Per non farci mancare nulla.
 
1- Derek Raymond, Stanze nascoste (Hidden Files, 1992), Meridiano zero, 2011, pp.335, € 16,00
 
L'autobiografia di Robin Cook, in arte Derek Raymond, tra memorie, poetica e metafisica.
 
Inizialmente sviluppato in ordine cronologico, via via sempre più rapsodico e ossessivamente tempestato da immagini di scissione (persone estraniate da se stesse, gli atteggiamenti schizoidi dell'omicida), Hidden Files fa qualcosa di più di una semplice autobiografia: offre al lettore il raro privilegio di curiosare liberamente nell'officina mentale di un autore che ha saputo ricomporre le dicotomie , i paradossi e le aporie dell'esistenza nella pratica totalizzante della scrittura: "La creazione letteraria è odorare sulle tue dita il sangue di un altro, con narici che non sono più tue eppure non possono essere di nessun altro". Senza compiacimento e senza autoindulgenza, concedendosi alla pagina scritta come irrinunciabile, definitiva risorsa comunicativa: "alla fine la scrittura è la mia unica porta aperta".
 
 
2- Christopher Wilson, Il vangelo della scimmia (Gallimauf's Gospel, 1986), Meridiano zero, 2011, pp.160, € 13,00

Sull'isola britannica di Iffe, terra popolata da individui ignari del mondo e obbedienti a leggi intransigenti, approda Maria, una scimmia fortunosamente scampata al naufragio di una nave da guerra. Scambiata per eccentrico francese dagli abitanti del luogo, Maria semina lo scompiglio, mettendo a repentaglio il ferreo e ottuso ordine che vige sull'isoletta.
 
Christopher Wilson, autore inglese nato nel 1949 con trascorsi da docente universitario, dipinge questo quadretto caratterizzato dall'irruzione di un elemento scompaginante all'interno di un universo autoreferenziale con stile mordace e pungente, indugiando causticamente sulle storture dell'ignoranza e sulla crudeltà dell'intolleranza. Eppure non è il solo taglio satirico-pamphlettistico a rendere Il vangelo della scimmia un romanzo di rara arguzia, è la scrittura stessa a farsi incisivo strumento di sarcasmo: che si dispieghi sardonicamente nell'ampollosa eloquenza dei potenti e dei sapienti o che si rattrappisca rabbiosamente nell'isteria linguistica di Vera la Pazza e nelle bestiali raffiche che passano per la testa di Maria, quello di Wilson più che uno stile è una stilettata, ritagliandosi addirittura un capitolo ("La Notte di Ophal") per dare sfogo alla visionarietà degna di un sabba tutto al maschile.
 
 
3- Victor Gischler, Notte di sangue a Coyote Crossing (The Deputy, 2010), Meridiano zero, 2011, pp.207, € 14,00

Oklahoma, una notte senza un filo d'aria nella cittadina Coyote Crossing. Toby Sawyer, aiuto sceriffo part-time, è incaricato di sorvegliare il cadavere fresco di Luke, il più giovane dei temibili fratelli Jordan, sforacchiato da nove proiettili nei pressi del bar del paese. Ma Toby lascia incustodito il corpo per andare a farsi una sveltina con la giovane amante Molly. E quando torna il cadavere è scomparso. Chi se l'è fregato?
 
Scrittura sapida e sarcastica, lesta nei parapiglia e allusiva nei dialoghi, Gischler allestisce questa sarabanda nottambula in uno spazio circondato dal nulla assoluto, con un gusto per l'azione di virile impronta western (Toby salta da un mezzo di trasporto all'altro come un cowboy cavalcherebbe cavalli imbizzarriti) e con una propensione all'assurdo iperbolico letteralmente irresistibile. Il Cormac McCarthy di Non è un paese per vecchi, i fratelli Coen di Blood Simple e Arizona Junior, l'Howard Hawks di Un dollaro d'onore, il John Carpenter di Distretto 13: le brigate della morte: tutti riferimenti che The Deputy vi farà turbinare in testa. Può bastare?
 
 
4- Mykle Hansen, Missione in Alaska (Help! A Bear Is eating Me!, 2008), Meridiano zero, 2011, pp.156, € 13,00
 
Responsabile della Divisione Immagine della compagnia Wilson & Saunders, Marv Pushkin è intrappolato sotto la sua adorata Range Rover, crollatagli addosso mentre stava cambiando una ruota. E un orso dell'Alaska sta banchettando con i suoi piedi.
 
