi, o quell'Anime Nere acclamato ma ignorato dalla giuria, che non mi perderò per nessuna ragione in sala il 18 settembre p.v...

Playlist film

Red Amnesia

  • Thriller
  • Cina
  • durata 110'

Titolo originale Chuangru Zhe

Regia di Wang Xiaoshuai

Con Lü Zhong, Shi Liu, Feng Yuanzheng, Qin Hao, Amanda Qin

Red Amnesia

Un film, concitato ed intenso come un noir, con venature quasi horror per la presenza di fantasmi - reali o immaginari che siano - legati ad affetti troncati o a sensi di colpa che non è facile cancellare via; una pellicola splendida che procede senza distrazioni, catturando lo spettatore in un labirinto affascinante dalla soluzione matematica e chiara, drammatica e dolorosa, come finiscono inesorabilmente spesso per essere le più tragiche vicende della vita, spesso poco propensa a fare sconti o regali inaspettati.

Grande costruzione dell'intrigo, personaggi, principali e non, disegnati con cura e nei dettagli, nelle sfumature caratteriali che rispecchiano in definitiva tutte le casistiche presenti in ogni comunità moderna di quasi ogni angolo del globo. E grande regia, che sa catturare, calibrare i tempi per svelare le sue carte e sbrigliare una matassa che si avviluppa nelle maglie di un progresso economico veloce e repentino, che ha saputo premiare i più scaltri e punito i meno reattivi ed i più onesti.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

The Last Hammer Blow

  • Drammatico
  • Francia
  • durata 82'

Titolo originale Le dernier coup de marteau

Regia di Alix Delaporte

Con Romain Paul, Clotilde Hesme, Candela Peña, Grégory Gadebois

The Last Hammer Blow

Pur sfociando, senza vergognarsi, nel coté anche sfrontatamente melodrammatico, accentuato da una certa predilezione per inquadrature insistite di tramonti pur gradevoli e non disturbanti, la regista Alix Delaporte dimostra, alla sua seconda avventura da regista, di saper affrontare con pertinenza la materia e la storia, senza farsi inghiottire nei gorghi pericolosi e senza uscita del piagnisteo, ma al contrario emozionando veramente grazie ad una conduzione lucida e disincantata e quasi scarna della vicenda che rimane ancorata alla concretezza di vite comunque ai margini, sia della città che della società che li accoglie, seppur da distante, confinate in case-baracche che sono camper e poco più ai bordi di una spiaggia selvaggia e pittoresca.

"Le dernier coup de marteau" è certo un piccolo lungometraggio, ma è il buon film francese in cui vorremmo imbatterci più spesso. Insomma, la pellicola francese più timida e ritrosa del festival, parte solo sulla carta in secondo piano e svantaggiata, perché concretamente risulta, a mio avviso, tra i migliori film visti fino ad ora in concorso.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Altman

  • Documentario
  • Canada
  • durata 95'

Titolo originale Altman

Regia di Ron Mann

Con Robert Altman, Julianne Moore, Bruce Willis, Robin Williams, Keith Carradine, James Caan

Altman

“Il cinema è come un castello di sabbia: lo guardi e costruisci ogni particolare, ma quando il film finisce tutto si appiattisce come se il mare fosse tornato a cancellare ogni dettaglio, e tutto rimanga solo come un impalpabile ricordo della mente”...questa più o meno la bellissima ed efficace metafora almaniana” che apre questo splendido documentario su uno dei più grandi cineasti di tutti i tempi. Un aggettivo, quello di “altmaniano”, che molti suoi attori (tra i molti, tutti notissimi, segnalo la presenza di Robin Williams, che con Altman condivise lo sfortunato ma geniale Popeye, totalmente incompreso e condizionato da problematiche di ogni tipo), interrogati a bruciapelo, provano a definire, ad esplicitare, chiarire una volta per tutte: ognuno ha una sua definizione in particolare: ma in ogni caso la libertà di espressione, la tenacia nel restare fedeli a ciò che si vuole fare e rappresentare, al discorso che si desidera portare avanti, diviene il trait d'union per contraddistinguere questo grandissimo maestro del cinema.

