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Racconto breve ma intenso
di Billy Costalunga ultimo aggiornamento
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Billy Costalunga

Billy Costalunga

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Racconto breve ma intenso

Ho fatto un sogno che aveva le fattezze di un incubo. Un vegliardo senza nome sedeva sopra una panchina qualunque lungo una strada che, in novanta minuti, porta all'oceano; proprio lì, vicino a Mulholland Drive. Egli rideva e al contempo piangeva il figlio morto in tempo di pace una mattinata di tanti, tantissimi anni fa. Ormai non li contava più. Asciugò le ultime lacrime ed alzò gli occhi al cielo; tutti gli uomini che contano le stelle equivalgono in tutto a Dio. Quel dì suo figlio fece appena in tempo ad uscire dalla porta di casa che la pesantezza del mondo cadde su di lui in tutto il suo furiosissimo sdegno: una tegola precipitò dal tetto e colpì in pieno la sua testa, uccidendolo. Pochi istanti dopo una folla di avventori si radunò attorno al corpo esanime del giovane. La madre, che aveva osservato la scena dal terrazzo del suo appartamento, scoppiò in lacrime. Il suo pianto sfociò presto in una crisi isterica e furono necessarie ben cinque persone per immobilizzarla e impedirle di buttarsi. Lei non superò mai del tutto la morte del figlio e morì un anno dopo in circostanze tragiche, lasciando il marito nella costernazione più totale. Il vecchio si chiuse nel lutto e rimase incatenato per anni ad una vita che non desiderava. Improvvisamente la soluzione di tutti i suoi problemi gli si presentò davanti: un coltello senza lama apparve dal nulla. Lui lo afferrò e, con un gesto netto lo conficcò nel suo ventre, gridando " Meglio vivere che morire!" In un primo momento non avvertì alcun dolore, ma in seguito fu scosso da una violentissima fitta allo stomaco, ed una macchia scura cominciò ad espandersi sul suo maglione. Portò le tremanti mani allo stomaco e le osservò per qualche istante sporche del liquido vitale rosso come la luna che quella sera si stagliava in cielo. I suoi occhi si riempirono di un terrore senza nome. Si alzò di scatto dalla panchina e cominciò a correre in cerca di aiuto, flagellato dal dolore al e dai colpi di tosse. Arrivò in città dopo aver percorso diversi chilometri a piedi , tentando di bloccare l' emorragia con ambedue le mani. Quella sera la luna sembrava proprio restia a sorridergli. I piccioni planavano sui cornicioni dei palazzi per assistere alla sua via crucis notturna. Le strade del centro brulicavano di persone, ed il vecchio camminava in mezzo alla loro indifferenza nel vano tentativo di farsi notare. Era talmente insignificante che tutta quella gente sembrava quasi passargli attraverso, sperava che almeno qualcuno si accorgesse di lui, ma sapeva bene che arrestare quella folla di persone era come bloccare un corso d' acqua utilizzando solo le mani. Poi , come se nulla fosse, il sangue smise di sgorgare, la ferita si rimarginò e il dolore svanì nell' aere. Vagò per le strade della città per ore, ipnotizzato dalle luci al neon. Attirato dalla luminosità dell' insegna e dalle note di un sassofono, entrò in un locale. Una volta dentro, si trovò circondato da loschi figuri in soprabito nero. Si muovevano nell' ombra con circospezione e ogni tanto interpellavano il vecchio per vendergli ammennicoli di dubbia utilità e antidoti contro il suo dolore. Non riusciva a focalizzare i volti di questi ciarlatani a causa dell' oscurità che regnava nel salone. Nubi di fumo blu e viola si alzavano nell' aria annebbiando i sensi. Le chiacchiere degli ospiti si mescolavano ai suoni provenienti dal sax impazzito che si stava esibendo sul palcoscenico. Il vecchio si guardò attorno cercando di scorgere l' uscita del locale. In un angolo del salone, illuminato da un riflettore, vede un signore in completo rosso sgargiante, inamovibile nella sua postura solenne, con gli occhi fissi nel vuoto ed il volto antico e severo, sovrastato da una fronte spaziosa. Egli fece cenno al vecchio di avvicinarsi, sussurrò qualcosa al suo orecchio sinistro e lo condusse all' interno di una stanza. Le pareti erano coperte