Per me è impossibile non considerare Wes Anderson come uno dei talenti più cristallini degli ultimi 20 anni, un genio in una parola. Durante questa settimana mi sono visto quasi tutti i suoi film (tranne un colpo da dilettanti) uno dietro l'altro, e dopo ogni visione sono rimasto deliziato, estasiato, meravigliato dallo stile, dalla perizia e dalle idee che riesce ogni volta a mettere in campo. Adulto nel modo di fare Cinema, di costruire la scena con una cura impressionante per il dettaglio, di imporre il suo stile inconfondibile ,ma che ogni volta migliora e si rinnova, nell'esporre con una tragicità sottile i drammi dei suoi grotteschi (ma umanissimi) personaggi; fanciullesco invece nella spontaneità di sentimenti delle sue pellicole e nelle emozioni che mi ha provocato, cosa davvero rara di questi tempi. Insomma, un cineasta che dal suo universo di piccole cose riesce sempre a tirare fuori qualcosa di grande, emozionante, unico, dove l'assurdo diventa plausibile senza mai sfociare nel ridicolo.
Il primo film di Anderson che ho avuto modo di vedere, qualche mese dopo la sua uscita al Cinema, sempre sul grande schermo. Non conoscendolo avevo aspettative basse, che ad ogni minuto del film sono aumentate vertiginosamente e sono state puntualmente soddisfatte! Una fuga d'amore, un viaggio che ritorna ancora una volta nella filmografia di Anderson ma che si rinnova, questa volta iniziatico nel vero senso della parola, ancora più tangibile e dagli effetti ben constatabili. Viaggio che si contrappone a quello interiore degli adulti del film, probabilmente gli unici a dover davvero imparare qualcosa. Colori e inquadrature meravigliosamente simmetriche ma mai fredde rendono il tutto perfetto.
I personaggi Andersoniani più belli devo averli trovati in questo film, o almeno i più problematici, sfaccettati, grotteschi ma al contempo umani, più umani del normale. Ne I tenenbaum credo che Anderson sia andato a definire alla perfezione il suo microcosmo e tutti gli elementi che lo compongono, dando una fisionomia chiara del suo Cinema sia dal punto di vista tecnico che narrativo ed emozionale: la conferma di un immenso talento dopo il buon Rushmore, il punto di partenza per tutte le opere che verranno dopo.
Il viaggio spirituale di tre fratelli diversissimi tra loro che diventa anche un po' nostro, o almeno per me è stato così. Impossibile non entrare in un' empatia davvero forte con i tre personaggi come al solito delineati alla perfezione dalla penna di anderson. Il trio da una recitazione meravigliosa che, insieme al tocco di Anderson, rende il film una piccola, ma che dico, una grande perla. A questo aggiungiamo che lo stile Andersoniano sembra nato per stare insieme alle atmosfere, ai colori, ai paesaggi, alle usanze e genti orientali, e il gioco è fatto.
Con Jason Schwartzman, Bill Murray, Seymour Cassel, Olivia Williams
In streaming su Disney Plus
Secondo lavoro di Wes, più che notevole, ancor più vicino a quello che sarà il suo stile definitivo, delineato alla perfezione ne I tenenbaum. Da una parte un ragazzo difficile, disincantato, che si sente un po' padrone del suo (piccolo) mondo non sapendo che il mondo è ben altra cosa; dall'altra un padre di famiglia, che vive una vita che però vita non si può definire. Quando le loro strade si incontreranno, ma soprattutto quando i loro interessi collideranno, allora a quel punto dovranno imparare a non schivare più i problemi, ad assumersi le proprie responsabilità, ad affrontare il mondo a testa alta.
Il miglior Murray che abbia mai visto all'opera, protagonista di un film non facile, forse il più criptico di Anderson, e con più sottotrame di tutti gli altri. Ancora una volta un viaggio, un rapporto padre-figlio più difficile che mai, una carrellata di personaggi di contorno funzionali allo svolgimento del film, un incontroscontro con la natura che in un certo senso porta Steve Zissou a riflettere sul senso che la sua esistenza ha avuto, che ora non ha più, e che cercherà di dare per un futuro migliore. Un po' invasiva la CG ma si sorvola facilmente su questo.
Non banale come può sembrare. Fantastic mr fox non è solo intrattenimento per bambini, oltre a quello c'è di più: c'è un sottile cinismo di fondo, uno humor per niente scontato che solo un pubblico più maturo riesce cogliere, e una componente tecnica pazzesca, con un lavoro in stop motion incredibile per i dettagli e un uso dei colori quantomai azzeccato. Con la sua abilità Anderson riesce a fare suo il racconto di Dahl per poter mettere in campo le tematiche che ha più a cuore: rapporto padre e figlio, rapporti familiari in generale, ricerca di un nuovo senso alla propria vita, redenzione.
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