I film carcerari, specie se storie di fughe dal carcere (riuscite o meno), hanno sempre avuto un grande fascino per me. Il motivo è forse l'impegno e la meticolosità, i quali io ammiro, che i detenuti mettono nella preparazione della fuga. Del tema si è occupato il cinema di tutte le epoche, sfornando non di rado capolavori. Forse l'idea che rende attraente l'argomento è il desiderio di libertà e felicità presente in ognuno di noi, che molti sentono frustrato a causa della loro vita ingrata e precaria. Questa lista non contiene tutti i titoli che mi sono venuti in mente (come “Io sono un evaso”), perché i bei film di questo tipo sono ben più di sette. Se fossi costretto a scegliere il migliore in assoluto, opterei per “Il buco”, che ritengo un vero capolavoro. Un'altra cosa. Lo so che sono poco credibile, ma avevo iniziato a preparare questa playlist molto prima che uscisse un articolo di questo stampo su Film TV. Ah, se avessi indugiato un po' di meno...
Con François Leterrier, Roland Monod, Charles Le Clainche
Bresson, con rigore ed essenzialità, racconta meticolosamente la fuga verso la vita di un condannato alla fucilazione nella Francia occupata dai nazisti. Cinepresa concentrata sui personaggi e i loro gesti, non un'inquadratura sugli ambienti, non un dettaglio di troppo. Un film scarno e perfetto, che lascia ammirati.
Non è un capolavoro, ma è certo molto godibile. E' anche uno di quei film che si vede con piacere ogni tanto. Certi episodi come lo scavo del tunnel, lo spargimento della terra fuori dalle baracche, Steve McQueen che gioca con la palla contro il muro e la sua corsa in motocicletta, se si vedono da piccoli, non si dimenticano più.
Con Michel Constantin, Jean Kennedy, Philippe Leroy, Raymond Meunier
Provate a guardare questo film senza venirne coinvolti completamente, senza seguire il minuzioso piano di fuga di quei poveretti, senza soffrire con loro.... Un capolavoro troppo poco noto.
E' un film sulla forza di volontà, sul non rassegnarsi mai ad un'ingiustizia. Il tutto con pazienza, con fermezza, con calma, senza odio e nervosismo. E il bravo Tim Robbins, giustamente, la spunta.
Siamo in un campo di lavoro, ma non cambia molto, e Steve McQueen è di nuovo alle prese con una fuga. Grandi momenti di cinema: il periodo di isolamento e soprattutto l'incubo, con quei due personaggi pallidi come cadaveri che parlano con voce distorta. Un sogno spaventoso, che rende bene il delirio di un uomo prossimo alla morte per fame.
Con Richard Chamberlain, Trevor Howard, Tony Curtis, Kate Nelligan
Probabilmente era questa la versione del celebre romanzo che vidi molti anni fa da bambino. Mi ricordo poco, solo un episodio, tuttavia benissimo. Il compagno di cella del protagonista muore, i becchini ne mettono il cadavere in un sacco di iuta, cucendone l'apertura. Mentre si allontanano un attimo, prima ti tornare e gettare la salma a mare com'era la prassi, il protagonista riesce a sostituirsi al cadavere nel sacco, a ricucire l'imboccatura, e a farsi gettare tra i flutti dagli ignari becchini. Provai una tensione vivissima mentre lo scaltro detenuto taglia sott'acqua il sacco con un coltello, e riesce poi a riemergere e a salvarsi. Anche questa è una “grande fuga”, e me ne porterò il ricordo dietro tutta la vita, riesca a o no a rivedere il film.
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