Espandi menu
cerca
L’alienazione dell’uomo contemporaneo
di steno79 ultimo aggiornamento
Playlist
creata il 7 film
Segui Playlist Stai seguendo questa playlist.   Non seguire più

L'autore

steno79

steno79

Iscritto dal 7 gennaio 2003 Vai al suo profilo
  • Seguaci 239
  • Post 22
  • Recensioni 1663
  • Playlist 106
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
L’alienazione dell’uomo contemporaneo

La parola “alienazione” deriva dall’aggettivo latino alienus: il termine si riferisce alla persona che è “altra”, ovvero “straniera”, “estranea”, “non appartenente al nostro gruppo”. L’alienazione è un concetto di notevole complessità, che generalmente viene usato in un’accezione sociologica e che riguarda una condizione di bassa integrazione nelle relazioni sociali, spesso dovuta ad un forte isolamento fra un singolo individuo e il gruppo di persone che compone la comunità di appartenenza. In questa sede non posso dilungarmi su tutte le accezioni che il termine ha finito per ricevere nei vari ambiti culturali, ma mi sembra interessante accennare qualcosa almeno per l’ambito filosofico. Il primo ad usare questo termine in filosofia è stato Jean-Jacques Rousseau, che ne ha parlato come dell’ “azione con cui un singolo individuo rinuncia alla propria volontà per delegarla alla volontà generale, divenendo il fondamento del contratto sociale”. Secondo Hegel, invece, “l’alienazione è il movimento per cui la coscienza si estrania da se stessa considerandosi come una cosa”. Secondo Marx “è il processo per cui ciò che è proprio dell’uomo, in quanto prodotto del suo lavoro, gli diventa estraneo, ed è un fenomeno tipico dello sfruttamento capitalistico del lavoro”. Nella cultura contemporanea il termine ha mantenuto l’accezione marxiana per indicare la condizione dell’uomo nell’età della tecnica, ridotto a oggetto e quindi estraniato della sua identità. (Ho tratto queste definizioni dalla voce Alienazione contenuta nell’Enciclopedia della Utet distribuita anni fa in allegato da “La biblioteca di Repubblica”). Veniamo adesso al cinema, che più ci appartiene: l’alienazione è stata il motore segreto di molti film e il comune denominatore di moltissimi personaggi. Uno dei primi a parlare di alienazione lavorativa, seppure in una commedia, fu il grande Charlie Chaplin nel suo capolavoro “Tempi moderni” del 1936, nelle bellissime sequenze ambientate in fabbrica con Charlot che impazzisce alla catena di montaggio, che sembra fossero riprese dal film francese “A nous la liberté” di René Clair. Questo tipo di alienazione in chiave “comica” sarà ripreso anche da Paolo Villaggio nei primi film della saga di Fantozzi; tuttavia, in questa play cercherò di fare un rapido excursus sui film più rappresentativi della tematica in chiave “seria”. Molti di questi film appartengono proprio al cinema di casa nostra.

Playlist film

Dillinger è morto

  • Drammatico
  • Italia
  • durata 95'

Regia di Marco Ferreri

Con Michel Piccoli, Anita Pallenberg, Gigi Lavagetto, Annie Girardot

Dillinger è morto

In streaming su Rai Play

vedi tutti

Un dramma sull'alienazione dell'uomo nella società contemporanea, risolto nelle cadenze astratte di un esercizio di stile quasi sperimentale. La scena iniziale ci introduce alle tematiche del film con considerazioni sociologiche, pronunciate dal personaggio di un collega di Michel Piccoli che lavora nella fabbrica dove si producono maschere anti-gas. “L’isolamento in una camera che non debba comunicare con l’esterno, dove per sopravvivere è necessario portare una maschera, ricorda molto le condizioni di vita dell’uomo contemporaneo. Il fatto di sapere di dover portare la maschera non dà un senso di angoscia? L’introiezione di questi bisogni ossessivi e allucinatori non dà come risultato l’adattamento alla realtà, ma la mimesi, la massificazione, l’annullamento dell’individualità. L’individuo trasferisce il mondo esterno all’interno. Vi è un’identificazione immediata dell’individuo nella società come un tutto identico. I bisogni per la sopravvivenza fisica sono risolti proprio dalla produzione industriale che propone adesso come necessari il bisogno di rilassarsi, di divertirsi, di comportarsi e di consumare in accordo con i modelli pubblicitari che rendono appunto manifesti i desideri che ognuno può provare. Il cinema, la radio, la televisione, la pubblicità non è più indirizzata verso differenti destinazioni… (il personaggio dice che la frase non è chiara). In queste condizioni di uniformità la vecchia alienazione diventa impossibile. Quando gli individui si identificano con l’esistenza che è a loro imposta e provano in essa compiacimento e soddisfazione, il soggetto dell’alienazione viene inghiottito dalla sua esistenza alienata”. Dietro questo monologo, pronunciato nel film dall’attore Gino Lavagetto, si nasconde una citazione esplicita de “L’uomo ad una dimensione” di Herbert Marcuse.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Deserto rosso

