In rigoroso disordine, gli ultimi sette film che ho visto.
Titolo originale Antichrist
Regia di Lars von Trier
Con Willem Dafoe, Charlotte Gainsbourg
Il film-terapia di von Trier. Distorto, ambiguo, spaventosamente segnante: un gioco di ruolo in cui le prospettive si ribaltano di continuo. Il digitale come linguaggio criptico dell'interiorità.
Titolo originale Stalker
Regia di Andrej Tarkovskij
Con Aleksandr Kajdanovskij, Anatoli Solonitsin, Nikolaj Grinko
Il Viaggio per eccellenza. Finestre, corridoi allagati, stanze del desiderio: geografia psichica in cui il tragitto più breve non è mai rettilineo. La Zona, va da sé, è il Cinema.
Titolo originale Dealer
Regia di Benedek Fliegauf
Con Felicián Keresztes, Barbara Thurzó, Lajos Szakács, Anikó Szigeti, Edina Balogh
Come far sgorgare il mistero dalla continuità del piano-sequenza. Che cosa è successo? Dove siamo? Quale il morbo che infetta l'aria? Fliegauf non gira: spalanca gli occhi sull'enigma. Assordandoci.
Titolo originale Nada
Regia di Claude Chabrol
Con Fabio Testi, Lou Castel, Mariangela Melato, Michel Duchaussoy
Da "Nada" di Jean-Patrick Manchette (anche cosceneggiatore e dialoghista) uno Chabrol sorprendentemente sciatto e squinternato. Nullo.
Titolo originale The Furies
Regia di Anthony Mann
Con Barbara Stanwyck, Walter Huston, Judith Anderson, Wendell Corey, Gilbert Roland
Il secondo western di Mann dopo l'antirazzista (e strepitoso) "Il passo del diavolo". La Stanwyck e Walter Huston in un duello figlia-padre da pelle d'oca. E su tutto le sconfinate, mortali distese del ranch "Le furie". Lacerante.
Titolo originale In the Electric Mist
Regia di Bertrand Tavernier
Con Tommy Lee Jones, John Goodman, Peter Sarsgaard, Kelly Macdonald, Mary Steenburgen
Dall'omonimo romanzo di James Lee Burke, un "Louisiana Noir" realizzato con viscerale adesione da Bertrand Tavernier, nonostante i pesanti tagli imposti dalla produzione americana (ben 15'). Tommy Lee Jones è il Robicheaux definitivo.
Titolo originale Vinyan
Regia di Fabrice Du Welz
Con Rufus Sewell, Emmanuelle Béart, Julie Dreyfus, Borhan Du Welz, Amporn Pankratok
Dopo il sottovalutato "Calvaire", il secondo horror del belga Fabrice Du Welz. In Birmania una coppia di francesi cerca il figlio scomparso sei mesi prima nello tsunami. Con "A l'intérieur" di Maury e Bustillo, l'horror più disturbante degli ultimi anni.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta