Arriva Halloween. E insieme alle feste posticce arriva puntuale il brivido orrorifico che tanto ci piace. Riesumiamo, letterarlmente, vecchi film horror dell'infanzia, leggiamo qualche racconto o romanzo del terrore, magari un classico del genere, rispolveriamo qualche vecchia maschera nel cassetto... ecco, la maschera!! Ho sempre pensato che carattere fondamentale dell'horror, quindi della paura e del perturbante, fosse la maschera. Fin dalle origini, la "maschera" era segnale di mistero e quindi di terrore. Il fantasma dell'opera, il vampiro di Murnau e così via non erano maschere nel senso che non erano dei surrogati artificiali che un uomo indossava per nascondersi, ma pur essendo le loro fittiziamente vere facce avevano e hanno ancora oggi valenza di maschera nel senso iconico del termine. Da "masca" (fuliggine, fantasma nero per Treccani) la mascherazione e la schermatura è da sempre, fin dall'antichità, mezzo e momento della liberazione e allo stesso tempo di perturbazione e falsità. Essere se stessi sotto mentite spoglie? Sembra un paradosso, ma è proprio così. Ecco che la maschera non poteva che essere uno degli oggetti feticcio, se non sublimamente fondamentale, per un genere, poi battezzato come horror alla sua nascita, incentrato sul mistero e sulla perturbazione di tale mistero. Interessante poi il parallelo con il genere erotico, credo il secondo genere al mondo in cui la maschera diventa oggetto funzionale al genere stesso. Ad ogni modo l'horror è strettamente legato alla maschera e all'inquietudine che deriva dalla sua fissità, dal mistero dell'identità nascosta e dalla spersonalizzazione che ne fa dell'individuo che la porta. Così, aiutato dall'articolo a firma di Bartolini su Film.Tv. n.1084, metto in fila le maschere che più mi hanno coinvolto in un film horror, funzionali al genere, caratterizzanti il personaggio e iconicamente immaginifiche.
Con Marilyn Burns, Allen Danzinger, Paul A. Partain, William Vail, Teri McMinn, Edwin Neal
In streaming su Apple TV
Maschera d'autore. Non è solo funzionale al terrore e al raccapriccio, ma è anche mezzo di rappresentazione del disturbo del personaggio e sua massima caratterizzazione.
Incipit immaginifico del killer mascherato. Fosse solo questo sarebbe poca cosa, ma l'assassino-manichino postula con la sua estetica la spersonalizzazione del personaggio creando il mito.
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