da tende di velluto rosso e il pavimento a scacchiera presentava mattonelle bianche e nere. Fu come trovarsi all' interno di una schizofrenica e straniante stanza degli specchi. Prime di uscire da quel locale, il vecchio si voltò di scatto , non rivide mai più l' uomo vestito di rosso. Quel dolore lancinante all' addome era tornato ad impossessarsi di lui. Lungo i boulvard della mente, ai piedi delle colline, vi erano una schiera compatta di alberi spogli e cassonetti dell' immondizia dentro i quali erano soliti frugare, in cerca di cibo, barboni e puttane. Il vegliardo incedeva incerto, volgendo lo sguardo ora ad una donna vicino ad un idrante, ora alla saracinesca abbassata di un vecchio negozio, illuminata da una luce intermittente e spettrale. Vide alcune troie ridere sguaiatamente davanti ad un cinema abbandonato; sulle pareti vi erano ancora affissi i poster, ormai consunti, di vecchissimi film. Le meretrici blateravono ad alta voce sputando saliva ed ostentando denti ingialliti, vestiti laceri e bagnati di sudore , lividi violacei ed un trucco esagerato. Il vecchio percorse una strada ripida e abbandonata, illuminata dalle luci di alcuni lampioni. Scese una gradinata, camminò nel cuore di un parco ed imboccò una galleria buia ed interminabile. Tutt' intorno vigeva il silenzio assoluto. Improvvisamente si trovò tra le mura di una bella casa, camminò a tentoni nel buio , cercando di aiutarsi con le mani e con l' udito; seguì le voci che sembravano provenire dal bagno. La porta era socchiusa , il vecchio avvertì un sussulto. Entrò nel bagno e vide due giovani,un ragazzo ed una ragazza sui quindici anni, che stavano bisbigliando. Entrambi erano nudi e coperti solo da un asciugamano bianco. Il ragazzo sedeva sul corrimano della vasca da bagno e teneva per mano la ragazza, atletica e longilinea, la quale ricambiava ai sorrisi del giovane con sguardi intrisi di complicità . Le luci erano spente e i raggi lunari filtravano attraverso le persiane. Ogni tanto la ragazza scuoteva la testa. Dalle labbra dei due amanti uscivano parole indecifrabili e frasi sconnesse che il vecchio non comprese. Rimase sulla soglia e li osservò in silenzio. Il ragazzo e la ragazza non sembrarono accorgersi della sua ingombrante presenza. D' un tratto li vide vestiti di tutto punto, appoggiati alla parete di marmo. Il respiro del giovane si fece pesante e secco. Ostentò alla ragazza l' erezione pulsante sotto i jeans. Lei sorrise, passò la lingua sulle labbra e gli diede le spalle, porgendogli il posteriore. Lui si inginocchiò e le abbassò i pantaloni. Scrisse su una natica "di mia proprietà" con l' inchiostro simpatico, poi la contemplò e la baciò per diversi istanti. Il vegliardo decise di allontanarsi da quel triangolo d' intimità e ritornò sui suoi passi. Deambulava per la città deserta con l' impressione di essere seguito da qualcuno. Si sedette su un' altra panchina per riposare le sue membra affaticate e vide in lontananza due persone che discutevano ai piedi di un marciapiede, illuminati dal bagliore dell' ennesimo lampione. Possedevano sembianze grottesche e vagamente zoomorfe. Erano un signore ed una signora di una certa età. Lei appariva corpulenta , avvolta in un assurdo impermeabile rosso , con la testa coperta da un foulard di stoffa. L' uomo era smisuratamente alto, stempiato ed esile. Un paio di occhiali dalla montatura insolita precedevano il naso ricurvo e sgraziato. Indossava un pastrano grigio e giochicchiava con un vecchio orologio da taschino, che ogni tanto contemplava come un paziente che aspetta d' esser ipnotizzato. Era vecchio e avvizzito,neppure una nota di colore in tutta la sua persona; il pallore del suo volto era talmente intenso da poter far luce sull' oscurità. Lui e la signora si stavano scambiando consigli sul modo di raggiungere una nota località marittima nella quale suolevano recarsi in villeggiatura molti personaggi del mondo dello spettacolo. "Prendi l'autobus", suggerì la donna. "Costa troppo, e poi non ne vale la pena", rispose l' uomo. I due parlavano senza mai guardarsi in viso, mantenendo costantemente la stessa espressione. Il vegliardo senza nome sedeva ancora sulla