Il documentario di Ron Mann sul regista, è un film prezioso ed emozionante, necessario per capire l'uomo e il cineasta, e ripercorrere una vita bella, intensa, emozionante come il migliore dei suoi film.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Labour of Love

  • Drammatico
  • India
  • durata 84'

Titolo originale Asha jaoar majhe

Regia di Adityavikram Sengupta

Con Ritwick Chakraborty, Basabdutta Chatterjee

Labour of Love

"Lavoro dell'amore", titolo (drammaticamente) ironico dove il lavoro scarseggia e i licenziamenti in una Calcutta periferica ed operosa cominciano al contrario a divenire una regola drammatica e sconvolgente, e la gente comincia di consseguenza a togliersi la vita dalla disperazione.
L'amore di una coppia giovane e bella c'e', ma non si puo' esprimere proprio a causa del lavoro, che li vede occupati entrambi: lei in una sartoria, lui in una grande tipografia. Occupazioni che li allontanano dalla condivisione dei momenti di intimità, ma che nessuno dei  due puo' permettersi di perdere. La crudelta' del caso vuole infatti che lui lavori di notte, addetto alla stampa dei quotidiani, e lei al contrario di  giorno.
Un colpo di  fulmine per me, questa opera prima emozionante del giovane regista indiano Adityavikram Sengupta, che procede con una narrazione fatta di primi piani magici e coinvolgenti, poetici e visivamente magnifici che si concentrano sui lavori manuali di casa, sulla predisposizione dei piatti che lei prepara a lui dopo che quest'ultimo si e recato al mercato, e che proprio lui spesso non riesce neppure a mangiare. Inquadrature concentrate sugli ingredienti, sui loro colori, sulla fragranza dei componenti basici di un cibo, sui colori dei tessuti, sui dettagli della cura nei  lavori domestici. 
La scarsitä di dialogo non fa che giovare ad un film che si eleva per la grazia di cui si pregia e caratterizza. 
Per quanto mi riguarda, si tratta di una delle emozioni piu' genuine avvertite al festival.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

The Postman's White Nights

  • Drammatico
  • Russia
  • durata 101'

Titolo originale Belye nochi pochtalona Alekseya Tryapitsyna

Regia di Andrej Konchalovskij

Con Aleksey Tryapitsyn, Irina Ermolova, Timur Bondarenko

The Postman's White Nights

Koncalovskij ritorna, e per fortuna lo fa con un piccolo film, lontano da quella Hollywood che spesso lo ha ammaliato e catturato, colpevole di averlo rilanciato, ma anche spesso svuotato di contenuti.

Ora, anziano ma in forma smagliante, il regista russo lascia parlare la natura, abbozzando abilmente e con estro quasi pittorico, una storia che poi si dipana con la naturalezza della vita quotidiana del posto più tranquillo e pacato che possa immaginarsi esistere al mondo. Coadiuvato da una fotografia che esalta spazi incontaminati ed accentua il divario tra civiltà arida e tecnologica e natura verde ed incontaminata, il piccolo film russo parte lento e si sviluppa ugualmente calmo e placido con il ritmo solenne di una vita scandita dai ritmi naturali: quelli della luce e delle tenebre. Il risultato è affascinante e potente, e la pellicola ha il potere sfrontato ed impudico di attrarre a sé lo spettatore, lasciando un preciso ricordo di sé che si rielabora e si fa ricordare positivamente. Una circostanza e una capacità di attrazione che, come era prevedibile, hanno finito per avere la meglio sui membri della giuria, che gli hanno tributato un meritato Leone d'argento per la regia.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza

  • Commedia
  • Svezia
  • durata 101'

Titolo originale En duva satt på en gren och funderade på tillvaron

Regia di Roy Andersson

Con Holger Andersson, Nils Westblom, Charlotta Larsson, Viktor Gyllenberg, Lotti Törnros

Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza

In streaming su Apple TV

vedi tutti

Scoprire Roy Andersson ora, cioè molto, troppo tardi, come fosse un nuovo autore, e' una circostanza che, colpevoli o meno, è legata da un lato alla sua rarefatta produzione cinematografica, dall'altro al  fatto che questa rarità è stata fino ad ora pressoche' completamente ignorata nel nostro paese, o almeno gravemente trascurata.
E dà grande soddisfazione e sorpresa conoscere finalmente questo "giovane" talento settantenne svedese, forte di uno stile ovattato e rarefatto unico, fatto esteticamente di colori pastello e lunghe inquadrature d'interno, di piccole storie frammentarie sarcastiche e fradice di un umorismo tagliente che ironizza su comportamenti e stati d'animo di  una società forse troppo arrivata e benestante.
Tutto nell'ambito di un puzzle i cui protagonisti ritornano a scandaglio a formare un alveare di ossessioni, infelicità e soluzioni raffazzonate e comiche per debellare una malinconia latente che odora di estinzione e di voglia di farla finita, e che esprime al meglio e con un sarcasmo tagliente una mentalità,  un carattere, un modo di concepire la vita tutte nordiche, condizionate non poco da fattori climatici che finiscono inevitabilmente per incidere su carattere e tendenze comportamentali. Insomma il mondo colorato a pastello di Andersson, che ha precisi meravigliosi riferimenti pittorici e ci ricorda non poco lo stile surreale dell'altro meraviglioso scandinavo Kaurismaki. Leone d'oro pienamente condivisibile.

Rilevanza: 2. Per te? No

Il giovane favoloso

  • Drammatico
  • Italia
  • durata 137'

Regia di Mario Martone

Con Elio Germano, Isabella Ragonese, Michele Riondino, Massimo Popolizio, Anna Mouglalis

Il giovane favoloso

In streaming su Amazon Video

vedi tutti

Il poeta, ma anche l'uomo, l'essere umano: fragile e compromesso nel fisico e nel morale; la potenza espressiva e la debolezza del  fisico che deve sorreggerla; la capacità di cogliere gli aspetti più  intimi e delicati del creato, e nel contempo il negarsi alla felicità e alla meraviglia di questa perfezione che meglio di chiunque altro egli riusciva a cogliere, percepire, descrivere, catturare. 
Martone prosegue magistralmente, dopo le imprese garibaldine, a raccontarci  l'Italia che fu, il paese da parte di chi ha contribuito a crearlo fisicamente e culturalmente. 
Elio Germano entra, non solo fisicamente, nel personaggio con  una potenza ed un entusiasmo che già sappiamo appartenergli, ma la sua recitazione nervosa risulta perfetta e indispensabile per calarsi  nella psiche e nei tormenti  dolorosi e controversi del nostro letterato  più  illustre e tormentato. Il suo incedere progressivamente sempre più  incerto  e curvo, piegato  e contorto dalla degenerazione del  suo esile fisico che si avviluppa allo stesso  modo  della propria anima pervasa da un senso  di  impotenza e di ineluttabilità della fine, è solo la sfaccettatura più esteriore, vampiresca (quasi espressionista alla Murnau) ma pure tenera e certo  anche più evidente, di  una prova d'attore ignorata in questo contesto festivaliero, ma di cui non si potrà non tener conto in futuro, almeno in altre sedi.
La minuzia della ricostruzione d'ambienti, gli accostamenti  arditi di  una colonna sonora moderna che si  accoppia benissimo ai  torpori dolorosi  e plateali  del  poeta in estasi davanti alle bellezze del creato in una Recanati amata ed odiata,  paradiso  e prigione, gioia e anche dolore, costituiscono un contorno necessario che rende l'opera di Martone un film compiuto  e riuscito, tradizionale ma pure innovativo senza però esagerare, in modo pacato ed intelligente.

Rilevanza: 1. Per te? No

Tutto può accadere a Broadway

  • Commedia
  • USA
  • durata 93'

Titolo originale She's Funny That Way

Regia di Peter Bogdanovich

Con Imogen Poots, Owen Wilson, Jennifer Aniston, Kathryn Hahn, Will Forte, Rhys Ifans

Tutto può accadere a Broadway

In streaming su Rai Play

vedi tutti

A dieci lunghi anni di distanza dalla sua ultima regia, torna il brillante e cinefilo regista Bogdanovich con una commedia scatenata che parla di teatro, di registi talentuosi e furbi, furbissimi e fedifraghi, di bionde avvenenti attricette disposte a scendere a molti compromessi pur di raggiungere la meritata fama; e di molti altri personaggi intriganti ed intrigati tra di loro in una fitta rete di relazioni interpersonali che rendono la sceneggiatura scoppiettante e fresca, divertente e dai tempi comici brillanti che ricordano il migliore Woody Allen. L'opera più fresca del festival, la più giovane, arguta e spensierata, e la summa cinematografica di uno dei più brillanti e cinefili vecchi autori del nostro cinema, che vive una nuovo frizzante capitolo che ci auguriamo fertile di altre perle come questa. 

Rilevanza: 1. Per te? No

In the Basement

  • Documentario
  • Austria
  • durata 82'

Titolo originale Im Keller

Regia di Ulrich Seidl

In the Basement

In streaming su MUBI

vedi tutti

Un falso documentario, o un ibrido di docu-fiction, ci riporta – sarcastico e pungente più che mai – il regista austriaco Ulrich Seidl, deciso una volta in più a infierire nelle profondità malate e perverse che si annidano all'interno (questa volta letteralmente) delle case dei suoi connazionali.

La cantina, possiamo notare lungo questo viaggio “sotterraneo” e labirintico quasi soffocante, anziché luogo utile per immagazzinare, conservare, parcheggiare oggetti, viveri, mobilio ed oggettistica magari al momento inutile o superflua, diviene, almeno nelle case prese in considerazione, un luogo di vita e di svago ove consumare, al riparo o alla lontana da condizionamenti esterni, le proprie passioni: sane o malsane, lecite o perverse che esse siano.

Insomma siamo alla frutta; al benessere esasperato che procura danni irreversibili alla sanità mentale; alla noia dilagante che uccide la ragionevolezza ed attizza fantasie sempre più eccessive, stravaganti o proibite. Il girone della follia senza freni di Seidl continua e questo bizzarro, disturbante, ma anche francamente spesso divertente documentario che aggiunge un allarmante, per quanto scanzonato tassello in più alla follia generalizzata di un popolo privilegiato che comincia a piegarsi sotto il peso della propria raggiunta soglia di soddisfazione: quella oltre la quale regna la noia e dunque  la voglia di evadere con stravaganze e bizzarrie sempre più spinte, tanto da elevare la cantina a teatro preferenziale e luogo sovrano ed eletto per provare fugaci ma genuini attimi di piacere e sana, lucida perversione.

Rilevanza: 1. Per te? No

Figlio di nessuno

  • Drammatico
  • Serbia
  • durata 95'

Titolo originale Nicije dete

Regia di Vuk Rsumovic

Con Denis Muric, Pavle Cemerikic, Isidora Jankovic, Milos Timotijevic, Zinaida Dedakin

Figlio di nessuno

Dalla Serbia ecco il "ragazzo di nessuno", una evidente, ma per nulla pedissequa rivisitazione de "Il ragazzo selvaggio" di Truffaut, ambientato a fine anni '80, alla soglia dello scoppio della sanguinosa guerra civile nei Balcani, che finisce per appropriarsi violentemente della vicenda, condizionando non poco i destini del nostro turbolento e travagliato personaggio.

Poteva essere molto rischioso riaffrontare argomenti già trattati in modo esemplare dal maestro della Nouvelle Vague nel film già citato, e tanto più farlo con l'opera di esordio. Tuttavia a ben vedere il regista Vul Rsumovic affronta la vicenda da un punto  di vista meno pedagogico rispetto al maestro nella Nouvelle Vague, puntando l'attenzione piuttosto sugli aspetti antropologici e civici di una vicenda assurda ed improbabile, ma forse per nulla impossibile.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No
Ti è stata utile questa playlist? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati