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L' Araba Fenice
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Lehava

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L' Araba Fenice

Avrei voluto scrivere una playlist per il 4 Novembre. E' un po' che ci penso. Come sempre sarei partita da lontano. Avrebbe parlato di noi italiani, della nostra percezione, oggi, di nazione. Avrebbe ricordato una guerra "dimenticata" di cui molto si studia, sui banchi di scuola, ed altrettanto si scorda, nella vita civile di tutti i giorni: la Prima Guerra Mondiale. Avrebbe cercato di rendere viva la memoria di coloro che quel conflitto lo vissero,  combattendo in condizioni atroci difficilmente comprensibili per noi "moderni". Avrebbe descritto le cime innevate dei ghiacciai su a nord, che vedo dalla mia finestra. Dove i cannoni vennero trascinati dalla sola forza umana, su, fino in Lobbia Alta. E la Guerra Bianca, la città ghiacciata sulla Marmolada. La bellezza tutt'attorno, citata spesso, nei ricordi dei sopravvissuti, come consolazione, unica, della solitudine, del freddo, della paura del nemico e delle valanghe. Poterono ritenersi "fortunati" costoro? Che combatterono in pochi (uno due battaglioni al massimo), in territorio conosciuto ma certo non amico, in situazioni estreme? Invece che nel macello, dai numeri inimmaginabili, più ad est, sul Piave o sul Monte Grappa? Oppure no, furono più "sfortunati" a dover camminare e camminare e arrampicare, fino a tremila metri, il respiro sempre più corto, il silenzio, le scarpe troppo leggere, i muli di poco aiuto? Che senso ha oggi ritornare a quegli eventi, all'idea di unità e nazione? Oggi, al picco di una crisi economica che sempre più si delinea anche come crisi di valori ed identità? Ed è questo il picco? Di disoccupazione, sfratti, aziende che chiudono, imprenditori che si suicidano, calo di consumi, finanza impazzita, ruberie dei nostri politici, menefreghismo generale. Ed è questo il picco? Del nostro scarso senso civico, così facilmente individuabile in mille ed una pellicola, passata e presente? Sarebbe stata una bella playlist, credo.

