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Sole sul tetto dei palazzi in costruzione.....
di GIANNISV66 ultimo aggiornamento
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Sole sul tetto dei palazzi in costruzione.....

"Sole sul tetto dei palazzi in costruzione, 
sole che batte sul campo di pallone e terra 
e polvere che tira vento e poi magari piove.
(….............)
Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, 
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore, 
un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia
….....................................”
Francesco De Gregori La leva calcistica della classe '68 (dall'album Titanic - 1982)

 

Al di là dei significati che sono stati attribuiti ai versi di De Gregori (il calcio come metafora della vita, il riferimento al 1968 ovvero alla generazione che voleva cambiare il mondo ma che si trovava, proprio negli anni in cui venivano stese queste parole, a tirare le somme dei propri fallimenti) credo che il cantautore romano abbia saputo come nessun altro dare forma scritta alle sensazioni che chiunque abbia tirato calci a pallone ha avuto modo di respirare.
Quel senso di felicità mescolata all'ansia che ti coglie quando vai a giocare la partita, sia un torneo fra amici sia una partita di campionato, la certezza che potrai fare grandi cose che cozza con la paura di fallire miseramente, la volontà di rischiare il numero e l'angoscia di commettere errori stupidi che si affiancano.
E poi il rumore del pallone quando viene calciato con potenza, un eco che rimbalza alle orecchie nella vastità del campo, il sapore e l'odore della polvere sollevata dalle scarpette, l'aria della sera che ti porta quel particolare senso di malinconia che puoi avvertire solo in campo di calcio avvolto nelle prime ombre della giornata ormai conclusa.
E ancora il vento o il freddo o la pioggia (se vengono due gocce si continua, si sospende solo in caso di diluvio, ma deve venire forte da rischiare l'annegamento, altrimenti si va avanti) che non li senti perché sei concentrato a correre dietro quel pallone; che nessuno ti paga per farlo, e pensandoci bene ti divertiresti di più a startene a casa al caldo, a mangiarti la merenda con un libro in mano o con gli occhi sulla TV dei ragazzi, ma tu sei lì e non vorresti essere da nessun'altra parte.
La passione per il calcio nasce lì, sui campi di periferia, tra quei “palazzi in costruzione” che si mangiano i bordi della città, e te la porti dietro tutta la vita.


Ce l'ho ancora oggi, nonostante non mi riconosca da un pezzo in questo calcio che è ormai solo business, a partire dalle giovanili, un mondo in cui trovare la poesia di questa splendida canzone è difficile.
E nonostante il fatto che, a causa dell'età e della vita, faccia ormai parte di quella schiera dei giocatori che non hanno vinto mai:
“E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai di giocatori 
che non hanno vinto mai 
ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro 
e adesso ridono dentro a un bar, 
e sono innamorati da dieci anni 
con una donna che non hanno amato mai. 
Chissà quanti ne hai veduti, chissà quanti ne vedrai. “

 

Ma ogni tanto, quando mi capita di vedere ancora gruppi di ragazzini che in barba a play-station, giochi online e le mille stupidaggini regalate da una tecnologia che è (e deve essere) un ottimo strumento ma si rivela deleteria quando diventa ossessione, corrono dietro a un pallone vociando, allora mi fermo e penso che anche io una volta ero lì a correre:
“Prese un pallone che sembrava stregato, 
accanto al piede rimaneva incollato, 
entrò nell'area, tirò senza guardare 
ed il portiere lo fece passare.”

 

Sarò nostalgico ma quello che oggi passano per calcio non mi piace per niente, diritti televisivi e parabole, ecco cosa è diventato. E investimenti finanziari e taroccamenti vari perché vincere diventa un obbligo non per la vittoria in sé ma per fare quadrare i bilanci (più vinci più incassi).
E poi quelli che ne parlano come fossero grandi esperti senza aver mai saputo dare un calcio decente alla palla, senza averlo mai vissuto sulla pelle; che non vuole dire aver giocato ad alti livelli, semplicemente aver giocato, e sentire pontificare gente che non ha mai alzato il sedere dalla poltrona è una roba demenziale.

