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Chi è Brian De Palma e perché si parla male di lui?
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Chi è Brian De Palma e perché si parla male di lui?

Oggi Brian De Palma compie 72 anni e, in giornata, il suo ultimo film “Passion” verrà presentato al Festival di Toronto, dopo l’accoglienza a dir poco contraddittoria ricevuta a Venezia, dove alcuni critici hanno definito il regista bollito, fermo agli anni ottanta e prigioniero del suo stile, parlando di un’opera risibile che richiama i gialli alla Vanzina mixati con l’ultimo Argento. Se non erro Boris Sollazzo, nel massacrare il film, ha scritto che sarebbe bello vedere i film senza sapere il nome del regista fino ai titoli di coda, per non farsi influenzare dal suo nome. Discorso che avrebbe un senso nel cinema omologato e anonimo che va per la maggiore in questi anni, ma che con De Palma non funzionerebbe dal momento che il suo stile è riconoscibile da un’inquadratura (questo merito, almeno, bisogna riconoscerglielo). Ha invece tutte le ragioni il nostro Spaggy, quando scrive che con il thriller erotico De Palma non è mai stato particolarmente fortunato. Nonostante le rivalutazioni successive, “Vestito per uccidere” alla sua uscita era stato liquidato come spazzatura. Per “Omicidio a luci rosse” (ma anche per “Vestito per uccidere”, “Scarface” e “Il falò delle vanità”) De Palma è stato candidato ai Razzie Awards come peggior regista. “Femme fatale”, fuori concorso a Cannes, ricevette un’accoglienza quanto meno tiepida, peraltro proprio in quella Francia dove il regista è sempre stato molto più coccolato che altrove. Non bisogna poi dimenticare le bordate di fischi ricevute al lido quando “Doppia personalità” nel 1992 e “Black Dahlia” nel 2006 aprirono la rassegna. Persino un cult come “The untouchables” a Venezia fu trattato con una certa sufficienza. Probabilmente il destino di De Palma è dividere nettamente tra entusiasti e detrattori (e va detto con oggettività che in molti sembrano provare quasi un sadico piacere nel denigrare le opere del regista). Difficile con lui avere mezze misure: genio o pallone gonfiato? Dopo il brusco flop di “Mission to Mars” De Palma ha iniziato (o meglio ripreso) un suo personalissimo e quasi ossessivo discorso sul cinema, la forza ingannevole e manipolatrice delle immagini, i nuovi media, ricerca che ha trovato il suo apice in “Redacted” premiato proprio a Venezia. Con “Passion” il regista pare aver voluto proseguire la sua riflessione, confrontandosi con il genere thriller, come già sperimentato nell’ottimo “Femme Fatale”. Mi sembra che in questo senso il commento più puntuale ed interessante sul suo tentativo sia quello di Gianluca Arnone su "Cinematogrado": “Passion ripropone ancora un De Palma teorico, scontando però una difficoltà che Redacted non aveva: la necessità di unire il pensiero a un genere, le idee a una storia. In altre parole ci si sarebbe aspettato da un thriller chiamato Passion un'attenzione alla suspense pari a quella dedicata alla riflessione sui new media.(…) De Palma si limita piuttosto a riciclare vecchie ossessioni metatestuali - sul doppio e il feticismo delle immagini, sui pericoli della videocrazia e sulla scomparsa del reale - senza preoccuparsi di celarle dentro un impianto narrativo adeguato, che sia capace di avvincere il pubblico di per sè, grazie al solo funzionamento del dispositivo drammaturgico. (…) Essere hitchcockiano non vuol dire però essere Hitchcock. E trattare un tema interessante non rende automaticamente interessante il film. De Palma dimentica la grande lezione di Hitch - far pensare sì ma divertendo - e a forza d'inseguire doppi, feticci e simulacri si dimentica di fare autentico il proprio lavoro. Passion è come una copia in effetti: uguale all'originale (agli originali), ma senza cuore e privo di psicologia. Che l'effetto déja-vu sia voluto è possibile (e non solo perché è il remake del francese Crime d'amour di Alain Corneau), pertinente è probabile. Che sia anche efficace invece...” Il problema di De Palma è dunque che tende ormai a fare un cinema autoreferenziale e autocitazionista, teorico, perennemente sospeso tra sogno e realtà, perché in fondo il regista è il primo fan di se stesso e si compiace visibilmente delle