Ma ieri, casualmente, mi è ricapitato sotto gli occhi un articolo comparso su L'Espresso del 06 Settembre (e no, L'Espresso non è nelle mie corde, ma non per questo non bisogna leggerlo. Anzi, è d'obbligo leggerlo, proprio perchè non nelle mie corde!) ed un dubbio mi è balenato. Il dubbio che oggi, forse, il nostro modo di essere italiani, di percepire la nazione, non possa prescindere da un altro modo di essere: europei. E di percepire non solo la nazione, ma una comune radice. Culturale, sociale, religiosa, economica. Il dubbio che, forse, una crisi non sia mai solo economica ma anche, appunto, culturale, sociale, religiosa. Il dubbio che, forse, una crisi non nasca dal nulla, ma venga da lontano. Il dubbio che, forse, non conoscendone e comprendendo l'origine, difficile sia trovarne la fine. Un articolo quindi, la pubblicazione di un testo di Hans Magnus Enzensberger. Che con estrema lucidità analizza il fatto che "da un bel po' di tempo in qua, i paesi europei non sono più governati da istituzioni legittimamente democratiche ... Efsf, Efsm, Bce, Eba, Fmi", al costante slogan, definito "spiritoso": "Se fallisce l'euro, fallisce l'Europa". Ora, questa frase, andando oltre quanto affermato dall'intellettuale tedesco, mi fà sorgere il dubbio dei dubbi. Può l'Europa "fallire" addirittura "morire"? Cioè può "fallire" o "morire" qualcosa che non è? Oggi più che mai è il caso, infatti, di ragionare di cosa sia l'Europa. O peggio, se l'Europa sia! Ci sia! C'era l'Europa a Sarajevo, a Mostar, a Dubrovnik? Lo scempio di una guerra civile con numeri da guerra mondiale, con efferatezze di biblica memoria? C'è l'Europa sui barconi di immigrati sballottati fra Italia e Malta, lasciate sole davanti all'emergenza? C'era l'Europa al confine Francia-Italia quando i treni di immigrati venivano bloccati, in barba a qualsiasi accordo o solo ragionevole ed umana accoglienza? C'è l'Europa in Ungheria, una dittatura ancora senza violenza? C'era l'Europa nel Kosovo, e nella Belgrado bombardata? C'era l'Europa nel balletto veramente ridicolo dell'intervento in Libia? E' con amarezza che dico: NO. Non c'era. Però c'era quando la Grecia (ed in parte Portogallo, Spagna, Irlanda, e forse anche un po' L'Italia) fu "ammessa" alla valuta comune, ed i conti non tornavano, già allora. Perchè quella scelta, a favore di chi? Dei Greci? Forse anche. Ma lo stanno pagando, quel favore i Greci. Eccome che lo stanno pagando. Mentre qualcuno continua a predicare, dimenticando che il produttore è di successo solo se ha un mercato. Ed il mercato siamo noi, anche la tanto vituperata Grecia.  "Questa valuta comune è il risultato di un mercimonio politico che, con la massima scioltezza, si è sbarazzato di tutti i criteri e presupposti economici. Sono state completamente ignorate tutte le diversità strutturali delle varie economie nazionali, le loro divergenti competitività ... si sono dovuti allentare a piacere come fossero di plastilina quei criteri enomonici". Qualcosa non quadra, nel mio ragionamento. Perchè l'Europa esiste, io la vedo, ogni giorno. Sono le stanze del potere che si ostinano a non vederla, che la vogliono viva solo per un EURO. Una moneta, creata a tavolino da quelli che Enzensberger chiama dei "Salvatori": "Del tutto incapaci di ammettere o di correggere gli errori di nascita di questa costruzione monetaria il regime dei "Salvatori" d'Europa insiste ora per proseguirne a tutti costi il corso imboccato". No, non è una crisi economica questa, ma una crisi di civiltà. La nostra. Dove la Politica ha abdicato. A se stessa ed alla propria funzione.  Politica con la P maiuscola, pochi si ricordano oramai cosa sia. I politici in Europa sono morti tempo fa, fra mille litigi ed altrettanti egoismi.. E' il recupero della Politica, vituperata, derisa, umiliata, il primo passo verso la luce in fondo al tunnel. Per vedere finalmente quello che è sotto gli occhi di tutti: una Europa politica. La globalizzazione, i paesi emergenti, il fallimento di Obama, i derivati marci, la possibile crisi energetica futura, lo sfruttamento delle risorse, la speculazione sulle materie prime, le guerre dimenticate in Africa, la crescita demografica senza controllo, l'inquinamento, il debito pubblico allucinante del Giappone. Tutto vero, tutto tragico. Ma, pensiamo a noi prima, a noi europei. Come abbiamo potuto permettere che la politica, la semplice democrazia fossero avvilite, in casa nostra? Che pochi, altri, sconosciuti decidessero per noi ed il nostro futuro, imponendo la dittatura della finanza? Forse eravamo troppo occupati del nostro orticello. Tutti noi, i nostri politici, ogni paese singolarmente. Forse troppo intenti ad accusare gli altri, in una escalation di populismo di bassa lega. Che ha delle ragioni, ben chiaro. Ma che non ci porta lontani, con il ragionamento. E ora siamo a questo punto. Europa dove sei? Chi sei? Tu , che non hai il coraggio di essere te stessa, che ti vergoghi di riconoscere le tue radici. Che non sai accogliere perchè non sai distinguere! Che cresci figli distratti e sfiduciati, con troppe identità eppur sì smunte, deboli, che si sciolgono al grido del primo slogan! Europa, come potrai salvarci se non puoi salvare te stessa?

Torno ad Enzensberger, forse potrà aiutarmi a capire. E dice: "Un'unica, semplice via d'uscita da questa trappola … non c'è". E si chiede: "Quel che ci attende è quindi un fosco futuro? E' sicuro che viviamo bei tempi per gli amanti delle catastrofi, per coloro che prevedono non solo il crollo del sistema bancario ma, con la bancarotta degli Stati più indebitati, l'imminente fine del mondo". Ma ecco che, nella sua sorprendente risposta, io ritrovo a pieno me stessa, il mio essere italiana, il mio essere europea. "Questo continente ha già visto, vissuto e superato conflitti ben più grandi e molto più sanguinosi dell'attuale crisi....Nella situazione in cui ora ci troviamo il panico è sicuramente il peggiore dei consiglieri. E chi già adesso intona all'Europa un inno funebre non ne conosce tutte le sue potenzialità"

L'Europa c'è. E le sue potenzialità, eccezionali, vanno solo viste con gli occhi della speranza. Sì, io spero. E credo, nel futuro. Ed il futuro è speranza. Credo, con forza, e lo urlo,  nell'uomo, nelle idee, nel cuore.  Credo, che un'idea possa cambiare il mondo. E ho fede. Per questo aspetto, il giorno in cui l'Europa avrà il coraggio di essere se stessa. Sì sono italiana, ne sono orgogliosa. Chi mi conosce sa quanto il mio essere italiana non possa prescindere dal mio essere lombarda. E che la mia terra costituisce ogni singola cellula del mio essere. Non potrei essere, senza di essa. Ma sì, sono anche europea. Sono tedesca ed olandese, e norvegese e greca. Senza confini, senza diseguaglianze. Perchè la Germania non è "più" o "meglio" dell'Irlanda: siamo tutti, tutti insieme, europei. E arriverà quel giorno. Forse la crisi lo stà solo avvicinando. Aspetto, è vero. Ma non inerme. Tutti noi dobbiamo lavorare perchè il futuro sia migliore. Tutti noi siamo colpevoli, tutti possiamo essere risolutori. Come? Leggendo, studiando, ascoltando, creandoci un pensiero critico e consapevole. In breve, essendo cittadini. Mettendosi in discussione, avendo il coraggio dell'incoerenza, del cambiamento. Fermandoci, ogni tanto, in questo mondo che va veloce, spesso troppo veloce. Spegnendo la televisione, chiudendo il computer, abbassando la radio e non andando al cinema. Semplicemente, ascoltando e guardando noi stessi, nel buio e nel silenzio. Prendendoci tempo per elaborare. Non abbassando mai la guardia, pretendendo da noi stessi e dagli altri il massimo. Mettendoci sempre tutto l'impegno, come è giusto che sia. Non avendo pietà, e partecipando, sottovoce o urlando. Andando a votare, anche annullando la scheda se il caso, ma votare non è solo un diritto: è soprattutto un dovere! Cambiando canale, scegliendo in coscienza. Perchè noi tutti siamo unici, noi tutti siamo importanti.

Ed il cinema che c'entra in tutto ciò? C'entra eccome! Più che ogni altra arte oggi il cinema ha il potere straordinario della comunicazione: parola e dell'immagine, insieme. Ancora, almeno parzialmente, con tempi e modalità di espressione liberi e discrezionali. Il cinema ci fa sorridere, ci emoziona, ci consola, ci fa innamorare, ci rilassa. A volte ci annoia, ci delude. Ma è al cinema che ci fa pensare, che ci fa arrabbiare, che ci fa acconsentire o dissentire, a cui ora sto' guardando. Perchè esso può essere civiltà, consapevolezza ed  impegno, con il linguaggio della bellezza, verbale e visiva. Il cinema ha il potere dell'idea, della scrittura e della immagine.  Ed il film che sto' aspettando non è ancora stato girato. Ma lo sarà. Racconterà di una Europa in crisi, della difficoltà di trovare la propria identità, o forse no, della perdita della stessa. Di una Europa fatta di uomini e donne, mille volti, mille teste e mille cuori che brancolano nel buio delle difficoltà, che soffrono nello smarrimento della incomprensione e della diseguaglianza. Ma non sarà un film tragico, non un dramma. Perchè ricorderà a tutti che vita è speranza. Parlerà di una Europa invisibile, umiliata, licenziata, anzi forse mai neppure assunta. A cui non è stata concessa nemmeno una chance, come ai tanti giovani in cerca di lavoro, come ai cinquantenni licenziati, come agli imprenditori strozzati, come i pensionati senza un soldo, come i risparmiatori derubati. Ma un' Europa che c'è, e che dopo millenni di conflitti, egoismi, rancori, violenze, ha voglia di essere unica, e unita. Veramente, e non solo da una moneta che, oggi più che mai, mostra la sua faccia sporca di soccoritrice dei potenti ed assassina dei deboli. Tutti noi saremo più italiani se europei, più lussemburghesi se europei, più francesi se europei. Non perderemo nulla, acquisteremo soltanto. Ecco perchè continuerò a sperare, credere, sorridere, impegnarmi, lottare ed amare affinchè questo film possa avere un happy end. 

Playlist film

Un uomo per tutte le stagioni

  • Drammatico
  • Gran Bretagna
  • durata 120'

Titolo originale A Man for All Seasons

Regia di Fred Zinnemann

Con Paul Scofield, Wendy Hiller, Leo McKern, Robert Shaw, Orson Welles

Un uomo per tutte le stagioni

In streaming su Amazon Video

vedi tutti

Furono anni difficili quelli, l'affissione delle 95 tesi di Lutero, lo scisma anglicano. E di peggiori ne seguirono di anni, divisioni, lotte nuove guerre. Ma ne uscì il continente che oggi ne conosciamo

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Com'era verde la mia valle

  • Drammatico
  • USA
  • durata 118'

Titolo originale How Green Was My Valley

Regia di John Ford

Con Walter Pidgeon, Maureen O'Hara, Donald Crisp, Anna Lee, Roddy McDowall, John Loder

Com'era verde la mia valle

In streaming su Amazon Video

vedi tutti

La rivoluzione industriale cambia il volte dell'Europa secoli prima. Ma poi il sistema va in crisi. Sempre più. E nascono le Trade Unions, i sindacati, le idee socialiste. Il mondo era bello, e verde. Prima. Ma tutto va avanti, e non tutto è male. A volte, nel male si trova il bene.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

La caduta degli dei

  • Drammatico
  • Italia, Germania
  • durata 150'

Titolo originale Götterdämmerung

Regia di Luchino Visconti

Con Dirk Bogarde, Ingrid Thulin, Helmut Berger, Charlotte Rampling

La caduta degli dei

Un film che parla da solo


Perchè come conclude Enzenberger "E' questa l'ora di ricordarsi del motto di Antonio Gramsci che invocava "il pessimismo dell'intelligenza e l'ottimismo della volontà"

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No
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