Sterling Hayden non è mai stato la superstar che meritava di essere: uomo di fascinosa, grintosa presenza, ha avuto una carriera irregolare, come dimostra la sua lunga lista di credits che contiene una serie di film classici realizzati con molti dei registi più celebri della storia del cinema.
Nato il 26 marzo 1916, a Montclair, New Jersey, lascia la scuola a sedici anni per diventare un mozzo su una goletta, iniziando così una storia d’amore con la vita di mare. A soli ventidue anni, Hayden è capitano di una nave che faceva il giro del mondo. Il desiderio di comprare una sua propria barca lo spinge a iniziare a lavorare come modello. Notato dalla Paramount, nel 1940 ottiene un contratto, e senza alcuna esperienza precedente, recita nel 1941 nel film Virginia di Edward H. Griffith, e un anno dopo in Bahama Passage (Passaggio a Bahama). Due grandi successi che gli permettono di conoscere l’attrice Madeleine Carroll che sposa.
La sua carriera di attore subisce una battuta d’arresto quando si unisce ai marines per servire nella Seconda Guerra Mondiale, con una conseguente assenza di cinque anni dallo schermo.
Al ritorno dal servizio, recita in Blaze of Noon (Bagliore a mezzogiorno); segue un lungo periodo di distanza dallo schermo, la sua carriera è in stallo, e, a parte una breve apparizione in quello stesso anno in Variety Girl (Rivista di stelle, 1947) di George Marshall e Manhandled (La traccia del serpente, 1948) di Lewis R. Foster, si allontana per qualche tempo.
Riemerge nel western El Paso (1949), sempre di Lewis R. Foster e l’anno seguente nel capolavoro noir di John Huston, The Ashalt Jungle (Giungla d’asfalto).
Devono passare quattro anni perché ritorni al cinema: è il 1954 quando appare nel film di culto di Nicholas Ray Johnny Guitar.
Nel 1956, ancora un capolavoro (il regista è il giovane Stanley Kubrick), ancora un crime-movie, imitato e acclamato, The Killing (Rapina a mano armata).
La carriera di Hayden è contrassegnata negli anni a seguire da una serie di film mediocri.
Lasciata finalmente Hollywood nel 1958 per tornare al mare, passa i successivi sei anni lontano dalla Mecca del cinema e nel 1963 pubblica un’autobiografia, Wanderer (Vagabondo), in cui racconta le sue avventure oceaniche, ma anche il suo rammarico per la cooperazione con la Commissione McCarthy (House un-American Commettee Activities).
Hayden torna al cinema nel 1964 per riunirsi a Kubrick e recitare nella parte del generale paranoico in Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb (Il Dottor Stranamore, ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba). Per televisione, nello stesso anno, Joseph H. Mankiewicz lo include nel cast di Carol for Another Christmas (Un Canto per un altro Natale).
Ancora una volta, Sterling, preso dal demone della fuga, lascia Hollywood e riprende a navigare, per tornare nel 1972, godendo di un’altra resurrezione in Godfather (Il Padrino) di Francis Ford Coppola e l’anno dopo è co-protagonista nel film di Robert Altman The Long Goodbye (Il lungo addio).
Nel 1976, Hayden appare in Novecento di Bernardo Bertolucci e pubblica anche un romanzo di viaggio storico-epico: A Novel of 1986.
Nel decennio successivo, a parte qualche film ‘alimentare’, di Sterling c’è poco da dire.
Il 23 maggio 1986, tre giorni prima del settantesimo compleanno, il ‘grande vagabondo’ muore a Sausalito (California) per cancro alla prostata.