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Povero,bello e sfortunato
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Povero,bello e sfortunato

Non era difficile prevedere che oggi non l'avrebbe ricordato nessuno: il 27 marzo di 25 anni fa moriva Renato Salvatori,appena una settimana dopo aver compiuto 55 anni.
Oggi,infatti,avrebbe 80 anni ma,a giudicare dalle foto scattate anni prima che morisse,li dimostrava già da un po',a causa del vizio del bere che aveva cancellato la bellezza d'un tempo,l'avvenenza guascone insieme con la speranza di essere degnamente impiegato nel cinema,non solo nostrano,che l'aveva gradualmente messo da parte.
La fortuna nata dalla serie dei vari "Poveri ma belli" qualche anno dopo l'esordio con Luciano Emmer e la credibilità di interprete impegnato in film di peso come "Rocco e i suoi fratelli"(dove ebbe modo di incontrare e di innamorarsi della staordinaria Annie Girardot) lo proposero come uno degli esempi della voglia di rinascita dell'Italietta che un po' raccontava favole a sé stessa per sopravvivere e un po' affrontava con fatica la realtà di un presente che annunciava successi e dispiaceri,entrambi puntualmente arrivati.
Le opinabili scelte di produzione dell'epoca imponevano quasi sempre che Salvatori venisse doppiato,privandoci del piacere di ascoltare il suo accento lucchese(Seravezza,per la precisione),lasciando ad altre voci il compito di rifinire le sue prove d'attore,tra cui si ricordano quelle dell'esimio Giuseppe Rinaldi,di Pino Locchi,Riccardo Cucciolla,addirittura Walter Chiari che lo doppiò ne "I compagni" di Monicelli.
Solo ne "I magliari" Fracnesco Rosi decise di farci sentire la voce di Salvatori ed è una buona occasione per domandarsi quale fosse il motivo di quella decisione.
La presenza non altera né aggressiva ma atletica,la vivacità pronta a spegnersi dietro un'ombra di malinconia che si spingeva fino a sembrare imbarazzo,forse anche senso di inadeguatezza,ne fecero un interprete per tutte le stagioni e per tutti gli spettatori.
Il ladruncolo de "I soliti ignoti",il suo Simone-Rogozin del succitato "Rocco",l'operaio nella Torino quasi deamicisiana de "I compagni",il combattente di "Un giorno da leoni",tutti i personaggi di una filmografia più temeraria che include titoli atipici come "Una bella grinta" di Montaldo,"Omicron" di Gregoretti,"Il disordine" di Brusati,o ancora "La banda Casaroli","L'harem" di Ferreri,fino a "La prima notte di quiete" di Zurlini,"La luna","La tragedia di un uomo ridicolo" e "Oggetti smarriti" dei fratelli Bertolucci,per non parlare di tutti i titoli francesi,compongono l'itinerario di un attore che saputo fare tutto,ha incentrato la sua attività su un'estrema versatilità ma è stato messo da parte con un' indifferenza ed una sbrigatività comune nell'ambiente italiano ,quale che sia.
Nel commosso articolo che Tullio Kezich scrisse all'indomani della notizia della morte di Salvatori,il critico lo ricordava come un uomo " attratto dalla gente di penna e di pensiero" e che pur essendo tra i frequentatori di Via Veneto "ascoltava discorsi che non capiva fino in fondo ma che non fingeva di capire"(anche se poi Dino Risi lo definì "un intellettuale"),attribuendo proprio a questa sua caratteristica l'aspetto più profondo della simpatia e della tenerezza che gli suscità quando Romolo Valli glielo fece conoscere.
L'impressione che si prova oggi rivedendolo nei suoi film è che Renato Salvatori,di una decina d'anni più giovane degli attori oggi più celebrati e della stessa età di Gian Maria Volonté,non fosse abbastanza identificabile con la "scuola" dei primi come del secondo,che nella sua normalità volonterosa,nella disponibilità a fare di tutto per sentirisi plausibile mancasse dellarroganza necessaria per ottenere la laurea di attore "importante".
Oggi importa poco,forse,fare distinzioni del genere,ma quel volto così familiare e restio ad esprimere l'ambizione lascia una certa tristezza,la stessa che si provava davanti alla disperazione di Simone,un personaggio che permette la sovrapposizione dell 'uomo sul personaggio per la voglia di riscattarsi,di sentire di essere arrivati a qualcosa per perderla a breve distanza.
Salvatori aveva lasciato il cinema molti anni prima che se ne andasse,ed egli stesso ricordava di aver abbandonato il set di un film di Philippe De Broca,con conseguente strascico giudiziaro,perché ormai non sentiva più suo quell'ambiente,dedicandosi all'attività di addetto alle relazioni esterne per il Ministro dei Trasporti Claudio Signorile.
Alain Delon lo ha sempre ricordato come il più grande amico mai incontrato su un set cinematografico,a noi sembra che quel senso di amicizia si estenda ancora oggi agli spettatori

Playlist film

Poveri ma belli

  • Commedia
  • Italia
  • durata 90'

Regia di Dino Risi

Con Marisa Allasio, Maurizio Arena, Renato Salvatori, Lorella De Luca

Poveri ma belli

In streaming su Amazon Video

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Rilevanza: 1. Per te? No

Rocco e i suoi fratelli

  • Drammatico
  • Italia, Francia
  • durata 180'

Regia di Luchino Visconti

Con Alain Delon, Renato Salvatori, Annie Girardot, Roger Hanin, Katina Paxinou

Rocco e i suoi fratelli

In streaming su Rai Play

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