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La “storia di un italiano” non è un lungo fiume tranquillo
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La “storia di un italiano” non è un lungo fiume tranquillo

Appartengo alla generazione che ha scoperto e imparato ad amare Alberto Sordi grazie a “Storia di un italiano”, l’antologia da lui curata che andò in onda la domenica sera su RAI 2 nel 1979-1980 (con repliche gli anni successivi). A lungo, ho pensato di conoscere i suoi personaggi perché da bambino avevo seguito “Storia di un italiano”. Invece li ho capiti e apprezzati veramente da quando mi è venuta voglia di vedere questi film per intero, uno ad uno.
 
Non ricordo la chiave di lettura data da Sordi nella cornice di accompagnamento ai singoli spezzoni. Mi è rimasta l’impressione che gli piacesse presentare i suoi personaggi come la descrizione fedele dell’italiano medio, più o meno la lettura che nello stesso periodo dava, però in chiave iconoclasta, Nanni Moretti. 
 
Oggi che questi film li ho visti e che ho trovato in internet i risultati d’incasso all’epoca in cui uscirono, mi sono convinto che non c’è un unico “personaggio alla Sordi”, ma ci sono “i periodi di Sordi”, ognuno dei quali ha avuto un diverso grado di sintonia con la presunta mentalità dell’italiano medio. Con un po’ di semplificazione, questi periodi li vedo così.
 
Il mammone opportunista dei film anni ‘50
 
Nei film degli anni ’50 (“Il seduttore”, “Lo scapolo”, “Il marito”, “Un eroe dei nostri tempi”, “Il vedovo”) l’occhio degli sceneggiatori (Sonego, Maccari, Scola, Continenza, talvolta affiancati dal regista o da Sordi stesso) è spietato. Sordi è un giovane un po’ mammone, oppure un opportunista, uno che ha con le donne rapporti focalizzati sul bisogno. La donna (Franca Valeri, Lea Padovani, ecc.) è sempre un ostacolo ai suoi progetti. In genere, il protagonista di questi film è un impiegato, o un imprenditore senza successo, o un commerciante. Il registro è comico, ma la satira è molto graffiante e l’interpretazione di Sordi porta sempre il personaggio fino in fondo. Tutti questi film hanno un’ottima sceneggiatura, un buon ritmo, sono ben recitati, eppure sono privi di quell’ammiccamento verso il pubblico che fa la differenza al box office. Non a caso, il Sordi di quegli anni, pur avendo prestigio, non era ancora un campione di incassi: nessuno dei film che ho appena citato (tutti degli anni ’50) è nella classifica dei primi 100 delle rispettive annate.
 
L’umanità dei personaggi inizio anni ‘60
 
Forse lo spartiacque è “La grande guerra” di Monicelli del 1959, dove il suo soldato riconquista dignità alla fine. Fatto sta che nei film dei primi anni ’60 - sceneggiati da Sonego, Age & Scarpelli, Zampa, Fondato (“Il vigile”, “Tutti a casa”, “Una vita difficile”, “Il commissario”, “Il diavolo”, “La mia signora”, ecc.) - nel personaggio Sordi viene istillato qualche carattere più umano. Il vigile è inflessibile nel mettere multe, il giornalista di “Una vita difficile” è capace – alla fine del film – di un atto di ribellione; il palazzinaro dell’episodio “Eritrea” de “La mia signora”, quando ritrova a una festa la puttana (Silvana Mangano) che lo ha aiutato in modo imprevisto ad ottenere una licenza edilizia, la guarda con un misto di complicità, affetto e ammirazione (come se pensasse “io e te siamo uguali”). A questo innesto sulla maschera Sordi di elementi di affettività corrisponde puntualmente una crescita dei suoi film al botteghino. Dopo una serie di film di successo, ma adatti a una fascia un po’ selezionata del pubblico anni ’50 (magari la più scaltra, o la meno bisognosa di identificarsi nei personaggi), i suoi film diventano nazionalpopolari. È rivelatore un aneddoto raccontato da Sordi stesso: Togliatti, dopo avere visto al cinema “Una vita difficile” di Dino Risi si commosse: incontrato per caso Sordi in un ristorante, andò ad abbracciarlo. Sordi, che era democristiano, ringraziò, ma si affrettò a dirgli che lui non era comunista. Il personaggio Sordi non è più il piccolo- borghese a-partitico di un “Un eroe dei nostri tempi” di Monicelli, o il marito dell’ereditiera nostalgico del fascismo de “Il vedovo”, ma un uomo che in gioventù ha avuto ideali e che crescendo è diventato pieno di contraddizioni, ma ha mantenuto senso di giustizia.
 
