E' la fine del cinema. A detta di alcuni la nascita di uno nuovo, a detta di altri (né puristi, né fondamentalisti, ma semplicemente indignati) la rappresentazione tronfia e spregiudicata di un futuro che non promette nulla di buono. Se si guardano District 9, uno qualunque degli Star Wars, il buon vecchio Terminator 2 o anche un cartone Pixar gli effetti speciali, grandiosi e speciali quanto si voglia, sono sempre funzionali a un messaggio o a un tema che sa illuminarci e affascinarci più della parabola animalista di tanti uomini blu dagli occhioni giganti.
Con Jack Nicholson, Maria Schneider, Jenny Runacre, Ian Hendry
Antonioni non sa la differenza fra riflessione esistenziale e assoluta inerzia. E due sbarre da una finestra le so togliere anch'io per far passare una telecamera. Fastidioso.
Dopo "Nuovo Cinema Paradiso" non si pensava si potesse fare qualcosa di più falso, ipocrita e scandaloso nei confronti del buon senso dello spettatore. E' arrivato Baarìa a smentirci, ma Tornatore non aveva finito il suo disastroso lavoro. Il finale di "La migliore offerta" ostenta in maniera imbarazzante la vanità di un regista da dimenticare.
E' melenso, leccato, piagnone e troppo (TROPPO!) lungo. Redford avrebbe potuto fermarsi al ben più dignitoso "Gente comune", ma doveva assurdamente dimostrare di essere affascinante anche da più anziano, in una delle sue peggiori prestazioni attoriali.
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