Il rapporto tra cinema e musica classica è un ambito smisurato che difficilmente potrebbe portare a qualcosa di buono in una playlist. Mi limito quindi ad elencare i sette brani più struggenti sentiti e a volte "visti" al cinema. Quasi tutti ricorrono in più pellicole; non è mia pretesa elencarle tutte, mi basta ricordare quelle cardine per la mia formazione di spettatore "wagneriano" che crede sia il cinema l'opera d'arte totale, la gesamtkunstwerk. Non sempre i brani hanno valore diegetico, altre volte sono parte integrante del procedere narrativo, grazie al cielo quasi mai sono utilizzati in modo "descrittivo" (non é compito della musica denotare significati o referenti precisi, sebbene qualcuno si sia avviato su questa strada con eccellenti risultati, basti pensare ai poemi sinfonici di Liszt o al Così Parlò Zarathustra di Strauss). Da Herzog a Welles, passando ovviamente per Kubrick e Visconti, fino a Pasolini o Scorsese, le sequenze più impressionanti e felici sono opera di grandi autori consapevoli delle loro scelte musicali e non semplici "esteti" in cerca di effetti facili ed esoneri dal diritto d'autore. (Avrei voluto inserire i titoli dei brani musicali e non dei film, ma ho avuto problemi col database...)
La Passione Secondo Matteo di Johann Sebastian Bach: Brano di potenza inaudita, viene utilizzato due volte da Pasolini (Accattone e Il Vangelo Secondo Matteo), in Je Vous Salue Marie di Godard e in Casinò di Scorsese. è proprio nei titoli di testa di quest'ultimo che la folgorazione si può dire totale, mentre l'inferno del dio denaro si apre sotto le sue note e le sue voci.
Suite N°4 in D Minore - Sarabanda - di Georg Friedrich Handel: Kubrick riteneva abbastanza idiota rifarsi a compositori di colonne sonore quando a disposizione poteva avere brani come questo di Handel: in Barry Lyndon il senso tragico è affidato all'armonia tra il suddetto brano e le sequenze chiave.
Con Anthony Perkins, Jeanne Moreau, Romy Schneider, Orson Welles, Elsa Martinelli
L'Adagio in Sol Minore di Albinoni: Da Ordet di Dreyer e La Rabbia di Pasolini a Rollerball e Gli Anni Spezzati, il celebre adagio di Albinoni (ricostruito da Remo Giazotto) continua a commuovere con il suo tono mesto e funereo, soprattutto nel folgorante Processo di Orson Welles, grazie ai contrasti stridenti con le immagini e le parole del libero adattamento kafkiano.
Il Canto di Morte di Isotta dal Tristano e Isotta di Richard Wagner: Il Tristano e Isotta è un'opera fatta di tradimenti, purezza smarrita, amore inappagato (anche nella vita dello stesso Wagner: si veda la relazione con Mathilda Wesendonck, moglie di un suo caro amico); Un Chien Andalou di Bunuel ironicamente trasfigura questo immaginario nella solita, teatrale, patetica storiella borghese, con esito geniale.
Intermezzo della Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni: Usato da Coppola con eccessi di patetismo da pietà manieristica(Il Padrino Parte III), è ancora con Scorsese che si ha il risultato migliore, in Toro Scatenato. L'atmosfera sospesa e allo stesso tempo carica di gelosia e passione amplifica e dilata la dolorosa parabola di La Motta.
Adagietto in Fa Maggiore della Quinta Sinfonia di Gustav Malher: La Sinfonia N°5 di Malher si muove tra echi funebri e riminescenze di potenza wagneriana ed è assolutamente perfetta per accompagnare il disfacimento di un'epoca, di una città, di un personaggio nello splendido Morte a Venezia di Visconti.
Aria sulla Quarta Corda di Johann Sebastian Bach: Uno dei più celebri brani della musica occidentale, utilizzato decine di volte, fino all'Avvocato del Diavolo o Seven, è tuttavia in un'altra opera scorsesiana che si mostra in tutta la sua pacata perfezione, anche qui similmente al Processo di Welles con l'Adagio di Albinoni, in contrasto "contrappuntistico" con la frenesia della notte Fuori Orario del protagonista.
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