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Playlist nostalgica (visioni fantapolitiche da un passato lontano)
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Playlist nostalgica (visioni fantapolitiche da un passato lontano)

La fantascienza, in una maniera forse meno sotterranea e più diretta di un genere altrettanto “forte” e abbastanza “similare” come l’horror, soprattutto negli anni che hanno caratterizzato buona parte della seconda metà del secolo scorso, ha spesso posto un occhio di riguardo alla realtà politica e sociale che, a livello internazionale, in qualche modo le permetteva di segnalare pericoli e lanciare avvertimenti, mettendola così nella condizione di assumere il ruolo di una  profetica Cassandra.
Un esempio eclatante riguarda l’orwelliano 1984 (che è certamente qualcosa di più, ma che comunque per le sue anticipazioni tematiche resta a tutti gli effetti un romanzo perfettamente “ascrivibile” anche al genere fantascientifico) che quando fu redatto azzardava inquietanti ipotesi di possibili catastrofi politiche (molte delle quali adesso sono già in corso di realistica attuazione, quando non già del tutto avverate nella loro implacabile irreversibilità).
Si potrà eccepire che i segnali indotti erano già nell’aria e di conseguenza abbastanza prevedibili i decorsi, per altro (come poi si è visto praticamente) persino adattabili con facilità alle differenti realtà dei paesi occidentali e non, ma erano ancora e sempre solo ipotetiche intuizioni di uno scrittore che cercava di mettere in guardia sui pericoli di una “massificazione” generalizzata delle menti e di una politica intesa soprattutto come strumento atto a dominare le masse (vedi anche il suo La fattoria degli animali, perfetto meccanismo costruito con sarcasmo e realistica ironia, per mettere in ridicolo tutti i totalitarismi vicini allo stalinismo sovietico).
Anche il cinema evidentemente si approprierà, con felici intuizioni creative, di tale possibilità critica: se si è in disaccordo con la politica corrente, basta camuffare un po’ le forme e spostare i fatti e le circostanze in qualche epoca più comoda, magari allontanabile in un tempo futuribile e lontano, per poterla maltrattare a dovere e mettere in guardia le persone.
Il procedimento è conosciutissimo e continuamente utilizzato in qualsiasi ambito artistico: il cinema ha semmai avuto dalla sua, il valore aggiunto della straordinaria forza “definitoria” delle immagini che rende ogni cosa più evidente e tangibilmente concreta.
Metropolis (1926) mostra chiaramente questa attenzione verso l’aspetto politico della sua rappresentazione proprio attraverso la forza delle immagini: il lavoro in fabbrica, lo sfruttamento violento delle masse, la crocifissione dell’operaio, il robot senza cuore che comanda sul proletariato indebolito dalla fatica, l’intelligenza malefica dell’imprenditore, rappresentavano temi ampiamente dibattuti (e avversati) dalla maggior parte degli intellettuali dell’epoca che il film riesce ad amplificare in maniera “immaginifica”, rendendone più chiara la percezione, evidenziando così, pur semplicizzandole un poco, quelle che erano (e sono) le istanze oggettive anche di rivolta di una classe sociale oppressa.
Non ci si deve meravigliare allora se fiaba, magia, religione, politica, intuizioni sociologiche, riescono a convivere con tanta risoluta franchezza in un unico coacervo: uno dei meriti di questo genere sta(va) proprio nel creare un’unione gradevole, seppure spesso particolarmente inquietante, di temi astratti e di sotterranee preoccupazioni che galleggiano già nella nostra mente, ma non sempre da sole, senza stimoli e “provocazioni”in grado di emergere alla luce, per diventare davvero percettibili.
Il cinema di fantascienza in fondo, ha dunque semplicemente aiutato a rendere più comodi, o meglio a facilitare, certi percorsi mentali, agevolandone la messa in opera, proprio nel renderli finalmente visibili e  - si potrebbe dire –  facendoli diventare “magicamente” ma realisticamente concreti.
Ma questa forse è soltanto la base, il punto di partenza, perché poi le cose, lentamente si evolvono, così come accade per la società che ci circonda, e finiscono per complicarsi notevolmente e rendere tutto più drammatico e preoccupante e la storia (anche quella cinematografica) è qui per insegnarcelo.