sue ossessioni, privilegiando ormai da tempo la forma al contenuto. Scrive Marzia Gandolfi su Mymovies: “Il cinema di Brian De Palma non è oggetto che abbia a che fare con nuove visioni. Nei suoi film, sembra intendere da sempre il regista, non c'è più nulla da vedere ma molto da rivedere. Eppure a (ri)guardare bene c'è sempre uno scarto che fa la differenza, rendendo ogni nuovo film di De Palma irresistibile. Passion produce allora il dettaglio che seduce e stordisce, inchiodando lo spettatore alla poltrona a guardare di nuovo. (…) Nello stile del più puro manierismo visivo De Palma non affonda mai, sclerotizzando lo sguardo su corpi femminili fortemente sessuati ma mai attraversati dalla passione del titolo. Liberamente ispirato al Crime d'amour di Alain Corneau, Passion non può essere tuttavia liquidato come thriller sbagliato. Dietro l'apparente ingenuità, dietro ai virtuosismi e alle sottolineature espressionistiche, Passion dice (ancora) della visone indiscreta, del sogno nel sogno, aggiornandoli ai nuovi media perché è il medium con cui si ripropone una storia o un'idea a cambiare le carte in tavola. Che si riferisca di una missione impossibile, di un omicidio o di una guerra (Redacted), a contare per l'autore non è solo quel che si mostra ma come lo si mostra. (…) Privacy e incolumità, fisica ed emotiva, vengono messe continuamente a repentaglio dallo strapotere delle nuove tecnologie che ci spiano, trasformandoci da soggetti a oggetti della manipolazione. Come Isabelle rischiamo allora di perdere il controllo percettivo degli eventi, svelandoci. Ed è questo a fare davvero paura dentro un thriller che ha cambiato vestito ma uccide con la medesima (e sofisticata) determinazione.” Aggiunge Simone Emiliani nel suo commento esaltato al film su “Sentieri Selavaggi”: “Il cinema di De Palma attraversa le superfici: specchi, vetrate, riflessi. Tra Berlino e Londra, con un'astrattezza dell'azione degna del suo Mission: Impossible ma anche un voyerismo tra Omicidio a luci rosse e Vestito per uccidere, evidente nel finale. Ma soprattutto riprende forma il 'doppio' depalmiano, tra Le due sorelle e Doppia personalità, evidente soprattutto nei sogni concentrici, dove dimensione reale e onirica s'intersecano e si confondono anche grazie all'utilizzo di quel filtro blu in cui esplode grandiosamente tutta l'ambiguità dell'immagine del cinema di De Palma.” Ha senso oggi però un cinema che, sempre usando le parole di Emiliani “per rialimentarsi ha bisogno di altre immagini, di altro cinema. Il proprio, quello dei suoi punti di riferimento”? L’impressione e il timore è che “Passion” sia un film soprattutto per fan sfegatati e incalliti. Tornano alla mente le parole di Filippo Mazzarella che nel lodare “Femme fatale” sulle pagine di Vivi Milano più o meno scriveva: “Con un solo limite: bisogna essere complici, altrimenti si esce basiti.” E purtroppo non è un limite da poco. Ai posteri comunque l’ardua sentenza: per il momento “Passion” non ha ancora trovato un distributore italiano e non si potrà nemmeno vedere nelle rassegne settembrine di Roma e Milano. Questo, a prescindere da quello che si pensi sul film, è un vero peccato.

Playlist film

Vestito per uccidere

  • Thriller
  • USA
  • durata 105'

Titolo originale Dressed to Kill

Regia di Brian De Palma

Con Nancy Allen, Michael Caine, Angie Dickinson, Keith Gordon

Vestito per uccidere

In streaming su MGM Amazon Channel

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Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Omicidio a luci rosse

  • Thriller
  • USA
  • durata 115'

Titolo originale Body Double

Regia di Brian De Palma

Con Craig Wasson, Melanie Griffith, Gregg Henry, Deborah Shelton, Dennis Franz

Omicidio a luci rosse

In streaming su Apple TV

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Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Doppia personalità

  • Thriller
  • USA
  • durata 93'

Titolo originale Raising Cain

Regia di Brian De Palma

Con John Lithgow, Lolita Davidovich, Steven Bauer, Frances Sternhagen, Amanda Pombo

Doppia personalità

In streaming su Amazon Video

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Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No
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