Ed eccomi qui, dopo anni di silenziosa adorazione, a voler per la prima volta intitolare una piccola "retrospettiva" a quello che è uno dei registi che più mi attraggono da anni. Innanzitutto mi dispiacerebbe se qualcuno dubitasse della mia "onestà" essendo questo un periodo molto facile per elogiare Cameron e il suo cinema, in quanto è uscito quel che è uscito, esso continua ancora a reclamare le nostre (accese) discussioni nonostante sia ormai in molti scaffali sotto forma di DVD, e parlare oggi di questo regista sembra essere un modo per riscaldare la minestra ancor di più dopo le polemiche e le lodi. In verità, spezzando una lancia a mio favore, dico che da poco ho in DVD anche "Terminator", e dunque ecco un secondo buon motivo per parlare del suddetto regista. E poi, soprattutto, Cameron è uno dei pochi registi di cui ho visto quasi interamente la filmografia; quasi come Spielberg e Mann, per intenderci. Chi è Cameron? Personaggio senza dubbio particolare. Penso adori le materie scientifiche, dalla biologia alla fisica; quasi uno scienziato, un pioniere. Quel che nell'ultimo decennio del XIX secolo erano i proiezionisti che per la prima volta portavano il cinema "basso" in giro per il west meravigliando cowboys e ragazze. Un intrattenitore, un abile affarista. Un geniale imprenditore. Ma anche un narratore: potrai anche fare film dalla trama furbetta come "Avatar", ma molti grandi narratori di genere hanno ormai insegnato che ciò che conta in un buon prodotto d'espressione creativa per il largo pubblico non è tanto la storia: è la cura nella rappresentazione. Lo stile. La capacità di entrare in empatia con lo spettatore, e anche, e soprattutto, di sviscerare temi fissi affrontandoli da più punti di vista. Per Cameron senza dubbio questi sono i temi dell'etica e della bioetica: la tecnologia ("Terminator", "Aliens"), la guerra e la maleconomia ("Avatar"), i conflitti sociali ("Titanic") ma anche e soprattutto la rielaborazione dei canoni del cinema di genere ("True Lies"). Sia chiaro: Cameron non è un autore e neppure uno dei più grandi di tutti i tempi, Kubrick e qualcun altro si rigirerebbe nella tomba. E anche Spielberg avrebbe da ridire per pretendere un posto d'onore. Ma Cameron ha il grande dono di saper parlare con le masse con molta più onestà e serietà di molti altri. E questo, nel panorama cinematografico odierno, non mi pare da sottovalutare.
Secondo me è interessante il fatto che il regista sia riuscito a prendere un genere piuttosto basso dell'epoca, il film d'azione, e a riplasmarlo come film di fantascienza a 360°, con tematiche etiche e fantaetiche non indifferenti, secondo me scavando in alcune paure collettive proprie di quell'epoca in maniera sottile (la guerra atomica, la diffidenza per l'operato dell'uomo). Forse il "suo" capolavoro.
Il suo unico film ad argomento realistico; si, okay, è una storia d'amore per sedicenni innamorate, ma come molti film di Cameron ha anche un livello di lettura più profondo. Sulla nave di Jack e Rose non ci sono solo Jack e Rose, ci sono anche realtà umane e sociali che si scontrano all'ultimo sangue per la sopravvivenza, e alla fine devono arrendersi all'ineluttabilità del destino in una visione quasi provvidenziale. Non dico "neorealismo" perché sarebbe bestemmiare, ma un buon punto d'incontro fra esso e la Hollywood moderna.
Film horror, western, giallo. Cinema di genere con l'anima: tensione a mille, personaggi umani, forte componente (bio)etica. Un film di fantascienza esemplare.
Difficilmente un sequel riesce, e "Terminator 2" sconta molto la vicinanza del soggetto con quello del capostipite, ma guai a farsi ingannare: la trama estremizza molti dei concetti di "Terminator" in un'ottica più seriosa e adulta, creando un film film in cui la violenza domina tutto e ci sono sempre meno appigli per non scivolare nella disperazione generata dall'età del consumismo sfrenato. Alcune sequenze di "Terminator 2" riescono a turbarmi ancora oggi...
Divertente e divertita variazione sul tema dello spionaggio internazionale cinematografico, in cui come già in "Terminator" Cameron riesce nel difficile incarico di rielaborare i canoni di un dato genere (in questo caso il cinema d'azione) contaminandolo con il campo semantico della commedia: la spinta traninante non sono tanto le manovre dell'harrier alla fine, ma il volto da ostinata casalinga disperata di Jamie Lee Curtis, gli equivoci e le gag di uno Schwarzy scatenato.
"Balla coi Lupi" in salsa sci-fi: un interessante lavoro "di laboratorio" in cui Cameron esercita linguaggi cinematografici e tecnici affrescando una tela perfetta da un punto di vista estetico. Sempre un grande narratore, speriamo che alla prossima riesca a tornare alla sua solita originalità "di sostanza". Senza dubbio, il trionfo della rappresentazione.
Bell'excursus spielberghiano, con gli alieni buoni e gli umani cattivi. Forse il meno importante, ma anche qui non mancano alcune "note a margine", qualila tensione, il gusto per l'action e per le atmosfere claustrofobiche.
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