Da Metropolis (scritto come sappiamo da Fritz Lang in collaborazione con Thea Von Harbou, sua moglie in quegli anni) a Il Dottor Cyclops trascorrono “appena” tredici anni (il film americano di Ernest Schoedsack è del 1939) ma la differenza anche di prospettive è palpabile e il pericolo più concreto e imminente: la guerra è alle porte e l’enorme dottor Thorkel – che riduce, grazie a certi suoi esperimenti, alcuni collaboratori a dimensioni minuscole – ben rappresenta (e facilmente ne rimanda l’eco) un altro più “greve” personaggio, preso dalla stessa follia megalomane, quell’Hitler che si apprestava a mettere in ginocchio, di lì a poco, gran parte dell’Europa, ma che se non fosse stato fermato prima che fosse troppo tardi, aspirava a farlo con il mondo intero (e tale discorso potrebbe proseguire andando a toccare un film geniale e prezioso quale è Il grande dittatore – anno 1940 -. dell’insuperabile Chaplin, che però non è più fantascienza e non può dunque rientrare nel nostro discorso).
Poi, dopo la guerra e i suoi effetti devastanti, per tutti gli anni Cinquanta, ecco fare la sua prepotente comparsa un altro protagonista assoluto all’interno della fantascienza e dei suoi bisogni di evidenziare (magari per esorcizzarle un poco) paure nascoste e di lanciare il “messaggio”: sono mostri che vengono da altri pianeti, ma che si confondono facilmente con noi, oppure sono alieni che attraversano il corpo umano, lo fagocitano, si impossessano di sembianze e menti, se non sono invece “marziani” veri e propri che costringono il nostro mondo a scontrarsi con il loro, scatenando guerre micidiali dalle conseguenze inenarrabili.
Su tutto ciò, come è evidente, domina(va) infatti il timore del comunismo, la paura della potenza sovietica, la difficoltà nel creare davvero un effettivo e concreto baluardo mentale – oltre che fisico appunto – nei confronti della presenza anche “penetrativa” del marxismo.
Sono gli anni mefitici del maccartismo, della caccia alle streghe, della lotta senza quartiere ai comunisti o presunti tali, delle purghe e delle epurazioni hollywoodiane: bastava un semplice sospetto per essere immediatamente bollati quali sovversivi, per non riuscire più a lavorare.
E questa paura la si coglie bene – e nemmeno tanto sotterraneamente da quanto è palese e concreta la similitudine – in film quali L’invasione degli ultracorpi di Don Siegel (1956),  La guerra dei mondi di Haskin e Pal (1953), Destinazione… terra di Jack Arnold (1953) o Ho sposato un mostro venuto dallo spazio  di Gene Fowler jr. (1958).
Il mostro e l’invasione spaziale: sono questi i due temi con i quali si troverà a confrontarsi la fantascienza dell’epoca, non solo quella americana, ma anche quella prodotta altrove, magari in un  Giappone reduce dai terrori delle trasformazioni radioattive dovute agli effetti della catastrofe nucleare, e terra fertile dunque per far emergere imprevedibili, gigantesche “mutazioni”,  e  dominata appunto dall’immaginario inquietante della guerra appena conclusa, dall’incubo infernale del fungo atomico (Godzilla e Radom del 1954, Il re dei mostri del 1956, e i tanti successivi epigoni).
Si avvertono così le prime avvisaglie di quello che sarà poi uno dei temi portanti degli anni a seguire: la contaminazione, il disastro ambientale che comincia in qualche modo a prendere forma, la natura quale elemento privilegiato di un discorso che diventa a questo punto politico-ambientalista, visto che la parola “ecologia” non è stata ancora inventata, o forse più semplicemente non è entrata far parte del lessico corrente .
Vengono fuori da questi rigenerati terrori, film quali Blob- fluido mortale di Irvin Yeaworth Jr. (1958) o Hallucination di Joseph Losey (1961), ma anche Radiazioni BX distruzione uomo  ancora di Jack Arnold (1957).
Rimane comunque centrale il tema della bomba, ed è a questo punto che Stanley Kubrick dice la sua con Il dottor Stranamore (1963) riprendendo con toni più leggeri ma non meno affascinanti, il tema del folle che vuole distruggere l’URSS anche a costo di mettere in pericolo l’esistenza dell’intero pianeta.
E’ una fantascienza “d’autore” che coinvolge anche Truffaut nel discorso che fa girando  Fahrenheit 451 (del 1966) che visualizza le inquietanti profezie dello straordinario racconto Gli anni della Fenice che Ray Bradbury aveva scritto nel 1953, dipingendo così la tristezza di un pianeta che combatte la lettura (i nostri governanti dovrebbero essere condannati a vederlo ripetutamente più volte ogni giorno per quello che stanno facendo alla cultura on questo momento).
Gli anni Settanta si aprono con Arancia meccanica: un film dove la forza “politica”  è palesata con impietosa e sconvolgente provocazione (e siamo già in un certo senso dentro una forma di “fantascienza ideologica”, si potrebbe dire). La forza del film è straordinaria: Kubrick non nasconde, dice le cose come stanno senza fare sconti a nessuno, mostra e dimostra la violenza di un potere che, nel futuro, potrebbe ottusamente governare da qualche parte – e forse lo sta già facendo: era un futuro così vicino che quasi ci faceva rabbrividire in quegli anni: adesso che sembra arrivato davvero fra noi, suscita solo e non sempre, un po’ di sbigottita indifferenza  o poco più, terribile testimonianza di una deriva molto più temibile di ogni possibile catastrofica immaginazione.
