Nel corso degli ultimi dieci anni, l’attenzione degli Studios Cinematografici nei confronti del mondo dei Cartoni Animati, in tutte le sue molteplici sfaccettature, è stato sempre più alto, visto il successo avuto da numerosi film, segnatamente della Pixar. Il giro d’affari dietro a tali produzioni è talmente elevato che sembra non interessi fare altro. Per gli attori “in carne ed ossa” non sono mai stati tempi così difficili: a loro non sembra che rimanere l’esperienza del mero doppiaggio. Sono sempre bei “soldini” , per carità : ma non è esattamente la stessa cosa. Sebbene sia indiscutibile il livello medio di tali film (fosse così anche per gli altri generi, come si suol dire “saremmo a cavallo”) penso anche a casi recenti come “Dragon Trainer” e “Cattivissimo me”, bisogna riconoscere che di rado è stato raggiunto il livello di eccellenza della Pixar. Persino la Disney stessa, quando non ne era ancora gemellata a tutti gli effetti, ha fatto più di una brutta figura. Come dimostrano i casi degli orribili “Atlantis – L’impero Perduto” e “Koda, Fratello Orso”: e dei fallimentari “esperimenti” in computer grafica di “Chicken Little” e “Uno Zoo in fuga”. Quando in qualche occasione qualcuno ci è riuscito, come negli esempi sotto riportati (probabilmente è il caso anche di “L’illusionista” in questi giorni nelle nostre sale) lo ha fatto prendendo strade diverse da quelle dell’odierno colosso Disney/Pixar. Sfidarlo sul suo terreno, si è rivelata una partita persa in più di un’occasione (La gang del bosco”, “Bee Movie”). Sicuramente troppo alto al momento il divario tecnico ed economico. Anche con la stessa Dreamworks. Per non parlare della capacità unica della Pixar nel creare soggetti e personaggi di rara intensità. Fatto che da solo meriterebbe più di una playlist. E infatti ce ne sono già numerose qui sul sito.
Il Cinema poetico ed affascinante di Hayao Miyazaki al suo meglio nel descrivere con forza e al contempo leggerezza, in un tripudio di colori e suggestive invenzioni visive, il passaggio dalla fanciullezza all’adolescenza, le difficoltà che a volte s’incontrano nel rompere i legami affettivi con i propri genitori.
Già papà, con l’aiuto di Burton, del magnifico “Nightmare Bifore Christmas”, Henry Selick ritorna con “Coraline” allo stop motion versione 3D. Uno splendido racconto di formazione, un’avventura da brividi in un altro mondo, un magico sogno che ben presto si trasforma in uno spaventoso e indimenticabile incubo
Fiore all’occhiello della 20th Century Fox, primo divertentissimo film e migliore episodio della successiva immancabile trilogia. Personaggi a dir poco simpatici, gran ritmo, situazioni commoventi, ha conquistato immediatamente i ragazzini (e non solo) di tutto il mondo.
Con “La Sposa cadavere”, Tim Burton ritorna in prima persona al Cinema d’animazione (rigorosamente in stop motion) con un altro Musical dalle tinte ovviamente Dark, e dipinge il “Mondo dei Morti” con vivaci colori e quello “dei vivi” , al contrario, con una funerea tavolozza di grigi. Le voci dei protagonisti sono prestate dai suoi attori feticcio.
La Dreamworks ha sfruttato sino ad arrivare addirittura al quarto episodio (ma quando è troppo è troppo) il successo delle irriverenti avventure del suo assai poco malefico Orco: il mondo delle favole raccontato, con ironia e spirito beffardo, quasi alla rovescia.
Un film curioso, con un suo chiaro messaggio ecologista: riuscito Musical in cui convivono alla perfezione, come in pratica era accaduto anni prima con “Moulin Rouge” (non a caso Nicole Kidman è tra i doppiatori) le musiche dei Queen, di Prince e molti altri ancora. Una sfida vinta anche visivamente, perché lo sfondo in rigoroso bianco e nero dell’Antartide e dei suoi buffi Pinguini protagonisti, sembrava in partenza aiutare poco.
Wallace & Gromit erano una coppia di Star, grazie ai loro pluripremiati (e persino migliori) cortometraggi: naturale che i creatori della"Aardman Animations", dopo il buon esito del già bellissimo “Galline in fuga”, sfruttassero a pieno la loro popolarità. La plastilina al potere dell’immaginazione.
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