panchina, intento a riflettere sugli avvenimenti assurdi verificatisi durante la settimana. D' un tratto il signore e la signora smisero di dialogare e volsero lo sguardo al vecchio. Lo fissarono per un inquietante lasso di tempo senza proferir parola. Egli, dapprima infastidito da questo fatto , decise di andarsene. Quei due grotteschi personaggi rimasero immobili sotto la luce cruda del lampione, seguendo con lo sguardo l' oggetto della loro estemporanea curiosità. Allontanatosi dalla sua postazione, il vecchio si rimise in cammino. Una quantità spaventosa di pensieri martellavano la sua mente, un' inspiegabile angoscia cominciò ad impadronirsi napoleonicamente delle sue percezioni, si espandeva a macchia d' olio sui suoi sensi. La strada per lui rappresentava un lungo rettilineo senza fine. Udì un urlo acutissimo provenire da uno dei palazzi in lontananza. Quel grido gli fece gelare il sangue nelle vene. Rimase stordito per qualche secondo, scosso dai brividi che correvano lungo la sua schiena come formiche impazzite. Perché l' alba tardava tanto ad arrivare? Vide in lontananza qualcuno correre verso di lui, urlando come un dannato “Sto arrivando! Sto arrivando!” Avrebbe potuto essere chiunque, il vecchio ormai non si fidava neppure dei suoi stessi occhi. Quando questa figura si avvicinò al vegliardo correndo egli fu in grado di metterla a fuoco e capire chi era: l’ ennesimo sconosciuto in giacca e cravatta. “Che succede?”, chiese il vecchio. Lo sconosciuto si voltò e proferì ansimante: “Un ragazzo è svenuto davanti alla soglia di casa. La madre è disperata e vuole buttarsi, sono intervenuti cinque condomini per bloccarla. Se mi sbrigo forse farò in tempo a salvare entrambi!”. Egli asciugò la propria fronte madida di sudore e continuò a correre. Il vecchio lo vide allontanarsi sempre più, fino a diventare un punto minuscolo nell’ orizzonte. Quell’uomo era forse la stessa persona che aveva incontrato poche ore prima nel night club? Il grido che aveva udito era stato emesso dalla madre di cui parlava? Valeva la pena porsi tante domande? Nemmeno la notte in persona avrebbe potuto fornire una risposta a tutti i quesiti che martellavano il suo cranio angosciato. A chilometri di distanza dalla strada in cui si trovava il vecchio un bambino sbirciava l’ esterno attraverso le tende della sua camera da letto. Viveva in un’ accogliente appartamento vicino alle colline, fiancheggiato da una vasta foresta che la notte pareva trasformare in un’ immensa distesa di rovi. Un blackout aveva gettato nell’ oscurità l’ intero complesso residenziale. Il bambino era immobile davanti alla finestra e ascoltava con angoscia frammista a livore le frasi melense di due fidanzati provenire dal piano inferiore. Nel frattempo il vecchio senza nome proseguiva il suo pellegrinaggio domandandosi quanti chilometri doveva ancora percorrere per trovare un’ altra panchina. Gettò uno sguardo alla sua destra , osservando le luci notturne riflesse sui vetri delle finestre. Si accorse improvvisamente di essere osservato. Una donna anziana e gobba scrutava l' incedere del vecchio dal balcone del suo condominio. Il suo monolocale si trovava all' ultimo piano di quell' imponente palazzo. Volse lo sguardo prima a destra e dopo a sinistra e, con espressione carica di inquietudine, passò in rassegna tutti gli alberi della zona, si voltò e tornò dentro casa. Chiuse la porta-finestra a chiave e si avviò lentamente verso il telefono. Sui mobili vi erano molte fotografie.Tra quelle cornici di legno e d'argento vi erano fotografie che mostravano una ragazza bruna molto giovane, probabilmente adolescente. La vecchia compose frettolosamente un numero telefonico ,ma non rispose nessuno. Poco dopo sentì squillare il telefono. Alzò la cornetta e una voce rotta e singhiozzante balbettò :"Signora? Scusi... le devo dare una brutta notizia: sua figlia è... morta. Mi dispiace". A quella dichiarazione seguirono lunghi attimi di silenzio. La vecchia rimase lì, immobile, a contemplare le pareti e ad ascoltare il suono della linea interrotta. Lasciò cadere a terra la cornetta del telefono , si adagiò sulla poltrona e fissò , come ipnotizzata, lo schermo nero del televisore. Un