Ma il mondo va avanti e si modificherà ulteriormente: sono gli anni Ottanta quelli che tenteranno di ridefinire i nuovi rapporti di forza in campo con la Russia che grazie alla transizionistica fase del  disgelo, viene sorprendentemente “recuperata”: molti sono i film che si dedicano a questa ricucitura “collaborazionista”, e in quel periodo sono frequenti le astronavi in missione, i soccorsi, o le situazioni conflittuali, che vedono la collaborazione delle due forze una volta avverse e nemiche e adesso coalizzate nella salvezza di un mondo minacciato da nuovi imprecisati pericoli (da Meteor  a 2010 – l’anno del contatto): segno evidente che l’altro non fa – o meglio NON DEVE FARE – più paura. Distensione momentanea insomma in cui il “diverso” (ideologicamente o politicamente) deve essere accettato (è l’imperativo del “politicamente corretto” in fondo), fosse anche un marziano con tanto di luce al dito –  anche se questa è una lezione comportamentale e di vita che sembrano capire solo i bambini ancora “puri di spirito”, o le persone che hanno una più larga apertura mentale: è E.T. a insegnarcelo, ma anche la lezione un po’ pacifista di Incontri ravvicinati del terzo tipo. Troppo poco insomma per essere “davvero” fiduciosi.
Permangono infatti ancora perplessità e timori profondi di scontri finali (The day after è del 1984) ma sostanzialmente sembra che ormai la nuova fantascienza debba orientarsi diversamente,  nel buonismo imperante che arriva improvviso e preferire nuove e più concilianti analisi politiche.
Ma non tutti sono ovviamente dello stesso avviso, ed è da questo improvviso momentaneo lassismo che emerge una prepotente figura come quella di John Carpenter che spicca con particolare evidenza su tutti gli altri e che rimette immediatamente in discussione queste provvisorie e improvvisate certezze.
Carpenter, autore e regista di levatura superiore, firma così regie di film mozzafiato, muovendosi all’interno dell’immaginario comune (fantascientifico e non) con la forza dirompente di un tornado che spazza via “appiccicate” certezze acquisite e periclitanti stati di fatto.
Mostra di essere un rivoluzionario muscoloso e barbuto, un po’ come il suo attore preferito, Kurt Russel, al quale farà interpretare il cult assoluto 1997, fuga da New York. Russell nel film.  è “Snake” Plissken, colui che deve recuperare il presidente finito per sbaglio nel carcere di massima sicurezza di Manhattan. Se lui muore, si rischia la guerra. Ma l’ex militare pluridecorato Plissken, trattato ora come un terribile ribelle da punire, se ne frega del presidente, e se corre a salvarlo, è solo per salvare se stesso, per espiare, con una discesa agli inferi, i suoi peccati…. Il film è infernale e devastante, adrenalinico come pochissimi altri… E per coloro che non avessero ancora ben capito la lezione e il messaggio, Carpenter ripete e va giù ancor più pesante con Essi vivono  che è del 1988, con il quale racconta già ciò che siamo adesso (e lui che lo vedeva prossimo, ci avverte implacabile del pericolo che ci sovrasta, anche se poi nessuno sembra che abbia davvero voluto ascoltarlo): attenti al mondo delle immagini – ci dice – non lasciatevi sfottere!!!  attenti ai manipolatori occulti, attenti alla televisione, ai tipi in giacca e cravatta, alle donne ben pettinate e perfettamente truccate non vi fidate del “perbenismo imperante ed accomodante: alla fine viene quasi da pensare (anzi, ne dovremmo ormai avere tutti la certezza) che Carpenter con Essi vivono non abbia fatto fantascienza, ma solo un po’ di sociologismo lampante e chiaro, giusto per far riflettere chiunque avesse avuto voglia di inforcare con lui quegli occhiali per vedere veramente come stavano davvero le cose, come si presentava il domani che ci stava venendo incontro (e gli sconfortanti, inascoltati esiti, sono purtroppo a desso sotto gli occhi di tutti).
Dopo, forse, nel mondo sempre più inaridito della fantascienza, come se la fonte si fosse improvvisamente asciugata, non c’è stato più nulla di analogamente eclatante, se si esclude la recente lezione ecologista di Avatar che è comunque storia ancora troppo recente per poter essere valutata nelle sue esatte proporzioni, anche se le sue apocalittiche previsioni rappresentano già una realistica ipotesi ancora una volta terribile e non particolarmente futuribile, se il mondo non si decide a cambiare strada un passo questo che sembra abbia invero poca voglia di compiere.

