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Russ Meyer: “Io giro film di tette”
di Utente rimosso (mike patton) ultimo aggiornamento
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Russ Meyer: “Io giro film di tette”

Russ Meyer è stata una delle personalità più originali e provocatorie del panorama culturale americano.
Nato nel 1922  a Oakland, (California), cineoperatore durante la seconda guerra mondiale, finita la guerra divenne fotografo professionista e collaboratore di Playboy. Nel 1955 realizzò il primo centerfold della rivista e sposò Eve Miss-giugno.
Nel 1959 realizza il suo primo film: The Immoral Mr. Teas, opera accusata di pornografia ma, con buona pace dei benpensanti, incassò sessanta volte i costi di produzione.
Da qui in poi la carriera di quello che potremmo definire il Larry Flynt della celluloide sarà costellata da una serie di cult-movie che, oltre allo scandalo, diverranno fonte d’ispirazione formale per gran parte dei registi futuri.
Il suo mondo è quello della profonda provincia americana, popolata da voraci virago dai seni e dai fianchi enormi e dall’appetito sessuale insaziabile, e da uomini piuttosto imbecilli e inevitabilmente cornuti.
Dai suoi film trapela un erotismo giocoso, liberatorio e volgare, ma non manca la violenza come in Lorna (1964) e Mudhoney (1965), che raccontano entrambi di abusi e sopraffazioni sessuali, oppure Motorpsycho! (1965) e Faster Pussycat! Kil1 Kill! (1966), che mettono in scena due gang di motociclisti dediti al pestaggio, con la sola differenza che, se nel primo film la banda è composta da uomini, nel secondo le protagoniste violente sono invece tre prosperose ragazze.
Nella trilogia composta da Vixen! (1968), Supervixens (1975) e Quei pazzi, pazzi, pazzi vicini di casa (1979, ma il titolo originale suona Beneath the Valley of the UItravixens, come sempre ambientati nella provincia reazionaria americana, il sesso diviene sempre più esplicito (tanto che Vixen può essere considerato uno dei primi softporno) e le vicende si fanno fumettistiche e, a volte, demenziali. Opere in cui il numero d’invenzioni narrative-formali rasenta l’infinito: soggettive impensabili, un uso spregiudicato dell’oggettistica di scena, corpi sfatti e sfatati inquadrati con devozione analitica e una perfetta simbiosi tra musiche e immagini mai raggiunta da nessun altro, salvo il binomio Leone-Morricone e Quentin Tarantino (non a caso sfrenato estimatore di Russ Meyer).
Tutto il suo cinema ruota attorno alle forme giunoniche delle sue protagoniste femminili, donne dalla fisicità dirompente e dalle “tette” enormi,
“Io giro film di tette” (dichiarò Meyer in un’intervista) ed amava realizzarli nei deserti californiani dove le dune del posto gli ricordavano i seni delle donne, film di tette in mezzo alle tette.
John Landis, suo figlioccio e sincero ammiratore, lo chiamò nel 1987 per interpretare una parte nel film Amazon Women on the Moon diretto da Joe Dante e Carl Gottielb.
Qualche anno prima lo stesso Landis aveva chiamato a recitare in The Blues Brothers l’attore feticcio di Russ Meyer: Charles Napier.
Agli ammiratori e agli adepti mancherà questo splendido predicatore-laico sui sensi di colpa dell’umanità, che amava Fellini e il neorealismo italiano.
Goodbye Dirty Russ
[liberamente da BlackMailMag]

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