  • Drammatico
  • Italia
  • durata 120'

Regia di Michelangelo Antonioni

Con Monica Vitti, Richard Harris, Carlo Chionetti, Xenia Valderi, Rita Renoir, Aldo Grotti

Deserto rosso

In streaming su CineAutore Amazon Channel

vedi tutti

Michelangelo Antonioni è forse il singolo regista che ha dedicato maggiore spazio al tema dell’alienazione nella società contemporanea, sia nella celebre trilogia dell’incomunicabilità formata da “L’avventura”, “La notte” e “L’eclisse”, sia in altri film come “Deserto rosso” e “Professione reporter”; fra questi titoli, il più rappresentativo della tematica mi sembra proprio il “Deserto rosso”. Monica Vitti interpreta Giuliana, la moglie di un ingegnere nevrotizzata da un precario stato di salute e da un ambiente industriale inquinato e oppressivo, che non riesce più a ritrovare il suo equilibrio interiore, neppure dopo una scappatella con un collega del marito. “Fin dalla sequenza d’apertura- fumoni esiziali in cielo, mucchi neri di rifiuti fumiganti sul terreno, Giuliana è minacciata da ogni parte- il film stabilisce una relazione diretta di effetto-causa tra la nevrosi della protagonista e il deserto di nerofumo che la circonda e condiziona il suo equilibrio interiore (…) La nevrosi da disadattamento di cui soffre Giuliana ha radici esistenziali più profonde della malattia fisica. “Non riesce ad ingranare” dice il marito e sottolinea il concetto con un gesto eloquente delle mani. Giuliana non può “ingranare” perché rifiuta inconsciamente di essere una ruota dell’ingranaggio. Se cammina radente i muri, si sveglia nella notte perché sogna di sprofondare nelle sabbie mobili, se ha paura di tutto, è perché si sente “scivolare su un piano inclinato” e le manca il terreno. Giuliana si sente separata dalla realtà”. (Aldo Tassone, I film di Michelangelo Antonioni, Gremese editore).

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Un borghese piccolo piccolo

  • Drammatico
  • Italia
  • durata 122'

Regia di Mario Monicelli

Con Alberto Sordi, Shelley Winters, Romolo Valli, Vincenzo Crocitti

Un borghese piccolo piccolo

Qui l’alienazione è quella di Giovanni Vivaldi, un modesto impiegato ministeriale che fa di tutto pur di trovare un buon posto al figlio piuttosto imbranato, arrivando ad entrare nella Massoneria per favorirlo in un concorso; purtroppo, il figlio sarà ucciso per caso durante una rapina e il signor Vivaldi si trasformerà in uno spietato vendicatore, sequestrando e torturando a fuoco lento l’assassino del figlio. Tratto da un romanzo di Vincenzo Cerami, è uno spietato ritratto dell’Italia anni ’70 che trasuda un pessimismo di matrice pasoliniana, evidente nel discorso sul Diluvio Universale del prete nel sottofinale. Il film è molto esplicito nella denuncia dei pericoli del conformismo sociale e della degenerazione di un concetto di “giustizia privata”  derivante da una mentalità sostanzialmente fascista, mascherata sotto le apparenze e i rituali rassicuranti della piccola borghesia. Alberto Sordi è una maschera dell’alienazione insolitamente efficace e Mario Monicelli dirige con freddo rigore.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

La classe operaia va in Paradiso

  • Drammatico
  • Italia
  • durata 110'

Regia di Elio Petri

Con Gian Maria Volonté, Mariangela Melato, Mietta Albertini, Salvo Randone, Gino Pernice

La classe operaia va in Paradiso

In streaming su Apple TV

vedi tutti

“Lulù Massa è un campione del cottimo con cui mantiene due famiglie, finché un incidente gli fa perdere un dito. Da ultracottimista passa a ultracontestatore, perde il posto e l'amante, si ritrova solo. Grazie a una vittoria del sindacato, è riassunto e torna alla catena di montaggio. Con qualche cedimento di gusto, più di una forzatura e rischiose impennate nel cielo dell'allegoria, è un aguzzo e satirico ritratto della condizione operaia e della sua alienazione. Scritto da Petri con Ugo Pirro, è il 1° film italiano che entra in fabbrica, analizzandone il sistema e mettendone a fuoco con smania furibonda i vari aspetti, compresi i rapporti tra uomo e macchina, tra sindacato e nuova sinistra, tra contestazione studentesca e lotte operaie, repressione padronale e progresso tecnologico. Un Volonté memorabile, una bizzarra Melato, un incisivo Randone. Suscitò molte polemiche, anche e soprattutto a sinistra. Palma d’oro a Cannes ex-aequo con “Il caso Mattei” (recensione tratta da “Il Morandini 2009- Dizionario dei film di Laura, Luisa e Morando Morandini).

