Studio la Notte. Ne avverto i rantoli venati di gelo, le conversanti luci sparate a mezz'aria, il tiepido frusciare dei motori più pigri. Digerisco soavemente l'odore del freddo, e l'umida illusione di primavere storpie che sovente sa darmi. Ne osservo i più affezionati clienti, saggi e avveduti, gli ospiti occasionali e disorientati, quelli sgraditi, e perduti. Nei loro ansimanti progetti al neon scruto tutto quel po' di straniante fascinazione che mi è dato intuire.. A volte fraintendo. Non più spesso ne divoro i contorni d'asfalto, e cemento, e di stelle. So parlare alla Notte come si parla ad un vecchio vagabondo che ha le tasche stracolme di ciò che non si spera di poter desiderare.. di ciò che è ormai ieri. Mi rivedo in lui sconfitto, col migliore dei sorrisi stirato di fresco e ruggente.. al riparo da un altro entusiasmo da fiera dell'est. Un balcanico assillo m'implora indifferenza, noncurante sordità autoindotta. Ma resisto lì fermo. Estasiato, deviante, ma pure, di pietra. E' una resa dei conti senz'arme nè inganno, eccezion fatta per i trucchi visibili al mondo, mostrati, spogliati. E' il preludio morente e carezzevole ad un nuovo non esserci. Somiglia ad un quadro chiamato Viltà, ma che pochi ricordano, e davvero per gioco succede.. sovente, non sempre, succede.. che nessuno lo chiami, e per scherzo il suo nome finisce.. più neanche un erede, è la vita.. così neanche le stirpi migliori hanno sangue in eterno e si estinguono. Come detto, succede. Sarò io a rimetterci, in fondo? Non mi pare, Signora Indulgenza, il buon vino è finito, l'ostello è già chiuso.. ricorda? Al calar dei sospiri, dei diavoli in giacca, al volar dei brandelli di incenso chiudeva. E i ritorni, vi prego, lasciateli andare.. tanto state pur certa che loro sapranno la strada. Così alta è la luna d'amaro torrone impietrito, bucato dai tarli degli anni e svenduto nei banchi di muffa.. che volete che sia. Una frase in più o in meno. Un saluto di belve. Un ritratto del nulla svenuto in un lago.. la coscienza d'odiarsi.. differenza è ricchezza, tenetelo a mente, Maestra Indulgenza s-vestita di grigio.. E' soltanto stanotte che grido e m'affanno. E' soltanto stanotte, l'ultima Verità-follia di cui son certo.
Immagini che più le si ricorda, più s'abbelliscono. L'architettonica straniante ed Orwelliana del miglior Proyas. Barriere coscienziali poste a protezione del Sè. Di Mete Altre.
Con Nicolas Cage, Patricia Arquette, John Goodman, Tom Sizemore
Ogni frastuono pre-tombale dovrebbe imparare a misurarSi con il Contesto che lo ospita. Altrimenti.... [ogni prosecuzione sarebbe suffisso ad un finora armonico Vaniloquio]
LE notti e LE città. Livide di visioni, di fantasmi inzuppati, di vicoli e d'umori, di avanzi, di recipienti, di Cose non-volute, lasciateSi. Come vite.
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