Sydney Pollak è morto. La cosa che più mi ha sconvolto è che quasi mi ero dimenticato di lui. Eppure ho visto pressochè tutti i suoi film, e uno veramente brutto non lo ricordo, qualche capolavoro invece sì. Lo stesso "The interpreter" un poco bistrattato dalla critica a me era parso uno dei migliori film dell'anno. Eppure era ormai qualcosa di lontano nella mia memoria. Magari è il mio cervello che ogni tanto ha qualche black-out o forse il fatto che l'immaginario collettivo identifica gli anni '70 del cinema americano con Coppola, Scorsese e Cimino. Siamo sicuri che Pollack sia una figura di secondo piano rispetto a costoro? Io sono certo che non lo merita. Personalmente mi ha regalato tanti sogni, tante belle storie e, con una buona cura di fosforo, lo ricorderò come il più grande di quegli anni.
So long, Sydney.
Con Robert Redford, Jane Fonda, Valerie Perrine, Willie Nelson
La lunga fuga di un uomo per affermare nell'America di oggi i valori di un'America di ieri. Lungo la strada troverà l'aiuto della minoranza silenziosa che non ha smesso di sognare. Il galoppo finale dello stallone è il trionfo della libertà sul sistema. S
Due uomini fianco a fianco contro il male: due culture diverse generano incomprensioni e diffidenze ma il senso dell'onore che li accomuna pretenderà un alto prezzo per l'accettazione del diverso.
Vent'anni di storia americana attraverso gli occhi di una coppia comunista dalla guerra di Spagna alla "Caccia alle streghe": chi aveva osato tanto, così esplicitamente, a Hollywood?
Un pugno di americani asserragliati in un castello medievale zeppo di opere d'arte. Curioso film di guerra. Un Lancaster indimenticabile con la benda sull'occhio.
Fra i tanti meriti di questo film ne ricorderò uno noto probabilmente solo agli amanti delle nuvole parlanti. Jeremy Johnson segna la genesi del più importante personaggio del fumetto italiano (e non solo): Ken Parker.
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