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Rezza-Mastrella, Ciprì e Maresco: due coppie (di alieni) a confronto
di maldoror ultimo aggiornamento
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Rezza-Mastrella, Ciprì e Maresco: due coppie (di alieni) a confronto

Antonio Rezza e Flavia Mastrella, così come Ciprì e Maresco, sono due coppie di artisti outsider, tra i pochissimi esempi di "diversità" non ancora omologata e assimilata dal sistema mediatico (forse ancora per poco). Questo ovviamente non è il loro unico elemento di affinità.
Ciò che mi ha spinto a compilare questa play, è stata infatti la constatazione di diverse analogìe presenti, almeno secondo me, nei lavori delle due coppie di artisti, e tenendo fermo il fatto che non c'è da parte mia alcuna intenzione di suggerire l'idea di una  possibile influenza, nè reciproca nè unilaterale, essendo le loro opere frutto di poetiche e sensibilità originali e personalissime.

Innanzitutto entrambe le coppie hanno seguito dei percorsi curiosamente paralleli: hanno esordito alla fine degli anni Ottanta con opere brevi, "sketch" o cortometraggi veri e propri, caratterizzati dalla tendenza a shockare e spiazzare con uno humour sopra le righe, surreale, assurdo e spesso nerissimo, venendo subito notati da Enrico Ghezzi che li ha inseriti immediatamente nella sua "Factory", diffondendo le loro opere attraverso Blob e Fuori orario. 
In seguito avrebbero fatto entrambi delle brevi incursioni "dall'esterno" in alcuni programmi della Dandini (Ciprì e Maresco in Avanzi e Rezza-Mastrella ne L'ottavo nano), ma senza mai "sporcarsi le mani" con la satira politica della ditta Guzzanti-Dandini, così da costituire all'interno del programma delle presenze quasi aliene, e per questo forse non del tutto comprese dal pubblico (che rideva davanti agli sketch di Rezza probabilmente scambiandoli per comicità pura, senza accorgersi di quanto angosciosi e inquietanti fossero in realtà cortometraggi come "Il sonno degli esclusi").
In seguito avrebbero realizzato entrambi due lungometraggi, "Escoriandoli" e "Delitto sul Po" da un lato, e gli ormai celeberrimi "Zio" e "Totò" dall'altro (perchè da Il ritorno di Cagliostro ormai non sono più loro).

Dal punto di vista poetico, la prima analogia che mi verrebbe da sottolineare è la loro completa estraneità all'immaginario e all'estetica dominanti, vale a dire quella televisiva e in buona parte cinematografica. I loro lavori vedono un'umanità degradata muoversi in ambienti desolati, come squallide periferie urbane, oppure del tutto astratti, fuori dal tempo, in un universo straniante in quanto apparentemente impossibile da collocare all'interno di coordinate spazio-temporali riconoscibili (con l'unica differenza che i luoghi e i volti di Ciprì e Maresco sono chiaramente quelli della Palermo periferica e degradata - che diventa però anche metafora del mondo contemporaneo e della condizione umana - , mentre quelli di Rezza e Mastrella sono più astratti).
Entrambi sembrano voler rappresentare l'altra faccia del benessere economico, anche se non c'è quasi mai traccia in loro di una esplicita e diretta critica sociale: i personaggi che popolano i loro mondi e che sembrano provenire da condizioni sociali arretrate e pre- (o forse post) urbane, sembrano voler demolire con sarcasmo feroce qualunque illusione "progressista", qualunque "ottimismo democratico"  ("Ottimismo democratico" è proprio il titolo del dvd di Rezza-Mastrella recentemente uscito, contenente una raccolta di alcuni dei loro lavori più riusciti più vari extra), facendo emergere a contrario il profondo degrado e la sterilità del mondo contemporaneo, e in generale la disperazione sottesa alla condizione umana.

La disperazione infatti è un altro elemento che accomuna i loro lavori, e che trova espressione nelle loro scelte stilistiche: il bianco e nero espressionista e schiacciante di Ciprì e Maresco, le inquadrature sghembe e deformanti di Rezza-Mastrella, che ricordano vagamente quelle di Welles o di Ruiz., e che sembrano voler comunicare un senso di angosciosa assurdità.
 
I due registi palermitani sono più rigorosi e "classici" nell'uso delle inquadrature, i lavori di Rezza invece sono caratterizzati da un gusto più barocco ed eccentrico; le inquadrature sembrano susseguirsi in base a una sorta di flusso di coscienza, di scrittura automatica, e le immagini deformate sembrano rimandare a un mondo ribaltato, dominato dalle leggi anarchiche dell'inconscio, che li rendono pertanto più vicini al surrealismo che non all'espressionismo di Ciprì e Maresco.
Le loro immagini sembrano voler esplodere, distruggersi dall'interno, esattamente come il corpo e la voce di Rezza, gli unici veri protagonisti dei suoi lavori (soprattutto quelli teatrali), animati da un'angoscia e una disperazione che lo fanno sembrare una sorta di burattino indemoniato e tarantolato.

Lo scollamento fra corpo e voce è un'altro aspetto su cui entrambi gli artisti lavorano: Ciprì e Maresco giocano sull'effetto straniante prodotto dalle battute palesemente messe in bocca ai loro non-attori e dai siparietti in cui questi ultimi vengono coinvolti senza che ne comprendano il senso, Rezza e Mastrella invece giocano sul fuori sincrono, sulla a-sincronia fra i movimenti dei personaggi-corpi e le battute, tutte pronunciate dallo stesso Rezza e provenienti da una sorta di zona non ben definita, al limite fra l'interno e l'esterno dell'inquadratura. Cosa che probabilmente sarebbe piaciuta a Carmelo Bene, che infatti ha affermato più volte di considerare Ciprì e Maresco tra i pochissimi autori cinematografici da salvare (insieme a "mezzo Pasolini", Joao Cesar Monteiro, in parte Godard e pochissime altre cose), e sicuramente fonte d'ispirazione per molte cose di Rezza (che nelle sue dichiarazioni tende a emularlo un po' troppo), tra cui ad esempio il lungometraggio destrutturato "Delitto sul Po", opera che sicuramente strizza l'occhio ai film di Bene, in particolar modo Nostra Signora dei Turchi.   

Riporto qui, oltre ai lungometraggi, alcuni di quelli che ritengo i corti più geniali di Rezza e Mastrella.

 

Playlist film

Lo zio di Brooklyn

  • Commedia
  • Italia
  • durata 98'

Regia di Daniele Ciprì, Franco Maresco

Con Salvatore Gattuso, Pippo Augusta, Salvatore Schiera, Gaspare Marchione, Francesco Arnao

Lo zio di Brooklyn

In streaming su Apple TV

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