L’alternanza fra i due volti (il sempliciotto e il cialtrone) fra fine anni ’60 e anni ‘70
 
Nella seconda metà dei ’60 e negli anni ’70, il personaggio, frutto per lo più della penna di Sonego spesso in tandem con Sordi stesso, oscilla fra due polarità contrapposte: l’una che è la versione attualizzata del cinico, o dell’opportunista degli anni ‘50, l’altra opposta, che è una figura di ingenuo/sempliciotto che paga la durezza della società.
 
Dove Sordi torna a impersonare il cinico, lo fa in una versione vincente, che cerca e spesso ottiene la simpatia del pubblico attraverso una costruzione del racconto solidale col personaggio, fra l’altro sostenuta da colonne sonore incalzanti, quasi epiche. Qui Sordi è un borghese medio/alto in un’Italia sempre meno contadina, un cialtrone in una società cialtrona. Ed ecco così il Dr. Guido Tersilli de “Il medico della mutua” e del suo seguito (“Il Prof. Dott. Guido Tersilli …”), il marito manesco di “Amore mio aiutami”, il venditore di armi di “Finché c’è guerra c’è speranza” e, sia pure in versione soft, il ricco signore alla ricerca del cognato Nino Manfredi in “Riusciranno i nostri eroi …”. Tutti questi film vengono baciati da un grande successo di pubblico. Lo sguardo degli autori e del regista rimane impietoso; tuttavia, non è più il “divo” Sordi a portare tutto il peso della satira sociale. Il “costume di casa” di una società dove l’arricchimento viene perseguito fregando il prossimo e lo Stato viene messo in scena con dettagli impensabili nei film degli anni ’50. Se in “Un eroe del nostro tempo” i meschini Carotenuto e Trieste si limitano a tirarsi indietro quando si tratta di aiutarlo, o a tentarle tutte pur di ottenere una gita o una serata in compagnia di qualche ragazza ingenua, i colleghi medici de “Il medico della mutua” sono iene, del tutto assimilabili a Tersilli. Dalla metà degli anni ’60 l’unica differenza fra il protagonista e i suoi avversari consiste nella maggiore (in lui) o minore (in loro) capacità di crearsi un varco nella lotta per la sopravvivenza.
 
Cambiano anche le figure femminili di supporto. La madre de “Il medico della mutua” mi sembra l’ultima figura materna di incoraggiamento e stimolo a un personaggio ormai pienamente adulto, non più bisognoso – davanti al pubblico – di giustificazioni alla sua astuzia. Più in generale in questi film, la donna non intralcia il protagonista. Non è più pensabile – come nei film anni ’50 – la moglie che costringe il marito a subire i concerti a casa mentre lui vorrebbe sentire la partita alla radio. Nei film fine anni ‘60/anni ’70 la donna è un oggetto da conquistare per confermare il successo raggiunto, ed è all’origine di spese ulteriori, di un fabbisogno accresciuto di consumo.
 
In parallelo, c’è una bella galleria di sempliciotti (il maggiordomo dell’episodio “Fata Marta” ne “Le fate”, l’italiano chiamato dal padre De Sica a partecipare a una trasmissione americana di TV verità nel profetico “Un italiano in America”, il popolano Giacinto Colonna degli episodi “La camera” de “Le coppie” e “Le vacanze intelligenti” di “Dove vai in vacanza?”, il prete che vorrebbe sposarsi nell’episodio di “Contestazione generale”, la vittima della mala-giustizia in “Detenuto in attesa di giudizio”, l’emigrante in “Bello onesto emigrato Australia …”, il borgataro che insieme alla moglie Silvana Mangano cerca di battere al gioco la miliardaria Bette Davis e il suo maggiordomo Joseph Cotten ne “Lo scopone scientifico”, il gorilla pasticcione che rende impossibile la vita al commendatore nell’episodio di “Di che segno sei?”). In questi film viene estremizzato il lato umano emerso a partire da “La grande guerra” e sviluppato nei personaggi ricchi di sfumature dei primi anni ’60. Qui è solo la società ad essersi incattivita. Sordi è un candido che inciampa nel cinismo altrui. Mentre nei film degli anni ’50 la società poneva degli ostacoli a un cialtrone rampante, ora è la società post boom a presentare il conto a un puro di cuore.
 
In modo emblematico, questi due filoni convergeranno nel 1981 ne “Il marchese del grillo” grazie alla trovata del doppio ruolo per Sordi, il popolano ingenuo e il nobile papalino cinico e donnaiolo.
 