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Teorema

  • Drammatico
  • Italia
  • durata 98'

Regia di Pier Paolo Pasolini

Con Silvana Mangano, Massimo Girotti, Terence Stamp, Laura Betti, Anne Wiazemsky

Teorema

In questo doloroso film di Pasolini, che risente degli sconvolgimenti sociali del ’68, a soffrire dell’alienazione è un’intera famiglia borghese, incapace di affrontare il sentimento del Sacro. Quando un misterioso giovane di bell’aspetto arriva come ospite nella loro casa, tutti i membri della famiglia ne sono attratti in maniera irresistibile, sia in senso fisico che spirituale. In seguito, il misterioso ospite parte in maniera improvvisa, e i membri della famiglia provano un terribile senso di perdita e una crisi che metterà a dura prova l'unità familiare: l’alienazione si riaffaccerà sotto diverse forme, poiché la madre si darà ad una vita disordinata di incontri sessuali furtivi, la figlia si rinchiuderà in un mutismo ossessivo, il figlio artista si metterà a dipingere orribili sgorbi che ripugnano a lui stesso e il padre si spoglierà di tutti i suoi averi e dei suoi vestiti per vagare senza meta nel deserto. Si tratta di un’opera allegorica che contiene l’ennesima critica del regista ai falsi valori della borghesia e un’esaltazione del proletariato e della sua capacità di vivere un autentico sentimento religioso; è anche una riflessione accorata sulla ricerca del senso dell’esistenza umana, con risultati che spesso si avvicinano alla poesia cinematografica.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Elephant

  • Drammatico
  • USA
  • durata 81'

Titolo originale Elephant

Regia di Gus Van Sant

Con Alex Frost, Eric Deulen, John Robinson, Elias McConnell, Jordan Taylor

Elephant

Passando in territorio americano, notevole “Elephant” di Gus Van Sant, girato al di fuori del circuito hollywoodiano con attori non professionisti, vincitore della Palma d’oro a Cannes nel 2003. La trama ha un approccio di tipo minimalista, segue le vicende di vari ragazzi americani in una high-school in una giornata particolare, che culminerà in un terribile massacro di studenti e professori memore di quello realmente accaduto alla Colombine High School, da parte di due ragazzi fanatici di armi e videogames. Il fatto è ricostruito secondo diversi punti di vista, con alcune scene che talvolta si ripetono. L’alienazione si estrinseca in un vuoto pneumatico di valori che porta alla follia e alla morte violenta senza una ragione che possa risultare facilmente verificabile. Un film per molti versi agghiacciante, che ha avuto una distribuzione limitata e incassi assai modesti, ma ammirevole nel suo rigore stilistico che fa largo uso del piano-sequenza.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Happiness

  • Grottesco
  • USA
  • durata 140'

Titolo originale Happiness

Regia di Todd Solondz

Con Jane Adams, Elizabeth Ashley, Lara Flynn Boyle, Ben Gazzara, Cynthia Stevenson

Happiness

“Uno dei quadretti famigliari più spietati e ironicamente feroci che il cinema contemporaneo abbia proposto negli ultimi venti anni. Potrebbe essere un capitolo corposo di America oggi, perché di Altman o della penna corrosiva di Carver, Happiness ha la stessa lucidità, il coraggio quasi morboso, la sfrontatezza. Con toni grotteschi il regista Todd Solondz cala le sue pesantissime carte da gioco con una leggerezza e una semplicità sbalorditiva. Tre sorelle diverse fra loro ma uguali nella “cosmetica” nevrosi che le avvolge, i due anziani genitori in crisi, dei vicini di casa tanto comuni quanto sgraditi. Con dialoghi al vetriolo, inquadrature e cromatismi portati all’eccesso, Happiness diverte, preoccupa e inquieta. Solondz rappresenta un quadro di decadenza fisica e morale del nucleo famigliare benestante e ipocrita, che rappresenta la base ideologica degli USA. I rapporti umani non contano più niente, ognuno vive avulso dalla realtà, impegnato a cercare simboli di un riconoscimento sociale indistinto,contrassegnato unicamente dal proprio potenziale consumistico, egoista, rimbecillito da mediatiche illusioni liberatrici”. Opinione di Kurtisonic: //www.filmtv.it/film/18074/happiness/opinioni/670102/

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No
Ti è stata utile questa playlist? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati