Quel maledetto treno blindato
- Guerra
- Italia, Germania, USA
- durata 100'
Regia di Enzo G. Castellari
Con Bo Svenson, Peter Hooten, Fred Williamson, Michael Pergolani
In streaming su Plex
vedi tuttiIl (presunto) modello...
Quanti meriti e quanti danni, caro Quentin Tarantino. Il geniale cinema del regista americano ha aperto un vero e proprio “vaso di Pandora”. Un po’ come Re Mida, ciò che Tarantino ha toccato, pare sia diventato “oro” agli occhi di molti. Ma ci vuole poco per levare questo velo di Maya. Basterebbe paragonare un capolavoro della contemporaneità – che ne dica Jonathan Rosenbaum – come Inglorious Basterds con il suo (presunto) modello d’ispirazione Quel maledetto treno blindato, per capire di cosa si sta parlando. Il cinema tarantiniano ha fatto man bassa di cocci e rottami di molto «trash» italiano degli anni Settanta e Ottanta, ed è riuscito ad elevarlo (e, fortunatamente, a superarlo), creando uno spasmodico divario tra l’originale e la sua complessa e stratificata rivisitazione. Dunque, il vero “problema” che ha causato il cinema di Tarantino non è nei suoi film, quanto nelle sue conseguenze critiche. Il suo cinema ha inaugurato, infatti, la fuorviante tendenza alla riconsiderazione critica (qualitativa) di molti film finiti fortunatamente nel dimenticatoio. Così come sono usciti nobilitati molti registi italiani, spesso insigniti di improbabili (e intollerabili) paragoni a registi di b-movies americani, tanto amati dalla Nouvelle vague: ed ecco che, puntualmente, sono stati scomodati i vari Sam Fuller, Nicholas Ray, Lewis Allen, Phil Karlson, Joseph H. Lewis, Rudolph Matè ecc.
Come è noto, infatti, negli anni Settanta, in Italia, si sono consolidati sotto-generi, che in realtà sono aberrazioni del generi classici: la commediaccia, lo splatter-horror, il poliziottesco. A dirigere i film, spesso ritornano i soliti nomi: Sergio Martino, Ruggero Deodato, Nando Cicero, Umberto Lenzi, ecc… Quello che spesso viene occultato, è che questo cinema, tanto riabilitato negli ultimi anni, è in realtà una risposta “da destra” al cinema d’autore italiano degli anni Sessanta. Oltre all’uso della parodia, necessaria per svilire l’originale e svuotarlo dai suoi contenuti, questo cinema «trash» è stata una vera e propria risposta ai moti più “progressisti” del cinema impegnato degli anni Sessanta. Ad esempio, quello che spesso viene dimenticato di questi film, è la loro forte valenza castrante e reazionaria. In particolare, è la commediaccia (la commedia erotica) a fungere da portabandiera di un finto “liberalismo”: in realtà, un cinema bigotto e borghese (passatemi il termine demodé). Tutti i protagonisti di questi film sono ossessionati dal sesso e dal voyeurismo, ma ogni loro gesto è irrimediabilmente castrato – basti pensare alla sequenza “idraulica” di W la foca. Anche il prototipo di Vacanze di Natale, tutt’oggi ancora in voga (un bello specchio dei tempi, del nostro ventennio berlusconiano… ), è un cinema fintamente d’evasione: piuttosto, un cinema reazionario, che punisce puntualmente i suoi volgari personaggi.
Simile, il caso del poliziottesco, deformazione del Challagan eastwoodiano (e siegeliano), ma che si discosta dalla forma e dalla sostanza dell’originale, per sfociare in una critica qualunquista, e in uno pseudo-disagio sociale che puzza piuttosto di frettolosa giustificazione per una repressione sociale, non casuale in quegli anni. Film interscambiabili tra loro, in cui a cambiare è unicamente il nome della città presa, volta per volta, in causa (Milano, Roma, Napoli… ). Così come c’è ben poco da salvare nel cinema splatter italiano, che vede nell’aberrante figura di Ruggero Deodato il suo mentore. Un cinema che prende come modello un maestro come Dario Argento (ma il regista è stato modello anche di altro cinema, ben più interessante), ma con il quale non condivide il benché minimo barlume di sagacia tecnica o stilistica.
Queste che ho frettolosamente elencato sono tutte tappe di un cinema che, per chi scrive, rappresenta il punto più basso, non solo del cinema italiano, ma del cinema tout court, e che inspiegabilmente continua a trovare sostenitori e cultori. Un cinema che credo possa avere unicamente un interesse di tipo sociologico, ma che, per chi scrive, rappresenta lo zero stilistico e l’abisso etico del cinema italiano.
Regia di Enzo G. Castellari
Con Bo Svenson, Peter Hooten, Fred Williamson, Michael Pergolani
Il (presunto) modello...
Titolo originale Inglourious Basterds
Regia di Quentin Tarantino
Con Brad Pitt, Eli Roth, Diane Kruger, Mike Myers, B.J. Novak, Samm Levine, Daniel Brühl
... e la sua rivisitazione "alta".
Titolo originale Dirty Harry
Regia di Don Siegel
Con Clint Eastwood, Harry Guardino, Andrew Robinson, Reni Santoni, John Vernon, John Larch
Il modello "di spessore"...
Regia di Umberto Lenzi
Con Tomas Milian, Henry Silva, Ray Lovelock, Gino Santercole, Laura Belli
...e la sua deformazione.
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