Jack Nicholson: dopo essersi deturpato l'immagine con Terapia d'urto, vanta un solo capolavoro negli ultimi anni, La promessa di Sean Penn. Ma rimane un elegantissimo istrione, anche quando, con sprezzante ironia si beffa di se stesso in commedie acidognole.
Dustin Hoffman: il Little Big Man è cresciuto "male". Il gentile signore dell'America "perbene" si è prestato a film fiacchi e mediocri per arricchire l'eredità. Lo salviamo per Marc Forster che l'ha genialmente utilizzato, ed è di oggi la notizia che sarà in Luck di Michael Mann (!), il pilot dell'omonima serie della Hbo. Anche la Tv può essere grande Cinema.
Al Pacino: il suo "blast" è oramai duopo. Da outsider ribelle degli anni '70 è diventato un arrocchito avvocato del Diavolo, declamatorio e un po' ripetitivo. Ma la classe non è acqua, soprattutto se possiede i suoi zigomi e gli occhi un martire con tante colpe da espiare.
Robert De Niro: arrivato alla maturità si è preso il lusso d'ironizzare su se stesso, interpretando commedie parodistiche e melò cop-thriller d'incerta direzione. Una faccia impietrita nella nostalgia, sempre, anche quando fa il duro. In Everybody's fine di Kirk Jones dimostra che l'arte della sottrazione è una virtù per l'attore di razza. Non bisogna mica urlare per parlare.
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