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DIVINA GLENDA!!!
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DIVINA GLENDA!!!

L’immensa Glenda Jackson, tra trasgressioni e feticci!! Un’attrice superlativa e versatile che l’ingrato mondo della celluloide ha lasciato “appassire” troppo precocemente dopo oltre un ventennio di celebrate e indimenticabili “rappresentazioni” di quella sua particolare “arte sublime” del raccontarsi recitando. A lungo musa ispirata (e ispirativa) di gran parte delle “fondamentali” opere di Ken Russell nel periodo del suo massimo splendore (e sua complice persino nell’eccesso e nella provocazione, senza le remore o i falsi pudori dell’ipocrisia in quegli anni imperante) grandiosa “tragica” e strepitosa commediante, è anche al suo nome che è in larga parte legata la rinascita autoriale del cinema inglese nella seconda metà del secolo scorso (free-cinema e conseguenti) a partire dalla sua indimenticabile Carlotta Corday nel “Marat-Sade” di Peter Brook. A parte i successi hollywoodiani più celebrati e conosciuti, e oltre a quel “piccolo pugno” di sette titoli scelti dal paniere fra quelli indispensabili per conoscerla ed apprezzarla nella sua poliedrica disponibilità ad esporsi oltre i limiti dei tabù sessuali allora immarcescibilmente “fecondi” che ha contribuito a “scalzare” (o per lo meno a mettere in discussione, aprendo la strada al “dibattito” e al confronto”), mi piace ricordarla feconda interprete di “Tartaruga ti amerò” e soprattutto di una misconosciuta pellicola di Robert Enders (un nome non secondario nella evoluzione della carriera dell’attrice perché è su un suo testo e grazie a una sua produzione che nel 1973 interpreterà al fianco di Susannah York “Voices: The maids” – presentato a Cannes nel ’74 col titolo di “Conducts unbecoming” - ed è in sua società che nello stesso ’74 costituirà la compagnia di produzione Bowden Films “responsabile” di una inconsueta “Hedda Gabler” di Ibsen realizzata dalla Royal Shakespeare Company – da noi conosciuta come “Il mistero della signora Gabler” -. Sarà poi ancora lui che scriverà e produrrà “Cattive abitudini” che oltre alla carognesca suora della Jackson al topo del suo splendore e delle sue capacità, annovera un cast altrettanto clamoroso che comprende Melina Mercuri, Geraldine Page, Sandy Dennis, Eli Wallack e Rip Torm) vista fortunosamente” a un Florence film festival di molti anni fa: “Stevie” (1978) che narra la storia della poetessa inglese Stevie Smith morta nel 1971 all’età di 68 anni. Una pellicola questa davvero “particolare” intimista e suggestiva. Una biografia molto realistica e decisamente poco romanzata, che privilegia l’evidenziazione minimalista della modestia pudica e poco appariscente di una vita appartata e solitaria, persino routiniera, di una quotidianità ripetitiva, quasi immutabile, fra il consueto tragitto verso la metropolitana per andare al lavoro, i letti da rifare, i pasti da preparare e una zia nubile da custodire e accudire. Una esistenza tranquilla e incolore all’interno della quale fiorisce però il seme di una straordinaria vita interiore che trova spazio e vigore che diventa “comunicazione appassionata” attraverso l’affascinante lessico delle sue poesie e dei sui scritti, al tempo stesso tristi e divertenti (“La vita è come una stazione ferroviaria, il treno della nascita ci porta dentro e il treno della morte ci porta via”). Una poetessa insomma seducente ed accessibile come poche altre, che “sapeva” parlare di cose che riguardano tutti da vicino – la necessità di guardarsi dietro le spalle, il ritorno all’infanzia, l’ansiogeno percorso esistenziale verso l’invecchiamento, l’amore e la morte - con un linguaggio semplice e scarno che contribuisce a fare della poetessa un personaggio insolito e singolare che Ogden Nash definisce così. “ Chi è e che cosa è Stevie Smith? E’ una donna? E’ forse un mito?. Sfugge sempre alla presa come una farfalla o una vespa. Scivola via dal suo cantuccio segreto come uno spirito o uno spettro . Cerca il suo Dio per ossessionarlo, ora per lodarlo, ora per offenderlo. E canta alle spalle dell’Uomo canzoni innocenti come la morte. La sento ancora attraverso il mondo cantare da sotto la collina”.

Playlist film

L'altra faccia dell'amore

  • Biografico
  • Gran Bretagna
  • durata 125'

Titolo originale The Music Lovers

Regia di Ken Russell

Con Richard Chamberlain, Glenda Jackson, Max Adrian, Christopher Gable, Izabella Telezynska

L'altra faccia dell'amore

Sinteticamente?: “la moglie impazzita, repressa e ossessionata, di un sublime – ed egocentrico – compositore omosessuale”. Una tragedia per due anime in tempesta insomma.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

La vita è un arcobaleno

  • Drammatico
  • USA
  • durata 102'

Titolo originale The Rainbow

Regia di Ken Russell

Con Sammi Davis, Paul McGann, Glenda Jackson, Amanda Donohoe, Christopher Gable

La vita è un arcobaleno

In streaming su Plex

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Da Lawrence a Lawrence, ma anche da Russell a Russell (ovvero la fine dell’avventura). Il cerchio si chiude e si salda con il ritorno alle origini, quale madre di quell’eroina inquieta che aveva fatto vivere sullo schermo molti anni prima

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No
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