In 156 pagine Mykle Hansen - scrittore, performer e musicista - si accanisce con ferina crudeltà sul cliché del dirigente prevaricatore e arrogante, sottoponendolo a una lenta e gustosissima tortura che lo intacca fisicamente e psichicamente, fino a menomarlo in modo irreparabile nel corpo e nello spirito. Pubblicato in America nel 2008 e spassosamente tradotto da Francesco Francis, Help! A Bear Is eating Me! (questo il titolo originale di Missione in Alaska) descrive in incosciente, allucinata prima persona la nemesi della natura su un sacerdote del neocapitalismo, un individuo euforicamente alienato che porta alle estreme, esiziali conseguenze la logica del benessere perseguito irresponsabilmente: "Cosa posso farci? Non sarei così ossessionato dai soldi se non ci fossero tante belle cose in vendita. La colpa è della società". Un irsuto pamphlet sotto forma di grottesco, manicomiale divertissement.
 
 
5- Cormac McCarthy, Non è un paese per vecchi (No Country For Old Men, 2005), Einaudi, 2006, pp.251, € 17,00

Texas. Mentre è a caccia di antilopi, Llewelyn Moss s'imbatte in una scena terrificante: un traffico di droga degenerato in carneficina. Seguendo le orme dell'unico sopravvissuto, lo trova accasciato contro una roccia. Morto. Accanto al suo ginocchio una pesante cartella di cuoio piena fino all'orlo di banconote da cento dollari. Llewelyn se ne impossessa scatenando la caccia di Anton Chigurh, sicario reclutato dal proprietario dei soldi ma che agisce da cane sciolto. A chiudere la coda il vecchio Tom Bell, sceriffo della contea di Terrell fin da quando aveva venticinque anni.
 
Bagliori di speranza in un mondo alla deriva. La sopravvivenza degli ideali tradizionali è affidata all'intermittenza della voce narrante dello sceriffo Tom Bell, una voce che descrive sbigottita l'avvento di una criminalità incontrollabile e incomprensibile. La continuità tra il vecchio e il nuovo mondo si materializza in extremis nel sogno di un fuoco tenuto in vita dalla fiaccola del padre. E poi mi sono svegliato.
 
 
6- Charles Portis, Il Grinta (True Grit, 1968), Giano, 2011, pp.175, € 15,00

Mattie Ross, quattordici anni e carattere da vendere, si reca a Fort Smith per vendicare l'omicidio del padre. Assoldato lo sceriffo federale Reuben Cogburn detto "Il Grinta", si mette in viaggio per acciuffare l'assassino Tom Chaney, fuggito in Territorio Indiano. Ai due si aggrega l'altezzoso Texas Ranger Laboeuf.
 
Originariamente pubblicato a puntate nel 1968 sul Saturday Evening Post, il secondo romanzo di Charles Portis è un classico del genere "avventura adolescenziale" entrato presto a far parte dei programmi scolastici statunitensi. Tra romanzo di formazione e parabola vendicativa, True Grit dà vita a un personaggio femminile straordinariamente combattivo e risoluto a dispetto della giovane età. Due gli adattamenti cinematografici: il primo, spacconesco e anacronistico, di Henry Hathaway nel 1969; il secondo, buffonesco e necroforo, dei fratelli Coen nel 2010.
 
 
7- Dashiell Hammett, La chiave di vetro (The Glass Key, 1931), Mondadori, 2010, pp.215, € 8,50

San Francisco. Taylor Henry, figlio del Senatore Ralph, viene trovato stecchito in China Street da Ned Beaumont, braccio destro del boss Paul Madvig. Il pezzo grosso della mala di Frisco, autentico manipolatore degli equilibri politici ed economici della città, sembra non essere estraneo al fatto, dal momento che la sera dell'omicidio era a cena a casa del Senatore. Ned, freddo e perspicace, intuisce le complicazioni del caso e si getta a capofitto in un'indagine apparentemente sfavorevole al suo influente amico.
 
Hammett al suo meglio: collusioni tra criminalità e politica alla vigilia delle elezioni, rivalità tra gang che si contendono il dominio della città, implicazioni sentimentali ad alto rischio. Un romanzo intricatissimo che fa dell'intelligenza uno strumento fragile e prezioso come una chiave di vetro soffiato. Fonte d'ispirazione per i fratelli Coen di Crocevia della morte, The Glass Key sta all'hard boiled letterario come 2001: A Space Odyssey sta alla fantascienza cinematografica: una vetta inarrivabile.