ragazzo si aggirava per le strade vuote brandendo un coltellaccio lordo di sangue. Sul suo volto era stampata un' espressione di angoscia e di disperazione totale. Le grida che emetteva erano acute, isteriche, assordanti e terribili. Il bambino , chiuso in camera da letto, non riusciva ad evadere dal suo malessere e decise di accendere l' interruttore della sua stanza per restituire la luce all' intero edificio, ma cercarlo al buio non era facile. Uscì da quella camera da letto e si ritrovò in un lungo corridoio buio. Fece correre lo sguardo velocemente lungo il soffitto stellato. Gli sembrò di percorrere un lungo dedalo labirintico. Brancolò nel buio per molto, molto tempo. Aprì una miriade di porte , scese altrettante scale e si fermò proprio davanti ad una porta socchiusa. Riuscì a udire il momento esatto in cui le risate gioiose dei due coinquilini si trasformarono in urla strazianti. Suoni gutturali, animaleschi, orribili. Il vecchio si trovò ad un bivio. Conosceva bene quelle strade: erano i luoghi in cui aveva vissuto molti episodi della sua vita. Episodi che, ora, riviveva nella sua mente. Si sentì afferrare per la gola. Si voltò in preda al terrore e vide il giovane col coltello sferrargli due fendenti allo sterno e tre all' addome. Tutto tacque. Il ragazzo, sconvolto dalle lacrime, balbettò:"Scusi, la prego, mi dispiace!" Un fiotto rosso e caldo colò dalla bocca del vecchio e si arrestò sul selciato. Il ragazzo fuggì, gridando più che mai. Entrò all' interno di una cabina telefonica e compose un numero;"Pronto?" Chiese monocorde la voce dall' altro capo del telefono. Il ragazzo non disse nulla e seguitò a piangere. Il vecchio poggiò la schiena al muro e si sedette sul marciapiede, coprendosi lo stomaco con ambedue le mani, come aveva fatto mille altre volte. Nella sua mente tutto appariva distorto, deforme, opaco. Sentiva che era giunto alla fine del viaggio. Il vecchio gigante che aveva visto a quell' incrocio apparve dal nulla. Ormai si erano spenti anche gli ultimi lampioni, e nel buio della notte quell' uomo sembrò al vecchio ancora più alto di quanto fosse. Il gigante lo scrutò attentamente e lo punzecchiò con il bastone da passeggio. Non una parola uscì dalle sue labbra screpolate. Il vecchio si perse nel labirinto di sensazioni e finì in un vicolo cieco. La fine si stava avvicinando. Si stese su un letto formato da sacchetti della spazzatura e fissò la luce accecante di un faro. Una luce così intensa che avrebbe avuto voglia di afferrarla. Sacchi dell' immondizia accatastati. Il mondo stava sbocciando in ferite. Un barbone sedeva sul suo trono: un vecchio bidone arrugginito. Si voltò verso il vecchio e gli porse un bicchiere di polistirene. Il barbone sospirò e disse:"Stai aspettando che sorga il sole vero? Io aspetto da una vita ormai. Sono nato per aspettare. Pensi che il dolore sparirà se smetterai di pensarci? Non aver paura: stai solo morendo" Il vecchio chiuse gli occhi e il sipario calò sul mondo. Il pubblico rimase entusiasta dello spettacolo e forse, in futuro, chiederà il bis.

Playlist film

Mulholland Drive

  • Noir
  • USA
  • durata 145'

Titolo originale Mulholland Drive

Regia di David Lynch

Con Naomi Watts, Justin Theroux, Ann Miller, Melissa George, Laura Harring, Dan Hedaya

Mulholland Drive

In streaming su MUBI

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Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

La stanza del figlio

  • Drammatico
  • Italia
  • durata 99'

Regia di Nanni Moretti

Con Nanni Moretti, Laura Morante, Giuseppe Sanfelice, Jasmine Trinca

La stanza del figlio

In streaming su Amazon Prime Video

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Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

I racconti del cuscino

  • Drammatico
  • Francia, Olanda
  • durata 126'

Titolo originale The Pillow Book

Regia di Peter Greenaway

Con Vivian Wu, Yoshi Oida, Ewan McGregor, Ken Ogata, Hideko Yoshida, Judy Ongg

I racconti del cuscino

In streaming su Pluto TV

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Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No
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