 

Nonostante tutto la passione alla fine resta e la domenica, quando non piove (ma se minaccia la mia presenza la garantisco), vado allo stadio, il vecchio e cadente impianto della mia città, a sostenere una squadra che si destreggia fra la serie C (oggi si chiama lega-pro......ma la denominazione a me non piace per niente) e i campionati dilettantistici (che in realtà lo sono molto meno di quanto uno possa pensare), la sciarpa al collo e il solito gruppo di amici.

Il calcio per me rimane questo, un modo per stare insieme, per sfottersi (ma senza cadere nel becero e mantenendo il rispetto per il tifo altrui) ed essere comunque amici. Trovo patetici, e scusatemi se posso apparire pungente, quelli che ne parlano come se trattassero di guerra e assetti strategici, patetici e ridicoli. Ma in fondo li giustifico, è solo il risultato di una evoluzione che ha trasformato uno sport in un sistema di affari, e come logica conseguenza ha prodotto un modo malsano di vivere quella che dovrebbe essere solo passione.

 

C'è stata una scena, negli ultimi mondiali appena conclusi (e poco seguiti dal sottoscritto, lo ammetto), che mi ha fatto percepire per un attimo quella che dovrebbe essere la genuinità della passione per il calcio: le lacrime del piccolo tifoso brasiliano di fronte alla disfatta della sua squadra. Loro (quelli in campo) dispiaciuti probabilmente più che altro per una figuraccia storica che rischia di ridimensionarne le carriere, lui disperato sugli spalti per il fango gettato sui colori del suo cuore. Il dispiacere di vedere la tua squadra in cui hai tanto creduto maltrattata, brutta sensazione davvero, ma se la senti nel cuore allora sei un tifoso vero.

Chiudo queste riflessioni, se me lo consentite, con qualche dedica. 

 

Gianni Brera (1919 – 1992) e a Beppe Viola (1939 – 1982) che hanno saputo raccontare il mondo del pallone come nessun altro, due fuoriclasse della penna paragonabili per bravura a quei fuoriclasse di cui raccontavano le gesta (non sempre con rispetto ma spesso con straordinaria ironia).
E chiudo ricordando quella che per me è stata la più grande squadra (non di tutti i tempi, non ho questa presunzione, ma dei “miei” tempi, quelli che ho vissuto) e cioè l'Olanda degli anni '70, quella di Johan Crujff e Arie Haan, Johan Neeskens e Ruud Krol.
Non vinsero nulla ma entrarono lo stesso nella leggenda per il loro modo di interpretare e stravolgere uno sport già allora considerato “centenario”. E forse sono leggendari proprio per quello, perché non vengono ricordati come “una squadra vincente” ma come la squadra che senza aver portato a casa trofei ha praticato il miglior calcio di allora, cambiando la mentalità di quello che sarebbe stato il calcio negli anni a venire.

 

Playlist film

Fuga per la vittoria

  • Sportivo
  • USA
  • durata 113'

Titolo originale Escape to Victory

Regia di John Huston

Con Michael Caine, Max Von Sydow, Sylvester Stallone, Pelé, Arthur Brauss, Amidou

Fuga per la vittoria

IN TV Iris

canale 22 altre VISIONI

Hollywood mette gli occhi sul calcio e realizza forse il film sul pallone. La squadra di prigionieri sfida i tedeschi e li batte, in barba all'arbitro e soprattutto ai piani di fuga. Perché non si può abbandonare una partita come questa a metà. E Max Von Sydow ufficiale Wehrmacht che applaude a scena aperta la prodezza di Pelé sotto gli occhi esterrefatti dei gerarchi nazisti, diventa l'emblema di tutti coloro che amano il calcio.

