E qui la lacrimuccia scende perchè questo film quando uscì era talmente in anticipo sui tempi che nessuno capi' ne il messaggio ne la forma che lo caratterizzavano.Il mio alter ego regista Nick Roeg sprigiona tutto il suo talento e la passione per l'immagine mettendosi al servizio del meraviglioso racconto di Walter Tevis su questo alieno con gli occhi da gatto, personificato da un immenso Bowie, che giunge sul nostro pianeta, perchè il suo sta morendo a causa della siccità: la sua richiesta d'aiuto verrà scambiata per una minaccia di sottomissione e troverà solo il male e la paura nei confronti del diverso; verrà analizzato come una cavia e condannto ad abbruttirsi fra gli uomini e non tornare più sulla sua stella lontana.
-The man who fell on earth- demolisce tutti i film traboccanti di falsità che descrivono l'uomo come un essere che stringerebbe una delle sedici mani dell'extra terrestre con nove occhi e sei ginocchi che gli è venuto a domandare il sale da cucina. L'uomo è spaventato anche dal vicino della porta accanto figuriamoci da uno che viene dalle stelle. Un film immenso che ho visto mille volte, in cui sono racchiusi enigmi ancora irrisolti dai suoi ammiratori più incalliti
figuriamoci quei maritozzi con la panna nel cervello abituati a vedere il marzianino con il ditino, che da A passa a B da B a C da C a B ed alla fine di nuovo ad A.
INTOCCABILISSIMISSIMO ma sinceramente non per tutti i gusti e di difficile comprensione alla prima visione.
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