Max von Sidow, l'eleganza al cinema. Dopo molto teatro (soprattutto Strinberg e Arthur Miller), inizia il suo percorso cinematografico che si lega al doppio filo con quello di Ingmar Bergman, di cui diventa praticamente l'alter ego, la sostanza scenica delle meditazioni sull'uomo del maestro svedese. Con lui girerà undici film, da "Il settimo sigillo"(1957) a "L'adultera"(1970), passando per "IL volto"(1958), "La fontana della vergine"(1959), "Come in uno specchio"(1961), "Luci d'inverno"(1961,"L'ora del lupo"(1967), dando corpo a una galleria di personaggi di inestinguibile fascino. Quindi si trasferisce a Hollywood dove diventa uno dei caratteristi più importanti e ricercati. Diciamo che dopo gli anni sessanta, passati come mattatore indiscusso all'interno di un percorso cinematografico dall'alto contenuto speculativo, è come se von Sydow avesse voluto cercare un pò di calma attraverso ruoli meno impegnativi. Questo non gli ha impedito di lasciare il segno, tutt'altro. Credo che in questa seconda fase della sua carriera (che dura ancora) Max von Sidow abbia rafforzato l'idea di meritare un posto di spicco tra i grandi attori di sempre. E' di quegli attori capaci di non passare mai inosservati, di avere una classe e un'eleganza che gli consentono con estrema naturalezza di imporsi sempre e comunque. Padre Merrin ne "L'esorcista" di William Friedkin, il killer Joubert ne "I tre giorni del condor" di Sydney Pollack e il capitano Ortiz ne "Il deserto dei Tartari" di Valerio Zurlini, sono solo alcuni esempi in cui Max von Sydow, pur partendo da posizioni di secondo piano, è riuscito a imporsi col suo personaggio nell'immaginario collettivo e quando un attore riesce a fare questo con sistematica semplicità vuol dire che ha un talento straordinario che neanche il più scalcinato dei film può intaccare. Ha partecipato a circa una novantina di film dimostrando una poliedricità di primo livello. E' stato Gesù ne "La più grande storia mai raccontata"(1965) di George Stevens, l'Imperatore Ming in "Flash Gordon"(1980) di Mike Hodges, il Re povero in "Conan il Barbaro"(1981) di John Milius e l'ufficiale nazista von Steiner in "Fuga per la vittoria"(1981) di John Huston. Ha lavorato con David Linch ("Dune"1984), Woody Allen ("Hanna e le sue sorelle"1986), Andrei Konchalovsky ("Duet for one" 1987), Bernard Tavernier ("La morte in diretta" 1990), Krzysztof Zanussi ("The silent touch" 1990), Wim Wenders ("Fino alla fine del mondo" 1991), Steven Spielberg ("Minority Report" 2002). In Italia, oltre che con Zurlini, ha lavorato con Francesco Rosi ("Cadaveri Eccellenti" 1976), Alberto Lattuada ("Cuore di Cane" 1976), Mauro Bolognini ("Gran bollito" 1977), Roberto Faenza ("Mio caro dottor Grasler" 1990), Nanni Loy ("A che punto è la notte" 1994). L'unica esperienza alla regia è "Katinga- storia romantica di un amore impossibile"(1988). Parlando del film, scrive di Max von Sydow Tullio Kezich :"Speriamo che non suoni riduttivo affermare, in tempi di derisione obbligatoria, che katinga è qualcosa di meglio di un bel film. E' il film di una brava persona". La personalità che si impone innanzitutto. Adesso è nelle sale con "Shutter Island" di Martin Scorsese e "Robin Hodd" di Ridley Scott.La carriera di un grande attore continua.
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