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Incontri condominiali
di Billy Costalunga ultimo aggiornamento
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Billy Costalunga

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Incontri condominiali

Estate. Notte. Un uomo si desta dal sonno in un bagno di sudore. Si alza dal letto e deambula nel buio della sua stanza.I pensieri attraversano il suo cranio come pallottole di un mitragliatore. L'uomo si avvicina alla finestra per scorgere qualche sprazzo di vita notturna. Viene avvolto dai cori frastagliati di varie voci umane e dal suono di un sax proveniente dal palazzo di fronte. Quel suono riaprì in lui vecchie ferite da tempo rimarginate: una carriera di pugile fallita, una moglie ed un figlio morti per overdose, qualche malattia venerea di troppo e un mutuo tutto da pagare. Passò in rassegna i ricordi di marito devoto e un brivido gli salì lungo la schiena facendo vibrare il suo corpo per qualche secondo. Osservò a lungo le sue braccia: quelle braccia ardimentose che avevano stretto la moglie durante le notti d'amore, le stesse che l’avevano sostenuta durante gli ultimi istanti di vita. I ricordi planavano velocemente nel canale della memoria a lungo termine così come le note del sassofono svanivano nella notte. Era tardi, di lì a poco sarebbe sorto il sole. Afferrò la sua giacca e si allontanò da quella camera oscura. Scese le scale e incontrò le solite persone, con le loro solite facce, i sorrisi di circostanza e i saluti di rito. Uscì dall'appartamento , ad accoglierlo v'era il solito cielo indaco con sfumature rossastre. Accese svogliatamente una sigaretta estratta dal pacchetto e lasciò al il fumo e alla stanchezza il compito di condurlo in uno dei pochi bar aperti a quell'ora. Alle sue spalle vi era una vastissima voragine emotiva, un passato travagliato e davanti ai suoi occhi stava per svegliarsi una città dormiente. Sembrava un ecatombe. Attirato dalla pittoresca insegna di un locale, l'uomo entrò con l’intenzione di consumare una birra in compagnia della sua malinconia. L'atmosfera si fece surreale e colma di indeterminatezza. I tavoli erano vuoti, eccetto uno. Su quell'unica sedia sedeva una meravigliosa ventenne affittuaria di una bellezza giunonica che il tempo avrebbe distrutto senza pietà. Il silenzio avvicinava i due sguardi e l’incomunicabilità erigeva ponti per agevolare l'incontro tra quelle due esistenze così incomplete. Entrarono nell'appartamento e, senza proferire parola, consumarono un veloce amplesso all'ombra dei loro egoismi. Dopo qualche spasmo e qualche barrito gutturale, i due si rotolarono per terra esausti. La luce dorata del sole si stagliò sopra i tetti delle case dando vita ad un paesaggio apocalittico, i suoi raggi possenti parevano scagliarsi contro le facciate dei palazzi e bruciare il selciato. I due si rialzarono da terra e condussero un po di noiosa vita domestica all'interno di quella caverna per amanti in fuga e depressi cronici. Un giorno, però, la voglia di comunicare prevalse e ruppe quella barriera di indifferenza che si era creata tra i due. Cominciarono ad avvicinarsi a piccoli passi un po alla volta. "Amami per quello che sono per come sono", disse lui. Non è sempre facile fare i conti con le proprie debolezze e capire che una persona è qualcosa di più del suo passato o della sua fama, non è sempre facile dare forma a ciò che aleggia dentro la propria interiorità, qualcosa di embrionale, di primigenio. L'uomo prese una sedia, e, nella penombra della stanza, fece sedere sulle gambe la donna. Gli raccontò del suo passato, delle sue esperienze, delle facce e dei sorrisi incontrati lungo il proprio viaggio, della storia della creazione, del motivo per cui gli uomini sono attratti dalle donne, del perché delle inibizioni. Si sdraiarono su un materasso, la lenta penetrazione seguì ad un intenso sospiro, fu come se il loro corpo, il loro sangue e le loro sensazioni si fossero uniti per dar vita ad un unico essere. I due si unirono a tutti i livelli in un abbraccio dal sapore ancestrale.

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