Le beau Serge
- Drammatico
- Francia
- durata 93'
Titolo originale Le beau Serge
Regia di Claude Chabrol
Con Gérad Blain, Jean-Claude Brialy, Michèle Meritz, Bernadette Lafont
Solo grazie all’ultimo numero di Film tv adesso in edicola ho appreso che Jean Claude Brialy non è più fra noi. Non so se la circostanza mi era sfuggita a causa di una mia accentuata disattenzione (in questi ultimi giorni non ho avuto purtroppo molto tempo per dedicarmi alla lettura dei quotidiani) o se invece la cosa era attribuibile al fatto che non era stata data sufficiente risonanza informativa alla notizia da parte della stampa, trattandosi di un personaggio non più sulla cresta dell’onda (propendo ovviamente per la seconda ipotesi, visti i tempi che corrono). Seppure in ritardo, considero in ogni caso indispensabile dedicare una play a questo non secondario volto che è stato – e non dobbiamo dimenticarlo assolutamente - una delle icone più rappresentative della “nouvelle vague” (periodo al quale va ascritto il momento di maggiore splendore di una carriera professionalmente dignitosa, ma che probabilmente non ha avuto la risonanza e gli sviluppi che avrebbe meritato). Personalmente, al di là del fatto che la sua immagine mi ricorda la nostalgia della scoperta di “quel nuovo modo di fare cinema”, rammento il fascino indotto e coinvolgente di quello sguardo “impertinente e sbarazzino” che contribuì indubbiamente a farlo diventare per un brevissimo periodo (troppo breve) uno dei nomi più richiesti, e l’ambigua faccia da schiaffi chiamata a dare vita a molti degli inquieti personaggi che animavano la vitale cinematografia europea di quegli anni. E poi ho un “coinvolgimento emotivo” tutto particolare da “tirare in ballo” che aumenta fortemente il dolore (e il rammarico) per questa prematura dipartita: quella di essermelo “goduto” seduto proprio nel seggiolino accanto al mio (lui era in compagnia di una magnifica e anonima biondona molto appariscente) nel trascolorare di un tramonto dai colori pastello davanti alla facciata del Duomo durante l’intera esecuzione del concerto conclusivo nella Piazza di Spoleto di un ormai lontanissimo Festival dei due Mondi, quando l’avvenimento era uno degli appuntamenti “mondani” e culturali di punta al quale non era possibile mancare e gli “incontri “ in quelle strade e nelle piazze o al bar dopo i fatidici “concerti del mezzogiorno”, erano sempre e comunque numerosi e sorprendenti, così “naturali”e spontanei da risultare completamente esenti dal pericolo del “distacco” determinato dalla patina di divismo accentuato che fa salire su un inarrivabile piedistallo il protagonista di turno – una vera e propria “divisione classista” - che in altre circostanze crea una inevitabile frattura persino con la schiera devota dei fans più accaniti e “persistenti” (che lo vogliano ammettere o meno). Non gli chiesi autografi né gli offrii la mia “venerazione” (non era nel mio stile nemmeno allora), ma non potei che apprezzare positivamente la sua disponibilità a dialogare amabilmente (anche se brevemente) nell’intervallo, nonostante il mio stentato francese e la sua analogamente insufficiente conoscenza della lingua italiana… altri tempi e altri mondi insomma!!!! Lo ricorderò allora richiamando l’attenzione su 7 titoli che nonostante il tempo trascorso continuano ad “accendere” il mio immaginario ricordando comunque che fu presente sia pure con più fugaci apparizioni anche in film come “Ascensore per il patibolo” di Malle; “I quattrocento colpi” di Truffaut; “Il fantasma della libertà” di Buñuel o “Il mondo nuovo” di Scola… E non vorrei dimenticarlo nemmeno come splendido protagonista di uno dei più affascinanti “racconti morali” di Rohmer: “Il ginocchio di Claire” del 1970.
Titolo originale Le beau Serge
Regia di Claude Chabrol
Con Gérad Blain, Jean-Claude Brialy, Michèle Meritz, Bernadette Lafont
Titolo originale Les cousins
Regia di Claude Chabrol
Con Gérard Blain, Jean-Claude Brialy, Juliette Mayniel, Claude Cerval
Regia di Mauro Bolognini
Con Jean-Claude Brialy, Rosanna Schiaffino, Elsa Martinelli, Laurent Terzieff
Regia di Florestano Vancini
Con Renato Salvatori, Jean-Claude Brialy, Tomas Milian, Gabriele Tinti
Un’altra positiva trasferta italiana accanto a Milian e Salvatori per ricostruire la storia della famigerata banda e della società circostante. Fra le opere migliori (e più sottovalutate) del Vancini regista
Titolo originale La mariée était en noir
Regia di François Truffaut
Con Jeanne Moreau, Michel Bouquet, Jean-Claude Brialy, Michael Lonsdale
Regia di Nelo Risi
Con Terence Stamp, Florinda Bolkan, Jean-Claude Brialy
Un Verlain affascinante e scontroso, perfetto contraltare dell’angelicata ambiguità del Rimbaud di Stamp nella prima trasposizione cinematografica di una “dannazione” senza redenzione di questi due “Poeti all’inferno”
Titolo originale La Reine Margot
Regia di Patrice Chéreau
Con Isabelle Adjani, Daniel Auteuil, Jean-Hugues Anglade, Virna Lisi, Asia Argento
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