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TRE ESISTENZE
di LAMPUR ultimo aggiornamento
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LAMPUR

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TRE ESISTENZE

Questo signore è il titolare di tre Esistenze, ed ognuna riveste l’altra come una buccia. Le sue lacrime e le sue gioie sono sempre divise, contrastate, residui di epiche battaglie presumibilmente combattute al suo interno.
Ad un colpo d’occhio superficiale risalta, in questo signore, la prima Esistenza, particolarmente curata, devota al culto dell’apparenza, ma anche più esposta alle intemperie, ai giudizi, ai confronti.
Quando questo signore è sfidato, emozionato: può commuoversi. Magari provocato da circostanze diverse, ricordi che rincorrono rimpianti, sogni gualciti dal continuo ripiegarsi su se stessi. Ma è solo la sua prima Esistenza ad inumidirsi, a porgere il dolore all’Universo. E spesso senza comprendere. Piangersi addosso semmai, ed il pianto come effetto scenografico.  
Ma che non esista un autentico piangere allora?
Sembrerebbe autonomo questo signore, La prima Esistenza lo stritola nei convenevoli, gli sventola in faccia raffiche di vento gelido, gli cola dal viso in sudore per il caldo o per un qualsiasi no. Può trasformarsi in sconfitta e prenderlo a  calci ma possiede un’insolita forza per sopportare onte indicibili, per nascondersi da quell’Universo.
Da questo Universo. Per nascondersi.
A ben guardare, tra la prima e la seconda Esistenza non c’è che un sottilissimo, impalpabile foglio di carta carbone, e quello che può apparire lindo in superficie, è impiastrato e sconnesso sotto, dove il gagliardo segno della Correzione si è abbattuto chirurgicamente.
La seconda Esistenza si alimenta di tempi più elastici, flessibili, ammortizzati, soffusi. Dove non  c’è voglia ne bisogno di rimuovere le macerie, e mentre il signore ammicca nell’alba ghiaccia, tra residui fari sfreccianti ed avamposti del giorno che tentano varchi nella foschia, lei vaga in un limbo appena sfiorato dalla realtà, un bozzolo rassicurante. Dove i lividi dei pugni non si curano, piagano magari l’amor proprio ma non creano pianto. Pianto come richiamo ancestrale, specchietto per le allodole, unico sfogo verso/contro quell’Universo. Ma il famoso piangere dentro non esiste; in realtà, chi dice di soffrire in silenzio, sghignazza irridendo con la propria impotenza, impone a se il mondo intero, elemosinando quella comprensione impossibile da generare in autonomia.
Nascosta nel buio la terza esistenza spia l’involucro. Odia in devoto silenzio. E’ spietata. Non ha sorrisi, non conosce nessuna lacrima. Vive di riflessi, eco, tremori attutiti. Ostenta indipendenza, vorrebbe eliminare quel groviglio di nervi e contraddizioni che la separano dall’esterno, dall’atmosfera del pre-giudizio. Da Altro.
Dipendesse da lei lancerebbe il Destino contro quel signore, ridurrebbe gli ostacoli in briciole, arderebbe tutti i sogni in un unico, impietoso falò, urlerebbe a quell’esterno negato il suo stupore dissimulato.
Ma anche oggi, tutto ciò non accadrà e stanotte si sorprenderà ad immaginare il lento, caldo sapore di quella lacrima mai stillata.
 
 
 
 

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