Gli ultimi fuochi e la testimonianza
 
Nella prima metà degli anni ’80 abbiamo ancora belle caratterizzazioni come il padre di Verdone ne “In viaggio con papà”, il taxista romano de “Il tassinaro”, il giudice intransigente di “Tutti dentro” (altro film profetico). Successivamente Sonego e Sordi (ormai quasi sempre regista oltre che protagonista dei suoi film) sembrano non avere più le antenne per mettere in scena gli umori della società italiana. Negli ultimi venti anni di vita, Sordi rimane lo splendido testimonial (per lo più televisivo, qualche volta cinematografico) di un’epoca e di una carriera memorabili.
 
Inserisco 7 fra i suoi film che preferisco e che trovo rappresentativi dei periodi.

Playlist film

Un eroe dei nostri tempi

  • Commedia
  • Italia
  • durata 100'

Regia di Mario Monicelli

Con Alberto Sordi, Franca Valeri, Giovanna Ralli, Tina Pica

Un eroe dei nostri tempi

In streaming su Amazon Prime Video

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Satira impietosa di Monicelli, con il tipico personaggio di Sordi degli anni ’50: vive con le zie, evita le rogne, è qualunquista, non salva la faccia nemmeno nel finale. Partner femminile, Franca Valeri nel ruolo, frequente nei film di Sordi di quegli anni, della donna bruttina ma più forte di lui.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Il vedovo

  • Commedia
  • Italia
  • durata 100'

Regia di Dino Risi

Con Alberto Sordi, Franca Valeri, Livio Lorenzon, Nando Bruno

Il vedovo

In streaming su Amazon Video

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Per la regia di Risi, ultimo, godibile film della serie dei Sordi antipatici degli anni ’50, speculatore spregiudicato ma pasticcione battuto dalla donna, ancora una Franca Valeri strepitosa.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Tutti a casa

  • Commedia
  • Italia
  • durata 110'

Regia di Luigi Comencini

Con Alberto Sordi, Serge Reggiani, Eduardo De Filippo, Carla Gravina

Tutti a casa

Grande film di Comencini, dove la tragicommedia è nella situazione (l’improvviso cambiamento di alleanze dell’Italia della seconda guerra mondiale dopo l’8 settembre 1943); le reazioni del personaggio sono umanissime, davvero “storia di un italiano”. Tipico Sordi inizio anni ’60.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Una vita difficile

  • Commedia
  • Italia
  • durata 115'

Regia di Dino Risi

Con Alberto Sordi, Lea Massari, Lina Volonghi, Franco Fabrizi, Claudio Gora

Una vita difficile

Il mio preferito, fra i film con Sordi. Potrei vederlo 100 volte: è un racconto agrodolce dell’Italia dalla resistenza al boom, diretto da Dini Risi su una sceneggiatura di ferro scritta da Rodolfo Sonego. Compagna sensibile di un Sordi umanamente complesso (debolezze miste a ideali) come nei film di quel periodo, una stupenda Lea Massari.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Il medico della mutua

  • Commedia
  • Italia
  • durata 101'

Regia di Luigi Zampa

Con Alberto Sordi, Ida Galli, Bice Valori, Nanda Primavera, Franco Scandurra

Il medico della mutua

IN TV Rai Movie

canale 24 vedi tutti

Come arricchirsi nel sistema sanitario baronale prima della riforma, con la corsa selvaggia dei medici ad avere più assistiti dei colleghi. Film “a tesi”, con un Sordi spalleggiato da madre e fidanzata, che frega tutti. Grandissimo successo di pubblico all’epoca. Disturbante ma efficace.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Lo scopone scientifico

  • Commedia
  • Italia
  • durata 116'

Regia di Luigi Comencini

Con Alberto Sordi, Silvana Mangano, Bette Davis, Joseph Cotten

Lo scopone scientifico

Di nuovo Comencini per un film che più passano gli anni più sembra profetico, con un quartetto d’attori (Sordi, la Mangano, Bette Davis e Joseph Cotten) in stato di grazia. Sordi è un borgataro che vuole battere nello scopone scientifico la miliardaria Bette Davis. Lui spera di fare il botto ma non sa farlo; invece la società attorno a lui (compresi i bambini) ha tutta la spietatezza dell’Italia anni ’70.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Il Marchese del Grillo

  • Commedia
  • Italia
  • durata 135'

Regia di Mario Monicelli

Con Alberto Sordi, Paolo Stoppa, Flavio Bucci, Riccardo Billi, Caroline Berg, Camillo Milli

Il Marchese del Grillo

In streaming su Rakuten TV

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Sdoppiamento del personaggio Sordi nei suoi due estremi collaudati, il cinico Onofrio Del Grillo e lo sprovveduto sosia popolano Gasperino. Sceneggiatura di Benvenuti e De Bernardi, regia di Monicelli. Sull’umanità dei personaggi qui prevale la maschera, ma.. che maschera! Ancora oggi a Roma se stai su un taxi che passa per la viuzza dove c'è il palazzo del grillo, il taxista te lo indica... un monumento di film.

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