Playlist film

Metropolis

  • Fantascienza
  • Germania
  • durata 87'

Titolo originale Metropolis

Regia di Fritz Lang

Con Gustav Fröhlich, Brigitte Helm, Rudolf Klein-Rogge, Alfred Abel, Fritz Rasp

Metropolis

In streaming su Plex

vedi tutti

Il contrasto tra la melensaggine dello script  che cozza e amplifica la straordinaria forza visionaria delle immagini di Lang, è evidente e ne fa un capolavoro di cinema decorativo, la messinscena di un delirio (il Morandini).

Rilevanza: 2. Per te? No

Il dottor Cyclops

  • Horror
  • USA
  • durata 75'

Titolo originale Dr. Cyclops

Regia di Ernest B. Schoedsack

Con Albert Dekker, Janice Logan, Thomas Coley, Charles Halton, Victor Kilian

Il dottor Cyclops

In streaming su Cultpix

Omerica odissea in una giungla tutta giocata sul verde inquietante della vegetazione, che è anche – non dimentichiamolo - “il colore della paura”

Rilevanza: 1. Per te? No

L'invasione degli ultracorpi

  • Fantascienza
  • USA
  • durata 80'

Titolo originale Invasion of the Body Snatchers

Regia di Don Siegel

Con Kevin McCarthy, Dana Wynter, Sam Peckinpah, Larry Gates, King Donovan, Carolyn Jones

L'invasione degli ultracorpi

In streaming su Amazon Prime Video

Parabola di inquietante suggestione (lo stile è asciutto ed essenziale, tipico del cinema di Siegel) ambigua e sottile che può essere perfettamente letta sia in chiave  anticomunista che in quella antimmacartista (parlare a nuora perché suocera intenda, insomma)

Rilevanza: 2. Per te? No

Radiazioni BX distruzione uomo

  • Fantascienza
  • USA
  • durata 81'

Titolo originale The Incredible Shrinking Man

Regia di Jack Arnold

Con Grant Williams, Randy Stuart, April Kent, Paul Langton

Radiazioni BX distruzione uomo

Il tema della paranoia, costante nella narrativa di Mathieson (autore del racconto da cui è tratto il film) si coniuga e si mescola con quelli altrettanto inquietanti delle tematiche “ricorrenti” del regista (il progresso scientifico che diventa distruttivo per l’uomo,  la  perdita dell’identità, la messa in discussione della virilità maschile)

Rilevanza: 1. Per te? No

Hallucination

  • Drammatico
  • Gran Bretagna
  • durata 87'

Titolo originale The Damned

Regia di Joseph Losey

Con Macdonald Carey, Shirley Anne Field, Oliver Reed, Alexander Knox, Viveca Lindfors

Hallucination

Un lucido esempio di fantascienza  di apocalittico pessimismo che è un intenso, preoccupato grido di allarme sul futuro dell’uomo

Rilevanza: 1. Per te? No

Il dottor Stranamore

  • Grottesco
  • Gran Bretagna
  • durata 93'

Titolo originale Dr. Strangelove or How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb

Regia di Stanley Kubrick

Con Peter Sellers, George C. Scott, Sterling Hayden, Peter Bull, Keenan Wynn, Slim Pickens

Il dottor Stranamore

In streaming su Amazon Video

vedi tutti

…. Ovvero come imparai a non preoccuparmi  e ad amare la bomba: cosa si può dire e scrivere di più su questa straordinaria satira politica fuori da ogni convenzione che riflette come meglio non sarebbe possibile fare, le preoccupazioni apocalittiche (vero e proprio incubo generazionale) dei primi anni ’60?

Rilevanza: 2. Per te? No

Essi vivono

  • Horror
  • USA
  • durata 97'

Titolo originale They Live

Regia di John Carpenter

Con Roddy Piper, Keith David, Meg Foster, George 'Buck' Flower, Peter Jason

Essi vivono

In streaming su Raro Video Amazon Channel

vedi tutti

La riscossa che arriva dalla classe operaia nel film più anarchico e politicamente significativo di Carpenter: qui gli alieni sono yupppies reganiani ed affaristi che cercano di condizionare l’umanità con messaggi subliminali e una mistificazione anche “visiva” della realtà

Rilevanza: 2. Per te? No
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