La provocazione e il martirio. Suggestiva interpretazione visiva alla scoperta delle “ferite della luce”. Un Caravaggio più vero e carnale (soprattutto più credibile e realistico) del ritratto fatto da Alessandrini nel ‘41
Modigliani e i colli lungi della trasfigurazione, ovvero l’arte come dannazione. Cinematograficamente il più celebrato (vedi anche Modì di Brogi Taviani dell’88 e il recente I colori dell’anima di Davis)
H. Toulous Lautrec: le cadute (non solo metaforiche), la disperazione della solitudine e il fuoco della passione rivisitati dall’occhio attento (anche ai colori fedelmente riprodotti) di un ispirato John Huston
Con Kirk Douglas, Anthony Quinn, James Donald, Pamela Brown, Everett Sloane, Niall MacGinnis
La dispersione della pazzia. Una “diversità” che è anche ossessione: quella per i colori ed i contrasti cromatici, ovvero la depressione che esalta l’assoluto. V. Van Gogh (e di scorcio Gauguin) secondo Hollywood
La degenerazione di una “dipendenza” (l’alcool), una “fuga” per compensare il vuoto di una “incomprensibile” incomprensione. Una breccia alla scoperta di un superbo artista troppo poco celebrato
Con Jeffrey Wright, David Bowie, Dennis Hopper, Gary Oldman, Michael Wincott
I graffiti e i murales, ovvero l’espressione “geniale” di un talento “proletario”. L’omaggio di un pittore a un amico troppo presto perduto fra trasgressione, agiografia commemorativa e Andy Wharol
Il “genio pittorico” romanzato, ovvero l’edonismo celebrativo. Anche se il protagonista si chiama Strickland ed è inglese, come già nel racconto d’origine, il riferimento “biografico” a Gauguin è palese.
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