Rilevanza: 3. Per te? No

Italia-Germania 4 -3

  • Commedia
  • Italia
  • durata 84'

Regia di Andrea Barzini

Con Fabrizio Bentivoglio, Nancy Brilli, Giuseppe Cederna, Massimo Ghini

Italia-Germania 4 -3

Una partita può segnare l'immaginario di un'intera generazione, quella appartenente a quel '68 che De Gregori richiama nella sua canzone. Gli anni passano, gli eroi posano la chitarra ed entrano in banca, le illusioni muoiono. Rimane il ricordo delle speranze e la speranza che dalle macerie si possa ricominciare (la digressione di AntonioGiuseppe Cederna sulla nascita del romanico) in qualche maniera.

Rilevanza: 1. Per te? No

Febbre a 90º

  • Commedia
  • Gran Bretagna
  • durata 102'

Titolo originale Fever Pitch

Regia di David Evans

Con Colin Firth, Ruth Gemmell, Stephen Rea, Mark Strong, Lorraine Ashbourne

Febbre a 90º

In streaming su Rakuten TV

vedi tutti

Il film sul tifoso, non quello becero, antisportivo e anche un po' stupido, bensì quello che vive sotto la pelle la passione per la sua squadra. Paul (Colin Firth) insegna lettere, è simpatico e un po' scapestrato, non sa bene che direzione far prendere alla sua vita ma ha una certezza: i Gunners (per i profani l'Arsenal, mitica squadra di Londra).

Dal romanzo di Nick Hornby, una pellicola in cui è difficile non ritrovarsi se la domenica si va allo stadio.

Rilevanza: 1. Per te? No

Il sostituto

  • Commedia
  • Francia
  • durata 92'

Titolo originale Coup de tête

Regia di Jean-Jacques Annaud

Con Patrick Dewaere, France Dougnac, Michel Aumont, Jean Bouise

Il sostituto

Semisconosciuto film francese interpretato dal compianto Patrick Dewaere, la cui aria da simpatica canaglia ben si associava al personaggio che interpretava in questa pellicola. Quello di un calciatore, finito in galera per un'accusa ingiusta, liberato grazie ai sotterfugi della società per cui gioca e ai quali il protagonista si ribella.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Il mundial dimenticato

  • Documentario
  • Italia, Argentina
  • durata 95'

Titolo originale Mundial Olvidado

Regia di Lorenzo Garzella, Filippo Macelloni

Il mundial dimenticato

La storia di un mundial mai giocato, ispirata a un racconto di Osvaldo Soriano. Un film che nella sua folle ricostruzione di un evento inesistente riesce a risultare più genuino di tanti documentari “veri”, restituendo il senso del calcio come metafora della vita. L'illogicità della vita riassunta nelle stranezze di un mondiale da manicomio (a partire dall'arbitro).

Imperdibile per chi ama il pallone!

Rilevanza: 1. Per te? No

Lezioni di sogni

  • Drammatico
  • Germania
  • durata 113'

Titolo originale Der ganz große Traum

Regia di Sebastian Grobler

Con Daniel Brühl, Burghart Klaußner, Thomas Thieme, Justus von Dohnanyi, Jürgen Tonkel

Lezioni di sogni

Un omaggio alla Germania che ha appena vinto il mondiale. Non è una squadra che gode delle mie simpatie ma è giusto rendere onore a una nazionale da sempre tra le più forti (ma quando incontrano gli azzurri......). E allora spazio a questa gradevole pellicola che ricostruisce la nascita del calcio in terra teutonica.

Lo introdusse il professor Konrad Koch e i suoi maestri furono, tanto per cambiare, gli inglesi.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Marrakech Express

  • Commedia
  • Italia
  • durata 95'

Titolo originale Marrakech Express

Regia di Gabriele Salvatores

Con Diego Abatantuono, Fabrizio Bentivoglio, Giuseppe Cederna, Gigio Alberti

Marrakech Express

Come non citarlo visto che una delle scene più belle ha come colonna sonora proprio la canzone che ho scelto come motivo conduttore di questa playlist. Film straordinario sotto molti punti di vista, anche per come sa raccontare quanto sia importante l'arte pedatoria per quegli eterni bambini che in fondo siamo noi quando ci mettiamo a rincorrere una palla.

Rilevanza: 1. Per te? No
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